luigi chierico
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sabato 10 dicembre 2016
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avvincente
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Carver, ex ufficiale sudista nella guerra di secessione, interpretato da Liam Neeson, va all’inseguimento di Gideon ex comandante dell’esercito nordista , interpretato da Pierce Brosnan, a cui dà una “caccia spietata”. Carver assolda tre personaggi e attraversa boschi innevati, tra intemperie, insidie e freddo, per inseguire Gideon che colpito si salva gettandosi in un fiume che presto si trasforma in una rapida. Il resto del film lo lascio vedere allo spettatore che si sta interrogando sui 2 temi della storia: Gideon si salverà ? perché Carver lo vuole vedere morto ? Terminate le belle scene nel bosco che ricordano quelle del film “Ritorno a Cold Mountain” , vicenda appartenente alla stessa epoca storica nella guerra tra Nord e Sud in America, si passa attraverso le insidie di terre deserte, non più un albero dietro cui trovare riparo, non più acqua per dissetarsi.
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Carver, ex ufficiale sudista nella guerra di secessione, interpretato da Liam Neeson, va all’inseguimento di Gideon ex comandante dell’esercito nordista , interpretato da Pierce Brosnan, a cui dà una “caccia spietata”. Carver assolda tre personaggi e attraversa boschi innevati, tra intemperie, insidie e freddo, per inseguire Gideon che colpito si salva gettandosi in un fiume che presto si trasforma in una rapida. Il resto del film lo lascio vedere allo spettatore che si sta interrogando sui 2 temi della storia: Gideon si salverà ? perché Carver lo vuole vedere morto ? Terminate le belle scene nel bosco che ricordano quelle del film “Ritorno a Cold Mountain” , vicenda appartenente alla stessa epoca storica nella guerra tra Nord e Sud in America, si passa attraverso le insidie di terre deserte, non più un albero dietro cui trovare riparo, non più acqua per dissetarsi. Il caldo e il sole fanno rimpiangere la neve e il freddo lasciato alle spalle. Tutti diventano più cattivi, la vendetta conduce alla morte, il perdono alla vita. Un buon film per narrare gli orrori della guerra, la crudeltà degli uomini. Dopo la guerra restano i rancori, la vendetta e l’odio, mai la pace, di cui si conosce sempre e solo la parola. Le ferite d’ogni genere lasciano indelebili cicatrici, gli abusi ed i misfatti, talora gratuiti, commessi in nome della guerra, non si dimenticano e perseguitano anche nel sonno. La bella colonna sonora, un buon dialogo, un ottimo doppiaggio ed un eccellente montaggio ed un finale da leggere come un messaggio ai popoli del Nord e Sud di tutti i Paesi, tra Bianchi e Negri, tra Cattolici ed Islamici, mi indurrebbero a dare quattro stelle, ma manca totalmente la presenza femminile con la famiglia che invece è la causa scatenante di tutta la storia. Regia ed interpreti ottimi, buona la fotografia e le riprese. Una storia breve da raccontare ma un film ricco di suspense che però, purtroppo, non può classificarsi “Ottimo” , meritando comunque qualcosa in più, ossia “Buono”; ma qui di buoni e cattivi ci sono tutti i personaggi e non solo i protagonisti Carver e Gideon. chibar22@libero.it
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domenico rizzi
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lunedì 5 gennaio 2015
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per una vendetta incompiuta
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Da quando i fratelli Coen diressero il remake de “Il Grinta”, ogni volta che esce un nuovo western si creano grandi attese fra gli appassionati del genere, ma, come in questo caso, le aspettative rimangono piuttosto deluse. Nelle intenzioni della produzione (Mel Gibson) e del regista Von Ancken – che impiegano attori affermati quali Liam Neeson e Pierre Brosnan – “Caccia spietata” avrebbe dovuto essere un western psicologico dalle tendenze pacifiste, con un’ambientazione molto diversificata che spazia dalle montagne innevate agli aridi deserti, seguendo le orme di un uomo braccato (Gideon) e di una banda di vendicatori capeggiata da Carver (Neeson) che vuole fargli la pelle per un episodio risalente alla Guerra Civile.
