contrammiraglio
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mercoledì 26 agosto 2020
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testudo!
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Se anche la II parte fosse stata come la prima le 5 stelle non gliele avrebbe levate niente enessuno!
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m.farulli
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giovedì 9 febbraio 2017
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questo film va visto se credi ancora a roma
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Questo film racconta le avventure del legionario Marco Acquila alla ricerca dell'Aquila della IX Legione con l'aiuto di un britanno.
Le scene iniziali della carica e la preghiera a Mitra valgono l'intero film. I personaggi sono tutti ben costruiti e psicologicamente reali.
La trama scorre bene, colpi di scena e situazioni molto belle sono piene del vigore e della forza di un romano vero e dei valori dell'antico impero.
Roma riunisce sempre i suoi uomini e l'onore li rende forti.
"L' Acquila non è un pezzo di metallo L'Aquila è Roma"
"Mitra padre dei miei padri fa che non porti sventura alla mia Legione"
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domenico rizzi
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giovedì 27 novembre 2014
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l'aquila dell'orgoglio romano
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Un perfetto incontro fra film peplum e western, oppure, se vogliamo, un western ambientato in un’altra terra – la Britannia – e in un’epoca molto più antica, dal momento che si svolge nel 140 d.C. Il protagonista è il comandante romano Marco Flavio Aquila alla sua prima importante missione, tormentato dal dubbio sulla sorte subita dalla Nona Legione e da suo padre che ne faceva parte. Insieme ad uno schiavo britanno – Esca - che egli ha fatto risparmiare nell’arena, risale le selvagge regioni delle Highlands, imbattendosi in una tribù che nell’aspetto ricorda quelle del Nord America. La lotta sarà dura, ma alla fine Marco riuscirà a sapere da alcuni superstiti della legione scomparsa – impegnati in un estremo combattimento contro una tribù indigena, che riusciranno a respingere seppure con gravi perdite - che suo padre è caduto da valoroso.
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Un perfetto incontro fra film peplum e western, oppure, se vogliamo, un western ambientato in un’altra terra – la Britannia – e in un’epoca molto più antica, dal momento che si svolge nel 140 d.C. Il protagonista è il comandante romano Marco Flavio Aquila alla sua prima importante missione, tormentato dal dubbio sulla sorte subita dalla Nona Legione e da suo padre che ne faceva parte. Insieme ad uno schiavo britanno – Esca - che egli ha fatto risparmiare nell’arena, risale le selvagge regioni delle Highlands, imbattendosi in una tribù che nell’aspetto ricorda quelle del Nord America. La lotta sarà dura, ma alla fine Marco riuscirà a sapere da alcuni superstiti della legione scomparsa – impegnati in un estremo combattimento contro una tribù indigena, che riusciranno a respingere seppure con gravi perdite - che suo padre è caduto da valoroso. Il condottiero recupera dunque l’aquila dorata che è il simbolo della fierezza romana e ne rappresenta orgogliosamente il potere, ma al suo ritorno a Londinium (odierna Londra) rifiuterà sdegnosamente ogni onore, propostogli dalle autorità che non avevano voluto credere in lui. Film nel quale azione e approfondimento psicologico si compensano, evitando di banalizzarne la trama con eccessive scene di battaglia. Ottima l’interpretazione di Marco (Channing Tatum) e del suo compagno d’avventura Esca (Jamie Bell) mentre la scelta dei luoghi e dei costumi è aderente al contesto narrativo. “The Eagle”, coproduzione anglo-ungherese del 2011, è stato diretto dal giovane regista scozzese Kevin Mcdonald, Oscar per la regia nel 2000 con “Un giorno a settembre” e autore de “L’ultimo re di Scozia” nel 2006, per il quale venne assegnato l’Oscar all’attore Forest Whitaker, interprete del dittatore ugandese Amin. Ricavato dal romanzo “The Eagle of the Ninth” (1954) di Rosemary Sutcliff e sceneggiato da Jeremy Brock, ha sostenuto spese di lavorazione notevoli, assicurandosi comunque un ottimo margine di guadagno. Rimane una dimostrazione di come ci si possa tuffare nella storia antica per ricavare un romanzo avventuroso e avvincente, riproponendo personaggi e situazioni che si accostano all’era moderna.
