arvin
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giovedì 29 gennaio 2009
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verdone non basta e il film non si salva
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Nonostante la presenza di attori del Calibro di Verdone e Castellitto, Italians è un film del tutto privo di originalità ed iniziativa. Veronesi si crogiola nei luogi comuni e negli stereotipi che vedono il popolo italiano come un popolo di furbetti, ladri e puttanieri. Il primo capitolo è del tutto privo di senso, la storia non regge, non c'è trama, non c'è un nesso, non c'è un fine. E' un accozzaglia di luoghi comuni e di banalità.. La presenza di scamarcio un mero meccanismo di Marketing volto più a guardare all'incasso più che al film. Verdone con il suo straordinario talento e la sua comicità spontanea fa il possibile, e il film andrebbe visto solo per lui, ma non basta a salvare questa commedia.
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Nonostante la presenza di attori del Calibro di Verdone e Castellitto, Italians è un film del tutto privo di originalità ed iniziativa. Veronesi si crogiola nei luogi comuni e negli stereotipi che vedono il popolo italiano come un popolo di furbetti, ladri e puttanieri. Il primo capitolo è del tutto privo di senso, la storia non regge, non c'è trama, non c'è un nesso, non c'è un fine. E' un accozzaglia di luoghi comuni e di banalità.. La presenza di scamarcio un mero meccanismo di Marketing volto più a guardare all'incasso più che al film. Verdone con il suo straordinario talento e la sua comicità spontanea fa il possibile, e il film andrebbe visto solo per lui, ma non basta a salvare questa commedia. Una commedia banale, poco orginale, scontata.La commedia dei luoghi comuni la definirei. Un operazione più commerciale che cinematografica il cui risultato verrà sicuramente premiato al boxe office, ma la cui qualità lascia molto a desiderare...
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diana
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domenica 1 febbraio 2009
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luoghi comuni
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Veramente un film dove c'è la battuta"ci facciamo delle belle ficcatone", (o qualcosa di simile), non sarebbe da recensire.
Comunque, in nome della cinefilia, proverò a fare qualche considerazione.Innanzitutto i criteri di giudizio cambiano a seconda che si parli di un film che ha pretese artistiche, o di un film del genere cinepanettone. Io penso che Italians si proponga come appartenente alla prima categoria, per cui non si può sorvolare su difetti che per un film dell'altro genere non si prenderebbero in considerazione
essendo "nella norma" per un prodotto solo commerciale. Ora, se il modello voleva essere la commedia alla Alberto Sordi tipo "Finchè c'è guerra c'è speranza",(o alla Scola, alla Monicelli.
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Veramente un film dove c'è la battuta"ci facciamo delle belle ficcatone", (o qualcosa di simile), non sarebbe da recensire.
Comunque, in nome della cinefilia, proverò a fare qualche considerazione.Innanzitutto i criteri di giudizio cambiano a seconda che si parli di un film che ha pretese artistiche, o di un film del genere cinepanettone. Io penso che Italians si proponga come appartenente alla prima categoria, per cui non si può sorvolare su difetti che per un film dell'altro genere non si prenderebbero in considerazione
essendo "nella norma" per un prodotto solo commerciale. Ora, se il modello voleva essere la commedia alla Alberto Sordi tipo "Finchè c'è guerra c'è speranza",(o alla Scola, alla Monicelli...), cioè, divertente ma con un suo obiettivo di approfondimento e di denuncia sociale, il film di Veronesi lo manca per vari motivi.Innanzitutto per il linguaggio cinematografico,non incisivo, poi per il plot narrativo,debole in entrambi gli episodi,e nel primo nonostante le buone intenzioni sfilacciato e fumoso tanto da diventare a volte soporifero.A parte la scena della corsa delle Ferrari nel deserto, non vedo cosa potrebbe salvarsi di questo episodio:il tema della ragazza sfigurata sotto il velo è trattato senza convinzione, la generosità del ladro di