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Da quando i fratelli Coen diressero il remake de “Il Grinta”, ogni volta che esce un nuovo western si creano grandi attese fra gli appassionati del genere, ma, come in questo caso, le aspettative rimangono piuttosto deluse. Nelle intenzioni della produzione (Mel Gibson) e del regista Von Ancken – che impiegano attori affermati quali Liam Neeson e Pierre Brosnan – “Caccia spietata” avrebbe dovuto essere un western psicologico dalle tendenze pacifiste, con un’ambientazione molto diversificata che spazia dalle montagne innevate agli aridi deserti, seguendo le orme di un uomo braccato (Gideon) e di una banda di vendicatori capeggiata da Carver (Neeson) che vuole fargli la pelle per un episodio risalente alla Guerra Civile. Il risultato è tuttavia assai più modesto e i difetti del film, pur ottimamente recitato, sono parecchi. L’azione dell’inseguimento del fuggitivo (Brosnan) è incalzante soltanto nelle riprese iniziali e si spegne man mano che la vicenda prosegue, inserendo personaggi – la famiglia che soccorre Gideon, una carovana in transito, una squadra di operai addetta alla costruzione della ferrovia, un Indiano che presidia una pozza d’acqua - che appaiono e scompaiono senza lasciare traccia, spingendo i due avversari ad un confronto finale che non avrà luogo, forse perché entrambi, ormai appiedati nel deserto, pensano prioritariamente alla sopravvivenza. Assurda e surreale (ma forse è questa l’ennesima provocazione del regista) la sequenza conclusiva della donna (Anjelica Huston) che contratta con i due uomini in uno scenario irreale, vestita con un abbigliamento più adatto ad un ricevimento che alla marcia in una rovente distesa di sabbia. Il revisionismo ha dato al western un grande impulso al rinnovamento nel momento in cui la sua vena tradizionale si era inaridita, ma la tentazione di far presa sullo spettatore con immagini e comportamenti inusuali e spesso assurdi, rischia di far rimpiangere le tematiche classiche del genere vecchia maniera. Ma forse chi scrive è troppo condizionato dalla conoscenza del West della storia, che ha poco in comune con quello leggendario, sicchè il suo giudizio può peccare di eccessiva severità.
Domenico Rizzi, scrittore
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thesenderminator
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mercoledì 31 dicembre 2014
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un film stupendo e altrettanto fantastico.
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sbalorditivo, un film la cui altezza scocca dalle qualità, e abilità migliore
portata altrettanto alle estrmità, tramite però l'applicazione;
un duello, narrato scenografato e diretto con altrettante capacità,
non solo per le dinamiche anche thrilleristiche; per l'onore e il merito riconosciuto sino
alla disarmante efficacia e senso narrativo così raro,
da intravedere l'intenzione quasi di volersi affidare al
procedimento narrativo, dal momento che,
il film si dimostra riuscito sin dal monento della
baita, quando di fianco al camino l'inseguito, dichiara comunque
le buone intenzioni, pagando.
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sbalorditivo, un film la cui altezza scocca dalle qualità, e abilità migliore
portata altrettanto alle estrmità, tramite però l'applicazione;
un duello, narrato scenografato e diretto con altrettante capacità,
non solo per le dinamiche anche thrilleristiche; per l'onore e il merito riconosciuto sino
alla disarmante efficacia e senso narrativo così raro,
da intravedere l'intenzione quasi di volersi affidare al
procedimento narrativo, dal momento che,
il film si dimostra riuscito sin dal monento della
baita, quando di fianco al camino l'inseguito, dichiara comunque
le buone intenzioni, pagando... Il cavallo; un pò forzata seppur con un senso, ovvio,
la comparsata della signora 'dispensatrice' di pozioni armi e munizioni, che,
sembra ever interpretato in più rinprese a
modo suo sottraendo, trattenendo e dispensando ma
anche alterando... le disposizioni in campo;
all'inseguito cede una munizione, cosìcchè ha la sua,
e la pozione per rimediare, a significare l'aver
infranto delle regole.., forse le sue forse di altre persone, il
gettare a terra la fiaschetta, forse significa, che sempre per lo
stesso principio, per lei non sarebbe più possibile
rimediarvi o che, all'inseguito che conosce e distingue bene
quegli intrugli non serve di certo, prendendogli il cavallo,
poichè si ritiene dovesse proseguire a piedi..., con le proprie gambe,
all'inseguitore prende l'acqua, fonte di vita però per chiunque
dunque, e non di proprietà sua, fornendogli un'arma, poichè provvisto
all'apparenza di tante munizioni, interessante quando gli
dice d'averne una, e ella risponde dicendogli, quante ne volevi?
quella hai... ancor più espletativa la risposta, cioè, che
egli 'crede' (he beleve... ) di si, a seguito di una
straziante fuga sotto il sol cocente e altrettanto
straziante, inseguimento, si palesano le altrettante differenze
e la apparente scelleratezza lascia direi il posto alla altrettanta nobiltà
corrispondente alle abilità in campo, e qui, annoterei
oltre alle abilità più volte dimostrate dall'inseguito, oltre che, aver tenuto
testa a più inseguitori, l'intenzione palese e terminale di
voler ferire, disimpegnandosi, e non eliminare
l'avversario, sembra che il film mostri nelle sequenze terminali
l'inseguito estrarre il pugnale piantandolo a terra, e anzichè
affettarlo, sancisce il limite dell'avversario e al tempo
stesso delimita un nuovo confine, da cui si vede la molta strada ancora
da percorrere, l'inseguitore sembra tornarsene
indietro esausto, sperando magari che
qualcuno se ne ricordi, la cui unica chanche di vittoria,
per tutta la storia del film in questione, e premesso non obbligatoria, è
dovuta (sinchè cerchi di braccarmi trovi solo tormento) direi solo
alla comprensione dell'avverario.., questo è un film ineccepibile,
direi anche imprevedibile e comunque fantastico.