Domenico Rizzi, scrittore
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ashtray_bliss
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martedì 11 novembre 2014
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riscattare se stessi sul campo di guerra.
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Ottimo esempio di cinema quello fornito con la pellicola in questione The Eagle. Un film che certamente sà farsi apprezzare e non delude lo spettatore, sà coinvolgerlo anche con una storia semplice che riesce comunque a mantenere alto l'interesse e la partecipazione del pubblico. The Eagle è un film scarno, asciutto, spartano a tratti e certamente privo di pomposità o effetti speciali eclattanti ed è proprio in questo elemento che il film trova tutta la sua forza: non vuole ripetere o imitare il colossal de Il Gladiatore, il film in questione si muove su una sfera nettamente diversa, e vuole proporre una storia sobria ma certamente non priva di sentimenti (ma non sentimentalismi), ideali, moralità.
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Ottimo esempio di cinema quello fornito con la pellicola in questione The Eagle. Un film che certamente sà farsi apprezzare e non delude lo spettatore, sà coinvolgerlo anche con una storia semplice che riesce comunque a mantenere alto l'interesse e la partecipazione del pubblico. The Eagle è un film scarno, asciutto, spartano a tratti e certamente privo di pomposità o effetti speciali eclattanti ed è proprio in questo elemento che il film trova tutta la sua forza: non vuole ripetere o imitare il colossal de Il Gladiatore, il film in questione si muove su una sfera nettamente diversa, e vuole proporre una storia sobria ma certamente non priva di sentimenti (ma non sentimentalismi), ideali, moralità.
In bilico tra leggenda e storia, il setting ci immerge nel 140 a.c. nella Britannia, dove un giovane, carismatico ed ambizioso comandante, Marco Aquila (C. Tatum) vuole scoprire a tutti i costi cosa accade anni prima alla Nona Legione, a capo della quale si trovava suo padre, e che misteriosamente sparì appena varcato il confine a Nord, nelle terre Scozzesi. Il soldato, ha come unico scopo quello di far emergere la verità dei fatti, ma anche riscattare l'onore del suo nome, della sua famiglia nonchè riuscire a riportare a Roma il vessillo con l'aquila. Marco si dimostra un eroico e coraggioso capitano che guida i suoi uomini verso una vittoria contro le tribù di Britanni che si rivoltano contro i conquistatori (ed invasori) romani. Ma resterà gravemente ferito cosa che lo condannerà ad un congedo precoce ed a trascorrere i suoi giorni nella villa dello zio, sempre in suolo Inglese.
Da lì a poco conoscera e stringerà progressivamente amicizia con uno schiavo brittanico, Esca (Jamie Bell), al quale salva la vita durante un combattimento nelle arene improvvisate sul suolo inglese. Esca, all'inizo è sprezzante nei confronti del suo padrone, di ciò che rappresenta e delle azioni compiute, ma si dimostra altresi leale essendone grato per avergli salvato la vita. I due, insieme, decidono di inoltrarsi nelle Terre del Nord (Highlands) scozzesi, al di là del confine dell'Impero Romano indicato dal muro di Adriano, con lo scopo di recuperare l'aquila e forse scoprire come fosse finita la già leggendaria Nona.
