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vanessa zarastro domenica 8 gennaio 2017
i cattivi vincono Valutazione 2 stelle su cinque
100%
No
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Il film nasce con delle buone intenzioni perché mostra una vicenda in cui i cattivi possono anche farla franca, che succede molto raramente nei film americani.
Il ritratto, quindi, di una famiglia di agricoltori del tutto "scorretta" con figli viziati e madre/moglie connivente e complice, sarebbe potuto essere interessante. Peccato però che gli attori recitino così male, perfino Dennis Quaid di notevole esperienza e specializztosi in parti antipatiche, ha più o meno la stessa espressione in tutto il film. Probabilmente Ramin Bahrani è più bravo come sceneggiatore che come regista perché il film risulta noioso e sempre un pò sopra le righe. [+]

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gianleo67 lunedì 30 maggio 2016
dramma rurale al...glifosato Valutazione 2 stelle su cinque
50%
No
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Rimasto l'unico figlio a doversi occupare della fattoria di famiglia, dopo la partenza del fratello maggiore, Dean Whipple è diviso tra gli obblighi verso un padre venale e arruffone e la sua passione per le auto da corsa. Dopo una cocente delusione agonistica ed i problemi commerciali dovuti all'avventatezza del genitore, cerca di reagire con risolutezza e convinzione, ma lo fa nel modo sbagliato e rischia di pagare un prezzo troppo alto. Sarà proprio il padre a venirgli in soccorso.
Continua l'epopea radical chich di Ramin Bahrani all'insegna di un ritratto in chiaroscuro delle moderne declinazioni del sogno americano, tra il mito country che si riconverte all'agonismo automobilistico e le spregiudicate strategie commerciali di una Corn Belt quale dominio incontrastato di agricoltori fraudolenti e multinazionali del geneticamente modificato. [+]

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fabio1957 giovedì 4 giugno 2015
sufficiente Valutazione 2 stelle su cinque
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No
100%

Film non troppo originale e forse troppo americano per noi occidentali.Le questioni che solleva ci appartengono poco.Dennis Quaid è bravo come sempre,ma la storia non coinvolge
Appena sufficiente

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mauro lanari sabato 6 dicembre 2014
ogm da indiewood Valutazione 2 stelle su cinque
100%
No
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Ancora con questo yankeecentrismo ambivalente, frappè fascinoso e terrifico, seducente e infernale, triste e agghiacciante sui Dean d'oggi e del secolo scorso, sempre a ravanare tra sogni e incubi dell'american way of life e sulla presunt'aura epica della sua provincia (profonda, mi raccomando, rurale, vi supplico, repubblicana, v'imploro), cogl'immancabili mostri delle saghe familiari, patriarcali e calviniste nascosti nei silos della fattoria e i coltivatori che cercano di perpetuare la colonizzazione dell'immaginario ex-collettivo e adesso globale. Ci voleva davvero un iraniano che rinvendisse cogl'OGM la melodrammatica cronaca di loser made in USA, il marcio statunitense, la crisi cronica d'una Nazione e del suo popolo? Non si potrebbe ottenere un'ingiunzione ch'obblighi la Fed o l'OMS dell'Indiewood a gettar via le matrici di simili pataccate o pannocchiate? Ha sfiancato pure gli States stessi (51% la media delle rece su RT, 33% quella del pubblico), e noi qui a fare la guardia al barile nel deserto in compagnia d'Ebert del Chicago Sun-Times ("Bahrani, the best new American director of recent years"). [+]

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andrea fratini giovedì 21 novembre 2013
gli ogm fra il marcio del sogno americano Valutazione 4 stelle su cinque
80%
No
20%

Decisamente una sorpresa questo dramma che ci parla della riesumazione del sogno americano in una "geneticamente modificata" comunità dello Iowa, lo Stato del mais, dove la competizione e il capitalismo agrario portano alla disgregazione ogni senso di identità e di tradizione persino nel mondo rurale. Uno stranamente straordinario Dennis Quaid riesce a interpretare perfettamente la parte dell'ingenuo quanto senza scrupoli medio imprenditore che falsifica documenti e sementi, violando le regole delle società che hanno i diritti sugli OGM, entrando in conflitto con altre famiglie e finendo per commettere la più atroce delle vendette. Il ballo della festa del raccolto nel finale rappresenta la sordida e deprimente voglia di dimenticare i marci fatti e di andare avanti, avanti, sempre più avanti, in una sorta di  sovrapproduzione che seppelisce tutto, sotto terra, in tutti i sensi. [+]

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peer gynt domenica 2 settembre 2012
tragedia familiare fra le pannocchie Valutazione 2 stelle su cinque
50%
No
50%

 Storia che mette in scena l'America rurale squadernando, secondo un copione già visto, ricorrenti tòpoi del cinema americano, quali il conflitto generazionale, la fuga dall'opprimente paese natìo, il mito della famiglia che deve restare unita costi quello che costi, il delitto senza castigo che è alla base di un grande successo personale e familiare. Per quanto ben girato e ben recitato, il film non avvince perché punta a raccontare con apparente sguardo neutro una vicenda che avrebbe beneficiato di un maggior coinvolgimento nella scrittura. Stilisticamente, poi, sembra che il regista voglia riallacciarsi all'atmosfera di certi classici degli anni '50 (quali ad es. [+]

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no_data sabato 14 luglio 2012
recensione mediocre del film at any price con zac. Valutazione 1 stelle su cinque
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questo film at any price è decisamente mediocre,è già visto come film,la trama è già sentita,non è un film da concorso al festival del cinema di venezia perchè è un film monotono,con gli stessi ritmi e le stesse immagini anche se ancora non l'ho visto perchè non è uscito come film e non esiste ancora un trailer.Quindi deduco che At any price ha una trama leggemente scadente,tratta di un padre di famiglia un imprenditore agricolo che vuole che suo figlio faccia lo stesso ma suo figlio ha altri ideali,come quello di guidare in modo spericolato partecipando a delle gare clandestine e di corsa,l'attore in questione è zac efron e mi piace tantissimo,anche solo per lui mi seguirei il film,pur di guardare i suoi occhi azzurri e il suo viso. [+]

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