omero sala
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venerdì 17 maggio 2013
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l'alieno
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Michele (Luigi Lo Cascio) è un giovane architetto siciliano che ha scelto di abitare a Siena, città ideale, a misura d’uomo, nella quale è possibile convivere in armonia con la natura. Da ecologista convinto (con qualche tratto maniacale) e con accorgimenti creativi (talvolta sconcertanti) tenta di trascorrere un anno alternativo ad impatto zero: non consuma energia elettrica (anzi, la produce, pedalando), recupera ed utilizza l’acqua piovana; si sposta a piedi o in bicicletta; combatte con spirito missionario una sua personale battaglia contro gli sprechi, il fumo, l’inciviltà, il pressapochismo ed il consumismo superficiale.
Un piccolo incidente stradale lo mette in una situazione un po’ intricata nella quale s’impegola sempre più a causa della sua cristallina trasparenza, dell’incapacità ad accettare compromessi, della repulsione intransigente verso scappatoie.
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Michele (Luigi Lo Cascio) è un giovane architetto siciliano che ha scelto di abitare a Siena, città ideale, a misura d’uomo, nella quale è possibile convivere in armonia con la natura. Da ecologista convinto (con qualche tratto maniacale) e con accorgimenti creativi (talvolta sconcertanti) tenta di trascorrere un anno alternativo ad impatto zero: non consuma energia elettrica (anzi, la produce, pedalando), recupera ed utilizza l’acqua piovana; si sposta a piedi o in bicicletta; combatte con spirito missionario una sua personale battaglia contro gli sprechi, il fumo, l’inciviltà, il pressapochismo ed il consumismo superficiale.
Un piccolo incidente stradale lo mette in una situazione un po’ intricata nella quale s’impegola sempre più a causa della sua cristallina trasparenza, dell’incapacità ad accettare compromessi, della repulsione intransigente verso scappatoie.
Questo tenace attaccamento alla verità e la sua stessa innocenza lo rendono ancora più incriminabile; anche la stranezza del suo stile di vita (estraneità) aggrava i sospetti degli inquirenti (inquisitori) che guardano con diffidenza questo alieno (alienato) che non conosce le regole della convivenza (convenienza).
Un tipo così non solo deve dimostrare la sua incolpevolezza ma è tenuto anche a giustificare la sua “anormalità” che ai normali, a quelli che stanno alle regole del gioco, appare esasperante, ai limiti del masochismo.
Ma Michele è un idealista testardo e rigoroso, un rigido utopista che non baratta la coerenza con la convenienza: abituato ad affrontare l’insofferenza e i dileggi dei colleghi senza fare una piega, non ammette il ricorso a sotterfugi; addestrato a resistere alla commiserazione dei vicini, non accetta di assecondare comportamenti ambigui; possiede la quieta energia che serve per affrontare i sospetti dei poliziotti malfidenti e le insinuazioni degli investigatori.
Come l’Idiota dostoevskiano (o come l’ingenuo e puro Aleksej Karamazov) Michele è buono, limpido, puro di cuore: dice sempre la verità, anche quando non gli conviene. Resiste e sfida le pressioni di avvocati azzeccagarbugli e di giudici diffidenti. Sceglie la linea del candore. Mantiene un comportamento coerente e lineare, anche quando gliene derivano danni. Rifiuta l’omologazione. Non conosce l’opportunismo, non riesce nemmeno a immaginare che sia possibile mentire per ottenere vantaggi. E affronta stoicamente, con sconforto e stupore, le conseguenze della sua linea di difesa che si basa sull’inflessibile sincerità, rimandando ad un inevitabile domani il momento in cui sarà necessario prendere consapevolezza che la città ideale non è altro che un luogo mentale dentro cui è bello galleggiare prima di essere inghiottiti dal pantano della realtà.
La regia è ambiziosa, non ordinaria, leggera e matura nello stesso tempo.