Un viaggio dunque alla scoperta di se stessi, un viaggio per ritrovare il proprio onore e orgoglio ma che permetterà anche di fare il passo definitivo verso "l'altra parte". Una volta attravversato il confine Romano della Britannia, passaggio simbolico per il protagonista, si assiste infatti ad una progressiva presa di coscienza e cambio di ottica e visuale della situazione: Quello che si percepisce come nemico o barbaro è colui che combatte per gli stessi ideali del conquistatore; salvaguardare la propria libertà, indipendenza, proteggere la propria integrità e quella del proprio popolo e suolo. L'ideologia e l'indottrinamento sono armi pericolose, da qualsiasi parte vengano usate, che accecano ed incrementano odio e incomprensione verso colui che è diverso o semplicemente estraneo. La morte durante il combattimento è un atto di sacrificio eroico in entrambi i casi: dal punto di vista del conquistatore che difende la propria vita e onore; ma dalla parte del'opresso forse ancora di più appunto perchè è l'estremo atto di resistenza contro il nemico invasore e imperialista che cerca di imporre la propria cultura, in modo violento e paradossalmente "barbaro". Scambio di idee ed ideali, di punti di vista diametricamente opposti quelli che accompagneranno il soldato e lo spettatore durante il percorso.
Marco Aquila prendera' atto di cosa significa stare dalla parte opposta dello schieramento, anche quando Esca in un'abile messa in scena fingerà di averlo come schiavo, evitandogli di essere catturato e ucciso dalle tribù celte dei highlanders. A tal proposito, bisogna ammettere che è assai originale il modo di rappresentare le tribù autoctone della Scozia dei primi secoli d.C. che inevitabilmente ricordano quelle rappresentate nel colossal di Mel Gibson, Apocalypto: Tribali, primitivi, feroci combattenti che non hanno la minima intenzione di trattare col nemico o di risparmiagli la vita. A meno che serva come schiavo per uno di loro, come nel caso di Esca.
Ma le maschere presto cadranno e le vere intenzioni e sfumature caratteriali del giovane schiavo veranno alla luce: che altre non sono se non quelle di restare fedele al proprio padrone e aiutarlo nella difficile impresa di riportare a casa lo stendardo. L'aquila Romana.
Ottimo il lavoro registico, McDonald si riconferma anche dopo il meraviglioso L'ultimo Re di Scozia, un regista capace di confezionare lavori di grande qualità, bilanciando perfettamente gli elementi che sorreggono la pellicola e senza mai eccedere in lirismi surreali, o sentimentalismi gratuiti. Ovviamente anche qui abbiamo l'ennesima conferma della regola del meno è più (ovvero less is more), non servono effetti speciali sensazionali, o un uso sproporzionato di scene violente, di massacri e sangue versato per tener vivo l'interesse del pubblico.
Splendida la fotografia naturale. Arida, ostile, selvaggia e fiera, proprio come le popolazioni native che ospita. Per una volta ho saputo apprezzare anche Tatum nel ruolo di protagonista principale: un soldato e comandate coraggioso, che non si risparmia in battaglia, che conosce il senso dell'onore e dell'orgoglio personale e famigliare, ma anche una persona giusta che apprezza la vita (come nei confronti del suo schiavo Esca) e che riesce a stabilire un rapporto di fiducia e amicizia. Inutile esprimersi sul resto del cast, da Sutherland a Bell sono tutti eccepibili nei ruoli che ricoprono e riescono a far esaltare i lati delle loro personalità.
Convincenti e mai banali i dialoghi e la colonna sonora. In altre parole, The Eagle è un film completo di tutto: una buona dose di avventura, di epicità e drammaticità che viaggia su una scala nettamente umana e distaccata dagli stereotipi hollywoodiani. Una storia di passaggi, metaforici e simbolici, condita da buoni proposti e sentimenti: fedeltà, orgoglio, amicizia e distacco dalle dottrine o ideologie filo-belliche. E se qualcuno volesse ancora torcere il naso sul fatto che un simbolo come l'aquila avesse potuto significare tanto per un centurione, forse è bene ricordare che quello rappresenta anche la metafora per eccellenza che tutt'oggi, vari simboli e ideologie spingono qualsivoglia individui a combattere e proteggere con le unghie con i denti i suddetti. Ideologie e indrottinamento sono i veri nemici dai quali, oggi più che mai, biosgnerebbe difendersi.
