cavebiker
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domenica 2 gennaio 2011
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non ci siamo proprio
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In questo film banalità e scontatezza si pesano a quintali, è la sagra del luogo comune e del già visto, la vicenda è già scritta e impacchettata dopo pochi minuti, e rigorosamente all'insegna dei buoni propositi natalizi. Peccato che abbia la pretesa di essere tutt'altro che un film per bambini. Il risultato è disarmante, a tratti imbarazzante. Muccino (come attore) sembra prelevato di peso da 'Ricordati di me', poi uno pensa che sono passati 7 anni e si fa qualche domanda, il bambino è troppo mezzo-Arnold-mezzo-povero-bambino-negro per essere credibile, e tutto il tempo passa nell'attesa che venga fatto o detto qualcosa di veramente interessante.
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In questo film banalità e scontatezza si pesano a quintali, è la sagra del luogo comune e del già visto, la vicenda è già scritta e impacchettata dopo pochi minuti, e rigorosamente all'insegna dei buoni propositi natalizi. Peccato che abbia la pretesa di essere tutt'altro che un film per bambini. Il risultato è disarmante, a tratti imbarazzante. Muccino (come attore) sembra prelevato di peso da 'Ricordati di me', poi uno pensa che sono passati 7 anni e si fa qualche domanda, il bambino è troppo mezzo-Arnold-mezzo-povero-bambino-negro per essere credibile, e tutto il tempo passa nell'attesa che venga fatto o detto qualcosa di veramente interessante.
Una nota sulla voce fuori campo in principio di pellicola: spaventosamente interminabile, irritante, petulante, una patetica sequenza di pseudo-aforismi da tre soldi. Per la prima volta in vita mia sono stato davvero sul punto di lasciare la sala prima ancora dell'intervallo. Se quella litania fosse durata poco di più avrei lanciato il mio vicino contro lo schermo.
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gioba
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domenica 2 gennaio 2011
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bel film
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nonostante mi aspettassi un film davvero noioso e all'italiana l'ho trovato davvero bello...penso ke finalmente da muccino sta uscendo qualcosa di buono!inutile criticare storia,musica e riprese xkè nn credo ke io ne sia in grado(e penso ke anke quelli ke hanno criticato nei commenti precedenti sono al mio stesso livello).
le uniche cose ke nn mi sono piaciute sono il dialogo tra andrea e livia immediatamente prima alla mini-fuga di charlie,mi sembrava troppo recitata;e la scena di quando giocano a basket,mi ha ricordato il film la ricerca della felicità,nonostante sia un ottimo film nn vedo il motivo di imitarlo
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wince
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sabato 1 gennaio 2011
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muccino cambi mestiere
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Film che cerca di scimmiottare i buoni sentimenti, i cambiamenti delle persone ma senza riuscirci. Patetico, noioso, lento. Non credibile su parecchie scene, e anche il testo a volte non mi sembra realistico; ad esempio nell'abbandono dell'auto nel mezzo della savana per proseguire a piedi, senza neppure sprecare una battura sul chiedersi quanta strada hanno davanti, dove sono, se hanno acqua, se potranno incontrare chi gli aiuta...
Muccino non convince per niente. Per me dovrebbe cambiare mestiere. Brave le attrici. Se da vedere è solo per il tema, per l'amore che è l'unica cosa che Charly, il bambino, chiede.
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davidestanzione
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giovedì 30 dicembre 2010
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l'ossessione 'altra' del sentirsi (già)autore
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Andrea é un quasi trentenne che galleggia sulle superficiali acque di una gioventù dorata, addobbata con gilet casual, per la quale conta "non arrivare né lucidi né soli" alla fine di ogni inflazionata, annoiata, vivacchiata e crepuscolare giornata. Una routine casualmente intaccata e bruscamente infranta da una lettera, estrema invocazione di un padre morente che lo ha abbandonato da bambino andando a vivere in Africa nera come missionario. Andrea parte per l'altro mondo del titolo tra un'insofferente mulinata ai capelli e l'altra, e finisce col ritrovarsi tra capo e collo il fratellastro di 8 anni, concepito dal padre con una donna di un villaggio locale: Charlie, che gli cambierà la vita in un misto di interminabili logorree sui facoceri e di limpida spontaneità.
