carloalberto
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martedì 16 marzo 2021
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emulo o vero artista?
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Percorso iniziatico mascherato da drammatico noir con reminescenze tarantiniane ed ispirazioni polanskiane tradotte in un linguaggio filmico accattivante, con sequenze spezzate da ritmici flashback di pochi secondi ed incroci di primi piani che incidono la pellicola come punteggiature grammaticalmente scorrette ad effetto. Granguignolesco senza remore e realistico nella crudezza dell’orrore, ricorda a tratti Lanthimos con riferimenti simbolici e rinvii a significati metaforici, senza la potenza evocatrice, tuttavia, del regista greco. Il film lascia interdetti se considerare Ben Wheatley un emulo ardito ed artigiano esperto nel fingimento della vera arte o un folle visionario dotato di una propria Weltanschauung, e se non questo, sicuramente occorre riconoscerne l’originalità dello stile di ripresa e di montaggio e la narrazione inconsueta di una storia che si rifà alla tradizione cinematografica consolidata dei racconti sulle sette sataniche.
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Percorso iniziatico mascherato da drammatico noir con reminescenze tarantiniane ed ispirazioni polanskiane tradotte in un linguaggio filmico accattivante, con sequenze spezzate da ritmici flashback di pochi secondi ed incroci di primi piani che incidono la pellicola come punteggiature grammaticalmente scorrette ad effetto. Granguignolesco senza remore e realistico nella crudezza dell’orrore, ricorda a tratti Lanthimos con riferimenti simbolici e rinvii a significati metaforici, senza la potenza evocatrice, tuttavia, del regista greco. Il film lascia interdetti se considerare Ben Wheatley un emulo ardito ed artigiano esperto nel fingimento della vera arte o un folle visionario dotato di una propria Weltanschauung, e se non questo, sicuramente occorre riconoscerne l’originalità dello stile di ripresa e di montaggio e la narrazione inconsueta di una storia che si rifà alla tradizione cinematografica consolidata dei racconti sulle sette sataniche. Eccellente la prova del cast.
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filippo catani
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mercoledì 19 giugno 2013
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un film con poco senso
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Due killer su commissione, con un passato nella guerra in Iraq, accettano un lavoro dopo alcuni mesi passati dal fallimento di una precedente missione a Kiev. Dietro però alle tre persone da uccidere c'è molto altro.
Un film decisamente poco credibile e che se nella prima parte più a tinte thriller riesce a regalare qualche guizzo scade definitivamente nella seconda che potremmo definire pseudo-horror. Già la storia impiega un po' di tempo a decollare soffermandosi sulle dinamiche di coppia dei due amici fin quando la ragazza di uno dei due disegna un simbolo strano e viene descritta dal fidanzato come diabolica. Certo in sottofondo troviamo il disagio profondo di due reduci dalla guerra che, non riuscendo a reinserirsi nella società, si offrono al miglior offerente anche se entrambi hanno problemi mentali e di alcolismo.
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Due killer su commissione, con un passato nella guerra in Iraq, accettano un lavoro dopo alcuni mesi passati dal fallimento di una precedente missione a Kiev. Dietro però alle tre persone da uccidere c'è molto altro.
Un film decisamente poco credibile e che se nella prima parte più a tinte thriller riesce a regalare qualche guizzo scade definitivamente nella seconda che potremmo definire pseudo-horror. Già la storia impiega un po' di tempo a decollare soffermandosi sulle dinamiche di coppia dei due amici fin quando la ragazza di uno dei due disegna un simbolo strano e viene descritta dal fidanzato come diabolica. Certo in sottofondo troviamo il disagio profondo di due reduci dalla guerra che, non riuscendo a reinserirsi nella società, si offrono al miglior offerente anche se entrambi hanno problemi mentali e di alcolismo. Poi arriva la super scena splatter di un cranio sfracassato a martellate di cui non si sentiva minimamente il bisogno per poi arrivare al "gran finale". Quì troviamo una sorta di rito violento attorno a un fuoco ed è davvero tragicomico vedere gli adepti abbattuti uno a uno a colpi di fucilate dai due amici. Se aggiungiamo un finale prevedibile abbiamo veramente chiuso il cerchio per un film da dimenticare in fretta.