Note negative? Sì, la mancanza di una figura femminile di rilievo è sicuramente un pugno nell'occhio così come il finale troppo "americanizzato" e buonista. Altro neo è lo stendardo stesso potevano impegnarsi di più per farlo apparire realistico, mentre quello proposto sullo schermo risulta troppo patinato e finto; un secondo pugno nell'occhio. Ma resta che il film nel suo complesso è un ottimo prodotto che consiglio indiscussatamente di vedere, sorvolando (almeno per una volta) queste due lacune nelle quali il regista è inciampato.
Consigliato.
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ashtray_bliss
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lunedì 10 novembre 2014
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riscattare se stessi sul campo di guerra.
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Ottimo esempio di cinema quello fornito con la pellicola in questione The Eagle. Un film che certamente sà farsi apprezzare e non delude lo spettatore, sà coinvolgerlo anche con una storia semplice che riesce comunque a mantenere alto l'interesse e la partecipazione del pubblico. The Eagle è un film scarno, asciutto, spartano a tratti e certamente privo di pomposità o effetti speciali eclattanti ed è proprio in questo elemento che il film trova tutta la sua forza: non vuole ripetere o imitare il colossal de Il Gladiatore, il film in questione si muove su una sfera nettamente diversa, e vuole proporre una storia sobria ma certamente non priva di sentimenti (ma non sentimentalismi), ideali, moralità.
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Ottimo esempio di cinema quello fornito con la pellicola in questione The Eagle. Un film che certamente sà farsi apprezzare e non delude lo spettatore, sà coinvolgerlo anche con una storia semplice che riesce comunque a mantenere alto l'interesse e la partecipazione del pubblico. The Eagle è un film scarno, asciutto, spartano a tratti e certamente privo di pomposità o effetti speciali eclattanti ed è proprio in questo elemento che il film trova tutta la sua forza: non vuole ripetere o imitare il colossal de Il Gladiatore, il film in questione si muove su una sfera nettamente diversa, e vuole proporre una storia sobria ma certamente non priva di sentimenti (ma non sentimentalismi), ideali, moralità.
In bilico tra leggenda e storia, il setting ci immerge nel 140 a.c. nella Britannia, dove un giovane, carismatico ed ambizioso comandante, Marco Aquila (C. Tatum) vuole scoprire a tutti i costi cosa accade anni prima alla Nona Legione, a capo della quale si trovava suo padre, e che misteriosamente sparì appena varcato il confine a Nord, nelle terre Scozzesi. Il soldato, ha come unico scopo quello di far emergere la verità dei fatti, ma anche riscattare l'onore del suo nome, della sua famiglia nonchè riuscire a riportare a Roma il vessillo con l'aquila. Marco si dimostra un eroico e coraggioso capitano che guida i suoi uomini verso una vittoria contro le tribù di Britanni che si rivoltano contro i conquistatori (ed invasori) romani. Ma resterà gravemente ferito cosa che lo condannerà ad un congedo precoce ed a trascorrere i suoi giorni nella villa dello zio, sempre in suolo Inglese.
Da lì a poco conoscera e stringerà progressivamente amicizia con uno schiavo brittanico, Esca (Jamie Bell), al quale salva la vita durante un combattimento nelle arene improvvisate sul suolo inglese. Esca, all'inizo è sprezzante nei confronti del suo padrone, di ciò che rappresenta e delle azioni compiute, ma si dimostra altresi leale essendone grato per avergli salvato la vita. I due, insieme, decidono di inoltrarsi nelle Terre del Nord (Highlands) scozzesi, al di là del confine dell'Impero Romano indicato dal muro di Adriano, con lo scopo di recuperare l'aquila e forse scoprire come fosse finita la già leggendaria Nona.
