crismaggi
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mercoledì 7 luglio 2010
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draquila - la menzogna
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Innanzitutto vorrei precisare che sono di L’Aquila e che ho visto il film.
Per chi, come me, ha vissuto in prima persona il dramma del terremoto e le fasi successive, appare quasi assurdo che qualcuno possa interpretare la realtà in maniera così distorta e che altri siano pronti a crederci. Ma mi rendo conto che molte persone non hanno idea di cosa sia accaduto o stia accadendo veramente nella mia città.
Dovete considerare, se non ci avete ancora riflettuto, che il terremoto del 6 aprile 2009 ha distrutto un’intera città medioevale, non un piccolo borgo, un centro storico che si estende su diversi km quadrati. Era chiaro fin dall’inizio che la ricostruzione della città avrebbe richiesto anni di paziente lavoro di restauro, visto che la maggior parte degli edifici ha più di 500 anni.
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Innanzitutto vorrei precisare che sono di L’Aquila e che ho visto il film.
Per chi, come me, ha vissuto in prima persona il dramma del terremoto e le fasi successive, appare quasi assurdo che qualcuno possa interpretare la realtà in maniera così distorta e che altri siano pronti a crederci. Ma mi rendo conto che molte persone non hanno idea di cosa sia accaduto o stia accadendo veramente nella mia città.
Dovete considerare, se non ci avete ancora riflettuto, che il terremoto del 6 aprile 2009 ha distrutto un’intera città medioevale, non un piccolo borgo, un centro storico che si estende su diversi km quadrati. Era chiaro fin dall’inizio che la ricostruzione della città avrebbe richiesto anni di paziente lavoro di restauro, visto che la maggior parte degli edifici ha più di 500 anni. Ovviamente, se girate di notte (come ha fatto la Guzzanti), la città potrà apparire deserta, ma in realtà è tutt’un immenso cantiere a cielo aperto, ci sono lavori in corso ovunque, compreso nel centro della città.
Dopo il terremoto le tendopoli furono allestite in diversi punti della città e persino in molti giardini privati, per chi ne faceva richiesta. Vi posso assicurare che eravamo tutti liberi di andare e venire senza alcuna limitazione. Anzi, eravamo liberi di andare ovunque in Italia, dato che ci venivano dati biglietti gratis con qualunque mezzo di trasporto e per qualsiasi destinazione. Per molti, specie per anziani e bambini, quei campi divennero luoghi di aggregazione. Ci si riuniva fino a notte inoltrata, l’unico divieto era quello di non fare rumore per non disturbare quelli che dormivano. Forse è questa regola di buona creanza che la Guzzanti scambia per una “dittatura” eheheheh! Ovviamente nei campi non c’era alcun divieto di bere alcool, coca-cola o caffè. Il film Draquila è un abile tentativo di manipolare l’opinione pubblica. A prima vista potrebbe sembrare imparziale e oggettivo, la Guzzanti non nega che siano state fatte molte opere consistenti (e come potrebbe!), tuttavia insinua subdolamente che ci siano interessi lucrativi o addirittura piani eversivi dietro l’apparente efficienza e dedizione delle forze in campo. Per farsi rilasciare interviste a favore di Berlusconi sceglie persone semplici e ignoranti in modo che lo spettatore sia portato a pensare “Poverini, sono ingenui, si sono fatti abbindolare”, mentre i giornalisti, politici e intellettuali intervistati quelli sì che hanno capito tutto, ma ahimé non li fanno parlare, non sono liberi di esprimersi, di denunciare i soprusi, nemmeno su Repubblica (???).
Trovo ignobile strumentalizzare queste disgrazie per fini politici e disprezzo chi si presta a questi giochetti. A proposito, parlando di libertà d’informazione, mi piacerebbe sapere perché nessun giornale ha pubblicato la notizia della manifestazione che è stata indetta a L’Aquila all’indomani della proiezione del film della Guzzanti o la foto dello striscione con su scritto : “VERGOGNA GUZZANTI!”
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tumau
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lunedì 7 marzo 2011
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doloroso
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Un film doloroso, ben lontano da quello che mi sarei aspettato e che ,da qualche anticipazione , fosse intuibile .