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marco padula (scrittore)
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martedì 19 giugno 2012
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l'assassinio come missione
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Un film piuttosto anomalo, nel quale il regista Ben Wheatley ha la presunzione di miscelare differenti generi: melò, drammatico, azione, thriller e, dulcis in fundo, horror.
Encomiabile l’interpretazione sopra le righe dei due attori protagonisti, Maskell e Simpson, che interpretano con realismo ed efficacia due efferati killer al soldo di misteriosi mandanti.
La “perversione” della regia consiste nel renderci “simpatici” e “giustificabili” due uomini allo sbando, che, invece di guadagnarsi da vivere grazie ad un mestiere “normale”, tirano avanti mietendo vittime più o meno colpevoli in maniera brutale. E, come se non bastasse, uno dei due, il più giovane, si lascia prendere da frequenti eccessi di furore assassino, in quanto è convinto di avere una missione da compiere, visto che i bersagli della lista sono individui malvagi ed esecrabili.
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Un film piuttosto anomalo, nel quale il regista Ben Wheatley ha la presunzione di miscelare differenti generi: melò, drammatico, azione, thriller e, dulcis in fundo, horror.
Encomiabile l’interpretazione sopra le righe dei due attori protagonisti, Maskell e Simpson, che interpretano con realismo ed efficacia due efferati killer al soldo di misteriosi mandanti.
La “perversione” della regia consiste nel renderci “simpatici” e “giustificabili” due uomini allo sbando, che, invece di guadagnarsi da vivere grazie ad un mestiere “normale”, tirano avanti mietendo vittime più o meno colpevoli in maniera brutale. E, come se non bastasse, uno dei due, il più giovane, si lascia prendere da frequenti eccessi di furore assassino, in quanto è convinto di avere una missione da compiere, visto che i bersagli della lista sono individui malvagi ed esecrabili.
L’omicidio oculato qui è visto più come un rimedio, una sorta di cura sociale, che non un lavoro sporco. E’ considerato alla stregua di un intervento chirurgico finalizzato ad estirpare la cancrena dal tessuto sociale, costituita da elementi abominevoli e abietti.
Il meccanismo narrativo fila liscio fino ai primi tre quarti della pellicola, per poi incartarsi nella parte finale, dove spunta all’improvviso una misteriosa setta, composta da uomini e donne mezzi ignudi e mezzi incappucciati, che girano nottetempo per boschi per indurre ad una sorta di suicidio rituale alcuni confratelli e plaudono plaudono entusiasti all’insano gesto.
Molteplici scene di inaudita violenza. Sangue versato a fiumi. La dimensione del male si tocca con mano e si respira nell’atmosfera malata ed ossessionante di questo film.
Il regista punta a dare cazzotti nello stomaco allo spettatore, col preciso scopo di sconvolgerlo ed inquietarlo.
Il finale, sgradevole e pesante, è a sorpresa.
Interessante film, per certi aspetti, ma non indispensabile.
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kronos
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domenica 1 aprile 2012
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cocktail di generi
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Inizia come un dramma sociologico alla Ken Loach, prosegue sui binari di un Thriller morale (con notevoli squarci splatter), termina in chiave gotico-esoterica.
Un cocktail di generi che ha entusiasmato molti, specie nell'ambito delle riviste di settore, ma che non mi pare equilibrato a livello narrativo: troppa carne al fuoco e alla fine non tutti i nodi tornano al pettine.
Ottimamente realizzato e interpretato, perde il confronto con epigoni simili ma più compatti come "The Wicker man" o "La corta notte delle bambole di vetro".
VOTO: due stelline e mezzo.
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