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lo stopper
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giovedì 1 novembre 2012
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guerra di trafficanti tra tensione e sangue
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Adrenalinico, violento, non originalissimo, ma capace di tenere sempre desta l’attenzione dello spettatore.
Il film di Oliver Stone racconta la guerra senza esclusione di colpi tra un cartello della droga messicana e due “gringos” che producono la migliore erba di tutta la California, grazie ai semi importati dall’Afghanistan.
I due giovani americani, Chon e Ben, non accettano l’alleanza offerta dal cartello, e i cattivi messicani, guidati da Elena (Salma Hayek), rapiscono Ofelia (Blake Lively), la donna con la quale i due uomini conducono un menage a tre. Aiutati da alcuni ex militari professionisti e da hacker esperti di finanza internazionale, i due “ gringos” scatenano una vera e propria guerra contro il cartello, con un solo fondamentale obiettivo: liberare la donna che entrambi amano.
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Adrenalinico, violento, non originalissimo, ma capace di tenere sempre desta l’attenzione dello spettatore.
Il film di Oliver Stone racconta la guerra senza esclusione di colpi tra un cartello della droga messicana e due “gringos” che producono la migliore erba di tutta la California, grazie ai semi importati dall’Afghanistan.
I due giovani americani, Chon e Ben, non accettano l’alleanza offerta dal cartello, e i cattivi messicani, guidati da Elena (Salma Hayek), rapiscono Ofelia (Blake Lively), la donna con la quale i due uomini conducono un menage a tre. Aiutati da alcuni ex militari professionisti e da hacker esperti di finanza internazionale, i due “ gringos” scatenano una vera e propria guerra contro il cartello, con un solo fondamentale obiettivo: liberare la donna che entrambi amano. Capiranno abbastanza presto che l’unico modo per farlo e’ agire nello stesso modo dei loro nemici, vale a dire rapire la figlia di Elena, Magdalena, e proporre lo scambio.
Per tutto il film la tensione sale costantemente , alimentata soprattutto dalle azioni di Lado, spietato killer messicano interpretato da un Benicio Del Toro dai lineamenti quasi deformati dalla violenza del suo personaggio. Fondamentale anche la presenza di Dennis (John Travolta), poliziotto corrotto che cerca di barcamenarsi tra i due gruppi rivali e poi risultera’ decisivo per la conclusione della vicenda.
La voce narrante e’ quella della rapita Ofelia, una Blake Lively flessuosa e sexy, che proporra’ allo spettatore due finali: uno soltanto sognato, l’altro quello che dovrebbe essere vero, ma risulta forse un po’ troppo favolistico.
Di sangue ce n’e’ in abbondanza, anche troppo; le scene d’azione non mancano e sono fatte abbastanza bene. Continuo pero’ a non capire l’uso della camera, purtroppo sempre piu’ diffuso, con riprese in movimento e in primissimo piano, presenti soprattutto nella prima parte del film. Ma e’ proprio necessario disturbare gli occhi dello spettatore come se la camera fosse usata da un dilettante invitato ad un matrimonio?
“Le belve” non e’ un capolavoro, ma e’ un prodotto piu’ che dignitoso. Molto belle le location, a cavallo tra le spiagge californiane e i deserti tra Stati Uniti e Messico. Bravi gli attori, anche in considerazione del fatto che sono alle prese con personaggi molto estremizzati, dalle tinte fortissime, non molto distanti da quelli amati da Quentin Tarantino.
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opidum
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venerdì 26 ottobre 2012
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vorrei ma non posso
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Il classico film che promette molto ma dà poco.
primo fra tutte le scene di sesso a tre tanto strombazzate ma alla fine appena suggerite.
ammetto che mi sarebbe piaciuto vedere sottopanni blake lively e Oliver Stone e la stampa mi avevano illuso in tal senso.
le scene d'azione e di violenza ci sono per carità ma il film è pervaso da un senso di noia e di incompiuto.
i tre protagonisti buoni trooppo belli e glam per essere attendibili.
Benicio del toro fà benicio del toro ma alla fine dopo 10 minuti dall'uscita dalla sala ti ricordi solo di lui.
poco più che un cameo per John travolta.
