laulilla
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mercoledì 28 aprile 2010
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la guerra ai tempi della tv
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In anticipo di tre mesi, torna dall'Iraq il sergente William Montgomery, per una brutta ferita a un occhio. L'esercito americano, perciò, gli propone di saldare il suo debito contrattuale occupando il tempo residuo in una missione delicata e difficile: notificare di persona ai congiunti dei soldati uccisi durante la guerra irachena l'avvenuto decesso del loro familiare, con una breve comunicazione, senza lasciare spazio al proprio coinvolgimento emotivo. L'efficienza della burocrazia americana ha previsto, allo scopo, un regolamento particolareggiato, che presenta un minuto elenco delle cose che si non devono fare e di quelle vanno assolutamente fatte, non preoccupandosi affatto che le ragioni del cuore possano confliggere con quelle delle regole.
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In anticipo di tre mesi, torna dall'Iraq il sergente William Montgomery, per una brutta ferita a un occhio. L'esercito americano, perciò, gli propone di saldare il suo debito contrattuale occupando il tempo residuo in una missione delicata e difficile: notificare di persona ai congiunti dei soldati uccisi durante la guerra irachena l'avvenuto decesso del loro familiare, con una breve comunicazione, senza lasciare spazio al proprio coinvolgimento emotivo. L'efficienza della burocrazia americana ha previsto, allo scopo, un regolamento particolareggiato, che presenta un minuto elenco delle cose che si non devono fare e di quelle vanno assolutamente fatte, non preoccupandosi affatto che le ragioni del cuore possano confliggere con quelle delle regole. Il sergente William, però, a differenza del suo accompagnatore Tony Stone, ha avuto una breve, anche se tremenda, esperienza della guerra e non si è quindi disumanizzato a sufficienza per accettare in pieno la logica delle regole che dovrebbe attuare: il dolore del prossimo è suo; così come sono suoi lo strazio degli uomini e delle donne che ricevono una notizia così tragica da sconvolgere la loro vita, i loro sogni, i loro progetti. A differenza del suo collega, a William non piace il deserto degli affetti e delle illusioni e crede che gli sia possibile progettare il proprio futuro, magari lontano dall'esercito, e vicino alle persone che potrebbero un giorno amarlo.
Il film, che mi è sembrato molto bello, a mio avviso presenta almeno due motivi di riflessione: in primo luogo la guerra non è solo strazio e dolore degli inermi che ne subiscono le conseguenze, ma è sofferenza di tutti, dei vinti e dei vincitori, perché è impossibile tornare dalla guerra senza ferite alla propria dignità, alla propria anima, sia che queste ferite ancora facciano male nel corpo e nella mente, come in William, sia che vengano cancellate da una sopravvenuta indifferenza che è deserto del cuore, aridità che non appaga, come in Tony. La guerra, inoltre, (ed è l'altro motivo di riflessione) può essere accettata dalle popolazioni solo se non si permette all'informazione di fare il suo mestiere, raccontandola per quello che è, sul campo degli orrori e del sangue e nelle conseguenze dolorose che provoca nelle persone. L'efficienza dell'applicazione del regolamento per la notifica diventa lo strumento predisposto per scongiurare il rischio che le notizie più tragiche arrivino prima attraverso i mass-media, perché un lutto familiare si moltiplicherebbe in un lutto di tutti e probabilmente, alla lunga, come aveva già insegnato l'esperienza in Vietnam, in un rifiuto di massa della guerra. Chi deve applicare il regolamento, non per nulla deve essere reperibile, attraverso un cerca persone, in qualsiasi ora del giorno e della notte, per recarsi immediatamente a comunicare l'evento funesto. Un film da vedere, minimalista nei toni, ma molto efficace nel diffondere un alto messaggio di pace, privo di enfasi retorica. Bravissimi gli attori.
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mercoledì 1 settembre 2010
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film anti-bellico sull'invisibile guerra irachena
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Il sergente Will (Ben Foster), tornato da poco dall'Iraq, ed il capitano Tony (Woody Harrelson) hanno il gravoso compito di comunicare la caduta dei soldati al fronte alle rispettive famiglie. All'apparenza incompatibili, i due stringono una sincera amicizia che li aiuta a confrontarsi con le proprie difficoltà personali: l'alcolismo di Tony e la sofferta relazione con l'ex-fidanzata Kelly (Jena Malone) per Will, il quale cerca intanto di costruire un nuovo rapporto, complesso e fragile, con Olivia (Samantha Morton).