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Andrea é un quasi trentenne che galleggia sulle superficiali acque di una gioventù dorata, addobbata con gilet casual, per la quale conta "non arrivare né lucidi né soli" alla fine di ogni inflazionata, annoiata, vivacchiata e crepuscolare giornata. Una routine casualmente intaccata e bruscamente infranta da una lettera, estrema invocazione di un padre morente che lo ha abbandonato da bambino andando a vivere in Africa nera come missionario. Andrea parte per l'altro mondo del titolo tra un'insofferente mulinata ai capelli e l'altra, e finisce col ritrovarsi tra capo e collo il fratellastro di 8 anni, concepito dal padre con una donna di un villaggio locale: Charlie, che gli cambierà la vita in un misto di interminabili logorree sui facoceri e di limpida spontaneità. La seconda opera da regista di Silvio Muccino si propone come un'alternativa 'autorial-sentimentale' ai consueti bagordi natalizi. La volontà é quella di riflettere su temi alt(r)i, di ritrarre un continente "altro" rispetto alle derive demenzial-cartoonesche dei cinepanettoni e di confezionare (anzi, incartare) un film molto natalizio che 'attirerà in sala tutti quelli che hanno voglia di vedere altro', a detta dello stesso Muccino. Altro altro altro. Questa strombazzata e ricorrente rivendicazione autoriale, a metà tra l'autarchico e lo spocchioso, finisce col risultare controproducente, suonando falsa, ruffiana più nelle pose che nei contenuti. A Muccino interessa solo fare il 'suo' film, ostentare l'espressione stolida e insieme stizzita dell'eremita assorto che fa a pugni col mondo, che riflette sugli sconfinati divari tra continenti in un periodo dell'anno in cui la gente comune più che altro si ingozza e deglutisce quantità industriali di cinema spazzatura. Si é rinchiuso nel suo cantuccio ristretto, Muccino jr. Il suo amico/nemico (sullo schermo) Verdone si era appoggiato a inizio carriera a maestri quali Leone o Sordi, lui no, non ne ha bisogno. Ha l'espressione "Non provate a darmi un buon consiglio, che sbadiglio" (ricordate Pappalardo?), sguazza una crisi registico-esistenziale manco fosse un Dawson's Creek troppo cresciuto o un Lars Von Trier che resta a letto per mesi a fissare il vuoto. Si concede il lusso di rimanere abbarbicato alla produzione di un film per ben tre anni e assortisce una direzione d'attori a dir poco rivedibile, nella quale arriva a sfigurare perfino la Ragonese, perfetta nell'accudire il piccolo Charlie ma altrettanto inguardabile quando c'é da alzare i toni, con pugni che piombano sulle pareti colpevomente in ritardo. Tutto quello che c'é di buono si affloscia quasi del tutto sotto i colpi di un infiocchettamento retorico: la (non) diversità razziale ('Ti sembra che ci somigliamo, io e te?'), l'intima vicinanza di due corpi uguali e diversi che sonnecchiano nella stessa auto, perfino la sincera naturalezza con cui un nucleo familiare improvvisato tenta di accudire un bambino e di fargli credere forzatamente che la cacca bianca esiste. Muccino adocchia Obama tra murales e squarci televisivi, ma il suo ego compulsivamente sovraesposto non lo abbandona, neanche nel finale, quando non manca di propinarci la sua non idea di felicita. Nell'egocrazia mucciniana sopravvive solo il talento purissimo e incontaminato da pose ammiccanti all'indirizzo della macchina da presa del giovanissimo Michael Rainey jr. Una vera scoperta, l'unica. Solo i suoi immensi occhioni lucidi ci fanno sentire, per citare l'algida Greta Scacchi, 'attrezzati ai sentimenti'.
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lalli
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giovedì 30 dicembre 2010
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non così male
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non ho trovato così male qst film come molti dicono, certo non è un gran film che ricorderò nel tempo, ma è piacevole e il bimbo è così bello che vale il prezzo del biglietto..
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alessiait
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mercoledì 29 dicembre 2010
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fa riflettere
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film che ti tocca il cuore...ma soprattutto fa riflettere sul vero senso della vita e della felicità.
muccino un vero artista
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violettailaria
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mercoledì 29 dicembre 2010
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direi spettacolare...
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questo film mi è piaciuto molto perchè ci porta a riflettere sull'egoismo umano. su come a volte ci chiudiamo in noi stessi senza prenderci responsabilità e senza volerci quasi affezionare alla gente che ci circonda. bensì tendiamo ad affezionarci inutilmente alle cose materiali e ogni possibile cambiamento ci preoccupa, ci mette paura poichè abbiamo timore di perdere ciò che di inutile la vita ci propone. Andrea è appunto un ragazzo libertino che ha tutto e crede che cn i soldi può cambiare tutto e comprarsi tutto...anche l'affetto delle persone care che nn ha. Charlie rappresenta per lui, anche se inizialmente nn se ne accorge, il cambiamento in meglio della sua vita e grazie ai racconti del piccolo riesce a conoscere veramente la verità e l'animo buono del padre.
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questo film mi è piaciuto molto perchè ci porta a riflettere sull'egoismo umano. su come a volte ci chiudiamo in noi stessi senza prenderci responsabilità e senza volerci quasi affezionare alla gente che ci circonda. bensì tendiamo ad affezionarci inutilmente alle cose materiali e ogni possibile cambiamento ci preoccupa, ci mette paura poichè abbiamo timore di perdere ciò che di inutile la vita ci propone. Andrea è appunto un ragazzo libertino che ha tutto e crede che cn i soldi può cambiare tutto e comprarsi tutto...anche l'affetto delle persone care che nn ha. Charlie rappresenta per lui, anche se inizialmente nn se ne accorge, il cambiamento in meglio della sua vita e grazie ai racconti del piccolo riesce a conoscere veramente la verità e l'animo buono del padre. è Charlie la chiave della sua felicità tanto attesa. Un piccolo bimbo saggio e simpatico che in Andrea ritrova la sua famiglia, la stessa che cerca anche Andrea. Direi spettacolare e commovente nei dialoghi, nelle musiche e nella recitazione.
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alessiait
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mercoledì 29 dicembre 2010
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film eccellente!
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film con una trama e un finale forse facilmente immaginabili ma che ti colpisce al cuore e ti fa riflettere su chi siamo veramente e cosa vogliamo veramente per vivere la nostra vita al meglio.
silvio muccino come sempre sfiora la perfezione....almeno in qualche campo si fa finalmente largo ai giovani!!
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