Lo Cascio, autore anche della ottima sceneggiatura, si muove abilmente in bilico fra quotidianità e assurdo. Alcuni momenti assumono la irreale colorazione del grottesco o sfumano nell’onirico. La trama labirintica e certe situazioni insensate, le atmosfere buie e claustrofobiche ed alcuni dialoghi lunari inducono a cercare paragoni con Kafka, Pirandello, Sciascia.
Sorprendente la raffigurazione dei personaggi di contorno, tutti appena abbozzati ma vividi nella loro caratterizzazione; tutti pensati – e sufficientemente capaci, pur nelle loro effimere apparizioni – di rivelarci angolazioni sostanziali della personalità del protagonista: il poliziotto infatti palesa la ritrosia di Michele (paesano spaesato) a cercare accomodamenti in nome della comune sicilianità; la misteriosa statuaria inquilina (inquietante) svela le immaginazioni erotiche dell’apparentemente algido architetto e la sua paura ad abbandonarsi alle emozioni (sublime la scena in cui lei bussa inutilmente alla sua porta); la vecchia mamma dolente e ansiosa (interpretata dalla madre di Lo Cascio) ci dice tutto dei tenaci legami familiari che sopravvivono alle urgenze di emancipazione; e l’avvocato intrallazzatore di Palermo (interpretato dallo zio del regista) rimarca l’avversione di Lo Cascio per la furbizia (e per la vittoria) a scapito della verità.
Efficaci le predominanti scene notturne, a dirci con estrema potenza che la città ideale evocata dal titolo è in verità un covo oscuro abitato da infidi esseri impegnati a mentire a se stessi e agli altri.
Singolare la scena finale, con i giovani commessi di tribunale impegnati a lanciarsi faldoni di archivio rimpallandosi i destini in essi contenuti.
Coerentissimo il finale, sospeso. Tutti sappiamo quali sia la conclusione della storia di chi parte alla ricerca della verità.
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flyanto
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lunedì 15 aprile 2013
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come di colpo si viene disillusi
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Film in cui si narra di un architetto ecologista siciliano, ormai trapiantato da circa 20 anni nella città di Siena, che una sera soccorre un uomo accasciato sul marciapiede, ormai praticamente in fin di vita. Da questo momento per Luigi Lo Cascio, appunto l'architetto in questione, inizierà un calvario psicologico e non per aver adempiuto il proprio dovere in quanto altamente sospettato di avere lui stesso investito e conseguentemente ucciso l'uomo, che si rivelerà pure un importante esponente della società senese. Nonostante l'onesto architetto si adoperi, anche tramite un importante avvocato del luogo, di dimostrare la propria innocenza, verrà sempre di meno creduto e maggiori sospetti e inimicizie si creeranno intorno a lui, portandolo anche alla perdita del proprio lavoro.
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Film in cui si narra di un architetto ecologista siciliano, ormai trapiantato da circa 20 anni nella città di Siena, che una sera soccorre un uomo accasciato sul marciapiede, ormai praticamente in fin di vita. Da questo momento per Luigi Lo Cascio, appunto l'architetto in questione, inizierà un calvario psicologico e non per aver adempiuto il proprio dovere in quanto altamente sospettato di avere lui stesso investito e conseguentemente ucciso l'uomo, che si rivelerà pure un importante esponente della società senese. Nonostante l'onesto architetto si adoperi, anche tramite un importante avvocato del luogo, di dimostrare la propria innocenza, verrà sempre di meno creduto e maggiori sospetti e inimicizie si creeranno intorno a lui, portandolo anche alla perdita del proprio lavoro. Finchè, dopo la "salutare" visita della madre dalla lontana Sicilia, non deciderà di abbandonare tutto e tutti,"in primis" quella che lui credeva la "perfetta" città dove abitare, Siena, per ritornare nella sua natia Palermo dove, grazie all'aiuto di un altro scaltro e privo di scrupoli avvocato, si intuisce che finalmente la sua esistenza sarà affrancata, ma ben lontano dai suoi onesti principi morali. Questa pellicola è la prima girata, nonchè anche interpretata, dall'attore Luigi Lo Cascio e risulta perfettamente riuscita nel suo intento, sia registico che tematico. Già si conosceva ampiamente la bravura artistica di questo attore ma qui, ora, in