violettailaria
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mercoledì 29 dicembre 2010
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direi spettacolare...
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questo film mi è piaciuto molto perchè ci porta a riflettere sull'egoismo umano. su come a volte ci chiudiamo in noi stessi senza prenderci responsabilità e senza volerci quasi affezionare alla gente che ci circonda. bensì tendiamo ad affezionarci inutilmente alle cose materiali e ogni possibile cambiamento ci preoccupa, ci mette paura poichè abbiamo timore di perdere ciò che di inutile la vita ci propone. Andrea è appunto un ragazzo libertino che ha tutto e crede che cn i soldi può cambiare tutto e comprarsi tutto...anche l'affetto delle persone care che nn ha. Charlie rappresenta per lui, anche se inizialmente nn se ne accorge, il cambiamento in meglio della sua vita e grazie ai racconti del piccolo riesce a conoscere veramente la verità e l'animo buono del padre.
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questo film mi è piaciuto molto perchè ci porta a riflettere sull'egoismo umano. su come a volte ci chiudiamo in noi stessi senza prenderci responsabilità e senza volerci quasi affezionare alla gente che ci circonda. bensì tendiamo ad affezionarci inutilmente alle cose materiali e ogni possibile cambiamento ci preoccupa, ci mette paura poichè abbiamo timore di perdere ciò che di inutile la vita ci propone. Andrea è appunto un ragazzo libertino che ha tutto e crede che cn i soldi può cambiare tutto e comprarsi tutto...anche l'affetto delle persone care che nn ha. Charlie rappresenta per lui, anche se inizialmente nn se ne accorge, il cambiamento in meglio della sua vita e grazie ai racconti del piccolo riesce a conoscere veramente la verità e l'animo buono del padre. è Charlie la chiave della sua felicità tanto attesa. Un piccolo bimbo saggio e simpatico che in Andrea ritrova la sua famiglia, la stessa che cerca anche Andrea. Direi spettacolare e commovente nei dialoghi, nelle musiche e nella recitazione.
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giacomogabrielli
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sabato 25 dicembre 2010
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un altro film. ****
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Inutile negare che stavolta Silvio ha fatto un enorme salto di qualità. Inutile chiedersi perchè e percome: è un ottimo film. Inutile cercare di sviscerarlo e tirare fuori il pelo nell'uovo pur di sparare qualche insulto gratuito. Inutile definirlo "italiano": è il film nostrano più internazionale dell'anno. Inutile criticarlo senza averlo prima visto. Inutile dire che stavolta questo film è davvero un altro mondo. UN ALTRO FILM. ****
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leoooo
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lunedì 27 dicembre 2010
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le cose non cambiano,siamo noi che cambiamo xamore
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Il film ti incolla sulla sedia, e ti travolge così come è travolta la vita di Andrea dopo aver ricevuto il giorno del suo 28esimo compleanno la lettera del padre che gli chiede di vederlo prima di morire.
Andrea aveva una vita perfetta, fatta di feste, donne, divertimento, aveva i soldi, una fidanzata ma contro il parere della madre, degli amici, dei ragazzi, spinto dalla forza inspiegabile dell'amore ( il padre era andato via quando lui aveva 6 anni), va a Nairobi e li scopre di avere un fratello nero di nome Charlie.
Da questo momento il film decolla, ti senti dentro la storia, vivi insieme ad Andrea e alla sua ragazza Livia il passaggio dalla vecchia vita di disimpegno alla nuova vita in cui Andrea si ritrova improvvisamente ad essere fratello e padre di Charlie: va a parlare con gli insegnanti, organizza una festa con gli altri bambini prova a sforzarsi di rendere felice Charlie che però chiede solo una cosa: essere amato.
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Il film ti incolla sulla sedia, e ti travolge così come è travolta la vita di Andrea dopo aver ricevuto il giorno del suo 28esimo compleanno la lettera del padre che gli chiede di vederlo prima di morire.
Andrea aveva una vita perfetta, fatta di feste, donne, divertimento, aveva i soldi, una fidanzata ma contro il parere della madre, degli amici, dei ragazzi, spinto dalla forza inspiegabile dell'amore ( il padre era andato via quando lui aveva 6 anni), va a Nairobi e li scopre di avere un fratello nero di nome Charlie.