Un viaggio dunque alla scoperta di se stessi, un viaggio per ritrovare il proprio onore e orgoglio ma che permetterà anche di fare il passo definitivo verso "l'altra parte". Una volta attravversato il confine Romano della Britannia, passaggio simbolico per il protagonista, si assiste infatti ad una progressiva presa di coscienza e cambio di ottica e visuale della situazione: Quello che si percepisce come nemico o barbaro è colui che combatte per gli stessi ideali del conquistatore; salvaguardare la propria libertà, indipendenza, proteggere la propria integrità e quella del proprio popolo e suolo. L'ideologia e l'indottrinamento sono armi pericolose, da qualsiasi parte vengano usate, che accecano ed incrementano odio e incomprensione verso colui che è diverso o semplicemente estraneo. La morte durante il combattimento è un atto di sacrificio eroico in entrambi i casi: dal punto di vista del conquistatore che difende la propria vita e onore; ma dalla parte del'opresso forse ancora di più appunto perchè è l'estremo atto di resistenza contro il nemico invasore e imperialista che cerca di imporre la propria cultura, in modo violento e paradossalmente "barbaro". Scambio di idee ed ideali, di punti di vista diametricamente opposti quelli che accompagneranno il soldato e lo spettatore durante il percorso.
Marco Aquila prendera' atto di cosa significa stare dalla parte opposta dello schieramento, anche quando Esca in un'abile messa in scena fingerà di averlo come schiavo, evitandogli di essere catturato e ucciso dalle tribù celte dei highlanders. A tal proposito, bisogna ammettere che è assai originale il modo di rappresentare le tribù autoctone della Scozia dei primi secoli d.C. che inevitabilmente ricordano quelle rappresentate nel colossal di Mel Gibson, Apocalypto: Tribali, primitivi, feroci combattenti che non hanno la minima intenzione di trattare col nemico o di risparmiagli la vita. A meno che serva come schiavo per uno di loro, come nel caso di Esca.
Ma le maschere presto cadranno e le vere intenzioni e sfumature caratteriali del giovane schiavo veranno alla luce: che altre non sono se non quelle di restare fedele al proprio padrone e aiutarlo nella difficile impresa di riportare a casa lo stendardo. L'aquila Romana.
Ottimo il lavoro registico, McDonald si riconferma anche dopo il meraviglioso L'ultimo Re di Scozia, un regista capace di confezionare lavori di grande qualità, bilanciando perfettamente gli elementi che sorreggono la pellicola e senza mai eccedere in lirismi surreali, o sentimentalismi gratuiti. Ovviamente anche qui abbiamo l'ennesima conferma della regola del meno è più (ovvero less is more), non servono effetti speciali sensazionali, o un uso sproporzionato di scene violente, di massacri e sangue versato per tener vivo l'interesse del pubblico.
Splendida la fotografia naturale. Arida, ostile, selvaggia e fiera, proprio come le popolazioni native che ospita. Per una volta ho saputo apprezzare anche Tatum nel ruolo di protagonista principale: un soldato e comandate coraggioso, che non si risparmia in battaglia, che conosce il senso dell'onore e dell'orgoglio personale e famigliare, ma anche una persona giusta che apprezza la vita (come nei confronti del suo schiavo Esca) e che riesce a stabilire un rapporto di fiducia e amicizia. Inutile esprimersi sul resto del cast, da Sutherland a Bell sono tutti eccepibili nei ruoli che ricoprono e riescono a far esaltare i lati delle loro personalità.
Convincenti e mai banali i dialoghi e la colonna sonora. In altre parole, The Eagle è un film completo di tutto: una buona dose di avventura, di epicità e drammaticità che viaggia su una scala nettamente umana e distaccata dagli stereotipi hollywoodiani. Una storia di passaggi, metaforici e simbolici, condita da buoni proposti e sentimenti: fedeltà, orgoglio, amicizia e distacco dalle dottrine o ideologie filo-belliche. E se qualcuno volesse ancora torcere il naso sul fatto che un simbolo come l'aquila avesse potuto significare tanto per un centurione, forse è bene ricordare che quello rappresenta anche la metafora per eccellenza che tutt'oggi, vari simboli e ideologie spingono qualsivoglia individui a combattere e proteggere con le unghie con i denti i suddetti. Ideologie e indrottinamento sono i veri nemici dai quali, oggi più che mai, biosgnerebbe difendersi.
