Katyn

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Polonia. un caso politico su Katyn e il film di Waida

di Andrea Battaglini La Repubblica

Il grande regista, autore di una nuova opera sulla strage sovietica del 1940, si è schierato contro la speculazione dei gemelli Kaczynski, che volevano anticipare l'anniversario per approfittarne alle elezioni
Doveva essere l'asso nella manica dei gemelli Kaczynski e invece si è rivelato un boomerang contro di loro. Per vincere le scorse elezioni, avevano infatti deciso di usare spregiudicatamente, ancora una volta, quello che qui in Polonia è considerato un vero lutto nazionale e l'origine di ogni nazionalismo antisovietico, la strage di Katyn, anticipandone le commemorazioni al 5 ottobre. Ma sulla loro strada hanno Andrzej Wajda e il suo film. Anche grazie a lui la cele'urazione ufficiae è stata spostara a dopo le elezioni e si terrà dopodomani, l'11 novembre.
II film di Wajda, che si chiama proprio così, Katyn, si chiude con un minuto di schermo nero sulle note dell'Agnus Dei di Pendercki, dopo aver raccontato alla maniera unica e irripetibile di questo regista ottantunenne il massacro di oltre ventiduemila ufficiali, riservisti, medici, avvocati, professori e guardie di confine prigionieri di guerra, uccisi dall'Armata rossa nella primavera del 1940 per ordine del capo della polizia segreta sovietica, Lavrentij Berija, e di Stalin, con un colpo di pistola alla nuca, uno dopo l'altro, prima di essere sepolti nelle fosse comuni tra le foreste di Katyn, Tver, Char'kov e Bukownia. Tra loro c'era anche Jakub, il padre di Wajda.
Ma Wajda non aveva girato il suo film per piegare la storia della Polonia alle necessità elettorali dei Kaczynski. Lo aveva presentato il 17 settembre, per l'anniversario dell'invasione sovietica del 1939 che seguì di soli sedici giorni quella nazista e, invariabilmente, aveva finito col surriscaldare il clima politico.
Quando ha cominciato a circolare la voce che la commemorazione ufficiale delle vittime di Katyn, prevista per la primavera del 2008, sarebbe stata anticipata, è successo il finimondo. Ha protestato con veemenza l'Associazione delle vittime di Katyn, guidata per decenni da padre Zdzislaw Peszkowski, scomparso lo scorso 9 ottobre. E poi è intervenuto personalmente Andrzej Wajda, denunciando in una lettera aperta la strumentalizzazione del più grave lutto nazionale. Alla fine, i gemelli del PIS (Legge e Giustizia) sono stati costretti a desistere. E così la cerimonia si terrà domenica 11 novembre, festa dell'Indipendenza: per quaranta ore, distribuite in tre giorni, all'ombra della tomba del Milite ignoto di Varsavia verranno letti i nomi delle vittime di quell'eccidio ancora così vicino al cuore dei polacchi e saranno chiamati i parenti a riceverne gli onori e la medaglia al valore. Apre e chiude la cerimonia il presidente Lech Kaczynski.
«Mi aspettavo che il film suscitasse polemiche» dice oggi il regista «anche se io ho voluto solo raccontare il dolore e il dramma vissuto dalle famiglie, dalle madri, dalle mogli e dalle figlie dei prigionieri che per anni li hanno aspettati invano e per decenni non li hanno potuti onorare degnamente. Non ho voluto indagare sui fatti storici, che sono ormai noti, e neppure sui crimini sovietici. Semmai ho messo in risalto le menzogne dette dai russi nel '43, quando i nazisti trovarono le fosse di Katyn. Le stesse falsità ripetute nel dopoguerra, fino alla prima, incerta ammissione di Mikhail Gorbaciov (il 14 aprile 1990) e a quella, più decisa e sofferta, di Boris Eltsin».
«Ho cercato di raccontare alle nuove generazioni la sofferenza di chi, come mia madre, ha vissuto senza certezze, anche dopo la riesumazione dei corpi: perché ancora oggi non sappiamo tutto» continua Wajda. E racconta che «un mese fa, il 4 ottobre, degli archeologi hanno rinvenuto la piastrina di un ufficiale (il maggiore Naguk, ndr) sepolto nei boschi di Bykownia, presso Kiev, assieme ad altri 3434 ufficiali polacchi. Ma ormai Putin ha richiuso gli archivi segreti dell'Nkvd, proprio come prima di lui aveva fatto Andropov nel 1981».
Negli ultimi anni anche i giovani polacchi hanno imparato a commemorare la strage. A Cracovia, gli studenti del Collegium Novum della storica Università Jagellonica, nella cui aula magna Wajda ha girato l'arresto dei professori e dell'intellighenzia cittadina da parte dei nazisti, oggi si fermano davanti alla lapide che ricorda i morti di Katyn. E tutte le scolaresche in gita turistica nella più attraente delle città polacche sostano ai piedi della grande croce nera di Katyn, all'incrocio tra la Grodzka e la Stradomska.
«Come tanti giovani, sono stanca degli sguardi retrospettivi dei nostri politici e di molti intellettuali. E non amo Wajda» dice Dorata Malayevicz. Trentenne, fa la guida per i turisti in visita ai cunicoli di salgemma di Wieliczka protetti dall'Unesco, ma è anche nipote di uno degli ufficiali uccisi nel '40, non a Katyn ma a Starobjel'sk, a nord del fiume Donec. «Però Katyn svela incubi familiari che ho vissuto a singhiozzo, perché i miei hanno preferito rimuovere e comunque durante il regime non se ne poteva parlare».
Per parlare ai giovani, Wajda ha scelto dialoghi e recitazioni spigliate, perfino anacronistiche in alcune sequenze. E attori emergenti. «Ha voluto noi dice la bionda protagonista Magdalena Cielecka «proprio per rivolgersi alle nuove generazioni. Non voleva un monumento ai martiri di Katyn o alla memoria del padre».
Il successo del film, che in Italia uscirà all'inizio di dicembre, ha riportato alla luce una delle verità nascoste della storia polacca. «Katyn resta un problema di identità nazionale» dice Janusz Sepio, assessore alla cultura di Cracovia ed esponente del PO (Piattaforma dei Cittadini), il partito uscito vittorioso alle elezioni. «E i gemelli, così come cercarono di appropriarsi del movimento di Solidarnosc, hanno provato a sfruttare emotivamente il simbolo del martirio che è per noi Katyn. Ma i polacchi vogliono solo che il massacro perpetrato dei sovietici venga ufficialmente riconosciuto come crimine contro l'umanità, come il genocidio che realmente fu».
Da Il Venerdì di Repubblica, 9 novembre 2007

di Andrea Battaglini, 9 novembre 2007

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