erostrato
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domenica 25 marzo 2012
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film fastidioso
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Apprezzare questo film, significa non aspettarsi effetti speciali o colpi di scena. Ci viene raccontata una vicenda semplice e ordinaria, una vita giunta quasi al suo termine, potrebbe riguardare il futuro di chiunque di noi; forse è questo il motivo percui non è stato molto valorizzato. E' come se ci fosse stato dato uno specchio in cui rifletterci; quanti di noi non lasceranno grandi tracce del nostro passaggio? Film ben infiocchettato ma la sorpresa all'interno è fastidiosa. Bello
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pepito1948
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giovedì 22 marzo 2012
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una storia semplice, un film troppo semplice
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Ad Hong Kong un’anziana domestica, dopo aver prestato servizio presso una famiglia per sessant’anni, si ritrova a convivere con l’ultimo rampollo, un attore quarantenne in carriera, misurato, dai sani principi ed affettivamente attaccato alla sua colf, con cui ha un rapporto quasi di madre-figlio. Quando, a seguito di un ictus, Ah Tao si trasferisce in una casa di riposo –dove presto si ambienta e socializza con altri ospiti, quasi tutti più malconci e sofferenti di lei- le parti si invertono ed ora il “figlio” si prende cura di lei, si fa carico di tutte le sue esigenze, si accolla ogni onere relativo alla degenza, rimanendole vicino fino alla inesorabile fine. Il tema emozionale di base del film si intravede dalle prime immagini, ed è costituito dalla solidarietà, dall’affetto senza confini che lega due persone pur differenti per età, per formazione, per provenienza sociale.
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Ad Hong Kong un’anziana domestica, dopo aver prestato servizio presso una famiglia per sessant’anni, si ritrova a convivere con l’ultimo rampollo, un attore quarantenne in carriera, misurato, dai sani principi ed affettivamente attaccato alla sua colf, con cui ha un rapporto quasi di madre-figlio. Quando, a seguito di un ictus, Ah Tao si trasferisce in una casa di riposo –dove presto si ambienta e socializza con altri ospiti, quasi tutti più malconci e sofferenti di lei- le parti si invertono ed ora il “figlio” si prende cura di lei, si fa carico di tutte le sue esigenze, si accolla ogni onere relativo alla degenza, rimanendole vicino fino alla inesorabile fine. Il tema emozionale di base del film si intravede dalle prime immagini, ed è costituito dalla solidarietà, dall’affetto senza confini che lega due persone pur differenti per età, per formazione, per provenienza sociale. La lunga durata del rapporto di servizio svolto presso la famiglia Leung attraverso più generazioni, annulla le disparità di fatto (anche se Ah Tao continua a chiamare il giovane Roger come “padrone”), spiana il campo ad una crescente confidenza e familiarità tra i due, e di conseguenza ad un arricchimento reciproco che passa attraverso la malattia, la sofferenza, la povertà di Ah Tao ma anche la sua serenità nell’affrontare, oltre alle proprie disavventure sanitarie, anche i piccoli eventi di una esistenza ridotta al minimo ma ricca di umanità, di cui Roger si alimenterà per dare ulteriore senso e corpo al suo peraltro già avviato percorso di vita. A simple life fa parte del filone del realismo urbano, quello che racconta delle piccole vicende quotidiane di persone di cui in genere non si parla, emarginati o poveri, in cui tra sofferenza e degrado gli unici punti di luce sono i sentimenti umani. Qualcuno ha richiamato il cinema di Ozu, anche questo fatto di vissuto quotidiano, come in Viaggio a Tokio. Ma Ozu era dotato di una cifra stilistica di spessore, che riusciva a dare corpo all’apparente vacuità della routine della vita infarcendola di un tocco di poesia, oltre ad un modo tutto suo di fare immagini (per esempio con le riprese dei personaggi a mezza altezza). Né sarebbe appropriato un accostamento a Kaurismaki, il cui realismo è capace di universalizzare semplici storie di semplici uomini e donne grazie alla sublimazione della sua visione poetica. Nel film di Ann Hui tutto questo manca, nonostante il forte messaggio solidaristico; la narrazione è piatta, dialoghi e situazioni sono rappresentati in maniera oltremodo scarna, quasi documentaristica, non ci sono guizzi stilistici fattori di immagini che non si dimenticano; l’angoscia della sofferenza dilaga nello spettatore ma, senza poesia e senza sufficiente creatività (si pensi a Poetry), le emozioni si ingolfano e non scatta la pulsione a riflettere. Una grande opera può essere espressione di un cinema povero; ma un film non può coinvolgere, trascinare ed affascinare se è povero di cinema.
