luigi russo
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martedì 12 dicembre 2006
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un canto funebre, un inno alla libertà
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Al Cinema, che mi aspettavo pieno, eravamo io ed altri 7 spettatori e devo dire che si trattava di un Ken Loach un po' diverso dal solito. Sarà per l'argomento che, trattato da un regista "inglese", crea problemi oggettivi di presa di posizione o sarà che, finalmente, l'aspetto crudo della storia umana prende il sopravvento sul dominio dei sentimenti. Non dico che Loach sia un regista "sentimentale" o "romantico", tutt'altro. Ma forse c'è un ritorno di Loach allo spirito di "Family Life", descrittivo e dal forte impatto emotivo proprio in forza della scelta registica di non costruire nulla di più che non sia la mera e brutale descrizione dei fatti.
Che poi i fatti invitino (o costingano) gli spettatori a prendere posizione e non solamente a "guardare", fa parte della forza della scelta operata dal regista.
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Al Cinema, che mi aspettavo pieno, eravamo io ed altri 7 spettatori e devo dire che si trattava di un Ken Loach un po' diverso dal solito. Sarà per l'argomento che, trattato da un regista "inglese", crea problemi oggettivi di presa di posizione o sarà che, finalmente, l'aspetto crudo della storia umana prende il sopravvento sul dominio dei sentimenti. Non dico che Loach sia un regista "sentimentale" o "romantico", tutt'altro. Ma forse c'è un ritorno di Loach allo spirito di "Family Life", descrittivo e dal forte impatto emotivo proprio in forza della scelta registica di non costruire nulla di più che non sia la mera e brutale descrizione dei fatti.
Che poi i fatti invitino (o costingano) gli spettatori a prendere posizione e non solamente a "guardare", fa parte della forza della scelta operata dal regista. E i sentimenti affiorano, cazzo se affiorano. E la scena finale, se non è il Cristo alla colonna del polittico di Brescia di Tiziano, poco ci manca.
"Il vento che accarezza l'erba" è la canzone che la donna canta mentre, insieme ai componenti della comunità, piange la morte del figlio diciassettenne ucciso dai militari inglesi perché si era intestardito a pronunciare il proprio nome in gaelico rifiutandosi di dirlo in inglese. E come si fa a trattenere le lacrime? Ma - e qui è la forza del regista - questa non è la scena finale, bensì quella da cui tutto il film (e la presa di coscienza della inevitabilità della lotta del popolo irlandese) prende le mosse.
Insomma, ero uscito dal cinema con la sensazione che il film non mi fosse piaciuto un gran che e invece, mentre ne faccio un breve commento, finisco per constatare che mi è piaciuto un sacco, forse più degli ultimi film di Loach (da "Terra e Libertà" in poi, per capirsi). E per dire che è ancora questo di Loach il tratto asciutto e indispensabile per catturare la realtà. Anche quella violenta e incomprensibile di oggi.
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stefano-kun
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sabato 11 giugno 2011
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fratelli contro
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A pochi anni di distanza da “Terra e libertà”, sulla guerra civile spagnola, Ken Loach torna a pescare dalla sanguinosa storia del Novecento. Stavolta il regista inglese si muove tra i patrioti irlandesi e gli occupanti inglesi nel secondo decennio del secolo scorso: anche qui si tratta di uno scontro frontale, che obbliga Loach a prendere una posizione. Saranno gli Irlandesi, combattenti per la libertà dall’Impero Britannico, che il regista seguirà nel suo racconto filmato di questa pagina di storia.
Loach si concentra in particolare su questa povera e combattiva Irlanda di inizio Novecento, sul suo ambiente sociale, il contesto nel quale è venuto a crescere fino all’esplosione questo desiderio di indipendenza dal dominatore straniero.
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A pochi anni di distanza da “Terra e libertà”, sulla guerra civile spagnola, Ken Loach torna a pescare dalla sanguinosa storia del Novecento. Stavolta il regista inglese si muove tra i patrioti irlandesi e gli occupanti inglesi nel secondo decennio del secolo scorso: anche qui si tratta di uno scontro frontale, che obbliga Loach a prendere una posizione. Saranno gli Irlandesi, combattenti per la libertà dall’Impero Britannico, che il regista seguirà nel suo racconto filmato di questa pagina di storia.
