battaglia
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sabato 27 ottobre 2007
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merita
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matilde
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venerdì 26 ottobre 2007
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luci ed ombre
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Una FOTOGRAFIA maestosa,a tratti pittorica e le ottime interpretazioni di TUTTI salvano il film da difetti strutturali che quasi non si avvertono se non ad un certo punto cioè quando il "giallo" irrompe con la violenta scomparsa della protagonista.Di là in un tempo record assistiamo,senza emozioni,al precipitare degli eventi che si concludono nella spiegazione,come se non fosse stato già detto un bel po' di tempo prima,del concetto della "giusta distanza" e della sua necessaria trasgressione.E' un ibrido molto strano,forse l'idea di rendere tante sfaccettature seguendo la vita di una comunità limitata ha fatto cadere gli sceneggiatori in uno stagno che poi ha sacrificato il resto.E' una bella statua conclusa in fretta,troppo per essere perfetta.
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Una FOTOGRAFIA maestosa,a tratti pittorica e le ottime interpretazioni di TUTTI salvano il film da difetti strutturali che quasi non si avvertono se non ad un certo punto cioè quando il "giallo" irrompe con la violenta scomparsa della protagonista.Di là in un tempo record assistiamo,senza emozioni,al precipitare degli eventi che si concludono nella spiegazione,come se non fosse stato già detto un bel po' di tempo prima,del concetto della "giusta distanza" e della sua necessaria trasgressione.E' un ibrido molto strano,forse l'idea di rendere tante sfaccettature seguendo la vita di una comunità limitata ha fatto cadere gli sceneggiatori in uno stagno che poi ha sacrificato il resto.E' una bella statua conclusa in fretta,troppo per essere perfetta.Il culmine ideale ne è senz'altro "La ragazza del lago".Il massimo.
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attalo
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venerdì 26 ottobre 2007
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dalla provincia si salvi chi può
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Con un andamento solo apparentemente lento, Mazzacurati contrappone la bellezza del lattiginoso paesaggio veneto con l'ipocrisia del panorama umano. Con poche pennellate, viene fuori uno scenario di arrivismo e falsità che richiama alla mente certe tremende descrizioni del nord-est contenute nei romanzi di Massimo Carlotto.
Forse è un po' consolatorio lo scioglimento conclusivo degli enigmi affidato al giovane e sensibile narratore; ma è bellissima l'immagine finale del protagonista(che ricorda quasi, con analogo significato, quella di Richard Dreyfuss nell'ultima scena di "American Graffiti") che si allontana verso la metropoli, disgustato da un ambiente che, a sua volta, ormai lo rifiuta.
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Con un andamento solo apparentemente lento, Mazzacurati contrappone la bellezza del lattiginoso paesaggio veneto con l'ipocrisia del panorama umano. Con poche pennellate, viene fuori uno scenario di arrivismo e falsità che richiama alla mente certe tremende descrizioni del nord-est contenute nei romanzi di Massimo Carlotto.
Forse è un po' consolatorio lo scioglimento conclusivo degli enigmi affidato al giovane e sensibile narratore; ma è bellissima l'immagine finale del protagonista(che ricorda quasi, con analogo significato, quella di Richard Dreyfuss nell'ultima scena di "American Graffiti") che si allontana verso la metropoli, disgustato da un ambiente che, a sua volta, ormai lo rifiuta.
Alla fine, il film denota forza e coerenza, qualità rare nell'odierno cinema italiano.
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giovanni
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venerdì 26 ottobre 2007
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il cinema italiano è morto?!?!?!?
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ma scherziamo? nel giro di pochi mesi "mio fratello è figlio unico", "la ragazza del lago" e "la giusta distanza", cosa vogliamo di più?
bellissimo film, Mazzacurati non ha sbagliato nulla.
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lucio
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giovedì 25 ottobre 2007
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umanità al bivio
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" La giusta distanza " è divisibile in tre distinte parti : commedia , giallo e documento sociale . Nessuna delle tre prevale sull'altra . Il merito è del regista che ha saputo trovare la sintesi fra il bene e il male che albergano in ognuno di noi . Nel Polesine si tenta di avviare un processo di integrazione culturale attraverso un rimescolamento delle situazioni ambientali date . Gli extracomunitari , oggi come oggi , siamo noi italiani che abitiamo la terra di Dante e di Leopardi , oppure sono coloro che , fisicamente , provengono da luoghi lontani dall'Europa ? Penso che questa domanda se la sia posta Mazzacurati durante la fase di progettazione del film . La risposta al quesito la si trova in ogni sequenza , in ogni primo piano e nei dialoghi fra esseri umani , di origine diversa , che si interrogano sul proprio destino .
