L'arte del sogno |
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Un film di Michel Gondry.
Con Gael García Bernal, Charlotte Gainsbourg, Alain Chabat, Miou-Miou, Pierre Vaneck
Titolo originale La science des rêves.
Commedia,
durata 105 min.
- Francia, Italia 2006.
- Mikado Film
uscita venerdì 19 gennaio 2007.
MYMONETRO
L'arte del sogno
valutazione media:
3,31
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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E la nave gondriana va, straniante e accattivantedi davidestanzioneFeedback: 22976 | altri commenti e recensioni di davidestanzione |
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venerdì 9 luglio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
A seguito del suo ingombrante, deliberatamente struggente e subitaneo capolavoro "Eternal Sunshine of the Spotless Mind" (mi rifiuto di citare il titolo italiano..), Gondry satura la propria estetica onirico-visionaria, sublima, reinventa, legittimizza i suoi stessi... stereotipi di narrazione e di ricerca visiva (il film con Jim Carrey e Kate Winslet era sperimentalein modo diverso, più al servizio di un plot romandecadente, e il tocco di Gondry risultava meno straniante ma più avviluppante in termini di commozione), confeziona un film solo lievemente sfumato di un umorismo peraltro congelato&caustico (Gondry avrà poi modo di sguinzagliare la sua vena surrealdivertissement in "Be Kind Rewind") ma, paradossalmente, realizza anche il suo manifesto poetico più autobiograficamente (perché no?) esemplificativo, un racconto di formazione malcelatamente fiabesco dalla plurale, fantasiosa e poliespressiva creatività:lo Stephane di Gael Garcìa Bernal illustra in un fantomatico dreamstudio la ideale protoricetta dei sogni, si abbondona a flashback (schizzati di oleoso rosso sangue sullo schermo) in cui rivisita un concerto di Duke Ellington "vissuto" insieme al padre, dorme nel letto della sua infanzia, ripercorre con la memoria il ricorrente incubo adolescenziale delle mani "grosse come delle case" onnipresente nei suoi rapid eye movement, si imbatte in un rasoio iperallucinato che incrementa anziché ridurre la peluria facciale del suo capo (emblema di un universo gondriano "radicalsovvertito"), volteggia nei cieli plumbei di una città cartonata e "animata" in senso classico (leggasi stopmotion), appende quadri al volo, "simula" la gestualità dello scoparsi la segretaria, discute con le vicine di monoculari e stereoscopici inventori di 3D (similprofano l'accostamento beethoveniano) e (non ultimo) finisce con l'innamorarsi della sua sua vicina di casa (Charlotte Gainsbourg), disgraziatamente non ricambiato. L'apparenza era ben diversa, il loro rapporto sembrava molto la classica, linfatica storia d'amore avviluppante tra creativi, ma Gondry si diverte (?..o si tratta della sua stessa visione ontologica del "vivibile"??) a mescolare realtà e irrealtà, fisica ludico-creativa (acquifera) e metafisica in cellophane. Romanticismo caustico e impalpabile, che si rifugia nella surrealtà, che sbrindella i consequenziali effetti di un bidonameto rifuggendo la sofferenza, annenongandone il pallido surrogato in una beatizzazione onirica proiettata verso la reinvenzione del reale. Fuga dalla vita, fuga dalla realtà. E, alla fine, la nave gondriana va, straniante e accattivante.
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