Da questo momento il film decolla, ti senti dentro la storia, vivi insieme ad Andrea e alla sua ragazza Livia il passaggio dalla vecchia vita di disimpegno alla nuova vita in cui Andrea si ritrova improvvisamente ad essere fratello e padre di Charlie: va a parlare con gli insegnanti, organizza una festa con gli altri bambini prova a sforzarsi di rendere felice Charlie che però chiede solo una cosa: essere amato.E' la stessa cosa che chiedeva Livia a suo padre dopo la morte della madre, è lo stesso che Andrea chiede a sua madre,donna algida che Andrea nella parte finale del film finalmente chiama mamma.E' proprio quando Andrea chiede alla madre di parlargli del padre che ho compreso la chiave del film, il senso è più o meno questo:"Ho provato a renderti diverso, ma tu sei come tuo padre, sei capace di amare e l'amore non si può fermare alla fine esplode sempre".E' l'amore che muove i cambiamenti della vita, e quando si cambia per amore non si può più tornare indietro.
"Le cose non cambiano, siamo noi che cambiamo.....per amore".
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elyn3
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lunedì 3 gennaio 2011
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film appassionato a sfondo introspettivo e sociale
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Non comprendo le ragioni di una critica così sterile e severa,orse un pò troppo ipocrita e uniformata alla massa "dei cinepanettoni puerili alla De Laurentis" che ha dato a un film cosi' intenso e drammatico... un banalissimo NI.Forse converebbe che lo riguardassero con meno superficialità,con uno spirito e un approccio diverso... sicuramente con maggiore attenzione e criticità. Dovrebbero cogliere molto piu' attentamene alcune frasi dei dialoghi,le suggestive musiche e colonne sonore,le inquadrature molto particolari stile i grandi film americani,e soprattutto gli accostamenti delle immagini e dei significati intrinsici.Un loro NI potrebbe essere molto forviante per chi nell'indecisione di scegliere una pellicola da vedere rimane condizionato dai loro scarni giudizi.
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Non comprendo le ragioni di una critica così sterile e severa,orse un pò troppo ipocrita e uniformata alla massa "dei cinepanettoni puerili alla De Laurentis" che ha dato a un film cosi' intenso e drammatico... un banalissimo NI.Forse converebbe che lo riguardassero con meno superficialità,con uno spirito e un approccio diverso... sicuramente con maggiore attenzione e criticità. Dovrebbero cogliere molto piu' attentamene alcune frasi dei dialoghi,le suggestive musiche e colonne sonore,le inquadrature molto particolari stile i grandi film americani,e soprattutto gli accostamenti delle immagini e dei significati intrinsici.Un loro NI potrebbe essere molto forviante per chi nell'indecisione di scegliere una pellicola da vedere rimane condizionato dai loro scarni giudizi.Il film invece era curato molto bene,ricco di rimandi e sottintesi.Le prime scene le avrei rese piu' dinamiche e meno discorsive,e'vero.Del personaggio della fidanzata e della madre di lui ne avrei dato un impatto un po' piu' forte e crudo... ma passati i primi 15-20 minuti non credo che si sia altro da aggiungere o modificare.Il bimbo oltre ad identificare e a meritarsi a pieno il ruolo di protagonista principale,mettendo in secondo piano anche Muccino,era quello che ha saputo recitare e dimenarsi meglio in quello scenario,era totalmente calato nella parte,estremamente espressivo e significativo come se raccontasse di se stesso,come se quella storia gli appartenesse da sempre.Bellissima la scena finale della fidanzata nuda nel letto... vulnerabile e tanto tenera,come a voler dire che era finalmente libera,priva di tutti gli alibi e i finti panni che ognuno di noi deve indossare per sopravvivere in questo mondo effimero e vuoto,e che finalmente dal sesso fine a se stesso sul tavolo di una cucina era passata a fare l'amore in un caldo letto.Intrigante e suggestiva la cicatrice-voglia sul petto,sul lato sinistro del corpo dove e' posto il cuore,a significare che una traccia dei dolori passati che attangliano il nostro cuore resta e nessuno ce la togliera' mai perche' tatuata sulla pelle come quasi un marchio di identificazione,ma che non sempre e' motivo di solitudine,freno o limite di arresto.Se si ha la fortuna e la possibilita' di trovare qualcuno che ci comprenda a pieno e che ci ami davvero,potrebbe avvenire una svolta,proprio grazie a quella ferita interna che custodiamo dentro.Bella anche la scena in cui Muccino arresta al muro l'amico squallido ed effimero che voleva andare a chiedere scusa al bimbo per averlo trattato come "uno sporco nero"... quasi a non voler far prendere coscienza e rivelare ad un bimbo così innocente delle atrocità che l'uomo bianco nei suoi sporchi giochi riesce a mettere in atto e anche solo a pensare.E' stata una scena molto commuovente e protettiva... secondo me è proprio quì che i due fratelli,per quanto di etnie diverse,si siano unificati e avvicinati piu' di qualunque vincolo di sangue.Ognuno per quanto ricco e' solo su questa terra se non ha niente da condividere con gli altri a parte materia e disperazione interna,se non si cambiano gli standard,gli obbiettivi effimeri che spesso la famiglia e la società ci impongono di realizzare niente ha una svolta vera... non ci si dovrebbe accontentare nella vita di una droga leggera,di uno spinello di marca o di una tazza di buon brodo.Queste cose non lo riscaldano un cuore solo,non donano la Libertà vera.Bisognerebbe osare di piu' dove gli altri hanno posto un muro di gomma,il loro limite mentale.