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" La giusta distanza " è divisibile in tre distinte parti : commedia , giallo e documento sociale . Nessuna delle tre prevale sull'altra . Il merito è del regista che ha saputo trovare la sintesi fra il bene e il male che albergano in ognuno di noi . Nel Polesine si tenta di avviare un processo di integrazione culturale attraverso un rimescolamento delle situazioni ambientali date . Gli extracomunitari , oggi come oggi , siamo noi italiani che abitiamo la terra di Dante e di Leopardi , oppure sono coloro che , fisicamente , provengono da luoghi lontani dall'Europa ? Penso che questa domanda se la sia posta Mazzacurati durante la fase di progettazione del film . La risposta al quesito la si trova in ogni sequenza , in ogni primo piano e nei dialoghi fra esseri umani , di origine diversa , che si interrogano sul proprio destino . Il meccanico tunisino che lavora in una officina piccola piccola si è integrato perfettamente al ritmo di vita ( lento e pigro ) degli abitanti di un paesello di provincia . Tutti lo stimano e gli vogliono bene , nella misura in cui si può comunque voler bene a colui che viene da fuori e rimane , nei fatti , un " estraneo " . Un giorno , in quel posto placido e greve , ecco che arriva una maestrina briosa e affascinante che , nel breve volgere di qualche ora , mette a soqquadro l'intero territorio . Gli uomini la cercano , la vogliono , la braccano . In lei vedono la possibilità di trovare ricovero alle pulsioni nascoste dalle consuetudini e dal perbenismo borghese . Insomma , lei diventa , suo malgrado , un oggetto di desiderio per giovani e adulti , già fidanzati o sposati . Dentro questa multiforme fauna maschile emerge prepotente la figura di uomo dalla carnagione scura , dai capelli neri e dalla forte personalità . La bella insegnante si innamora del cavaliere del deserto , del tuareg che egli incarna alla perfezione . I due , belli e dannati , danno vita ad una storia erotica bollente e fascinosa all'interno della quale si cercano senza trovarsi : specchio vivido di una umanità dolente e rassegnata al tempo stesso . Splendido e disarmante il biglietto che lui lascia a lei dopo aver fatto l'amore . " Ho sentito la vita ... Dopo tanto tempo " . Il mistero arcano della esistenza di ciascuno di noi lo si può certamente trovare nel Sacro , ma è possibile incontrarlo anche nella confusione temporanea di due corpi tremanti che sfidano la notte con la forza primigenia dell'istinto di conservazione . A questo punto termina la commedia e irrompe il fatto di cronaca nera che cambia le carte in tavola . Di fronte alla morte della giovane docente tutto il borgo accusa l'uomo del sud del mondo dell'omicidio . Qui entrano in gioco fattori sociali e di integrazione difficili da risolvere . Carlo Mazzacurati ci prova con la fuga catartica dei personaggi . Via da paesello , dunque . In tal modo il fiume torna ad offuscare , con il suo liquido mantello , la campagna circostante , le zone golenali e la mente dei residenti . La speranza di trovare un equilibrio nuovo tra occidente e oriente non fa passi avanti . E la nave disperata dell'umanità naviga a vista . Il pazzerello che saluta il ragazzo a bordo della sua improbabile moteretta chiude il racconto con un velo di tristezza che oscura l'orizzonte .
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(di anonimo382656)
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(di andrea)
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mariotron
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giovedì 25 ottobre 2007
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credevi che facevo i soldi con la tabaccheria!
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Veramente ottimo!
Ci vedo anche un po' di Germi,cioe' della feroce critica al perbenismo che nasconde cose orrende!