Note negative? Sì, la mancanza di una figura femminile di rilievo è sicuramente un pugno nell'occhio così come il finale troppo "americanizzato" e buonista. Altro neo è lo stendardo stesso potevano impegnarsi di più per farlo apparire realistico, mentre quello proposto sullo schermo risulta troppo patinato e finto; un secondo pugno nell'occhio. Ma resta che il film nel suo complesso è un ottimo prodotto che consiglio indiscussatamente di vedere, sorvolando (almeno per una volta) queste due lacune nelle quali il regista è inciampato.
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torakiki
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domenica 23 dicembre 2012
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chi ciiiiro???
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I vostri film preferiti sono il Gladiatore e Apocalypto? Siete anche amanti del populismo e del trash? Allora questo è il film per voi, ma se siete un po' piu sofisticati, allora direi di lasciar perdere e dedicarsi a altre visioni...in ogni caso è un film tecnicamente ben fatto.
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g_andrini
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mercoledì 9 maggio 2012
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di buona qualità.
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L'atteggiamento del protagonista può sembrare un po' troppo "giovanile", all'inizio, ma è una storia nel complesso di buon livello, tratta da un buon romanzo. Il simbolismo è evidente, l'aquila rappresenta l'onore, la necessità, nella vita, di vivere con la testa alta. La fotografia è eccellente, in un contesto naturale meraviglioso.
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iazael
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domenica 12 febbraio 2012
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un romano oltre il confine del mondo
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"Sono dei selvaggi, ho visto cosa fanno ai prigionieri", questa frase (quasi alla lettera) non è pronunciata da un romano bensì dal capo degli uomini blu, gli uomini foca, nei confronti del centurione romano protagonista. Riassume bene lo spirito del film e il punto di vista del regista che indugia volentieri sul "mondo sconosciuto" al di là del vallo, sui paesaggi tanti belli quanto aspri, come la vita delle popolazioni che lo abitano, il tutto condito da un commento musicale a base di cornamuse e canzoni cantate nei vecchi dialetti dell'epoca.
Ho trovato un pò sopra le righe solo l'ultimissima battuta, che sembrerebbe più adatta a Mission impossible che ad un film di ricostruzione storica.
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molenga
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martedì 1 novembre 2011
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puro intrattenimento
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niente male questo film sul tema "antichi romani in britannia", niente merlini, artù, niente soldati knightley con copricapezzoli a lanciar dardi: semplicemente the eagle è la storia di un figlio che desidera riscattare l'onore perduto in battaglia dal padre, in particolare l'aquila della legione perduta contro la tribù dei seal oltre il vallo adriano. ci riuscirà grazie all'aiuto di uno schiavo che diverrà suo amico..potabilissimo
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andreabnz
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giovedì 6 ottobre 2011
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per il momento massimo meridio vince ancora.
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La domanda che si agita nella mente prima di cominciare la visione di questo peplum è: riuscirà questo film ad evocare i fasti del Gladiatore? Il Film di Scott ha tracciato una linea di demarcazione fra un prima e un dopo e devo dire che al termine del film sono rimasto al di qua della linea, ritenendo questo lavoro appena sufficiente. Anche The Eagle infatti non è immune dai soliti inciampi in cui cadono molti filmmakers che lavorano per Hollywood inclini ad assecondare cliché molto cari oltreoceano: bella presenza, lieto fine e meta-messaggio. Ma andiamo con ordine.
Cosa c’è di buono in questa pellicola? Sicuramente la patina di vissuto fatta di polvere, sudore e sangue dosata con sufficiente maestria per quasi tutto il film, lo scontro iniziale fra i romani e la rabbiosa tribù locale, la presenza carismatica di Donald Sutherland in una parte che ormai gli calza a pennello (l’anziano premuroso e saggio in stile Richard Harris…), l’assenza di una storia d’amore (il film è privo di figure femminili) che rendono meno scontata la pellicola, la sequenza ricca di pathos dell’avvicinamento al vallo.