veste anche di regista, se ne confermano le sueneccellenti doti. Il film è ben diretto, con uno stile asciutto, lucido, conciso e chiaro. Molto avvincente la trama ed, ahimè, molto attuale per ciò che concerne il tema della corruzione e della detenzione del potere contrapposti all'onestà ed ai buoni principi. Dopo questa esperienza cinematografica che coinvolge Lo Cascio sia nella realtà stessa, caratterizzata appunto dalla sua nuova esperienza di regista, che nella finzione con il suo personaggio di integerrimo architetto, Lo Cascio sembra ancor più essere maturato ed aver raggiunto una consapevolezza più profonda, nonchè disillusione per il mondo circostante. Le sue doti recitative misurate qui emergono nuovamente e non si può che non apprezzarle ed anche il ritratto in generale della città e dei suoi ambienti alto locati abitati da pomposi e dubbi figuri sono qui ben descritti ed evidenziati senza alcuna stonatura od eccesso. Un altro film, secondo la mia opinione, da annoverare sicuramente tra i migliori della stagione.
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filippo catani
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martedì 13 agosto 2013
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e' possibile essere diversi?
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Siena. Un architetto vive la sua vita all'insegna del più convinto e rigido ecologismo: niente macchina, poca luce, doccia con l'acqua piovana e raccolta dei rifiuti per strada o dei mozziconi di sigaretta. Una sera, alla guida di una macchina rigorosamente elettrica, si imbatte in qualcosa di strano per strada e urta una macchina; in un primo momento, dopo aver lasciato i suoi dati, riparte poi torna indietro per vedere cosa ci fosse in mezzo alla strada ma trova un uomo accasciato sul ciglio della strada. L'uomo gli presterà i primi soccorsi ma la sua storia non convincerà la polizia stradale che lo indagherà.
E' possibile essere diversi dalla massa nel nostro paese?.
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Siena. Un architetto vive la sua vita all'insegna del più convinto e rigido ecologismo: niente macchina, poca luce, doccia con l'acqua piovana e raccolta dei rifiuti per strada o dei mozziconi di sigaretta. Una sera, alla guida di una macchina rigorosamente elettrica, si imbatte in qualcosa di strano per strada e urta una macchina; in un primo momento, dopo aver lasciato i suoi dati, riparte poi torna indietro per vedere cosa ci fosse in mezzo alla strada ma trova un uomo accasciato sul ciglio della strada. L'uomo gli presterà i primi soccorsi ma la sua storia non convincerà la polizia stradale che lo indagherà.
E' possibile essere diversi dalla massa nel nostro paese?. La risposta dell'esordiente regista Lo Cascio è forse ma assolutramente no se si ha a che fare con la giustizia. Nella vita di tutti i giorni lo si può fare ma il contrappasso da pagare è quello della derisione di conoscenti e colleghi di lavoro che ti portano così a un progressivo isolamento interrotto sporadicamente dalla partecipazione a manifestazioni ambientaliste. Con la giustizia invece non è possibile: un cellulare pieno di scotch e l'uso di determinate parole possono metterti su un brutto binario (per esempio usare la parola incidente quando non si è sicuri che ci sia stato). Insomma basta trovare un poliziotto zelante e un pubblico ministero ancora di più e la tenaglia si stringe attorno al tuo collo per una giustizia che sa essere implacabile in questi piccoli casi. Ed è proprio in questa denuncia che si fa forte il richiamo ai grandi film d'impegno civile che hanno fatto la storia del cinema italiano e in special modo a quel Detenuto in attesa di giudizio che come il nostro protagonista veniva fagocitato in un incubo senza fine. Michele Grassadonia originario di Palermo con problemi in famiglia pensava di aver trovato in Siena la sua città ideale. Purtroppo si dovrà ricredere. Ecco l'unico neo si può riscontrare nella vicenda che lega il protagonista a una studentessa universitaria infelice: insomma rallenta il racconto e non offre niente di più di quanto non dia già il film in se stesso. Ottima la prova di Lo Cascio nella doppia veste di attore e regista esordiente ed ha anche avuto l'accortezza di scegliere un valido cast e un ottimo soggetto per un filone di cinema che sta tornando con fatica negli ultimi anni.