Il regista debuttante Oren Moverman firma un intenso film anti-bellico (anche se non dichiaratamente) sull'invisibile guerra irachena (finalmente sottratta all'anestetica idealizzazione dei media): attinge, rielaborandolo con intelligenza, al repertorio classico dell'alienazione del reduce (ben codificato nella vasta filmografia post-Vietnam, da Il Cacciatore a Taxi Driver): la morte come destino comune per chi conosce gli orrori del fronte (fisica per i caduti, morale e psicologica per i sopravvissuti), l'inevitabilità di tornare cambiati nell'intimo e devastati nell'animo, l'incapacità di rinserirsi in una vita comunemente ordinaria, l'incomunicabilità del male, il senso di colpa di chi si è salvato.
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Il sergente Will (Ben Foster), tornato da poco dall'Iraq, ed il capitano Tony (Woody Harrelson) hanno il gravoso compito di comunicare la caduta dei soldati al fronte alle rispettive famiglie. All'apparenza incompatibili, i due stringono una sincera amicizia che li aiuta a confrontarsi con le proprie difficoltà personali: l'alcolismo di Tony e la sofferta relazione con l'ex-fidanzata Kelly (Jena Malone) per Will, il quale cerca intanto di costruire un nuovo rapporto, complesso e fragile, con Olivia (Samantha Morton).
Il regista debuttante Oren Moverman firma un intenso film anti-bellico (anche se non dichiaratamente) sull'invisibile guerra irachena (finalmente sottratta all'anestetica idealizzazione dei media): attinge, rielaborandolo con intelligenza, al repertorio classico dell'alienazione del reduce (ben codificato nella vasta filmografia post-Vietnam, da Il Cacciatore a Taxi Driver): la morte come destino comune per chi conosce gli orrori del fronte (fisica per i caduti, morale e psicologica per i sopravvissuti), l'inevitabilità di tornare cambiati nell'intimo e devastati nell'animo, l'incapacità di rinserirsi in una vita comunemente ordinaria, l'incomunicabilità del male, il senso di colpa di chi si è salvato. Ma ciò che arricchisce il film di una dimensione più profonda, caricandolo di emotività senza però scadere nei patetismi, è quell'entrare, un po'intrusivo ma toccante, nell'intimità dolorosa di famiglie sconvolte dalla tragedia, dipingendone con tratto garbato e rispettoso la galleria di reazioni che vanno dalla disperazione cieca, al rifiuto rabbioso, dall'incredulità sgomenta, al cordoglio attonito. E'un mondo di anziani, donne e bambini che la mancanza di uomini fa sembrare più indifeso e vulnerabile e che si trova a dover elaborare, con le proprie sole forze, la sconvolgenza traumatica del lutto. La forza rivelatoria di alcune sequenze (su tutte, quella disturbante e terribile dell'irruzione dei due, ubriachi e malridotti, al matrimonio di Kelly) e la pregnanza dei dialoghi, la verosimiglianza psicologica e le rarefatte scaglie di ironia ne fanno un film dall'enorme potenziale, purtroppo in (piccola) parte tradito da qualche eccesso di scrittura (il padre irascibile e stizzoso che va a chiedere scusa, il finale vagamente consolatorio), probabilmente inserito per venire incontro ai gusti del grande pubblico. Ma il risultato finale è comunque di invidiabile riuscita.
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m.d.c
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giovedì 22 aprile 2010
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di questo non si parla...oltre le regole
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Risveglio del cinema americano, quello vivo, pulsante e sotterraneo, lontano dagli stereotipi del dolore di hollywood (alla 7 anime per intenderci) che offre allo spettatore, per ora solo pochi fortunati, il dolente e allusivo spaccato di Oltre le regole- the messenger.Il compito dei due militari protagonisti, il giovane reduce Ben Foster, segnato nel fiisco e nella psiche, e il veterano Woody Harrelson, incaricati di comunicare alle famiglie dei caduti in Iraq la perdita dei loro congiunti assume una valenza simbolica e inquietante viste anche le modalità con cui il compito deve essere svolto. I tempi infatti sono strettissimi, le procedure da seguire così rigide da risultare parossistiche: comunicare la notizia ed evitare ogni contatto con i familiari delle vittime per escludere coinvolgimenti; ennesima stortura della logica militare,o precetto per liberarsi al più presto di una imbarazzante ed equivoca dimostrazione di umanità? Ecco quindi alternarsi sullo schermo le diverse facce del dolore: dalla madre di colore che urla disperta la sua rabbia, al padre borghese, un intenso Steve Buscemi, sopreso con guanti e cesoie nel giardino di casa che reagisce provocando fisicamente i due militari che si sforzano di restare impassibili, per arrivare alla vedova Samantha Morton, l'unica a non avere una reazione scomposta ma addirittura a ringraziare la rigida coppia.