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La domanda che si agita nella mente prima di cominciare la visione di questo peplum è: riuscirà questo film ad evocare i fasti del Gladiatore? Il Film di Scott ha tracciato una linea di demarcazione fra un prima e un dopo e devo dire che al termine del film sono rimasto al di qua della linea, ritenendo questo lavoro appena sufficiente. Anche The Eagle infatti non è immune dai soliti inciampi in cui cadono molti filmmakers che lavorano per Hollywood inclini ad assecondare cliché molto cari oltreoceano: bella presenza, lieto fine e meta-messaggio. Ma andiamo con ordine.
Cosa c’è di buono in questa pellicola? Sicuramente la patina di vissuto fatta di polvere, sudore e sangue dosata con sufficiente maestria per quasi tutto il film, lo scontro iniziale fra i romani e la rabbiosa tribù locale, la presenza carismatica di Donald Sutherland in una parte che ormai gli calza a pennello (l’anziano premuroso e saggio in stile Richard Harris…), l’assenza di una storia d’amore (il film è privo di figure femminili) che rendono meno scontata la pellicola, la sequenza ricca di pathos dell’avvicinamento al vallo. Bene Channing Tatum sufficientemente ispirato nel ruolo di Marcus. Nel complesso il film tiene nella prima parte, dopo purtroppo si perde. E qui cominciano i mah. Il tratteggio della figura dello schiavo (un buon Jamie Bell) appare un po’ forzato. Nella storia i romani gli hanno praticamente sterminato la famiglia, ma come debito di riconoscenza per essere stato salvato nell’arena, giura fedeltà a Marcus e gli restituisce il favore. Anche nel Ben Hur di Wyler era successa più o meno la stessa cosa (Judah da schiavo diventa addirittura figlio adottivo di Quinto Arrio), ma la sua lotta restava comunque verso Roma e il senso di appartenenza e l’amore verso il suo popolo d’origine non era mai messo in discussione. Nasce quindi la novella coppia in stile Batman e Robin che in un territorio ostile, sconosciuto e zeppo di nemici porterà a compimento la missione. Da prigioniero renitente al combattimento (opzione già vista), assistiamo poi ad una trasformazione quasi prodigiosa del ragazzo che nelle sequenze finali del film diventa un’insospettabile macchina da guerra. L’aquila viene sottratta in pieno campo nemico completamente disinnescato dalle estasi notturne e permette all’incredibile Marcus di guadagnarsi i galloni di super eroe riuscendo nell’intento di farla sotto il naso ad un’intera tribù. I reduci del massacro, vengono trovati e ricompattati in un batter di ciglia da Robin e si presentano armati di tutto punto per riscattare onore e Roma. Naturalmente i due eroi e pochi altri salvano la pelle nonostante i rapporti di forza (almeno osservando la scena) fossero almeno di tre a uno. Mah. E poi la scelta del look dei britanni. Non sono esperto di storia e costumi dell’epoca, ma da una certa parte del film in poi mi sono sentito improvvisamente proiettato nell’Ultimo dei Moicani di Manniana memoria con Chingachgook, Magua e i capelli svolazzanti di Daniel Day Lewis che facevano capolino in un angolo non troppo nascosto dello schermo. Mah. Il finale (scontato) fa rimpiangere il Massimo - Russell Crowe levato ai Campi Elisi, qui i due neo amiconi escono dalla scena come due cowboys dopo aver consegnato la refurtiva allo sceriffo Gordon. Per un attimo ho temuto che nel brumoso cielo di Britannia comparisse un fascio di luce con un’aquila al posto del famoso pipistrello di Gotham… Mi spiace, ma per il momento Massimo Decimo Meridio vince ancora.
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