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eugenio
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martedì 5 novembre 2013
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kafka a siena
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Anche le città apparentemente placide e tranquille nascondono inquietanti segreti e torbide ingiustizie, questa non è una novità. Lo è che un attore teatrale decida coraggiosamente di mostrarne gli assurdi meccanismi giudiziari in una vicenda dal sapore kafkiano.E’ il caso di “La città ideale” film d’esordio del palermitano Lo Cascio qui nei panni dell’architetto Michele Grassadonia emigrato a Siena allo scopo di ricercare quella tranquillità psicologica che da degno sostenitore delle cause ecologiste trova difficile applicazione nelle metropoli urbane. Siena- in questo senso- diviene il luogo a cui l’architetto desidera appartenere: amenità e soprattutto umanità (malgrado qualche titubanza dei colleghi che reputano Michele un’ecologista sui generis in quanto particolare sostenitore delle energie alternative) contraddistinguono il sito finchè eventi inaspettati muteranno quel mondo ovattato in un labirinto dalla difficile uscita.
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Anche le città apparentemente placide e tranquille nascondono inquietanti segreti e torbide ingiustizie, questa non è una novità. Lo è che un attore teatrale decida coraggiosamente di mostrarne gli assurdi meccanismi giudiziari in una vicenda dal sapore kafkiano.E’ il caso di “La città ideale” film d’esordio del palermitano Lo Cascio qui nei panni dell’architetto Michele Grassadonia emigrato a Siena allo scopo di ricercare quella tranquillità psicologica che da degno sostenitore delle cause ecologiste trova difficile applicazione nelle metropoli urbane. Siena- in questo senso- diviene il luogo a cui l’architetto desidera appartenere: amenità e soprattutto umanità (malgrado qualche titubanza dei colleghi che reputano Michele un’ecologista sui generis in quanto particolare sostenitore delle energie alternative) contraddistinguono il sito finchè eventi inaspettati muteranno quel mondo ovattato in un labirinto dalla difficile uscita.
Lo scontro con la dura realtà avviene con un tragico episodio. In una sera di pioggia, complice la scarsa visibilità Michele Grassadonia va a scontrarsi contro “un corpo non meglio precisato” cozzando poi verso una macchina in sosta. Michele si rende presto conto di non avere investito nessuno, si rimette alla guida della macchina ecologica ma pochi metri più avanti intravede un corpo riverso a terra. Curioso e poco attento si avvicina e scopre che l’uomo è ancora vivo. Sarà l’inizio di una disperata corsa alla salvezza non solo meramente giudiziaria ma morale. Il dubbio di aver travolto quell’uomo rivelatosi poi un dottore molto influente in città, dilania Michele che da accusatore di vizi “poco sani” dei suoi colleghi finirà da questi accusato. Chi ha letto Kafka non è foriero alle tematiche della giustizia. Come nel “Processo” si respirano nel film i toni epici di una lotta insensata contro la burocrazia retta da avvocati meschini o da tutori dell’ordine fin troppo veloci nell’insabbiare il caso trovando un capro espiatorio possibilmente debole e difficilmente difendibile tuttavia, nonostante le premesse interessanti ne “La città ideale”, la dicotomia di Michele che alterna spezzati di disturbi psichici a atti remissivi non è resa dall’attore con sufficiente empatia. Lo spettatore resta distante dalle azioni dell’architetto che non sembrano seguire una logica deduttiva, è disturbato dal filone dell’attrazione verso la giovane studentessa che condivide con Michele l’angusto appartamento.Lo Cascio con i suoi occhi spenti lascia trasparire ma non approfondisce lo smarrimento e la desolazione di un uomo illuso dalla città da lui stesso adorata dove il destino dell’uomo sembra essere affidato alle mani di fattorini incapaci di “riporre” al sicuro i nostri “faldoni” giudiziari.