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Risveglio del cinema americano, quello vivo, pulsante e sotterraneo, lontano dagli stereotipi del dolore di hollywood (alla 7 anime per intenderci) che offre allo spettatore, per ora solo pochi fortunati, il dolente e allusivo spaccato di Oltre le regole- the messenger.Il compito dei due militari protagonisti, il giovane reduce Ben Foster, segnato nel fiisco e nella psiche, e il veterano Woody Harrelson, incaricati di comunicare alle famiglie dei caduti in Iraq la perdita dei loro congiunti assume una valenza simbolica e inquietante viste anche le modalità con cui il compito deve essere svolto. I tempi infatti sono strettissimi, le procedure da seguire così rigide da risultare parossistiche: comunicare la notizia ed evitare ogni contatto con i familiari delle vittime per escludere coinvolgimenti; ennesima stortura della logica militare,o precetto per liberarsi al più presto di una imbarazzante ed equivoca dimostrazione di umanità? Ecco quindi alternarsi sullo schermo le diverse facce del dolore: dalla madre di colore che urla disperta la sua rabbia, al padre borghese, un intenso Steve Buscemi, sopreso con guanti e cesoie nel giardino di casa che reagisce provocando fisicamente i due militari che si sforzano di restare impassibili, per arrivare alla vedova Samantha Morton, l'unica a non avere una reazione scomposta ma addirittura a ringraziare la rigida coppia. Ed è quest'ultima ad impressionare di più il giovane sergente che si avvicina timidamente alla donna sforzandosi di stabilire con lei un contatto, forse senza nessuno sbocco. A metà fra il dramma privato e quello pubblico, Oltre le regole rinnova il ritratto di un'America ripiegata su stessa, costretta a guardarsi allo specchio per riflettere sulle sue contraddizioni sociali, mostrando con sapienza differenze di classe e solitudini irrimediabili, come quella del giovane sergente appena abbandonato dalla fidanzata Jena Malone, in procinto di sposare un altro. Lo sguardo trasversale che la storia propone sulla guerra (le vittime non sono solo i militari ma anche i loro cari), immergendosi senza avere il timore delle sfida in una materia così dolente è tale da riscattare anche qualche sterotipo o semplicistica approssimazione (il ritratto dell'ufficiale beone, interpretato da Harrelson,che in fondo ha un cuore piagendo al racconto del collega).
Tutto comunque in Oltre le ragole sembra lontano anni luce dalla finzione macchinosa e immedicabile che l'industria cinematografia americana, con i suoi ingranaggi, tenta di sovraporre alla realtà, in un tentativo di rimozione che assomiglia a quello di chi si sforza di nascondere affannosamente la sporcizia sotto il tappeto.
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nigel mansell
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giovedì 9 dicembre 2010
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un gran bel film
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Un gran bel film con una tensione e nervosismo che si taglia con il coltello, con un esercito, dei reduci, gli stati uniti che fanno finta che sia tutto sotto controllo, che una guerra è poi un affare come un altro. Poi tutto si dirime ed anche gli uomini in divisa piangono. Non servono tante parole per capire che merda può essere una guerra, sugli effetti devastanti che può creare in una generazione, nella società: basta guardare film come questi.
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angelo umana
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lunedì 15 settembre 2014
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messaggeri di pace
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Tony è un reduce della guerra in Kuwait, Will è un reduce un poco più giovane della guerra in Iraq, con ancora i postumi delle ferite, dovrebbe congedarsi dopo tre mesi. Viene incaricato di accompagnare Tony nello sgradevole compito di “notificazione vittime” o angeli della morte come il più esperto li chiama: dire al parente di cui hanno il nome, e solo a lui, del decesso del loro congiunto, quattro frasi standard con le raccomandazioni che Tony, saccente e logorroico, dà al più giovane: non toccare mai il congiunto, l’avviso deve avvenire entro 24 ore dall’identificazione per non farsi anticipare da altri informatori, attenersi alle regole e alla disciplina militare, in divisa e con tutte le mostrine al petto, un avviso “mordi e fuggi”.