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olghis
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mercoledì 21 marzo 2012
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noi catanesi lo potremmo vedere??????????
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Scusa se approfitto di questo spazio ma sapete se e quando questo film uscirà a Catania???????
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flyanto
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martedì 20 marzo 2012
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un atto d'amore verso chi ce ne ha dato in precede
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Film, tratto da una storia vera, in cui un uomo si prende cura fino alla morte della sua governante colpita improvvisamente da un ictus. Raffinato, triste, malinconico ed ideato come un gesto d' amore e di devozione nei confronti di chi, ormai giunto ad uno stadio di vecchiaia avanzata, ci ha precedentemente voluto bene e ci ha accudito con sincero affetto per tutta la sua esistenza.
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numenoreano
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lunedì 19 marzo 2012
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come un fiore di loto bianco
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E’ la storia della vita semplice di Ah Tao, domestica al servizio della stessa famiglia per più di sessant’anni.
Ann hui la racconta in maniera più che essenziale, e mette le cose in chiaro sin dall’inizio: i tempi sono lunghi, le parole spesso lasciano spazio agli sguardi e le concessioni ad atmosfere da colonna sonora si limitano allo stretto necessario. In totale controtendenza alla generazione del cinema duemiladieci del 3d: i cronici dello sbadiglio facile sono avvisati.
Ah Tao è un’eroina della vita di ogni giorno, maestra di una dignità quasi lirica che la porta all’accettazione dell’inevitabile senza concedere nulla al dramma ed alla disperazione.
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E’ la storia della vita semplice di Ah Tao, domestica al servizio della stessa famiglia per più di sessant’anni.
Ann hui la racconta in maniera più che essenziale, e mette le cose in chiaro sin dall’inizio: i tempi sono lunghi, le parole spesso lasciano spazio agli sguardi e le concessioni ad atmosfere da colonna sonora si limitano allo stretto necessario. In totale controtendenza alla generazione del cinema duemiladieci del 3d: i cronici dello sbadiglio facile sono avvisati.
Ah Tao è un’eroina della vita di ogni giorno, maestra di una dignità quasi lirica che la porta all’accettazione dell’inevitabile senza concedere nulla al dramma ed alla disperazione. Con la sua leggerezza lascia il segno sulle persone che le stanno intorno senza fare rumore, senza farsi notare troppo. E, come i suoi preferiti fiori di loto, può riuscire a conferire anche al grigiore di uno stagno (o di una alloggio per anziani) genuini momenti di luce e nobiltà.
Questo film non è un capolavoro che fa parlare di se, perché è uscito in silenzio e non sono stati abbastanza quelli che l’hanno notato. E’ piuttosto una perla, che sale di diritto sul palcoscenico del cinema neo-realista.
Nel silenzio del cinema, pur non essendo un tipo dalla lacrima facile, ammetto di essermi quasi commosso nonostante il film non si lasci andare a scene singhiozzose. Vedere invece il pianto disperato di una minuta settantenne, all’uscita, quello si che è stata una scena drammatica. L’unica della serata.
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[+] un film semplicemente meraviglioso
(di no_data)
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liver
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domenica 18 marzo 2012
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gli effetti speciali sono la vita quotidana
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Raccontare una storia di ordinaria normalità senza mai annoiare lo spettatore. La scelta dei tempi, le inquadrature, le pause, i dettagli, sapientemente dosati e miscelati, sono la grande forza di questo film delicatissimo, senza buoni e cattivi. Appunto una storia semplice (il difficile è raccontarla così). |
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maria f.