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(di sorella luna)
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cenox
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lunedì 4 marzo 2013
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azione e folliatra droga e "cartelli"
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A mio parere un bellissimo film è questo, considerando il piattume che di solito vi è al cinema, finalmente un film che esce dagli schemi, e vede non uno ma ben due protagonisti, due amici che sono queasi fratelli e addirittura si innamorano e condividono la stessa donna (una ragazza ricca interpretata dalla Lively). Già il triangolo amoroso è innovativo di per sè, ma pure la storia rimane coinvolgente, perchè i due sono diventati coltivatori e allo stesso tempo spacciatori della migliore marijuana della California (e forse del mondo!). Sono veramente bravi (pur nell'illegalità) in quello che fanno, sia nell'organizzazione che nel lavorare la materia, finchè un gruppo di malavitosi messicani non mettono gli occhi sul loro impero.
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A mio parere un bellissimo film è questo, considerando il piattume che di solito vi è al cinema, finalmente un film che esce dagli schemi, e vede non uno ma ben due protagonisti, due amici che sono queasi fratelli e addirittura si innamorano e condividono la stessa donna (una ragazza ricca interpretata dalla Lively). Già il triangolo amoroso è innovativo di per sè, ma pure la storia rimane coinvolgente, perchè i due sono diventati coltivatori e allo stesso tempo spacciatori della migliore marijuana della California (e forse del mondo!). Sono veramente bravi (pur nell'illegalità) in quello che fanno, sia nell'organizzazione che nel lavorare la materia, finchè un gruppo di malavitosi messicani non mettono gli occhi sul loro impero. Si scatenerà una guerra senza esclusione di colpi bassi, che metterà a dura prova il rapporto tra i protagonisti. Il regista inoltre regala un doppio finale per mettere d'accordo i gusti di tutti gli spettatori.
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filippo catani
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martedì 30 ottobre 2012
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discreto ma nulla più
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Due giovani ragazzi fanno la bella vita in California grazie ai proventi del traffico di erba. Uno è un reduce dall'Afghanistan mentre l'altro è un plurilaureato con il pallino della solidarietà. I due condividono tutto persino una bellissima ragazza che si divide l'amore dei due protagonisti. Tutto cambia quando i due giovani rifiuteranno di allearsi con un potente cartello della droga messicano.
Mettiamola in questo modo; il film balla sempre pericolosamente sul delicatissimo filo che divide un buon film da uno scadente ma alla fine diciamo che finisce per entrare nella categoria dei senza infamia e senza lode. Da una parte infatti troviamo alcuni elementi della storia che effettivamente sono un po' stucchevoli e fuori contesto (vedi la tropa de elite che accompagna l'ex commilitone) ma d'altra parte non si può dire che la storia non fili.
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Due giovani ragazzi fanno la bella vita in California grazie ai proventi del traffico di erba. Uno è un reduce dall'Afghanistan mentre l'altro è un plurilaureato con il pallino della solidarietà. I due condividono tutto persino una bellissima ragazza che si divide l'amore dei due protagonisti. Tutto cambia quando i due giovani rifiuteranno di allearsi con un potente cartello della droga messicano.
Mettiamola in questo modo; il film balla sempre pericolosamente sul delicatissimo filo che divide un buon film da uno scadente ma alla fine diciamo che finisce per entrare nella categoria dei senza infamia e senza lode. Da una parte infatti troviamo alcuni elementi della storia che effettivamente sono un po' stucchevoli e fuori contesto (vedi la tropa de elite che accompagna l'ex commilitone) ma d'altra parte non si può dire che la storia non fili. Va anche detto che a migliorare la situazione intervengono due elementi di non poco conto: la bravura di due degli interpreti principali vale a dire Del Toro e la Hayek (bene anche Travolta a dire il vero in un ruolo un po' di rincalzo mentre i tre protagonisti sono un po' piatti) e un finale decisamente azzeccato che grazie al cielo fa piazza pulita del primo proposto dal regista che avrebbe fatto pendere negativamente il giudizio su questo film. In sostanza possiamo dire che il ritorno in pista a stretto giro di posta di due mostri sacri come Scott e Stone non ha proprio lasciato segni indimenticabili seppur il secondo abbia decisamente fatto meglio del primo.
