Il cecchino |
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Un film di Michele Placido.
Con Daniel Auteuil, Mathieu Kassovitz, Olivier Gourmet, Francis Renaud, Nicolas Briançon.
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Titolo originale Le Guetteur.
Thriller,
durata 89 min.
- Francia 2012.
- 01 Distribution
uscita mercoledì 1 maggio 2013.
MYMONETRO
Il cecchino
valutazione media:
2,14
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Placido poliziesco tra Dostoevskij e Shakespeare
di Paolo D'Agostini La Repubblica
Michele Placido è uno che non ha mai paura di mettersi alla prova. È ciò che lo rende così interessante, da lui c'è sempre da aspettarsi qualcosa, c'è sempre da farsi sorprendere. E forse l'aspetto più interessante di questo film, Il cecchino,risiede proprio qui, in questo tratto della personalità del nostro attore e regista. Chiamato dalla produzione francese (ma il progetto è dell'italiano Fabio Conversi) con l'idea di adattare al "polar" francese lo spirito e la grinta di Romanzo criminale, Placido si è applicato con passione e disponibilità a un pacchetto già pronto: copione e attori già stabiliti. Tre pezzi da novanta del cinema d'Oltralpe: Mathieu Kassovitz, Daniel Auteil e Olivier Gourmet. Che, proprio come nella ricca esperienza di Romanzo criminale(ma anche di Il grande sogno e di Vallanzasca), ha diretto facendo sentire loro di essere anche un attore oltre che il loro regista: pratica arricchita ulteriormente nel caso di Kassovitz, a sua volta regista oltre che attore. Placido dice di aver portato dentro questa esperienza un gran bagaglio di risonanze: lo sdoppiamento di personalità di Jekyll-Hyde e l'ambiguità pirandelliana, il confronto tra bene e male visitato da Shakespeare e da Dostoevskij. Ma ha soprattutto realizzato un poliziesco d'azione e di pensiero in cui le preoccupazioni dell'attualità fanno irruzione attraverso i riferimenti all'Afghanistan, all'indicibile coperto dai servizi segreti, ai guasti che quelle esperienze estreme (come già alcuni film americani ci hanno rappresentato) possono indurre nella personalità dei giovani combattenti. Forse non tutto fila e s'incastra come ci si aspetta da una trama poliziesca (rispetto alla versione mostrata al festival di Roma l'autunno scorso è stato portato qualche ritocco) ma i personaggi sono forti e potenti. La polizia agli ordini del capitano Mattei (Auteil) sta per mettere le mani su una banda di rapinato- ri ma l'operazione si trasforma in un mattatoio di poliziotti presi di mira da un cecchino (Kassovitz) che ha evidentemente le qualità del tiratore scelto. Ciò che segue è per un verso l'odissea della banda (di cui fa parte Nico interpretato da Luca Argentero, che è stato ferito) che si è incautamente messa nelle mani di un medico (Gourmet) che è un personaggio oscuro, incarnazione del male assoluto; ma per l'altro e soprattutto è il duello ingaggiato da Mattei con il cecchino, che è stato arrestato senza prove e che riuscirà a fuggire. Sullo sfondo (bisogna dire: in modo un po' meccanico) c'è il lutto subito da Mattei: suo figlio è caduto in Afghanistan - dove, si scopre, anche il cecchino ha combattuto - in circostanze poco chiare. E la sola cosa che egli desidera è vendicarlo. Può darsi che non tutti i tasselli vadano al loro posto. E che il governo delle varie componenti - non sempre chiaramente amalgamate - vacilli un po'. Ma a Placido stava evidentemente a cuore, nella cornice di un'opera non pienamente "firmata" da lui ma alla quale si è professionalmente dedicato senza risparmio di sé come sempre, indagare nelle pieghe delle contraddizioni, delle passioni, dei comportamenti umani in condizioni estreme anche al di là (pur senza snobbarne le leggi, da consapevole uomo di spettacolo quale è) delle convenzioni di genere. Solo che il genere implica e impone delle regole, e usarle senza crederci veramente e senza rispettarle pienamente può produrre l'impressione di averle solo prese a pretesto per parlare d'altro. Comunque sia: sempre massimo rispetto per uno che non si sottrae mai alle sfide.
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