I Saw the Devil |
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Un film di Jee-woon Kim.
Con Byung-Hun Lee, Choi Min-sik, Jeon Kuk-Hwan, Oh San-Ha, Kim Yun-Seo.
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Titolo originale Akmareul Boattda.
Horror,
durata 141 min.
- Corea del sud 2010.
MYMONETRO
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L'autoinganno dell'esistenza del diavolo
di The review from nowhereFeedback: 880 | altri commenti e recensioni di The review from nowhere |
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sabato 29 novembre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un thriller viscerale e adrenalinico, organico e, in molte occasioni, profondamente sgradevole, a causa di un'estetica scatologica invasiva e debordante, già dai primi minuti. Pornografico e stupido, assuefacente nella sua reiterata ed efferata violenza. Incentrato su un ambiguo rapporto tra un uomo comune e il Male, uno scontro tra il dolore e l'apatia, tra due temerarietà malate, tenute assieme da una comune facillità a ricorrere a torture di vario genere per urlare al mondo, noi crediamo, la propria incapacità di significare situazioni che lasciano impotenti, incapaci di vivere l'ineluttabile vuoto di un non senso, di accettare la realtà. La giustificazione dei mezzi in favore di un fine traducibile ad un istinto di puro godimento, sia esso espresso attraverso la vendetta o tramite l'abusiva sopraffazione dell'altro, si rintraccia in entrambi, in un continuo altrenarsi tra (pseudo)bene e male fino a confondersi, prevedibilmente, in un unico e deprecabile corpo sofferente, rappresentante l'uomo moderno nichilista. Il male radicale viene spettacolarizzato nelle sue continue e prevedibili manifestazioni, dall'asservimento della donna intesa come un oggetto da consumare, alla violenza cruda degli sfregi sulla carne innocente. In questo macabro e compiaciuto sadismo masochistico, non si può che prendere tristemente atto della disumanizzazione che un certo cinema ruffiano e reazionario fa dell'essere umano e della realtà rappresentata, per mezzo di astrazioni che riducono a pensare caratteristiche, rintracciabili realmente nel quotidiano, in termini fittizi e controproducenti, scandalizzando demagogicamente, e cospargendo di sale le ferite infette di persone arrabbiate. Come se il male non fosse altro che la sua esasperazione traumatizzata.
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