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lucadagostino85
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martedì 28 dicembre 2010
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avete voglia di ascoltare?
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La trama del film è molto semplice: Andrea è un ragazzo che vive una vita all'insegna di divertimento sfrenato, feste alcoliche e nottate tanto gloriose quanto superficiali assieme alla sua ragazza Livia e al suo migliore amico Tommaso. E' mantenuto da una madre ricca, fredda e impassibile, incapace di dargli qualcosa al di fuori del denaro. Il giorno del suo ventottesimo compleanno riceve, dal padre morente e partito per l'Africa quando lui era ancora un bambino, una lettera. Così decide di volare alla volta di Nairobi e torna con un fratello, il figlio che il genitore aveva avuto da una donna del posto. Da qui, l'altro mondo del titolo. Un punto di arrivo e un punto di partenza, in una vita che sembrava un libro dalle pagine tutte così uguali, così vuote, così banali.
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La trama del film è molto semplice: Andrea è un ragazzo che vive una vita all'insegna di divertimento sfrenato, feste alcoliche e nottate tanto gloriose quanto superficiali assieme alla sua ragazza Livia e al suo migliore amico Tommaso. E' mantenuto da una madre ricca, fredda e impassibile, incapace di dargli qualcosa al di fuori del denaro. Il giorno del suo ventottesimo compleanno riceve, dal padre morente e partito per l'Africa quando lui era ancora un bambino, una lettera. Così decide di volare alla volta di Nairobi e torna con un fratello, il figlio che il genitore aveva avuto da una donna del posto. Da qui, l'altro mondo del titolo. Un punto di arrivo e un punto di partenza, in una vita che sembrava un libro dalle pagine tutte così uguali, così vuote, così banali. Da qui la voglia di Muccino di raccontare una storia che accarezza in qualche modo la vita di ognuno di noi. Ha aspettato due anni per tornare al cinema, quando invece avrebbe potuto inseguire un facile successo con film più commerciali e scontati. Già questo non è da tutti. La voglia di mettersi in gioco l'aveva dimostrata anche con "Parlami d'amore", togliendosi dagli schermi per girare quel film proprio nel momento in cui, reduce dal successo del precedente film di Carlo Verdone che lo vedeva coprotagonista, avrebbe potuto girare qualsiasi pellicola e finire probabilmente ai primi posti del box office. Ma anche allora Muccino aveva scelto la via meno scontata e, perché no, più rischiosa. Oggi si riconferma un attore e regista di talento, e lo fa mostrandoci l'evoluzione del suo nuovo personaggio. Andrea potrebbe essere ognuno di noi in fondo, e la superficialità che lo accompagna all'inizio non ci può essere realmente sconosciuta, fatte le dovute eccezioni. Un ragazzo come tanti, volto al divertimento e felice nella sua mancanza di responsabilità, presente a ogni festa ma in verità lontano dal mondo che lo circonda e, ancor di più, da se stesso.Questo è l'Andrea della prima parte del film, in cui la storia corre via veloce e pulita, senza intralci o inutili rallentamenti, parallela al viaggio in Kenya del protagonista. Ma è con la seconda parte della pellicola che il regista prova ad entrare davvero dentro di noi, a toccarci nel profondo. E ci riesce. La crescita graduale del suo personaggio ci porta per mano verso la scoperta di ciò che possiamo o, meglio, potremmo essere. Il rapporto che nasce con il piccolo fratello che non sapeva di avere rappresenta la voglia di prendersi delle responsabilità e dunque di crescere. Non l'obbligo, proprio la VOGLIA. Perché è quando pensiamo di avere tutto che finiamo con il renderci conto di non avere niente. E' uno scontro violento con la realtà, come sono violente certe reazioni di Andrea di fronte a tutto il nuovo mondo che bussa alla sua esistenza, mostrando bisogno di affetto, comprensione, accettazione. Valori perduti, o volutamente ignorati, ma che sono alla base di ogni rapporto umano. Quello tra una madre e un figlio, tra un padre e un figlio e infine tra un fratello e un fratello. Così' Andrea si arrabbia, prova a fare il duro, a scappare, ma è proprio in questo modo che impara a fermarsi, a riflettere e, infine, a tornare indietro. Indietro verso fantasmi che credeva di avere dimenticato, verso responsabilità che non sapeva esistessero e verso un bisogno che credeva di non avere: essere una persona diversa, migliore. E noi con lui.
