alexcross
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venerdì 10 febbraio 2012
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il ritorno del licantropo
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a mio giudizio è un film più che buono. ottima l'ambientazione e l'interpretazione attori, storia magari già nota, non può che piacere agli amanti del genere. anzi forse soddisfa anche chi ama gli horror vista la quantità di sangue consumata
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tiamaster
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giovedì 22 settembre 2011
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johnston datti all'ippica
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che ti viene meglio del regista captain america era discreto,wolfman pessimo,ti salvi solo con jumanji.wolfman è un film diciamo "base" dove c'è solo l'idea di base,senza intreccio,trama articolata,personaggi seri,un film veramente piatto,e hollywoodd che vuole costantemente sequel,prequel e compagnia bella va a toccare film che erano già perfetti rovinando tutto,con wolfman sta volta tocca ai lupi mannari universal.quando la smetteranno??secondo me non a breve.
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fabiana77
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domenica 24 luglio 2011
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interessante
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bel film...interessante... veloce, dinamico, anche se l'argomento è stato più volte trattato....questo film mi è piaciuto molto.
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august
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sabato 25 giugno 2011
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un film ingiustamnete dimenticato
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Il film di Joe Johnston non passerà alla storia ed un peccato perché due interpretazioni sono stupende quelle di un Anthony Hopkins sornione e pieno d’ironia anche se crudelissimo, e quello della seducente Emily BluntPerfettamente a suo agio nell’età vittoria bella senza essere esuberante e sensuale senza essere sexy. Oltre a questo la fotografia di Shelly Johnson è bellissima senza essere esagerata e la musica di Danny Elfman è stupenda peina di forza ma anche di una gentilezza e di timbri anche chiari. Degni di nota sono nel ruolo marginale di uan locandiera aggrinzita gay Hamilton che ricordiamo bellissima e civettuola in Barry öLyndon di Stanely Kubrick ma anche Hugo Weaving ei panni dle declive Aberdine un Shalock Hommes senza fascino ma effettivo.
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Il film di Joe Johnston non passerà alla storia ed un peccato perché due interpretazioni sono stupende quelle di un Anthony Hopkins sornione e pieno d’ironia anche se crudelissimo, e quello della seducente Emily BluntPerfettamente a suo agio nell’età vittoria bella senza essere esuberante e sensuale senza essere sexy. Oltre a questo la fotografia di Shelly Johnson è bellissima senza essere esagerata e la musica di Danny Elfman è stupenda peina di forza ma anche di una gentilezza e di timbri anche chiari. Degni di nota sono nel ruolo marginale di uan locandiera aggrinzita gay Hamilton che ricordiamo bellissima e civettuola in Barry öLyndon di Stanely Kubrick ma anche Hugo Weaving ei panni dle declive Aberdine un Shalock Hommes senza fascino ma effettivo. E simpatico. Purtroopo in questo film pieno di bellezza e sugestione dove troviamo anche un cameo della bravissima Geraldine Chaplin cade forse per un bravo fenicio del Toro che peró è inadato la ruolo. La forza latina del personaggio il cresima innato sembra mal adattarsi all’attore inglese e sembra un po’ troppo il personaggio principale di cime testepstose. Un film molto bello che sicuramenyre avrebbe meritato una maggiore fortuna
Robert Fogelberg Rota
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parte2
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lunedì 13 giugno 2011
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il decimo lupo mannaro
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niente di che ma piu' che guardabile
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valterino
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venerdì 20 maggio 2011
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si vede la buona volontà
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di fare un film con scenografie ispirate e rispettose delle atmosfere classiche.
al di la della bella fotografia, il tutto però risulta un pò monocorde, poco appassionante, e non fa neppure paura in fondo
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peppe97
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sabato 14 maggio 2011
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una pellicola "a sfondo storico,poco horror"
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Al giorno d'oggi le caratteristiche principali di un film dell'orrore sono: il notevole utilizzo di effetti speciali (per lo più indirizzati allo "splatter"), l'uso di personaggi fantastici, mitologici, demoniaci o, addirittura psicopatici; ed infine l'uso frequente di una colonna sonora "da brivido". Per quanto riguarda la pellicola in questione posso dire che riesce a rispettare a malapena i primi 2 punti; perciò potrei paragonarlo di più ad un film fantastico.