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flyanto
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domenica 28 ottobre 2012
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cosa non si fa per l'acquisizione o la detenzione
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Film sul mondo dei narco trafficanti e sulle loro spietate lotte per la detenzione o l'acquisizione del potere. Qui il regista Oliver Stone rappresenta in maniera abbastanza cruda e realistica l'ambiente malavitoso, senza scrupoli e corrotto della malavita statunitense e messicana ma in certe parti, come per esempio in alcune scene di scontri a fuoco, egli esagera altamente rendendole dei virtuosismi di genere bellico poco credibili. E così pure costituisce un limite al film la sua scelta di alcuni protagonisti e locations, talmente belli da risultare quasi patinati e propri di uno spot pubblicitario. Nel complesso, comunque, la pellicola è ben girata (sebbene non sia all'altezza di molte altre precedenti di Stone) e soprattutto interessante ed e piena di adrenalina nel dispiegamento della sua trama.
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renato volpone
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sabato 27 ottobre 2012
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la vera natura del selvaggio
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Grande film. Nella versione originale il titolo è "savages", dove i selvaggi sono è il filo conduttore del film. Ma chi sono i selvaggi? Coloro che vivono seminando violenza o coloro che abbandonano la civiltà per rifugiarsi nelle braccia della natura incontaminata. Tutto questo in un due ore e un quarto di paura, amore, azione. Nel suo genere merita 5 stelle: sceneggiatura perfetta, riprese grandiose, fotografia fantastica e attori bellissimi. Profondamente violento, ma anche dolcissimo per un amore inusuale, grandioso e profondo. Due uomini, Ben e Chon, , un ex soldato e un botanico, hanno creato un commercio di "erba" molto fruttifero, ma la loro attività fa gola a molti.
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Grande film. Nella versione originale il titolo è "savages", dove i selvaggi sono è il filo conduttore del film. Ma chi sono i selvaggi? Coloro che vivono seminando violenza o coloro che abbandonano la civiltà per rifugiarsi nelle braccia della natura incontaminata. Tutto questo in un due ore e un quarto di paura, amore, azione. Nel suo genere merita 5 stelle: sceneggiatura perfetta, riprese grandiose, fotografia fantastica e attori bellissimi. Profondamente violento, ma anche dolcissimo per un amore inusuale, grandioso e profondo. Due uomini, Ben e Chon, , un ex soldato e un botanico, hanno creato un commercio di "erba" molto fruttifero, ma la loro attività fa gola a molti. Per costringerli a condividere il loro successo, la banda capeggiata dalla "Regina" fa rapire Ophelia "O" la bellissima ragazza che ama tutti e due i nostri protagonisti (dire eroi forse è un po' forte, anche se di fatto sono grandiosi). Violenza, torture, azione aspettano i due giovani, soprattutto Chon che ha l'anima buona e il pensiero buddista. Ma l'amore che lega i tre li terrà uniti. Pieno di colpi di scena e con un finale travolgente è adatto a chi non si fa impressionare facilmente, ma anche a chi crede nel vero amore.
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donni romani
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martedì 9 ottobre 2012
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amore e violenza per i savages di stone
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Tratto dal libro di Don Winslow che ha collaborato alla sceneggiatura, l'ultimo lavoro di Oliver Stone si concentra su una storiaccia nera di droga e violenza, amore e amicizia, sogno e realtà. Tre ragazzi californiani, Chon, reduce dall'Afghanistan, Ben buddista e pacifista e Ophelia, bella e innamorata di entrambi, condividano un menage a trois armonioso e felice e hanno un giro d'affari molto redditizio grazie ad una produzione di marijuana di altissima qualità. La loro attività infastidisce però uno dei tanti cartelli messicani - capitanato dalla vedova nera Elena - che prima tenta un accordo con loro, poi rapisce Ophelia per costringerli a scendere a più miti consigli. Ma non ha fatto i conti con l'amore che i due ragazzi provano per la ragzza e che li porterà a mettere in atto una vera a propria guerra contro il potentissimo cartello.