auto, in mancanza di un approfondimento psicologico del personaggio,risulta piuttosto inverosimile,prevedibile il finale.Il secondo episodio è maggiormente articolato e punta più sulla comicità...ma che comicità!Le situazioni comiche consistono per lo più in :turpiloquio, allusioni sessuali, scazzottature in un night con rovinio dei protagonisti sui tavoli, luoghi comuni che più comuni non si può sugli italiani e sul sesso. Niente di nuovo quindi,ma è un peccato perchè questo episodio, con una cura maggiore, avrebbe potuto raggiungere un buon risultato.La denuncia della situazione della Russia odierna, con i i magnati plurimiliardari , "mafiosi" e cafoni
contrapposti alla semplicità di un popolo che conserva valori patriarcali e grande umanità,si stempera nel prevalere della farsa sulla commedia. La svolta nella vita del dottor Carminati arriva in modo un po' semplicistico, ma è bella l'idea che la previsione dell'amico:"Tu non torni più da San Pietroburgo",con riferimento alle delizie del sesso, invece si verifichi a causa di più nobili motivi. Carino il
finale, bravi gli attori di entrambi gli episodi, ma mi domando se la volgarità di parecchie battute del magnaccia siciliano, in particolare nella scena iniziale della videochiamata,che danno al film un mood per cui la fabula atellana al confronto è una commedia sofisticata,era proprio così necessaria dato che l'attore caratterizzava già abbastanza bene il personaggio.
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riccardo l'abbate
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domenica 25 gennaio 2009
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senza trama, né ispirazione.
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Appena sufficiente il primo episodio con una trama più credibile rispetto alla seconda parte del film (seppure con evidenti pecche), dove si vede un buon Castellitto interpretare un decano del contrabbando di autovetture di lusso al suo ultimo viaggio prima della pensione, e uno scapestrato Scamarcio a raccoglierne l'eredità professionale. Si attende una scossa, che pur con colpo di scena finale, non arriva mai.
Poi un Verdone quasi ridicolo nella mimica, rappresenta un dentista affermato alle prese con i demoni di una vita privata fatta di depressione ed ansiolitici, che cerca un personale riscatto a San Pietroburgo, in occasione di un convegno. Un suo collega lo convince, prima della partenza, a cercare di lenire le proprie sofferenze grazie alle gioie del sesso a pagamento, affidandosi alla capacità gestionale di un rumoroso emigrante pappone siculo, pronto ad attenderlo in terra russa.
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Appena sufficiente il primo episodio con una trama più credibile rispetto alla seconda parte del film (seppure con evidenti pecche), dove si vede un buon Castellitto interpretare un decano del contrabbando di autovetture di lusso al suo ultimo viaggio prima della pensione, e uno scapestrato Scamarcio a raccoglierne l'eredità professionale. Si attende una scossa, che pur con colpo di scena finale, non arriva mai.
Poi un Verdone quasi ridicolo nella mimica, rappresenta un dentista affermato alle prese con i demoni di una vita privata fatta di depressione ed ansiolitici, che cerca un personale riscatto a San Pietroburgo, in occasione di un convegno. Un suo collega lo convince, prima della partenza, a cercare di lenire le proprie sofferenze grazie alle gioie del sesso a pagamento, affidandosi alla capacità gestionale di un rumoroso emigrante pappone siculo, pronto ad attenderlo in terra russa.
Qui la trama dovrebbe vivere di luce propria con il contrasto tra lo sbilenco pragmatismo del professionista affermato ed il "genio" e sregolatezza del suo angelo custode, ma il tutto si risolve in qualche gag da cinepanettone, ed un finale banale oltre che eufimisticamente poco credibile, ma soprattutto sconsigliato ai diabetici.