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homer52
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domenica 4 gennaio 2015
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la città ideale non è siena ma palermo
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Più che un film pare una rappresentazione teatrale con un grande Lo Cascio attorniato da altrettanti bravi attori. I dialoghi sono intensi, talora poetici e la trama ricalca gli angosciosi e surreali racconti kafkiani. In realtà la storia è alquanto realistica se si pensa a quanti fatti di cronaca nera si siano dipanati con analoghe caratteristiche nelle claustrofobiche aule dei nostri tribunali. Le paure e le suggestioni del personaggio si mescolano quindi alle ansie e alle miserie della nostra vita reale creando un groviglio di sensazioni angosciose che solo la figura dell'avvocato palermitano, saggio e grande conoscitore della nostra giustizia, riesce ad attenuare e a trasformare in un beffardo sorriso come quello di Lo Cascio nell'ultima scena del film.
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Più che un film pare una rappresentazione teatrale con un grande Lo Cascio attorniato da altrettanti bravi attori. I dialoghi sono intensi, talora poetici e la trama ricalca gli angosciosi e surreali racconti kafkiani. In realtà la storia è alquanto realistica se si pensa a quanti fatti di cronaca nera si siano dipanati con analoghe caratteristiche nelle claustrofobiche aule dei nostri tribunali. Le paure e le suggestioni del personaggio si mescolano quindi alle ansie e alle miserie della nostra vita reale creando un groviglio di sensazioni angosciose che solo la figura dell'avvocato palermitano, saggio e grande conoscitore della nostra giustizia, riesce ad attenuare e a trasformare in un beffardo sorriso come quello di Lo Cascio nell'ultima scena del film.
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gianleo67
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lunedì 5 maggio 2014
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gli incubi polanskiani dell'esordiente lo cascio
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Giovane architetto di origini palermitane trasferitosi a Siena per lavoro, conduce una vita semplice e scandita da piccole manie ecologiste: dalla raccolta dell'acqua piovana per la doccia ad un'ossessiva attenzione per il risparmio energetico. Coinvolto suo malgrado in un banale incidente d'auto, si ritrova ingiustamente accusato di omicidio colposo, iniziando un piccolo calvario fatto di ristrettezze economiche, discredito pubblico e requisitorie giudiziarie.
Scritto, diretto e interpretato dall'autore, questo inconsueto e bizzarro giallo metropolitano rappresenta l'esordio del bravo Luigi Lo Cascio sulle tracce di un'ispirazione polanskiana che traduce una suggestiva matrice letteraria (dalle immaginifiche e provocatorie contraddizioni delle 'città invisibili' di Calvino ai paradossi sociologici dei personaggi di Franz Kafka) nelle forme consuete (almeno per il cinema nostrano) del grottesco e dell'apologo morale, seguendo il suo personaggio lungo un percorso accidentato dove si fa stridente e insostenibile la contraddizione tra le aspirazioni della ragione (la città ideale appunto) e le imprevedibili trappole del caso e di una realtà sfuggente e ingannevole.
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Giovane architetto di origini palermitane trasferitosi a Siena per lavoro, conduce una vita semplice e scandita da piccole manie ecologiste: dalla raccolta dell'acqua piovana per la doccia ad un'ossessiva attenzione per il risparmio energetico. Coinvolto suo malgrado in un banale incidente d'auto, si ritrova ingiustamente accusato di omicidio colposo, iniziando un piccolo calvario fatto di ristrettezze economiche, discredito pubblico e requisitorie giudiziarie.
