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Pellicola curatissima, sin nei minimi particolari, che porta sul grande schermo una deliziosa commedia teatrale: la messa in scena è straordinariamente riuscita.
L'ambientazione molto caratteristica nell'Inghilterra di fine '800 ha il pregio di creare delle atmosfere davvero speciali che conferiscono all'opera un carattere fiabesco, trasformandola in una storia senza tempo.
Il film è diretto dal grande David Lean, che sebbene sia rimasto principalmente legato a pellicole epiche con alte spese di produzione, che narrano grandi eventi storici (guerre, rivoluzioni ecc.) e prevedono importanti ed ampi set cinematografici, riesce lo stesso superbamente anche in questo caso dove si cimenta con un film di tutt’altro genere, dove tutte le scene o quasi si svolgono negli stessi due o tre ambienti. Il maestro inglese dimostra un’abilità eccezionale dietro la macchina da presa, rendendosi autore di numerosi virtuosismi; impressionante l’attenzione per i dettagli, che rende l’opera priva della benché minima sbavatura.
La sceneggiatura curata dallo stesso Lean valorizza in modo perfetto la storia già ben collaudata.
Altro punto di forza dell’opera sono le performance degli attori, in particolare dei tre protagonisti, che fanno gara a superarsi. Davvero stupenda la prova di John Mills, che aveva già lavorato con Lean e che tornerà a farlo nel bellissimo “La figlia di Ryan”; il ruolo più importante, essendo anche richiamato nel titolo dell’opera, è affidato al grandissimo Charles Laughton, che personalmente adoro e che anche in questo caso tende a fare la parte del leone, nonostante l’altissima concorrenza; infine la protagonista femminile è la meno nota ma bravissima Brenda De Banzie, che al tempo, seppur quasi esordiente, aveva già qualche anno di troppo rispetto al personaggio della figlia di Hobson (tra le De Banzie e Laughton, che ne interpreta il padre, corrono solo dieci anni), ma che ciò nonostante riesce comunque credibile superando ogni difficoltà con una performance di grande mestiere.
Bravissimi anche gli altri componenti del cast, nessuno escluso.
Ottimi i costumi e la scenografia.
La scena con Hobson uscito ubriaco fradicio dal locale, iconicamente abbracciato ad un lampione e poi alle prese con pozzanghere che riflettono la luna, è un piccolo grande gioiello di cinematografia, che esalta l’arte registica di Lean e quella interpretativa di Laughton.
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