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Tony è un reduce della guerra in Kuwait, Will è un reduce un poco più giovane della guerra in Iraq, con ancora i postumi delle ferite, dovrebbe congedarsi dopo tre mesi. Viene incaricato di accompagnare Tony nello sgradevole compito di “notificazione vittime” o angeli della morte come il più esperto li chiama: dire al parente di cui hanno il nome, e solo a lui, del decesso del loro congiunto, quattro frasi standard con le raccomandazioni che Tony, saccente e logorroico, dà al più giovane: non toccare mai il congiunto, l’avviso deve avvenire entro 24 ore dall’identificazione per non farsi anticipare da altri informatori, attenersi alle regole e alla disciplina militare, in divisa e con tutte le mostrine al petto, un avviso “mordi e fuggi”.
E’ fatale che Will (Ben Foster) cominci a interpretare il ruolo a modo suo, con maggiore umanità del collega che invece l’ha sepolta dentro e mostra solo il cinismo con cui difende sé stesso (superba interpretazione di Woody Harrelson). Per lui l’esercito è ormai casa sua: “Sono proprietà dell’esercito e a me sta bene”. “Entriamo nella vita di persone di cui non sappiamo nulla” e “Fuck off la procedura, sono solo persone, io non sono come te”: questo invece pensa e dice il più giovane. E’ fatale pure che, per la partecipazione umana che mette Will nel compito, già dopo qualche notifica venga attratto da una vedova, la dolce Olivia-Samantha Morton, con qualche anno più di lui, e dal suo bambino, la famiglia che il soldato ancora non ha. Molto brava questa attrice nel mostrare il travaglio che la situazione le dà. Eppure Tony lo aveva detto a Will: “Il tuo compito ha a che fare con qualcos’altro, devi viverlo di persona”. In effetti notificare al congiunto la morte in guerra di un ragazzo non può limitarsi a quattro frasi dette con tono asettico e senza nemmeno avvicinarsi ai familiari (uno di questi è il papà di un ragazzo di 20 anni, ha in giardino l’albero che aveva piantato quando il figlio nacque, si tratta dell’attore Steve Buscemi).
Il film, del 2009, è valso l’Orso d’argento al 59° festival di Berlino al regista Oren Moverman, nato nel 1966 in Israele e che cominciò a 22 anni in America a occuparsi di cinema. Di guerra deve aver sempre sentito parlare, dunque, per via della sua provenienza e perché vive nel paese gendarme del mondo. Il film è interessante e capta la partecipazione dello spettatore, quando in America ci si mettono sanno toccare tutte le corde del cuore. Qui abbiamo il cinismo di riflesso di Tony, quello che possono provare i reduci, per non farsi schiacciare dai ricordi e per non legarsi ad affetti che sanno di poter perdere. La corazza si spezza e abbiamo il pianto di questo “duro” quando Will, ormai suo amico, gli racconta di come salvò due compagni e come gli “esplose” sotto gli occhi un altro. C’è pure la disillusione dei due ai funerali, “bandiere e polpettone”, e l’importanza che possono dare a una festa di matrimonio – quello dell’ex fidanzata di Will con un nuovo compagno - partecipazione del tutto dissacratoria dei due, mezzi ubriachi. Non poteva mancare naturalmente il risvolto affettivo per la vedova Samantha e le considerazioni sparse sul senso delle guerre (Vietnam, Bosnia, Iraq, Afghanistan e la lista non finisce), con l’America che recluta anche in un centro commerciale poveri ragazzi da mandare a 7000 km. da casa, “leoni per agnelli” (film di Robert Redford del 2007 con Meryl Streep e Tom Cruise). “Questa è l’America!”, comunque.
(Il titolo in italiano “Oltre le regole” sembra una banale drammatizzazione di “The Messenger”).
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filippo catani
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domenica 8 marzo 2015
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le scorie della guerra
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Reduce da un terribile incidente in Iraq e ormai prossimo al congedo, un militare viene affidato al servizio notifiche; dovrà andare dalle famiglie dei caduti per annunciarne la morte. Il ragazzo farà allora conoscenza con il suo socio e superiore.