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sabato 17 marzo 2012
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evviva i buoni film!
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E’ una storia che racconta della vita quotidiana di una colf.
Per godere e fruire del messaggio della semplicità che emana da questo film è necessario porsi come spettatori attentissimi, e noi grandi frequentatori di sale cinematografiche siamo i soggetti più idonei trovandoci inevitabilmente a rivestire il ruolo di osservatori della vita altrui.
Un film fin troppo semplice è stato uno dei giudizi, ma proprio in questo consiste la sua bellezza, il suo fascino.
La vita sempre uguale di Ah Tao, la sua dedizione alla famiglia di Roger e poi a Roger stesso la rendono insignificante, anonima.
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E’ una storia che racconta della vita quotidiana di una colf.
Per godere e fruire del messaggio della semplicità che emana da questo film è necessario porsi come spettatori attentissimi, e noi grandi frequentatori di sale cinematografiche siamo i soggetti più idonei trovandoci inevitabilmente a rivestire il ruolo di osservatori della vita altrui.
Un film fin troppo semplice è stato uno dei giudizi, ma proprio in questo consiste la sua bellezza, il suo fascino.
La vita sempre uguale di Ah Tao, la sua dedizione alla famiglia di Roger e poi a Roger stesso la rendono insignificante, anonima. E noi tutti che tendiamo a una vita di continue innovazioni non capiamo come possa essere soddisfacente e talora appagante una’esistenza fatta di piccole cose, gesti amorevoli ma timidi, pianificare la vita dei cari in punta di piedi, sempre, per 60 anni, con leggerezza, garbo, soavità ma al momento opportuno anche con fermezza e determinazione accompagnati dal suo eterno sorriso ingenuo, fresco, sincero .
Neanche un infarto le toglie la voglia di vivere in modo inconsapevolmente puro ma autonomo.
E Roger si accorge di questa seconda ma vera madre e le dedica le proprie attenzioni in modo semplice e naturale da vero figlio proprio come lei si era dedicata restando nell’ombra alla sua famiglia e a lui.
La figura di Roger può apparire anacronistica, fuori tempo se si pensa al rapporto di lavoro com’è concepito normalmente in tutto il mondo fra il datore di lavoro e i collaboratori, ma qui si tratta di tutt’altro : Ah Tao è la sua famiglia!
Altro che film sulla condizione della vecchiaia, questo è un film poetico che parla di un amore durato per Ah Tao durante tutta la vita, e Roger che quest’amore lo ha scoperto dentro di sé in modo consapevole da pochissimo , comprende di essere giunto appena in tempo per afferrarlo e tenerselo ben stretto .
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brian77
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sabato 17 marzo 2012
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lentezza?
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E' difficile capire cosa si intende per lentezza. Questo film non ha rapidità di montaggio né di azione, ma ogni momento è talmente intenso che non ho mai percepito nessun attimo di lentezza: ogni scena, ogni volto, ogni oggetto, è sempre ripreso in modo da provocare un'adesione e una partecipazione emotiva. Viceversa, trovo insopportabilmente lenti molti blockbuster in cui mi si confina a spettatore inerte di immagini che si susseguono rapidissime senza provocare nessuna reazione emotiva.
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sergiotti
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giovedì 15 marzo 2012
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l'umiltà esaltata
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Quasi scioccante la semplicità con la quale è presentato nella sua interezza... Scioccante perlomeno agli occhi di un occidentale, così poco attento al quotidiano fine della vita, così poco incline ad adattarsi con la naturale umiltà e semplicità della protagonista. Sembra voler in 120 minuti contrapporre il paradosso della società orientale alto borghese, allucinantemente frenetica, alla loro sensibilità verso i sentimenti, anche i più semplici ed apparentemente scontati come l'affetto che lega i due protagonisti. Discutibili alcune scelte traduttive, anche se nel complesso ben rese.
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melania
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martedì 13 marzo 2012
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un bel film...ma...
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...scorre lento e statico per circa due ore,non male ma non mi ha entusiasmata!
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