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Tratto dal libro di Don Winslow che ha collaborato alla sceneggiatura, l'ultimo lavoro di Oliver Stone si concentra su una storiaccia nera di droga e violenza, amore e amicizia, sogno e realtà. Tre ragazzi californiani, Chon, reduce dall'Afghanistan, Ben buddista e pacifista e Ophelia, bella e innamorata di entrambi, condividano un menage a trois armonioso e felice e hanno un giro d'affari molto redditizio grazie ad una produzione di marijuana di altissima qualità. La loro attività infastidisce però uno dei tanti cartelli messicani - capitanato dalla vedova nera Elena - che prima tenta un accordo con loro, poi rapisce Ophelia per costringerli a scendere a più miti consigli. Ma non ha fatto i conti con l'amore che i due ragazzi provano per la ragzza e che li porterà a mettere in atto una vera a propria guerra contro il potentissimo cartello. Non diciamo oltre della trama, ricca di sottotrame, di svolte impreviste, cadenze d'inganno e addirittura di un doppio finale tutto giocato sui toni del western, con tanto di musica in stile mezzogiorno di fuoco e deserto polveroso a far da sfondo, ma diciamo che le tonalità del film sono quelle del noir contemporaneo, del pulp, del melò teneramente trasgressivo, con personaggi che sembrano cuciti addosso ai loro interpreti tanto risultano millimetricamente sopra le righe quando lo devono essere - Travolta e Del Toro su tutti - ma anche romanticamente drammatici e dolenti nell'esprimere, e mascherare, le proprie fragilità. Stone fa di tutto per attenersi allo script originale, ma inevitabilmente ci mette del suo, tagliando, ampliando, costruendo una cornice a chi nel libro non la aveva (la storia familiare di Dennis-Travolta per esempio) imprimendo una languida luce dorata alle scene in cui Opherlia, voce fuori campo, racconta la sua storia. Ci sono echi di Tarantino nei dialoghi, ci sono sussulti di Sodebergh in alcune scene violente, ma ci sono soprattutto i mille frammenti dei tanti Stone che abbiamo conosciuto nella sua carriera, il documentarista spietato, il visionario, il romantico suo malgrado. La naturalezza con cui i tre ragazzi vivono il loro amore è lasciata scivolar via senza sussulti perversi, la semplice istintiva natura materna di Elena in aperto contrasto con la sua crudeltà diciamo così professionale ha uno spessore tragico e sincero, i personaggi di Travolta e Del Toro, caricaturali e grotteschi nei loro limiti caratteriali sono niente altro che i fools di Shakespeare - del resto il nome di Ophelia riecheggia il mondo estremo, violento e romantico del Bardo, e alcune scelte registiche catturano per la capacità di conciliare l'estrema brutalità della realtà con i desideri più intimi dei protagonisti. I tre ragazzi, "beautiful savages" come dirà Ophelia in finale sono davvero selvaggi, nel senso più naturalistico del termine, istinto ed amore a governarli, e anche il pacifico Ben, seppur con difficoltà, entra nel gioco senza sconti nè pietà necessario a riconquistare il loro paradiso perduto. Un film di sostanza oltre che di trama, stilisticamente languido e violento, che ci riconcilia con uno Stone corposo, romantico, ironico e violento, come nei suoi momenti migliori.
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marco chiappetta
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sabato 27 ottobre 2012
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triangolo d'amore, corruzione e marijuana
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Ben e Chon hanno in comune diverse cose: un ferrea amicizia che li lega, le migliori coltivazioni di marijuana del mondo e, sopratutto, l'amore per la bella 'O'. I tre condividono la casa, la ricchezza e la camera da letto finchè, ad interrompere la loro bella vita, non arriva un cartello di narcotrafficanti messicani intenzionati ad appropriarsi del loro business. Dopo un primo rifiuto dei ragazzi, i narcos rapiranno O per costringerli a collaborare, non sapendo che questo sarà il loro più grande errore. Oliver Stone torna con una pellicola adrenalinica che ci racconta la lotta di due ragazzi per la libertà della loro amata (in comune, come se fosse la cosa più normale del mondo) e gli riesce piuttosto bene grazie anche al contributo di due personaggi chiave, interpretati dagli ottimi, come sempre, Del Toro e Travolta.