Scritto, diretto e interpretato dall'autore, questo inconsueto e bizzarro giallo metropolitano rappresenta l'esordio del bravo Luigi Lo Cascio sulle tracce di un'ispirazione polanskiana che traduce una suggestiva matrice letteraria (dalle immaginifiche e provocatorie contraddizioni delle 'città invisibili' di Calvino ai paradossi sociologici dei personaggi di Franz Kafka) nelle forme consuete (almeno per il cinema nostrano) del grottesco e dell'apologo morale, seguendo il suo personaggio lungo un percorso accidentato dove si fa stridente e insostenibile la contraddizione tra le aspirazioni della ragione (la città ideale appunto) e le imprevedibili trappole del caso e di una realtà sfuggente e ingannevole. Se è vero che il meccanismo narrativo appare talora pretestuoso e lacunoso, costellato di situazioni e personaggi che svicolano nel surreale o nel posticcio, è altrettanto vero che l'accumulo progressivo di vicissitudini grottesche alimenta ad arte un clima di sospetto e ambiguità che precipitano lo sgomento protagonista in un 'cul de sac' (per citare sempre l'autore polacco, così fisiognomicamente simile tra l'altro al nostro Lo Cascio) dove colpa e debolezza, casualità e volontà, razionalità e inconscio fanno emergere i fantasmi di una tara familiare ("Io mi domando e dico: ma picchì lassasti Palermo? Ma chi c'ha sta Siena più di Palermo?") da cui non si può sfuggire, nemmeno seguendo gli ostinati percorsi di una 'città a misura d'uomo' vagheggiata dall'idealismo di un ingenuo sogno ecologista. Punteggiato qua e là dalle esasperazioni di una sociologia del grottesco (dalla proditoria aggressività del pubblico ministero di origini meridionali all'eccentrica svagatezza dell'avvocato settentrionale, dalla sinuosa avvenenza della studentessa straniera all'arrancante goffaggine dell'ufficiale giudiziale) perfettamente funzionale allo sviluppo di un climax sospeso tra i reperti del reale e le astrazioni della metafora, ciò che conferisce credibilità al registro narrativo sono piuttosto gli spunti di un lucido onirismo che emergono inaspettati e improvvisi dai recessi di una coscienza scossa dalle infingarde contraddizioni del reale. Film a tesi ("La natura ventosa dei fatti rende impossibile che la vita ritorni così come è stata"), l'esordio nella regia dell'attore palermitano pare convincere a metà, incastrato com'è tra le ambizioni del soggetto ed i limiti della scrittura, ma mostrando anche una riuscita concezione della messa in scena e di un divertente registro tragicomico. Attori bravissimi tra cui spiccano l'istrionismo di abili teatranti come Aida e Luigi Maria Burruano e la salda presenza scenica di un ottimo caratterista come Massimo Foschi.
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pensierocivile
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sabato 3 agosto 2013
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kafka e sorrentino
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Michele vive a Siena, la città ideale per un candido, inadatto all'aggressività sociale quotidiana, fuggito da Palermo per incompatibilità, col pallino dell'ecologismo esasperato e sperimentale. Lo Cascio disegna alla perfezione un personaggio tanto distante dalla realtà, da divenire persino perfido nella sua persecuzione su colleghi e amici che tendono a non rispettare le regole del vivere civile. Quando però la situazione si ribalta, Michele rivela tutta la propria inadeguatezza alla "lotta" per la sopravvivenza; Lo Cascio invece trae forze nuove dai confronti tra il suo personaggio e un mondo sconosciuto, quello della giustizia, del sospetto, del gioco delle parti, conduce il protagonista ad una esasperazione controllata e sembra poter concludere al meglio l'impresa di una grande opera prima.