Forse c'è stato un altro film dell'orrore che, come il suddetto, non ha rispettato i 3 punti: esso si intitola Profondo Rosso diretto da Dario Argento nel 1975 che possedeva sia una possente colonna sonora sia personaggi ben definiti ma che scarseggiava un po' negli effetti speciali.
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Al giorno d'oggi le caratteristiche principali di un film dell'orrore sono: il notevole utilizzo di effetti speciali (per lo più indirizzati allo "splatter"), l'uso di personaggi fantastici, mitologici, demoniaci o, addirittura psicopatici; ed infine l'uso frequente di una colonna sonora "da brivido". Per quanto riguarda la pellicola in questione posso dire che riesce a rispettare a malapena i primi 2 punti; perciò potrei paragonarlo di più ad un film fantastico.
Forse c'è stato un altro film dell'orrore che, come il suddetto, non ha rispettato i 3 punti: esso si intitola Profondo Rosso diretto da Dario Argento nel 1975 che possedeva sia una possente colonna sonora sia personaggi ben definiti ma che scarseggiava un po' negli effetti speciali.
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alex_23
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venerdì 13 maggio 2011
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curioso
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Non male. Non t’incolla allo schermo però c’è la curiosità costante di capire come diavolo abbia avuto origine la storia dell’uomo-lupo. Hopkins notevolmente invecchiato ma sempre superbo, seppur non ha sempre il centro della scena.
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boacky
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mercoledì 13 aprile 2011
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un remake sufficiente
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Lawrence Talbot ritorna nelle terre ancestrali per indagare sulla misteriosa morte del fratello, ucciso da una bestia affamata di sangue umano, alla quale però non si può dare un'identità ed è oggetto di discussione attorno alla famiglia Talbot e non solo. Arrivato alla villa del padre John ( Hopkins) dopo un'infanzia passata a Londra e conosciuta la moglie del fratello, la bella Gwen (Emily Blunt), Lawrence incomincia le indagini in una notte di luna piena quando viene aggredito e maledetto da un licantropo che si aggirava in un campo di zingari. Così iniziano le maledizioni di Talbot che lo portano a trasformarsi nell'uomo lupo, la bestia che porta il marchio della Universal e che torna libera nella brughiera inglese settanta anni dopo sotto le vesti di Benicio del Toro, protagonista di CHE e Sin City.
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Lawrence Talbot ritorna nelle terre ancestrali per indagare sulla misteriosa morte del fratello, ucciso da una bestia affamata di sangue umano, alla quale però non si può dare un'identità ed è oggetto di discussione attorno alla famiglia Talbot e non solo. Arrivato alla villa del padre John ( Hopkins) dopo un'infanzia passata a Londra e conosciuta la moglie del fratello, la bella Gwen (Emily Blunt), Lawrence incomincia le indagini in una notte di luna piena quando viene aggredito e maledetto da un licantropo che si aggirava in un campo di zingari. Così iniziano le maledizioni di Talbot che lo portano a trasformarsi nell'uomo lupo, la bestia che porta il marchio della Universal e che torna libera nella brughiera inglese settanta anni dopo sotto le vesti di Benicio del Toro, protagonista di CHE e Sin City. Interessante invece l'interpretazione del solito Hopkins nella sua inconfondibile ambiguità che lo ha reso noto. La regia viene affidata a Joe Johnston che si era messo in luce con il terzo capitolo di Jurassic Park; malgrado ciò, la trama è povera e non aggiunge particolari significativi a quelli da tutti noi conosciuti. Si salvano la scenografia in tipico stile ottocentesco e lo splendido trucco che è valso a Baker un oscar meritato. Nel cast anche Hugo Weaving che interpreta l'investigatore di Scotland Yard Albertine. Nell'era dei remake, quello di Wolfman è comunque sufficiente.
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