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Ben e Chon hanno in comune diverse cose: un ferrea amicizia che li lega, le migliori coltivazioni di marijuana del mondo e, sopratutto, l'amore per la bella 'O'. I tre condividono la casa, la ricchezza e la camera da letto finchè, ad interrompere la loro bella vita, non arriva un cartello di narcotrafficanti messicani intenzionati ad appropriarsi del loro business. Dopo un primo rifiuto dei ragazzi, i narcos rapiranno O per costringerli a collaborare, non sapendo che questo sarà il loro più grande errore. Oliver Stone torna con una pellicola adrenalinica che ci racconta la lotta di due ragazzi per la libertà della loro amata (in comune, come se fosse la cosa più normale del mondo) e gli riesce piuttosto bene grazie anche al contributo di due personaggi chiave, interpretati dagli ottimi, come sempre, Del Toro e Travolta. Si spara veramente tanto e la violenza è di casa in questa pellicola che risulta comunque verosimile nel complesso e assolutamente di ottima fattura. Il finale a sorpresa è azzeccato, anche se la vicenda poteva avere diversi altri risvolti, forse più d'effeto.
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il saggio
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giovedì 25 ottobre 2012
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i nuovi mostri del cinema
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Per quest'anno ottobre merita il primo premio per il mese dei capolavori.The words,Killer joe,Cogan e adesso Le belve.Sono piacevolmente sorpreso di questa ripresa del cinema a fine anno.Non capita spesso nello stesso mese di vedere 4 film che raccontano non solo delle belle storie ma che usano tutta la tecnica e l'arte che il cinema può offrire per trasportare lo spettatore dentro bozzoli narrativi onirici fatti di sfumature e vari tipi di introspezione che spronano e stordiscono e rendono partecipi attivi e non passivi gli spettatori.Parlando delle Belve ringrazio i registi come OLIVER STONE che sono sempre fedeli al proprio stile e non scendono mai a patti con il bisness (vedi Prometheus e Total Racall).
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Per quest'anno ottobre merita il primo premio per il mese dei capolavori.The words,Killer joe,Cogan e adesso Le belve.Sono piacevolmente sorpreso di questa ripresa del cinema a fine anno.Non capita spesso nello stesso mese di vedere 4 film che raccontano non solo delle belle storie ma che usano tutta la tecnica e l'arte che il cinema può offrire per trasportare lo spettatore dentro bozzoli narrativi onirici fatti di sfumature e vari tipi di introspezione che spronano e stordiscono e rendono partecipi attivi e non passivi gli spettatori.Parlando delle Belve ringrazio i registi come OLIVER STONE che sono sempre fedeli al proprio stile e non scendono mai a patti con il bisness (vedi Prometheus e Total Racall).Come nel film di Sodenberg Contagion anche nelle Belve il regista sfrutta al meglio le capacità di ogni interprete (magistrale Del Toro e grandissima Salma)indovinando alla perfezione ogni personaggio.Per quanto riguarda le musiche era da tanto che non le sentivo così partecipi all'azione.Con questo film Stone si conferma grande regista dimostrando grande maturità artistica nel fondere in un'unica opera tutti i suoi film di genere(U-Turn,Assassini nati,La mano).Non è ripetitivo perchè inserisce sempre elementi nuovi o nel contesto tecnico o in quello artistico.Spiazzante il finale.
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ashtray_bliss
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domenica 28 ottobre 2012
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le belve di stone esagerano ma non convincono.
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A volte capita che la visione di un film tratto da un libro che non abbiamo letto inciti ad acquistarlo e leggerlo. Purtroppo non posso dire che succeda la stessa cosa per chi assiste alle ''Belve'', piu' fedelmente i ''Selvaggi'' (Sevages) di Oliver Stone. Io non ho letto il libro e non conosco nemmeno l'autore del medesimo. Ma vedendo questo film non ho provato la benche minima curiosita' per approfondire ne la storia ne l'autore del cosidetto best-seller.
Partendo dunque dal principio va ammesso che I Selvaggi non e' un thriller, ma piuttosto un ibrido tra un film d'azione e un grottesco. Si, perche' se la trama di per se' puo' anche apparire verosimile (narcos USA richissimi i quali vengono messi alle strette dal cartello Messicano) l'insieme viene esposto in maniera esagerata e grossolana a tal punto che i protagonisti appaiano come caricarture degli stessi.
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A volte capita che la visione di un film tratto da un libro che non abbiamo letto inciti ad acquistarlo e leggerlo. Purtroppo non posso dire che succeda la stessa cosa per chi assiste alle ''Belve'', piu' fedelmente i ''Selvaggi'' (Sevages) di Oliver Stone. Io non ho letto il libro e non conosco nemmeno l'autore del medesimo. Ma vedendo questo film non ho provato la benche minima curiosita' per approfondire ne la storia ne l'autore del cosidetto best-seller.