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giulia
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venerdì 30 gennaio 2009
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italiani, brava gente
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Gli italiani secondo Giovanni Veronesi, ovvero secondo gli occhi di chi gli italiani li guarda dall'estero, fuori dal loro bel Stivale. Un popolo di piacioni, di ladri, di sbruffoni dall'inconfondibile cuore d'oro, costretti a sventolare ovunque il tricolore delle volgarità solo perchè italiani. Tuttavia gli "italians" di Veronesi si redimono, si riscattano dai luoghi comuni del loro Belpaese, ognuno con i suoi gesti estremi, ognuno perfetta macchietta italica. Il primo episodio del film incrocia due esemplari italici tipici della piccola borghesia illecitamente arricchita: Sergio Castellitto impavido ladro di Ferrari con fitta rete di commercio in quel di Dubai con al seguito il bel Scamarcio, successore designato e destinato a seguire le orme del camionista d.
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Gli italiani secondo Giovanni Veronesi, ovvero secondo gli occhi di chi gli italiani li guarda dall'estero, fuori dal loro bel Stivale. Un popolo di piacioni, di ladri, di sbruffoni dall'inconfondibile cuore d'oro, costretti a sventolare ovunque il tricolore delle volgarità solo perchè italiani. Tuttavia gli "italians" di Veronesi si redimono, si riscattano dai luoghi comuni del loro Belpaese, ognuno con i suoi gesti estremi, ognuno perfetta macchietta italica. Il primo episodio del film incrocia due esemplari italici tipici della piccola borghesia illecitamente arricchita: Sergio Castellitto impavido ladro di Ferrari con fitta rete di commercio in quel di Dubai con al seguito il bel Scamarcio, successore designato e destinato a seguire le orme del camionista d.o.c con collana d'oro al petto e calendario sexy nel retro vettura; dall'altro capo del mondo, in quel di San Pietroburgo si scontrano Verdone, affermato professionista in astinenza da forti emozioni, e un guru del sesso facile nella catena di export-import di straniere, un Dario Bandiera ormai presenza fissa nelle pellicole di Veronesi. I due episodi, profondamente diversi tra di loro, sono in realtà accomunati da un finale ad effetto, a tratti tragico, in cui si confrontano due e più modi diversi di essere italiani e di portare l'Italia all'estero. Non si può dire che le prove d'attore siano le migliori rese dai nomi altisonanti del cast; sicuramente conosciamo un Verdone e un Castellitto superbi, ma il canovaccio è debole e troppo stereotipato e gli attori si muovono dentro le strette fila delle frasi e atteggiamenti fatti. Tuttavia "Italians" merita un tre stelle per il coraggio mostrato da un regista italiano nello svergognare il suo e il nostro comune senso di appartenza alla cultura italica. Insomma, se essere italiani significa commerciare donne e motori, ci può salvare il senso dell'umorismo, tipicamente italiano del sorridere delle nostre più o meno gravi velleità. Sembra che, ovunque vada un italiano, non porti solo con sè mandolini e Colosseo, ma anche una pesante etichetta cucita addosso negli anni e sempre più restìa a scrollarsi. Se essere cittadini del mondo all'alba del 2009 è difficile per tutti, figuriamoci per noi poveri italiani...Restiamo, tuttavia, un popolo genuino, di "brava gente", a cui piace sciorinare in mille e più dialetti, godere davanti ad un sano piatto di spaghetti e un bicchiere di vino, fieri di essere stati la culla delle civiltà moderne, con quel nostro essere "romani", anche se dell'alta Brianza o del profondo Sud. Che ci chiamino "Italians" o italiani, che ci ridano alle spalle o che ci chiamino sbruffoni, tutti ci invidiano il nostro essere italiani, un bene tutto nostro e introvabile all'estero.
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ambrus
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giovedì 5 febbraio 2009
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sarà dimenticato
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Secondo me è un ottimo film ma nel tempo sarà dimenticato come tante commedie che vediamo oggi.
I registi di oggi non hanno più quel forte graffio che gli autori di una volta riuscivano ad imprimere ad un loro film, oggi si gira solamente per scopi commerciali, chi non lo fa incassa poco o niente
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dandy
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lunedì 28 marzo 2011
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come un cinepanettone:innocuo e inutile.