Loach si concentra in particolare su questa povera e combattiva Irlanda di inizio Novecento, sul suo ambiente sociale, il contesto nel quale è venuto a crescere fino all’esplosione questo desiderio di indipendenza dal dominatore straniero. Ma pur schierandosi dalla parte degli oppressi, egli non intende dipingerli come eroi senza macchia. Ci sono due scene “gemelle”, una a metà e una alla fine del film, che illustrano con chiarezza le intenzioni di Loach. Si tratta delle due esecuzioni, le due fucilazioni decise in fretta, ma tutt’altro che a cuor leggero. Perché le vittime dei fucili irlandesi non sono i nemici inglesi, ma sono compatrioti, fratelli d’Irlanda. E se nella prima Damien, il giovane medico divenuto uno dei ribelli più accesi, toglie la vita a un ragazzo accusato di aver fatto la spia per gli Inglesi, nella seconda sarà lo stesso Damien a venire giustiziato per mano di suo fratello Teddy, suo compagno d’armi sino a poco prima e poi suo avversario, quando il fronte comune patriota si divide tragicamente in due.
Con “Il vento che accarezza l’erba” Loach si dimostra interprete anche del genere storico, al quale va assegnato questo film, che racconta in modo classico una pagina di Storia non così lontana, e che ne richiama un’altra, mai direttamente rievocata dal film, quale quella della questione nordirlandese. Ancora una volta fratelli contro.
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luca scial�
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giovedì 10 settembre 2015
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due fratelli irlandesi divisi dalla guerra
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Irlanda, inizio '900. Sull'isola di smeraldo divampa l'odio verso l'Inghilterra, ormai ritenuta un Paese occupante e tiranno. Damien sta per partire per Londra, al fine di concretizzare i suoi studi diventando medico ma poco prima di andare decide di restare e appoggiare il fratello Teddy che guida una frangia ribelle. Quando però Michael Collins firmerà il trattato con gli inglesi, che da' libertà economica ma non politica agli irlandesi, i ribelli si dividono e così anche i due fratelli. Che finiranno anch'essi per farsi la guerra.
Ken Loach decide di rimettere il dito nella piaga e di raccontare a quasi un secolo di distanza da quei fatti, cosa sia stata la guerra civile irlandese.
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Irlanda, inizio '900. Sull'isola di smeraldo divampa l'odio verso l'Inghilterra, ormai ritenuta un Paese occupante e tiranno. Damien sta per partire per Londra, al fine di concretizzare i suoi studi diventando medico ma poco prima di andare decide di restare e appoggiare il fratello Teddy che guida una frangia ribelle. Quando però Michael Collins firmerà il trattato con gli inglesi, che da' libertà economica ma non politica agli irlandesi, i ribelli si dividono e così anche i due fratelli. Che finiranno anch'essi per farsi la guerra.
Ken Loach decide di rimettere il dito nella piaga e di raccontare a quasi un secolo di distanza da quei fatti, cosa sia stata la guerra civile irlandese. Nonché gli anni drammatici di inizio '900. Ancora una volta il regista tira uno schiaffo, con un film intenso e coinvolgente, a quella Gran Bretagna che ha sempre criticato con la sua cinematografia. Questa volta utilizzando una pagina di storia, così lontana, così vicina.
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great steven
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mercoledì 25 agosto 2021
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esplorare il passato per una memoria più partecipe
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IL VENTO CHE ACCAREZZA L'ERBA (FR/UK/IRL, 2006) di KEN LOACH. Con CILLIAN MURPHY, ORLA FITZGERALD, LIAM CUNNINGHAM, PADRAIC DELANEY, GERARD KEARNEY, WILLIAM RUANE ● Meraviglioso capolavoro di controinformazione storica in immagini audiovisive con radici profonde nel passato remoto: nel XIII secolo l’Irlanda diventò la prima colonia inglese. Fallita l’insurrezione armata del 1916, quattro anni dopo reparti male attrezzati dell’IRA (Irish Republican Army), appoggiati dal partito di Sinn Fien, iniziano a combattere l’esercito imperiale britannico e i Black and Tans (la polizia ausiliaria) che reagisce con una feroce repressione sui civili.