Muccino scava nel profondo, ci regala immagini bellissime accompagnate da una colonna sonora perfetta, da una sua recitazione più misurata e da bravi comprimari. Ma non è solo questo il punto. Riesce ad emozionare, coinvolgere e commuovere, tenendo sempre alto il ritmo di una storia che, a conti fatti, non è nulla di nuovo. Ed è proprio qui la sua vittoria più grande. Porre lo spettatore di fronte a un tema universale, senza risultare banale o scontato; senza ricorrere ad una retorica alla quale molte pellicole finiscono inevitabilmente per cedere. In tutto ciò, riesce anche a ricordarci una cosa che spesso dimentichiamo, e lo fa fin dal manifesto: "Le cose non cambiano mai, cambiamo noi".
Bravo, davvero bravo.
E' vero, la storia non è nulla di nuovo, ma anche le note, in fondo, sono solo sette. Ciò che conta è che riescano ad arrivare alle orecchie prima, e al cuore poi, di chi ha voglia di provare ad ascoltare davvero. E in questo caso ci riescono, eccome se ci riescono.
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davidestanzione
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giovedì 30 dicembre 2010
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l'ossessione 'altra' del sentirsi (già)autore
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Andrea é un quasi trentenne che galleggia sulle superficiali acque di una gioventù dorata, addobbata con gilet casual, per la quale conta "non arrivare né lucidi né soli" alla fine di ogni inflazionata, annoiata, vivacchiata e crepuscolare giornata. Una routine casualmente intaccata e bruscamente infranta da una lettera, estrema invocazione di un padre morente che lo ha abbandonato da bambino andando a vivere in Africa nera come missionario. Andrea parte per l'altro mondo del titolo tra un'insofferente mulinata ai capelli e l'altra, e finisce col ritrovarsi tra capo e collo il fratellastro di 8 anni, concepito dal padre con una donna di un villaggio locale: Charlie, che gli cambierà la vita in un misto di interminabili logorree sui facoceri e di limpida spontaneità.