Una cronaca,ma meglio dire un amaro racconto della via crucis degli abitanti dell’Aquila.
Un terremoto è un evento naturale e, sembra, in gran parte imprevedibile.
Prevedibili sono invece le misure per assistere le vittime e la ricostruzione (oltreché attuare norme di edificazione e protezione che possano provocare danni limitati)
La storia di questo terremoto è la sintesi, purtroppo, di quello che avviene quando l’unico orizzonte è il denaro .
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Un film doloroso, ben lontano da quello che mi sarei aspettato e che ,da qualche anticipazione , fosse intuibile .
Una cronaca,ma meglio dire un amaro racconto della via crucis degli abitanti dell’Aquila.
Un terremoto è un evento naturale e, sembra, in gran parte imprevedibile.
Prevedibili sono invece le misure per assistere le vittime e la ricostruzione (oltreché attuare norme di edificazione e protezione che possano provocare danni limitati)
La storia di questo terremoto è la sintesi, purtroppo, di quello che avviene quando l’unico orizzonte è il denaro .
Un insieme di oltraggi, miserie, appropriazioni e cinismo assoluto di chi deve ,ripeto ,deve rappresentare le istituzioni.
Volti spezzati ma anche parole di dignità , di dolore pudico. Di illusioni indotte dall’apparato politico-televisivo in modo cinico per ottenere consenso ed impedire la protesta .
Vi segnalo due momenti “speciali”: l’intervista al redattore del Centro – quotidiano locale .Un uomo che si fida delle rassicurazioni date dalle autorità (non tutti sanno che il terremoto dette avvisaglie che non furono considerate preoccupanti ). Quest’uomo rassicura la sua famiglia perché le istituzioni così gli hanno detto . Gli muoiono due figli sotto le macerie . Angosciante ascoltare quell’uomo tradito da quella cosa che insegnava ai suoi figli – credeva nello stato e nelle persone che lo rappresentano – Sta li la tragedia di questi anni - Chi ha responsabilità non ne è né degno né consapevole. Rappresenta solo se stesso, la propria avidità e il “mandato” di chi lo ha messo in quella posizione. C’è anche un intervista ad un vecchio intellettuale: si oppone allo sgombero sollecitato e quasi imposto dalle forze dell’ordine. Racconta la sua esperienza con un italiano leggero e raffinato e conclude con un gesto di orgoglio e rivolta fanciullesca “non mi strappano dalla mia casa perché se vado via mi fottono “
E poi ascoltate le parole che chiudono il film. Riflettete su quelle parole.
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luca scialò
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sabato 26 marzo 2011
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docu-film sull'aquila e la protezione civile
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Docu-film sul terremoto che ha ferito gravemente L'Aquila, su come stanno davvero le cose al di là degli scimmiottamenti e delle censure di alcuni principali media. Soprattutto, al di là di ciò che chi è al Governo vuol far credere. Come ogni docu-film che si rispetti, dà voce a chi ha subito sulla propria pelle quella tragedia, e per di più ha subito pure la prepotenza dello Stato che gli impone le sue scelte. C'è chi è morto sotto le macerie, perché qualcuno che aveva il dovere di informarlo del pericolo imminente, non l'ha fatto. E c'è chi è sopravvissuto, ma ha perso tutto o quasi, ed è costretto a vivere in tenda o in una casa artificiale che non sente propria.
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Docu-film sul terremoto che ha ferito gravemente L'Aquila, su come stanno davvero le cose al di là degli scimmiottamenti e delle censure di alcuni principali media. Soprattutto, al di là di ciò che chi è al Governo vuol far credere. Come ogni docu-film che si rispetti, dà voce a chi ha subito sulla propria pelle quella tragedia, e per di più ha subito pure la prepotenza dello Stato che gli impone le sue scelte. C'è chi è morto sotto le macerie, perché qualcuno che aveva il dovere di informarlo del pericolo imminente, non l'ha fatto. E c'è chi è sopravvissuto, ma ha perso tutto o quasi, ed è costretto a vivere in tenda o in una casa artificiale che non sente propria.