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Michele vive a Siena, la città ideale per un candido, inadatto all'aggressività sociale quotidiana, fuggito da Palermo per incompatibilità, col pallino dell'ecologismo esasperato e sperimentale. Lo Cascio disegna alla perfezione un personaggio tanto distante dalla realtà, da divenire persino perfido nella sua persecuzione su colleghi e amici che tendono a non rispettare le regole del vivere civile. Quando però la situazione si ribalta, Michele rivela tutta la propria inadeguatezza alla "lotta" per la sopravvivenza; Lo Cascio invece trae forze nuove dai confronti tra il suo personaggio e un mondo sconosciuto, quello della giustizia, del sospetto, del gioco delle parti, conduce il protagonista ad una esasperazione controllata e sembra poter concludere al meglio l'impresa di una grande opera prima. Invece, dopo una prima parte molto intensa e grigia, smette di raccontare e comincia a riflettere e ricamare sui vari personaggi. Scelta non proprio azzeccata perché non tutti sostengono al meglio "il palcoscenico" : Foschi è piuttosto in difficoltà, Santagata si salva di tanto in tanto, l'accento di Herlitzka è inascoltabile, almeno Burruano illumina il finale. Lo Cascio attore è perfettamente a suo agio col Lo Cascio regista, semplice ed essenziale: meno convinvente è il Lo Cascio sceneggiatore, forse un po' da sfrondare dalla volontà di evocare e sentenziare, da certi "sorrentinismi" tipo le arringhe da creare lavando i piatti o i passaggi di faldoni del finale, comunque il livello è già alto.
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zummone
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mercoledì 19 giugno 2013
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passo falso di lo cascio... peccato!
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Michele Grassadonia vive a Siena (L. Lo Cascio) ed è un ambientalista convinto, un ecologista rigido e severo, non usa l'auto, va in bici, risparmia l'acqua piovana per usarla in casa, promuove iniziative di riduzione dei consumi. E' la spina nel fianco dei colleghi, cui rimprovera sprechi di energia o violazioni delle regole, come fumare dove è vietato. Una sera, sotto un diluvio torrenziale, guidando un'auto elettrica che gli ha prestato un amico, urta qualcosa che gli danneggia la carrozzeria e poi soccorre un uomo, accasciato a ciglio strada.
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Michele Grassadonia vive a Siena (L. Lo Cascio) ed è un ambientalista convinto, un ecologista rigido e severo, non usa l'auto, va in bici, risparmia l'acqua piovana per usarla in casa, promuove iniziative di riduzione dei consumi. E' la spina nel fianco dei colleghi, cui rimprovera sprechi di energia o violazioni delle regole, come fumare dove è vietato. Una sera, sotto un diluvio torrenziale, guidando un'auto elettrica che gli ha prestato un amico, urta qualcosa che gli danneggia la carrozzeria e poi soccorre un uomo, accasciato a ciglio strada. Comincia così un vortice giudiziario allucinante, in cui Michele, suo malgrado, da grande "accusatore" dei vizi altrui, diventa accusato. E quando l'uomo che ha soccorso muore, diventa l'imputato per omicidio. L'inquisitore è diventato inquisito, i colleghi lo sbeffeggiano, gli inquirenti non gli credono, la madre anziana giunge da Palermo, imbarazzata dalla vergogna che Michele le procura e desiderosa di dargli una mano.
Bello spunto iniziale, che ricorda precedenti della letteratura e nel cinema: come ne "Il processo" di Kafka, Michele vive un viaggio assurdo e grottesco nel meccanismo giudiziario; i ruoli si ribaltano, e anche qui vengono in mente Durrenmatt e il Sordi di "Detenuto in attesa di giudizio". Ma i paragoni illustri non reggono. Purtroppo il film si avvita, dopo la metà, arrancando verso la fine, infilando una galleria di personaggi fuori fuoco (l'avvocato siciliano, l'uomo dei cavalli, la misteriosa ragazza), sprecando un cast notevole (Burruano, Herlitzka), verso una conclusione prevedibile e un po' banale.
Peccato per questo esordio alla regia di Lo Cascio, che non convince proprio. Da lui ci saremmo aspettati di meglio, ma sì sa che con le migliori intenzioni è lastricata la strada..
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