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Andrea é un quasi trentenne che galleggia sulle superficiali acque di una gioventù dorata, addobbata con gilet casual, per la quale conta "non arrivare né lucidi né soli" alla fine di ogni inflazionata, annoiata, vivacchiata e crepuscolare giornata. Una routine casualmente intaccata e bruscamente infranta da una lettera, estrema invocazione di un padre morente che lo ha abbandonato da bambino andando a vivere in Africa nera come missionario. Andrea parte per l'altro mondo del titolo tra un'insofferente mulinata ai capelli e l'altra, e finisce col ritrovarsi tra capo e collo il fratellastro di 8 anni, concepito dal padre con una donna di un villaggio locale: Charlie, che gli cambierà la vita in un misto di interminabili logorree sui facoceri e di limpida spontaneità. La seconda opera da regista di Silvio Muccino si propone come un'alternativa 'autorial-sentimentale' ai consueti bagordi natalizi. La volontà é quella di riflettere su temi alt(r)i, di ritrarre un continente "altro" rispetto alle derive demenzial-cartoonesche dei cinepanettoni e di confezionare (anzi, incartare) un film molto natalizio che 'attirerà in sala tutti quelli che hanno voglia di vedere altro', a detta dello stesso Muccino. Altro altro altro. Questa strombazzata e ricorrente rivendicazione autoriale, a metà tra l'autarchico e lo spocchioso, finisce col risultare controproducente, suonando falsa, ruffiana più nelle pose che nei contenuti. A Muccino interessa solo fare il 'suo' film, ostentare l'espressione stolida e insieme stizzita dell'eremita assorto che fa a pugni col mondo, che riflette sugli sconfinati divari tra continenti in un periodo dell'anno in cui la gente comune più che altro si ingozza e deglutisce quantità industriali di cinema spazzatura. Si é rinchiuso nel suo cantuccio ristretto, Muccino jr. Il suo amico/nemico (sullo schermo) Verdone si era appoggiato a inizio carriera a maestri quali Leone o Sordi, lui no, non ne ha bisogno. Ha l'espressione "Non provate a darmi un buon consiglio, che sbadiglio" (ricordate Pappalardo?), sguazza una crisi registico-esistenziale manco fosse un Dawson's Creek troppo cresciuto o un Lars Von Trier che resta a letto per mesi a fissare il vuoto. Si concede il lusso di rimanere abbarbicato alla produzione di un film per ben tre anni e assortisce una direzione d'attori a dir poco rivedibile, nella quale arriva a sfigurare perfino la Ragonese, perfetta nell'accudire il piccolo Charlie ma altrettanto inguardabile quando c'é da alzare i toni, con pugni che piombano sulle pareti colpevomente in ritardo. Tutto quello che c'é di buono si affloscia quasi del tutto sotto i colpi di un infiocchettamento retorico: la (non) diversità razziale ('Ti sembra che ci somigliamo, io e te?'), l'intima vicinanza di due corpi uguali e diversi che sonnecchiano nella stessa auto, perfino la sincera naturalezza con cui un nucleo familiare improvvisato tenta di accudire un bambino e di fargli credere forzatamente che la cacca bianca esiste. Muccino adocchia Obama tra murales e squarci televisivi, ma il suo ego compulsivamente sovraesposto non lo abbandona, neanche nel finale, quando non manca di propinarci la sua non idea di felicita. Nell'egocrazia mucciniana sopravvive solo il talento purissimo e incontaminato da pose ammiccanti all'indirizzo della macchina da presa del giovanissimo Michael Rainey jr. Una vera scoperta, l'unica. Solo i suoi immensi occhioni lucidi ci fanno sentire, per citare l'algida Greta Scacchi, 'attrezzati ai sentimenti'.
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pjmix
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sabato 12 febbraio 2011
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emozionante e commovente.
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Un film che ti porta alla ricerca di te stesso, della tua persona e del tuo futuro. Andrea, un ragazzo che sembra avere tutto dalla vita ( è ricco, ha una bella fidanzata, è mantenuto da sua madre), riceve una lettera inaspettata; è il padre, che si trova in Africa, che gli scrive che sta morendo e che vorrebbe vederlo. Andrea, contrariamente all'opinione della madre, decide di andare; non riuscirà a salutare suo padre, ma troverà qualcos'altro: Andrea infatti scopre che ha un fratellastro, nato da una relazione tra suo padre e la sua nuova compagna in Africa. Questo bambino riempirà la vita di Andrea; nonostante un rapporto iniziale di rigetto e dopo alcuni tentativi di liberarsene, Andrea finirà per capire che non è tanto il bambino che ha bisogno di lui, quanto lui che ha bisogno del bambino.
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Un film che ti porta alla ricerca di te stesso, della tua persona e del tuo futuro. Andrea, un ragazzo che sembra avere tutto dalla vita ( è ricco, ha una bella fidanzata, è mantenuto da sua madre), riceve una lettera inaspettata; è il padre, che si trova in Africa, che gli scrive che sta morendo e che vorrebbe vederlo. Andrea, contrariamente all'opinione della madre, decide di andare; non riuscirà a salutare suo padre, ma troverà qualcos'altro: Andrea infatti scopre che ha un fratellastro, nato da una relazione tra suo padre e la sua nuova compagna in Africa. Questo bambino riempirà la vita di Andrea; nonostante un rapporto iniziale di rigetto e dopo alcuni tentativi di liberarsene, Andrea finirà per capire che non è tanto il bambino che ha bisogno di lui, quanto lui che ha bisogno del bambino. Viene quindi spiegato in modo magistrale quel difficile passaggio che è dall'adolescenza all'età adulta, pieno di responsabilità e difficoltà. Un film difficile, un po' lento, ma importante.