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IL VENTO CHE ACCAREZZA L'ERBA (FR/UK/IRL, 2006) di KEN LOACH. Con CILLIAN MURPHY, ORLA FITZGERALD, LIAM CUNNINGHAM, PADRAIC DELANEY, GERARD KEARNEY, WILLIAM RUANE ● Meraviglioso capolavoro di controinformazione storica in immagini audiovisive con radici profonde nel passato remoto: nel XIII secolo l’Irlanda diventò la prima colonia inglese. Fallita l’insurrezione armata del 1916, quattro anni dopo reparti male attrezzati dell’IRA (Irish Republican Army), appoggiati dal partito di Sinn Fien, iniziano a combattere l’esercito imperiale britannico e i Black and Tans (la polizia ausiliaria) che reagisce con una feroce repressione sui civili. Il 6 dicembre 1921, con la mediazione di Michael Collins, viene firmato un trattato che concede l’indipendenza e una sovranità limitata a 26 delle 32 contee dell’isola. Le reazioni, impreviste e ugualmente pericolose, mettono uno contro l’altro gli stessi ex guerriglieri che tanto hanno combattuto per la libertà della verde Irlanda. Scritto da Paul Laverty, dal 1996 collaboratore fisso di Loach, questo coraggioso film antitradizionalista affronta la spaccatura tra riformisti e rivoluzionari (nel film utopisti e realisti) che trova la sua massima espressione nel confronto letale tra i fratelli Damien e Teddy O’Donovan, rispettivamente comandante in seconda e capo del principale battaglione che si oppone all’esercito inglese. Non è difficile riscontrarne le qualità che gli valsero la Palma d’oro a Cannes 2006: come in ogni opera ambientata nel passato, ha palesi agganci col presente; abbina all’energia del cinema d’azione il disegno psicologico di personaggi quasi sempre contraddittori. Attori superlativi, fra cui spicca l’ottima prova di Murphy/Damien, il protagonista costretto a troncare sul nascere la carriera di medico per unirsi alla lotta armata, il che gli costerà di pagare allo sfinimento le estreme conseguenze della sua decisione. Restituisce l’atmosfera del tempo (costumi di Eimer Ni Mhaoldomhnaigh) e riassume con accento veritiero un retroterra culturale, sociale e politico pieno di ambivalenze. Sposa l’emozione con la lucidità, il pessimismo con la volontà di ribellione, e il suo pregio migliore è la dimensione drammatica riassunta nel tragico finale, dove la sofferenza della storia sostituisce il fato. Chi, fra Damien e Teddy, è Abele e chi è Caino? Entrambi i fratelli sono l’uno e l’altro. Sceneggiatore e regista aprono agli spettatori la possibilità di scegliere e di schierarsi in assoluta libertà da una parte, ammesso che ci riescano. Infine, la dignità che viene approntata addosso perfino alle vittime di una rivoluzione mancata (o "guerra santa" male indirizzata?) è una scelta molto intelligente che evita di creare facili martiri, a favore di un più sano sguardo sui valori universali, interpretabili da ciascuno a proprio modo, di libertà, diritto di parola, associazione, manifestazione, tradimento, rigore. Il titolo deriva da una ballata del poeta irlandese Robert Dwyer Joyce.
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ruger357mgm
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mercoledì 21 agosto 2013
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per un po' di terra....
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Girato con una evidente ristrettezza di mezzi il film risente della mano di Loach, nel bene e nel male, capace com'è di far recitare anche le capre ma perdendosi a volte in intricati e astrusi monologhi politici.Con lo stesso canone di "terra e libertà" Loach si schiera dalla parte dei perdenti, sconfitti ma non domi, che dopo aver lottato contro l'impero britannico si trovano a dover combattere contro i loro stessi fratelli , leali allo Stato Libero d'Irlanda frutto della trattativa tra Michael Collins e Llyd George. La storia, tra un omcidio e uno stupro, è quella di un neo laureato in medicina rientrato in patria dall'Inghilterra e costretto a schierarsi dalla parte dell'IRA.
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Girato con una evidente ristrettezza di mezzi il film risente della mano di Loach, nel bene e nel male, capace com'è di far recitare anche le capre ma perdendosi a volte in intricati e astrusi monologhi politici.Con lo stesso canone di "terra e libertà" Loach si schiera dalla parte dei perdenti, sconfitti ma non domi, che dopo aver lottato contro l'impero britannico si trovano a dover combattere contro i loro stessi fratelli , leali allo Stato Libero d'Irlanda frutto della trattativa tra Michael Collins e Llyd George. La storia, tra un omcidio e uno stupro, è quella di un neo laureato in medicina rientrato in patria dall'Inghilterra e costretto a schierarsi dalla parte dell'IRA. Assimilati i metodi terroristici , dopo essere evaso insieme al fratello,torturato,dalle carceri britanniche, che, dopo la cacciata degli inglesi sposa per intero la causa repubblicana, impiegando altrettanta violenza contro i suoi stessi compatrioti aderenti all'opposta fazione politica.Soccombendo ,decide di sacrificare la propria vita per l'ideale.Non mancano le sfumature utopistiche e socialisteggianti già emerse in terra e libertà che sono un po' la palla al piede del film. Costumi eccellenti, fotografia degna di un grande, sceneggiatura altalenante,scenari ripetitivi e monotoni ( con tutto quel che offre l'Irlanda!), davvero poveri.Un film adatto a un pubblico già addentro alla questione irlandese, in caso sontrario lento,crudele e retorico.La mano del maestro si stende su ogni errore ma talvolta la troppa presunzione tradisce.....
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