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sergio/pil
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martedì 23 ottobre 2007
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forse fuori non e' cosi'
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vorremmo che la vita fosse cosi'...Mazzacurati ci racconta di non uno ma bensi' due extra-comunitari imprenditori ( uno piadinaro ed uno meccanico) ben inseriti nel ricco nord-est; ci racconta del bel rapporto tra un ragazzo ed un malato di mente che passano le giornate a scavare tra i rifiuti. Abbiamo una zia che aiuta la famiglia del fratello dopo la morte della cognata ,l' autista della corriera che ripara un auto in panne mentre i viaggiatori sorridono invece di scannarlo.C'e' un nobile direttore di giornale che da' fiducia ad un ragazzino ed una scolaresca dove ragazzini tunisini non sono insultati e derisi dai compagni. Ma e' bello poter sperare in una simile favola contemporanea soprattutto se ambientata in un atmosfera cosi' surreale come quella del Polesine con quelle immagini da Il cielo sopra Berlino.
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vorremmo che la vita fosse cosi'...Mazzacurati ci racconta di non uno ma bensi' due extra-comunitari imprenditori ( uno piadinaro ed uno meccanico) ben inseriti nel ricco nord-est; ci racconta del bel rapporto tra un ragazzo ed un malato di mente che passano le giornate a scavare tra i rifiuti. Abbiamo una zia che aiuta la famiglia del fratello dopo la morte della cognata ,l' autista della corriera che ripara un auto in panne mentre i viaggiatori sorridono invece di scannarlo.C'e' un nobile direttore di giornale che da' fiducia ad un ragazzino ed una scolaresca dove ragazzini tunisini non sono insultati e derisi dai compagni. Ma e' bello poter sperare in una simile favola contemporanea soprattutto se ambientata in un atmosfera cosi' surreale come quella del Polesine con quelle immagini da Il cielo sopra Berlino. L' abilita' del regista sta anche nella magistrale direzione delle comparse elevate in alcuni casi a ruoli da protagonista senza pero' mai cambiare il tono narrativo. Sono stato bene per tutti i 100 minuti ma fuori c'e' sicuramente qualcuno che si incazzera' perche' ho posteggiato troppo vicino alla sua auto.
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(di il)
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pasquale
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martedì 23 ottobre 2007
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piccolo capolavoro di mazzacurati
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Finalmente un bel film, bravi gli interpreti speriamo che abbia il successo del pubblico, il buon lavoro e i mmessaggi positivi devono essere premiati e diffusi in questo paese, ne abbiamo bisogno. Ti regala emozioni , ti fa riflettere, è......quello che cerchi da un film ........bello.. che di bello non racconta.
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il prof. egizio domenico
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martedì 23 ottobre 2007
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il prof.egizio domenico: film di qualita'
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LA "GIUSTA DISTANZA" E' LA MISURA CHE UN GIORNALISTA DEVE SAPER TENERE TRA SE' E LE PERSONE COINVOLTE NEI FATTI: NON TROPPO LONTANO, PERCHE' SENNO' NON C'E' PATHOS, MA NEANCHE TROPPO VICINO, PERCHE' SE IL GIORNALISTA SI PERDE NELL'EMOZIONE E' FINITO. GRAN BELLA PELLICOLA DEL TALENTUOSO CARLO MAZZACURATI. LE STRAORDINARIE QUALITA' REGISTICHE ( MAI UN'INQUADRATURA CONVENZIONALE, SENZA ECCEDERE NEI VIRTUOSISMI) BEN SI ACCOPPIANO ALLA DOLCEAMARA SCENEGGIATURA. MAZZACURATI TORNA AL CINEMA CON UN FILM : GIALLO, LOVE STORY, RIFLESSIONE SOCIALE. SPICCANO NEL CAST GIUSEPPE BATTISTON E L'INTRAMONTABILE FABRIZIO BENTIVOGLIO (CONSIGLIO LA VISIONE DEL FILM "PIANESE NUNZIO 14 A MAGGIO DI A. CAPUANO).DA VEDERE!!!
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(di max67)
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max7183
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martedì 23 ottobre 2007
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il vero polesine
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il film riesce a far capire benissimo quel senso di falsa integrazione presente in italia, qui in particolare. bravi gli attori, che interpretano in modo particolarmente vero tutto il film. le "macchiette" qui ci sono sul serio :-) dal "matto" del paese al pieno di soldi con suv e moglie rumena, alla barista cinese (era veramente la barista del bar del paese!! ..villanova marchesana)
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