Ampio spazio è dedicato anche alla Protezione civile, la quale negli ultimi anni ha accumulato in modo assurdo infiniti poteri e prelazioni su molti lavori e servizi pubblici; anche quelli che dovrebbero essere "ordinari".
Un film che trasmette rabbia, sgomento, voglia di reagire. Ma soprattutto informa. Cosa che in questo Paese sembra essere diventata sempre più una chimera e un pericolo per chi ci prova. Come avviene in ogni regime dittatoriale che si rispetti. E per questo che è riuscito e ha raggiunto l'obiettivo prefissato.
Quarto film per Sabina Guzzanti. La quale, dopo Viva Zapatero! e Le ragioni dell'aragosta, ha dimostrato di aver raggiunto una discreta maturità dietro la macchina da presa. E può fare proprio un genere non facile come quello appunto dei film documentari, soprattutto in un Paese spesso ostruzionista e disinteressato come il nostro.
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oblomovita
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mercoledì 28 luglio 2010
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sconvolgente
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Un documentario che lascia senza parole. Oltre ogni limite di immaginazione, la speculazione sulle miserie e sulle vite della gente non conosce limite.
Sabina, secondo me, senza superare il limite del politically correct (mai un'ingiuria) fa la disanima del sistema protezione civile.
Non do le 5 stelle, in quanto a mio avviso, manca un punto di vista più generale non tanto sui rapporti tra mafia ed economia, ma quanto tra poteri forti (economici) e Berlusconi. Chi manovra le marionette rimane sempre all'oscuro.
Per vedere l'albero, Sabina non vede la foresta.
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camillatoscani
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lunedì 11 luglio 2011
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l'italietta di berlusconi
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Il documentario dipinge l'Italietta di Berlusconi, che trae beneficio dalle disgrazie del popolo Aquilano. Come i due imprenditori, che intercettati telefonicamente, si esaltavano, progettando guadagni per la ricostruzione della città. Ricostruzione che il premier ha paventato, con una ricca campagna stampa, che è servita a prendere voti. Sappiamo benissimo che al momento attuale, gli sfollati sono ancora tantissimi. La Guzzanti col solito piglio deciso e soprattutto ironico, coglie nel segno. Ma attenzione: non facciamoci ingannare dalle risate che escono guardando il film.... qui siamo di fronte ad una catastrofe sociale e non c'è nulla da ridere, nè per quanto riguarda il terremoto, nè per quanto riguarda la situazione politico-economica dell'Italia.
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Il documentario dipinge l'Italietta di Berlusconi, che trae beneficio dalle disgrazie del popolo Aquilano. Come i due imprenditori, che intercettati telefonicamente, si esaltavano, progettando guadagni per la ricostruzione della città. Ricostruzione che il premier ha paventato, con una ricca campagna stampa, che è servita a prendere voti. Sappiamo benissimo che al momento attuale, gli sfollati sono ancora tantissimi. La Guzzanti col solito piglio deciso e soprattutto ironico, coglie nel segno. Ma attenzione: non facciamoci ingannare dalle risate che escono guardando il film.... qui siamo di fronte ad una catastrofe sociale e non c'è nulla da ridere, nè per quanto riguarda il terremoto, nè per quanto riguarda la situazione politico-economica dell'Italia. Un documentario memorabile, che fra qualche decennio, assumerà ancora più valore. Ora, pare che tutta la penisola, sia anestetizzata dal berlusconismo.
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gabriele cuzzi
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venerdì 24 dicembre 2010
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obiettività
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Questo film potrebbe essere intrerpretato in molti modi, perchè è sviluppato su uno scenario delicato della storia politica italiana attuale, per questo il film non vuole essere una dimostrazione politica di parte, ma semplicemente intende mostrare obiettivamente una realtà locale, intervistando le persone del posto, e documentando appunto fatti, opinioni, falsità che i nostri media ci trasmettono. Secondo me più registi dovrebbero almeno tentare con coraggio di formulare questi generi di film che interessano in maniera completa tutta la popolazione nazionale.
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