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marmitta
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venerdì 7 gennaio 2011
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maturo e critico!un bel film!
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Critica intelligente e senza eccessi alla situazione giovanile (e non solo)dei nostri tempi.
Scorre molto piacevolmente, mai banale privo di stereotipi.
Molto sensibile la regia che sottolinea i momenti piu' delicati con dialoghi espressivi e una colonna sonora di livello assoluto.
Crescita indiscutibile nella regia di Muccino che conferma le sue doti di attore a fianco di una ottima Ragonese e un affascinante Rainey jr.
Unica critica la scena del litigio in camera tra Andrea e Livia dove gli attori non incidono perticolarmente.
Bel film che lascia allo spettatore riflessioni individuali su aspetti critici della vita di ognuno di noi.
Maturo!
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great steven
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mercoledì 14 ottobre 2015
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intenzioni lodevoli, ma troppi ricatti e smancerie
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UN ALTRO MONDO (IT/UK, 2010) diretto da SILVIO MUCCINO. Interpretato da SILVIO MUCCINO, ISABELLA RAGONESE, MICHAEL RAINEY JR., GRETA SCACCHI, FLAVIO PARENTI, MAYA SANSA
Andrea è un giovanotto superficiale che può vivere senza lavorare in quanto proviene da una famiglia ricca e ha alle spalle una madre estremamente algida e indifferente che si preoccupa soltanto di fornirgli il denaro di cui necessita, senza mostrargli mai una briciola di affetto. Quando compie ventotto anni, Andrea riceve però una lettera che sarà destinata a cambiargli la vita: il padre, che lo ha abbandonato quand’era piccolo, è in fin di vita e gli chiede di raggiungerlo all’ospedale di Nairobi.
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UN ALTRO MONDO (IT/UK, 2010) diretto da SILVIO MUCCINO. Interpretato da SILVIO MUCCINO, ISABELLA RAGONESE, MICHAEL RAINEY JR., GRETA SCACCHI, FLAVIO PARENTI, MAYA SANSA
Andrea è un giovanotto superficiale che può vivere senza lavorare in quanto proviene da una famiglia ricca e ha alle spalle una madre estremamente algida e indifferente che si preoccupa soltanto di fornirgli il denaro di cui necessita, senza mostrargli mai una briciola di affetto. Quando compie ventotto anni, Andrea riceve però una lettera che sarà destinata a cambiargli la vita: il padre, che lo ha abbandonato quand’era piccolo, è in fin di vita e gli chiede di raggiungerlo all’ospedale di Nairobi. Ma ciò che suo figlio non sa, e che presto scoprirà, è che l’uomo ha avuto un figlio da una donna kenyota, adesso deceduta, e che ora ha otto anni. Il bimbo si chiama Charlie ed è dunque il fratello consanguineo di Andrea. Quando il genitore che i due hanno in comune muore, Andrea è costretto a prendersi cura del fratellastro perché ne è stato nominato tutore legale da un’amica di suo padre che arriva a ricattarlo pur di metterlo di fronte alla sua inderogabile responsabilità. Dopo aver tentato inutilmente di affidare Charlie a suo nonno (un vecchio scorbutico e feroce), il nostro decide a malincuore e molto malvolentieri di portare il pargolo in Italia e accudirlo in prima persona insieme alla fidanzata Livia, almeno finché il suo avvocato di fiducia non avrà trovato una famiglia adottiva. Eppure, inaspettatamente, la convivenza col piccolo fanciullo di carnagione scura finirà per cambiare e stravolgere da capo a fondo la vita dei due ragazzi, in principio abituati fin troppo ad esperienze di dissolutezza e divertimento fine a sé stesso ma poi sempre più proiettati verso un affetto quasi genitoriale che porterà entrambi ad affezionarsi a quel bimbo che ha un bisogno semplicemente ineliminabile e urgente di amore e vicinanza emotiva. Esordio dietro la macchina da presa del fratello minore di Gabriele Muccino: nella triplice veste di attore/regista/sceneggiatore (quest’ultima mansione insieme alla scrittrice Carla Vangelista, che ha scritto il romanzo da cui la pellicola è tratta), Silvio dimostra di saper trattare temi delicati conservando delle intenzioni fondamentalmente positive e lecite che si può affermare non vengano del tutto disattese. Nonostante ciò, il film, nel suo funzionamento diligente ma un po’ troppo smanceroso, ha due torti che meritano di essere