Ken Loach, l'ultimo marxista rimasto a combattere per la Storia
di Natalia Aspesi La Repubblica
Dovunque ci siano storie di oppressi ed oppressori, ingiustizie e ribellioni, povertà e dolore, sfruttamento e violenza; lotta armata, fame, licenziamenti, disoccupazione, immigrati clandestini, donne abbandonate, adolescenti senza futuro, innamorati divisi da religione e origine, ovunque si annidino le colpe dei mondo e la speranza o l'impossibilità del riscatto, si può essere sicuri che arriva lui, con la sua macchina da presa, il suo sceneggiatore, la sua passione civile e le sue scarpe eleganti. E lui non può essere che Ken Loach, il regista inglese che a 70 anni è rimasto inesorabilmente marxista, e per questo venerato ma anche un po' passato di moda, l'unico sopravvissuto di un cinema d'altri tempi, chiamato con distacco cinema impegnato.
I giovani cinefili sbuffano mai Festival se io contendono in quanto autore sicuramente probo, che fa fare bella figura ideologica, e anche questa volta il perfetto gentiluomo stile presidente Napolitano arriva a riscattare subito l'onta dell'ormai innominabile "Codice": con The wind that shakes the bar1ey, celebre poesia rivoluzionaria irlandese. In Francia il film sarà distribuito col titolo "Le vent se lève, in Italia la Bim non ha ancora deciso.
Loach non demorde dalle sue convinzioni politiche e sociali, mai che si lasci andare a qualche leggerezza, a qualche disimpegno. Infatti anche con questo film per riflettere sull'oggi torna indietro di 80 anni, per parlare dell'attuale imperialismo americano evoca quello britannico di allora, per raccontare di «una invasione indifendibile perché illegale» come quella dell'Iraq, ricorda il crudelissimo e secolare dominio inglese sull'Irlanda. La finta indipendenza accordata nel 1921 a Dublino e promessa adesso a Bagdad, le conseguenze immancabili del colonialismo, prima la resistenza armata poi la guerra civile e fratricida. Adesso come allora.
Irlanda del Sud, anni '20, ragazzi che sfogano la loro rabbia trasformando le partite di hockey in una guerra: paesaggi meravigliosi e aspri, (nel film però non piove mai, in un paese dove piove quasi sempre), casupole di pietra buie e miserande, povertà estrema, disoccupazione, fame, paura, odio. I soldati inglesi sono addestrati ad urlare, umiliare, picchiare, terrorizzare, mettere al muro; un adolescente si rifiuta di rispondere in inglese e viene ammazzato di botte davanti alla madre, un giovane uomo non rivela il nome dei compagni di resistenza e gli strappano le unghie. I ribelli, cioè gli eroi per alcuni, i terroristi per altri, si procurano le armi, le usano, ammazzano gli inglesi, fucilano i delatori. «Voglio una vita normale», piange una ragazza stanca di atrocità e orrore.
I fratelli O Donovan una vita normale la rifiutano, entrano nella Irish Republican Army, l'Ira, Teddy è il più politico, Damien è quello che più si rende conto della desolazione disperata del popolo. Quando l'Inghilterra ritira le truppe e nel 1921 con un trattato divide il paese in due, accordando all'Irlanda del Sud una forma d'indipendenza che la obbliga però a far parte del Commonwealth, scoppia tra quelli che insieme avevano combattuto per la libertà una furibonda ostilità che degenera in guerra civile. Teddy sceglie di indossare la divisa dell'esercito della nuova Irlanda, perché comunque ci si è liberati dai nemico straniero, Damien che vede ancora una volta la sconfitta dei più deboli, dei disoccupati, degli affamati, la chiesa cattolica e la stessa Ira dalla parte dei nuovi potenti, torna alla lotta annata.
Figuriamoci se Ken Loach poteva rinunciare alla sua adorata lotta di classe, di cui purtroppo è forse il solo paladino rimasto. Non per niente Damien è l'attore irlandese Ciilian Murphy, (Ritorno a Cold Mountain) e la sua delicata pensosa bellezza costringe a parteggiare per i ribelli, anche perché, oltre che eroico patriota, difensore del disoccupato e dell'affamato, trova il tempo, scarso, per avere un'amatissima sposa cui dare non più di un paio di baci. Quel correre silenziosi ed armati tra i campi, quelle imboscate, quel coraggio virile, quella giovinezza cosi forte e decisa, quella capacità di immolarsi, quel bisogno di libertà e giustizia, quel sentimento sempre più desueto che è oggi l'amore di patria, rievocano a noi italiani il tempo della lotta partigiana; e il film è tanto più commovente per la passione, la convinzione, il bisogno di verità e di memoria del regista: anche autore, nel 1990, di Hidden Agenda sul terrorismo irlandese di quegli anni, e con questo suo ultimo flint vuole che si sappia da dove e perché quella violenza è nata, quanta sofferenza ha dovuto sopportare in passato la gran parte di quel paese. Loach sa restituire al cinema la forza evocativa della grande storia quando non viene manipolata e cancellata dalle finte storie e dai finti eroismi delle Missioni Impossibili. delle Guerre Stellari, dei X-Men.
Da La Repubblica, 19 maggio 2006
di Natalia Aspesi, 19 maggio 2006