Partendo dunque dal principio va ammesso che I Selvaggi non e' un thriller, ma piuttosto un ibrido tra un film d'azione e un grottesco. Si, perche' se la trama di per se' puo' anche apparire verosimile (narcos USA richissimi i quali vengono messi alle strette dal cartello Messicano) l'insieme viene esposto in maniera esagerata e grossolana a tal punto che i protagonisti appaiano come caricarture degli stessi. Capisco che un film non puo' essere tutte le volte realistico e verosimile e che ci vuole quel tocco di ironia e inverosimiglianza nonche' di situazioni improbabili e tal volta assurde, ma credo che questi epiteti si addicano meglio a pellicole dove lo spettatore si aspetta personaggi e situazioni simili. Per esempio film grotteschi e ironici (vedi L'uomo che fissava le capre, Burn after reading e quant'altri).
Da Oliver Stone, personalmente, ero abituata ad aspetarmi film piuttosto duri ma realistici non imitazioni -fallite- di registi (vedi Tarantino) e generi di altri livelli.
Qundi, sin da subito, ammetto che per me Le Belve sono state una delusione immensa.
Partendo all'analisi dei punti negativi della pellicola metto in primis la sua lunghezza. Un film esageratamente lungo, che seppur doveva mantenersi fedele al romanzo da qui e' tratto, poteva evitare alcuni passaggi, alcune scene, o anche evitare di esporre due finali alternativi (!) in modo da apparire piu' scorrevole e gradevole per lo spettatore. Secondo punto dolente, come gia' premesso dalla recensione di M.Cappi, e' la estrema prevedibilita' della trama che dunque lascia ben poco spazio (e speranza) per i colpi di scena nel susseguirsi delle immagini che ci vengono proposte. Terzo punto dolente sono le recitazioni, che dato il cast stellare le aspettative riposte sono piuttosto alte, mentre quello che ci viene presentato e' maledettamente mediocre. Su tutti l'interpretazione di Salma Hayek, a mio parere, lascia molto a desiderare. Non e' convincente nei panni della boss isterica e cattiva che vuole sottomettere alle sue volonta i due giovani narcos americani, Ben e Chon. Alla Lively non hanno assegnato un ruolo di spessore quindi giudicandola mediocre o meno probabilmente la penalizzerei. Non ha un ruolo attivo, in nessun modo, e' soltanto il filo conduttore, l'anello legante della trama, colei che unisce tutti i tasseli della pellicola tra loro, nonche' la voce narratrice della storia. Ma oltre a reggere lo stantio ruolo della femme fatale non ha la possibilita' di esprimere doti o carismi recitativi. Sicuramente gli attori che incarnano Ben e Chon lo fanno bene, in modo convincente quanto basta per riscattare quel tanto di credibilita'. Benicio del Toro e' probabilmente l'unica nota recitativa veramente memorabile, che si guadagna la completa approvazione del pubblico, grazie al ruolo dello spietato sicario ma anche doppiogiochista (a favore degli americani). Piccola ma incisiva la parte di John Travolta, anche lui nei panni di un viscido e corrotto agente della anti-droga, che collabora e tradisce tutti pur di avere il suo guadagno piu' alto.
La regia si mantiene comunque ad un buon livello, essendo in mano ad veterano come Stone. Il film e' anche ricco di varieta' scenografiche, che fotografano il contrasto tra la California del lusso e della richezza (ma anche della spensieratezza) versus la frontiera Messicana fatta di violenza e brutalita' di killer spietati.
L'azione non viene a mancare ma e' una azione prevedibile e piatta dove manca di scatenare nello spettatore l'adrenalina e la suspence. Tutto e' amaramente piatto risultando cosi poco (o per nulla) coinvolgente.
Alla fine, Stone, regala allo spettatore e ai Selvaggi un dovuto e meritato happy end tipico degli standard cinematografici americani, lasciando pero' un senso di incompiuto ed incompletezza tra i pensieri degli spettatori. "A questo film manca qualcosa" mi sono detta appena ho letto i titoli di coda. E so' che non mi sto sbagliando. Quello che manca e' il pathos che coinvolge spettatore e protagonisti, quel sentimento che ti tiene legato alla sedia sin alla fine del film per interesse e curiosita' e non per onorare semplicemente una pellicola che porta la firma di Oliver Stone.
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