Moverman riflette con intelligenza sul dramma della guerra sia essa in Iraq o in qualsiasi altra parte del mondo e lo fa puntando l'attenzione su coloro che formalmente devono dare le comunicazioni ai familiari prima che questi ne vengano a conoscenza dai media. Un lavoro difficile e logorante che metterebbe alla prova chiunque anche perchè non si sa quali possano essere le reazioni dei congiunti. A farlo sono una coppia di militari che hanno a loro volta dei pesi terribili nel cuore: uno ha perso l'amore della vita per partire in guerra rischiando di tornarne menomato e ora beve e ascolta musica heavy metal.
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Reduce da un terribile incidente in Iraq e ormai prossimo al congedo, un militare viene affidato al servizio notifiche; dovrà andare dalle famiglie dei caduti per annunciarne la morte. Il ragazzo farà allora conoscenza con il suo socio e superiore.
Moverman riflette con intelligenza sul dramma della guerra sia essa in Iraq o in qualsiasi altra parte del mondo e lo fa puntando l'attenzione su coloro che formalmente devono dare le comunicazioni ai familiari prima che questi ne vengano a conoscenza dai media. Un lavoro difficile e logorante che metterebbe alla prova chiunque anche perchè non si sa quali possano essere le reazioni dei congiunti. A farlo sono una coppia di militari che hanno a loro volta dei pesi terribili nel cuore: uno ha perso l'amore della vita per partire in guerra rischiando di tornarne menomato e ora beve e ascolta musica heavy metal. L'altro ha un passato sentimentale disperato e un sacco di problemi di alcolismo. Ecco il film se da una parte indaga sul rapporto che si crea tra uno dei due militari e una giovane vedova dall'altra parte nella seconda metà della pellicola perde un po' di nerbo e finisce con l'incartarsi su se stesso girando intorno a delle conclusioni già date per assodate. Funziona però bene la coppia Foster-Harrelson con quest'ultimo che spicca maggiormente. Insomma la guerra dietro di se lascia solo morte,distruzione, lutti e sconforto ma pare che la lezione non sia ancora stata digerita.
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dandy
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mercoledì 7 luglio 2021
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la solitudine nel dolore...
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Il film dell'esordiente regista illustra un aspetto inedito della guerra,quello di chi ha lo sgradito compito di comunicare la morte dei soldati a chi aspetta a casa,e nel modo più inumano possibile secondo una procedura che non tiene minimamente conto dell'individuo(tra le altre cose,si deve evitare qualsiasi contatto con i civili,e non si deve rispondere a certe doimande).L'intrusione fredda e distaccata pretesa da chi ha già i propri traumi dopo essere tornato dalla guerra e non ha più nessuno che lo aspetta.Perfetto il tono bilanciato,sobrio,che fa percepire il dolore di chi riceve la peggiore notizia possibile,con le diverse reazioni ad essa(c'è anche uno spiazzante e tragico riappacificamento tra un padre furioso e la figlia che ha segretamente sposato il defunto)e la condizione di disagio di chi il dolore deve reprimerlo.
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Il film dell'esordiente regista illustra un aspetto inedito della guerra,quello di chi ha lo sgradito compito di comunicare la morte dei soldati a chi aspetta a casa,e nel modo più inumano possibile secondo una procedura che non tiene minimamente conto dell'individuo(tra le altre cose,si deve evitare qualsiasi contatto con i civili,e non si deve rispondere a certe doimande).L'intrusione fredda e distaccata pretesa da chi ha già i propri traumi dopo essere tornato dalla guerra e non ha più nessuno che lo aspetta.Perfetto il tono bilanciato,sobrio,che fa percepire il dolore di chi riceve la peggiore notizia possibile,con le diverse reazioni ad essa(c'è anche uno spiazzante e tragico riappacificamento tra un padre furioso e la figlia che ha segretamente sposato il defunto)e la condizione di disagio di chi il dolore deve reprimerlo.Molto ben gestito anche il classico clichè della coppia cinico inflessibile-fragile e umano(con il primo che in realtà nasconde un animo più sensibile del secondo)e lo sviluppo della relazione tra Montgomery e la vedova.Un ottimo esempio di cinema umano,fatto di emozioni e sentimenti che finiscono per prevalere sulla disciplina e i regolamenti.Bravissimi gli attori(Harrelson è stato candidato all'Oscar).Steve Buscemi è uno dei genitori a cui viene comunicata la morte del figlio.Orso d'argento a Berlino per la sceneggiatura.
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