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Veronesi,vorrebbe raccontare "gli italiani all'estero"(o per meglio dire usa il pretesto per fare incassi),analizzandone e condannandone i vizi ma ammorbidendoli eccessivamente(imbroglioni dal cuore d'oro,maliziosi e pervertiti solo a parole).Il cast,Scamarcio compreso,è in parte e non manca qualche momento divertente.Ma alla fine a trionfare sono i soliti luoghi comuni,e non si va mai aldilà della macchietta.Le soluzioni sono le più scontate e facili,e alla fine più che una condanna ai nostri vizi,è l'assoluzione spicciola(quando non la solita malcelata apologia)a trionfare.Ridicolo il personaggio del pappone siciliano che scopre di avere un cuore,e addirittura si sacrifica per Giulio.
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Veronesi,vorrebbe raccontare "gli italiani all'estero"(o per meglio dire usa il pretesto per fare incassi),analizzandone e condannandone i vizi ma ammorbidendoli eccessivamente(imbroglioni dal cuore d'oro,maliziosi e pervertiti solo a parole).Il cast,Scamarcio compreso,è in parte e non manca qualche momento divertente.Ma alla fine a trionfare sono i soliti luoghi comuni,e non si va mai aldilà della macchietta.Le soluzioni sono le più scontate e facili,e alla fine più che una condanna ai nostri vizi,è l'assoluzione spicciola(quando non la solita malcelata apologia)a trionfare.Ridicolo il personaggio del pappone siciliano che scopre di avere un cuore,e addirittura si sacrifica per Giulio.E secondo voi nella vera Russia i mafiosi li arrestano in un giorno?Ma che importa,tanto il pubblico non fiata e manda giù tutto giusto?Il cinema di denuncia è tutt'altra cosa.
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shingotamai
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martedì 18 luglio 2017
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italiani fino a un certo punto.
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Veronesi racconta vizi e virtù degli italiani ma senza impegnarsi più di tanto.
I protagonisti dunque mostrano una certa bontà e generosità di fondo,lo fanno sia Scamarcio con Castellitto e Verdone con i bambini,ma complessivamente sono gli aspetti negativi a farla da padroni.
Chi giustifica le frodi a causa del mutuo e delle tasse,chi fa corse clandestine, chi ha un arsenale di "nipotine" da proporre,chi va a impelagarsi con la mafia locale,etc.etc.
Certamente, Dario Bandiera più di una risata ce la strappa pure con il suo lessico veloce ed entusiasmante,Castellitto racconta l'italia anche tramite le canzoni,Verdone riesce a mettersi nei guai come solo lui sa fare ,ma alla fine resta la certezza che ci voleva più spessore ,sia a livello di sceneggiatura che nei dialoghi,per descrivere con la doverosa dignità del caso,il popolo tricolore.
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Veronesi racconta vizi e virtù degli italiani ma senza impegnarsi più di tanto.
I protagonisti dunque mostrano una certa bontà e generosità di fondo,lo fanno sia Scamarcio con Castellitto e Verdone con i bambini,ma complessivamente sono gli aspetti negativi a farla da padroni.
Chi giustifica le frodi a causa del mutuo e delle tasse,chi fa corse clandestine, chi ha un arsenale di "nipotine" da proporre,chi va a impelagarsi con la mafia locale,etc.etc.
Certamente, Dario Bandiera più di una risata ce la strappa pure con il suo lessico veloce ed entusiasmante,Castellitto racconta l'italia anche tramite le canzoni,Verdone riesce a mettersi nei guai come solo lui sa fare ,ma alla fine resta la certezza che ci voleva più spessore ,sia a livello di sceneggiatura che nei dialoghi,per descrivere con la doverosa dignità del caso,il popolo tricolore.
Buone le prove di tutti gli attori,con il Carlo "nazionale" sugli scudi.
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altryx
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lunedì 16 febbraio 2009
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italians? perchè no!