analizzati nella propria disarmante interezza: un eccessivo semplicismo che va di pari passo con una leziosità di second’ordine che vorrebbe cercare ad ogni costo una lieta fine senza riuscire appieno nell’intento, e anche una paradossale e cupa pesantezza nell’esaminare le emozioni dei personaggi, delineati talvolta con un’infruttuosa tetraggine e talvolta ricattando incessantemente e disperatamente gli spettatori, arrivando a sfiorare il ridicolo involontario. Ha comunque i suoi punti di forza nei duetti Muccino-Ragonese, che infondono un turbo rivitalizzante a certe scene che altrimenti sarebbero fin troppo scialbe e deboli, e nella loro interazione triangolare col giovane M. Rainey jr., che riesce a cavarsela con innegabile simpatia senza infantilizzare l’importanza della sua parte. C’è una certa cura ambientale che aumenta il livello medio di quest’opera prima parzialmente contraddittoria e dall’esito sicuramente meno felice di quanto il suo fautore si sarebbe aspettato, e ciò assegna un punto a favore della scenografia che ritrae con eguale veridicità l’ambiente sfarzoso e venale in cui il languido Andrea iniziale si muove insieme all’universo africano parallelo, dominato da baraccopoli e persone che tribolano incredibilmente pur di raccattare uno straccio di decenza, in tutti i sensi possibili e immaginabili. Distribuito da 01 e prodotto da Cattleya col supporto della Universal Pictures.
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giulimovies
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domenica 9 agosto 2015
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la differenza tra una vita vuota e una vita piena
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Film spettacolare, che porta a riflettere sulla differenza tra una vita vuota e una vita piena. Questa differenza non è data dal denaro e dalle cose materiali, ma dall'affetto, dall'amore e dai legami. Le relazioni ti portano ad avere uno sguardo diverso; probabilmente un esempio di ciò possiamo trovarlo nella scena dello scherzo fatto dal migliore amico del protagonista al bambino, quando gli pittura la faccia e lo fa "ballare" sulla canzone. Ecco forse in un altra fase della sua vita, il protagonista avrebbe riso, e non avrebbe trovato nulla di male. Quando ancora era cinico e superficiale. Ma la vicinanza del bambino cambia tutto. Lo rende una persona migliore.
Importante anche la figura della madre, che nel tentativo di rendere il figlio quanto più freddo e cinico nella speranza di non farlo soffrire nel corso della vita, non si rende conto che così facendo lo priva di creare legami veri e di provare sentimenti.
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Film spettacolare, che porta a riflettere sulla differenza tra una vita vuota e una vita piena. Questa differenza non è data dal denaro e dalle cose materiali, ma dall'affetto, dall'amore e dai legami. Le relazioni ti portano ad avere uno sguardo diverso; probabilmente un esempio di ciò possiamo trovarlo nella scena dello scherzo fatto dal migliore amico del protagonista al bambino, quando gli pittura la faccia e lo fa "ballare" sulla canzone. Ecco forse in un altra fase della sua vita, il protagonista avrebbe riso, e non avrebbe trovato nulla di male. Quando ancora era cinico e superficiale. Ma la vicinanza del bambino cambia tutto. Lo rende una persona migliore.
Importante anche la figura della madre, che nel tentativo di rendere il figlio quanto più freddo e cinico nella speranza di non farlo soffrire nel corso della vita, non si rende conto che così facendo lo priva di creare legami veri e di provare sentimenti.
La relazione con la fidanzata fa anche riflettere; inizialmente sono come due estranei, non sanno nulla l'uno della vita dell'altro, nè del passato (vedi quando la ragazza gli racconta della morte della madre e del rapporto con il padre) nè del presente (vedi il rapporto che lei ha con il cibo). A poco a poco nasce tra di loro l'amore, il rispetto e la voglia di costruire insieme una vita vera, che va al di là di denaro, feste e divertimento senza limiti.
Pensare che avere i soldi, non fare niente tutto il giorno e non avere pensieri sia la ricetta per una vita felice si dovrà ricredere: la felicità va ben oltre.
Muccino in questo film scavalca tutti i pregiudizi e le critiche a lui da sempre rivolte, dando prova di grande talento.
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