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buona commedia italiana che rievoca vecchie commedia anni 70, bella sceneggiatura semplice ( chi ha detto che non sia una qualità) veloce attori bravi, castellitto è straordinario è qualsiasi suo personaggio diventa unico, sicuramente il miglior attore italiano attuale, scarmaccio rende bene come spalla interpretando forse la sua miglior performance da attore, la storia dove vede protagonisti i due è un po troppo buonista ma almeno non troviamo lucchetti amori idioti o 3 metri di banalità, lunghi dialoghi mai banali frutto di una frizzante sceneggiatura mette in risalto , finalmete , le capacità di recitare degli attori quasi libere da forzatura sembra quasi che improvvisano.la seconda storia vede un verdone ingrassato ed invecchiato che ha trovato finalmete la sua reale dimensione, quella di attore e non di regista sceneggiatore, la storia puo sembrae molto simile a quelle dei suoi ultimi film, ma la grande differenza che nei film di verdone la volgarità mista al disgusto la fa da padrone nel film di veronesi no.
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buona commedia italiana che rievoca vecchie commedia anni 70, bella sceneggiatura semplice ( chi ha detto che non sia una qualità) veloce attori bravi, castellitto è straordinario è qualsiasi suo personaggio diventa unico, sicuramente il miglior attore italiano attuale, scarmaccio rende bene come spalla interpretando forse la sua miglior performance da attore, la storia dove vede protagonisti i due è un po troppo buonista ma almeno non troviamo lucchetti amori idioti o 3 metri di banalità, lunghi dialoghi mai banali frutto di una frizzante sceneggiatura mette in risalto , finalmete , le capacità di recitare degli attori quasi libere da forzatura sembra quasi che improvvisano.la seconda storia vede un verdone ingrassato ed invecchiato che ha trovato finalmete la sua reale dimensione, quella di attore e non di regista sceneggiatore, la storia puo sembrae molto simile a quelle dei suoi ultimi film, ma la grande differenza che nei film di verdone la volgarità mista al disgusto la fa da padrone nel film di veronesi no.esilerante le sue scene classiche di insulto verso la prostituta russa molto divertente facendoci ridere ancora di verdone.ottimi incassi il che dovrebbe far proseguire questi film sfruttando molti bravissimi attori in primis castellitto, ma anche proietti montesano orlando anche lo stesso scamarcio, costruendo storie originali senza propinarci la vecchia storia del doppio senso o arriva mia moglie o ti amo cattivo.film consigliato voto7/10
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nina-a
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lunedì 25 marzo 2013
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quando è necessario vergognarsi di essere italiani
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Che succede invece quando, pensando di passare due ore davanti ad una commedia, che lungi da essere la buona commedia italiana, intelligente e garbata, resta comunque ad un livello medio di disimpegnato passatempo, ci si trova immersi fino al collo nella bassa volgarità e nel populismo più abietto? Che succede quando il famoso cinema-panettone si fa passare per commedia? E soprattutto, che succede quando il pubblico inizia a non accorgersi più della differenza?
Il film è composto da due episodi che vedono come protagonisti il primo Sergio Castellitto e Riccardo Scamarcio, e il secondo Carlo Verdone e Ksenia Rappoport. L’assunto di base è semplice: lo stereotipo dell’italiano, contemporaneamente imbroglione e traffichino ma sempre di buon cuore, catapultato in un mondo a lui estraneo.
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Che succede invece quando, pensando di passare due ore davanti ad una commedia, che lungi da essere la buona commedia italiana, intelligente e garbata, resta comunque ad un livello medio di disimpegnato passatempo, ci si trova immersi fino al collo nella bassa volgarità e nel populismo più abietto? Che succede quando il famoso cinema-panettone si fa passare per commedia? E soprattutto, che succede quando il pubblico inizia a non accorgersi più della differenza?
Il film è composto da due episodi che vedono come protagonisti il primo Sergio Castellitto e Riccardo Scamarcio, e il secondo Carlo Verdone e Ksenia Rappoport. L’assunto di base è semplice: lo stereotipo dell’italiano, contemporaneamente imbroglione e traffichino ma sempre di buon cuore, catapultato in un mondo a lui estraneo. Il primo episodio ha quantomeno una struttura drammaturgia, uno sviluppo coerente e abbastanza interessante, nonostante i dialoghi siano banali e maldestramente scritti e gli attori, dallo splendido Castellitto all’altalenante Scamarcio, risultino sorprendentemente piatti e poco credibili. Innocuo, anche se non completamente, il primo episodio.
Lo stesso purtroppo non si può dire per il secondo. Uno squallido presupposto, il turismo sessuale, attività preoccupantemente praticata da una non trascurabile percentuale di italiani e della quale il film dimostra di non valutare affatto la drammaticità, è il punto di partenza per una serie interminabile di gag dal sapore vanziniano, male escogitate, facili e volgari. Si cerca la risata del pubblico in tutti i modi più inflazionati, dai nauseanti stereotipi (vedi il personaggio di Vito Calzone, a partire già dalla squallida allusività del nome) alle faccette di Carlo Verdone, viste e riviste fortunatamente in contesti più felici.
“Ci facciamo sempre riconoscere…”: questo il sottotitolo del film; il problema è che Veronesi dimostra di andarne fiero, fiero dell’italianità ignorante e irrispettosa, incapace di uscire dal suo provincialismo e dalla sua ottusità, fiero del danno che nella sua sciocca e colpevole incoscienza può provocare, fiero della sua volgarità e della sua maleducazione, sbruffona e strafottente.
L’aspetto più grave di tutto questo è che il pubblico, invece di indignarsi per le bassezze del film e di vergognarsi per la veridicità di quella italianità che esportiamo, ride. Veronesi riesce nello sbagliato compito di contagiare il pubblico con il suo essere orgoglioso. E il pubblico ride invece di vergognarsi, non rendendosi neanche conto di quanto profondamente dovrebbe sentirsi offeso e imbarazzato.
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raffele
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giovedì 5 maggio 2016
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sesso, bugie ed happy end
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se un racconto s'intitola Italians, e comincia coi faccioni credibili di Castellitto e Scamarcio, ti aspetti una commedia all'italiana realista. e invece dopo il realismo degli imbroglioni e dei puttanieri arriva la favola degli affettuosi che regalano 30.000 euro all'anziano padre fra le dune del deserto, che lasciano la vita da professionista ricco in patria per coccolare i bambini russi sfortunati. il trionfo dell'amicizia, nella buona e nella cattiva sorte, fra italiani all'estero, come fra Armeni o Neozelandesi dovunque, ci può stare.
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se un racconto s'intitola Italians, e comincia coi faccioni credibili di Castellitto e Scamarcio, ti aspetti una commedia all'italiana realista. e invece dopo il realismo degli imbroglioni e dei puttanieri arriva la favola degli affettuosi che regalano 30.000 euro all'anziano padre fra le dune del deserto, che lasciano la vita da professionista ricco in patria per coccolare i bambini russi sfortunati. il trionfo dell'amicizia, nella buona e nella cattiva sorte, fra italiani all'estero, come fra Armeni o Neozelandesi dovunque, ci può stare. e tutto si può fare, anche la favola. ma la commistione fra commedia realista e favola dà fastidio, perché sembra che si voglia sottintendere che gli Italianii siano proprio così, puttanieri si ma con un cuore d'oro, rubano e imbrogliano per soldi ma poi li regalano perché i figli "sò piézz e core", pure quelli degli altri, e qui ho qualche dubbio. oppure diciamo che l'ioperazione commerciale prende il sopravvento
sul bozzetto ben fatto su casa nostra dai vari Nunziante, Genovese, Archibugi, lo stesso Verdone ... Risi e Monicelli non li nomino proprio, se no pare che uno invoca sempre i grandi del passato. bastava scherzare di più sulle Ferrari rubate e sulle avventure di sesso a S.Pietroburgo, con qualche pennellata grottesca, senza arrivare a Fantozzi che è un altro genere, ma quanto basta per non far finta di crederci. "Italians" poteva restare come ispirazione, scherzosa appunto.
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