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saint-amant
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giovedì 3 gennaio 2013
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un altro regista dalla tv
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Spunto non brutto (anche se il tema dell’inseguimento è sempre bello, anzi è il cinema), ma regia pesantemente televisiva, impersonale in quasi ogni sua parte, dai dialoghi alla fotografia, alla colonna sonora. Gli elementi surreali presenti alla fine non stupiscono, perché è proprio di una certa cultura metalinguistica televisiva dare brillantezza ai manufatti vampirizzando memorie e linguaggi e riducendoli a flusso discorsivo, normalizzato. Date queste premesse, probabilmente la maionese non sarebbe impazzita neanche con l’arrivo degli alieni.
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alfarabi
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mercoledì 2 gennaio 2013
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caccia a "caccia spietata"
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Il mio incubo ricorrente è che un giorno scompariranno i van Helsing in grado di riconoscere certi prodotti e distruggerli esponendoli alla luce del giorno. Il mio incubo è un pubblico da computer che ingoia tutto, purché vengano rispettati alcuni standard di qualità. Ora, in questo film che rivela tutta la cultura televisiva del regista, dalle immagini ben fotografate e impersonali al tocco surreale dell’incontro con l’indiano e la venditrice di elisir (surrealismo televisivo, vampirismo e sterilizzazione di ogni tendenza e memoria, altro che classicismo..), alla terribile e convenzionale colonna sonora; in questo film in cui i dialoghi sono sentenze; i personaggi pure ipotesi o funzioni…, in questo modesto intrattenimento pomeridiano non c’è praticamente nulla da salvare.
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Il mio incubo ricorrente è che un giorno scompariranno i van Helsing in grado di riconoscere certi prodotti e distruggerli esponendoli alla luce del giorno. Il mio incubo è un pubblico da computer che ingoia tutto, purché vengano rispettati alcuni standard di qualità. Ora, in questo film che rivela tutta la cultura televisiva del regista, dalle immagini ben fotografate e impersonali al tocco surreale dell’incontro con l’indiano e la venditrice di elisir (surrealismo televisivo, vampirismo e sterilizzazione di ogni tendenza e memoria, altro che classicismo..), alla terribile e convenzionale colonna sonora; in questo film in cui i dialoghi sono sentenze; i personaggi pure ipotesi o funzioni…, in questo modesto intrattenimento pomeridiano non c’è praticamente nulla da salvare. Eppure, vedo che, a partire dal recensore, qui si sottilizza solo su questioni marginali…
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dario carta
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venerdì 20 febbraio 2009
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un weststern di oggi con ingredienti classici
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Nel 1868 la Guerra di Secessione finisce e lascia il posto ad una pace che risuona di una eco di risentimenti mai sopiti e superati.
Così,un popolo in formazione,temprato nel crogiuolo di una prova che ha offerto sangue e divisione,non è ancora pronto per nascere in un'unità ideologicamente stabile.
Sebbene a livello politico sia stato possibile concretizzare una serie di equilibri geograficamente postulati,la Nazione resta socialmente fratturata in realtà radicalmente antitetiche.
Ruby Mountains,Stato del Nevada,1868.
Carver,(Liam Neeson),è un ex militare sudista che,alla testa di una milizia di Confederati secondo clichè,bracca senza respiro il soldato dell'Unione Gideon.
Il motivo non viene spiegato nella prima parte del film e la narrazione trova fuoco sui lineamenti dei due protagonisti,rispettivamente come cacciatore e preda,immersi in una natura incontaminata,che fa da sfondo liberatorio a tutta la vicenda che segue.
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Nel 1868 la Guerra di Secessione finisce e lascia il posto ad una pace che risuona di una eco di risentimenti mai sopiti e superati.
Così,un popolo in formazione,temprato nel crogiuolo di una prova che ha offerto sangue e divisione,non è ancora pronto per nascere in un'unità ideologicamente stabile.
Sebbene a livello politico sia stato possibile concretizzare una serie di equilibri geograficamente postulati,la Nazione resta socialmente fratturata in realtà radicalmente antitetiche.
Ruby Mountains,Stato del Nevada,1868.
Carver,(Liam Neeson),è un ex militare sudista che,alla testa di una milizia di Confederati secondo clichè,bracca senza respiro il soldato dell'Unione Gideon.
Il motivo non viene spiegato nella prima parte del film e la narrazione trova fuoco sui lineamenti dei due protagonisti,rispettivamente come cacciatore e preda,immersi in una natura incontaminata,che fa da sfondo liberatorio a tutta la vicenda che segue.
Non ci sono buoni e cattivi,ma solo ostinazione e caparbietà e lo scontro non è tra le polarità opposte del bene e del male,ma tra due volontà interfacciate da una realtà storica che accomuna i due personaggi nei rispettivi ideali e li inserisce in un unico drammatico contesto.
Si dipana da qui un tema che Von Ancken decide di sviluppare in una pellicola Western dai connotati raccolti dall'eredità del periodo crepuscolare di questo genere di cinema,oggi in penombra.
In bellissimi scenari di arioso respiro,che riportano all'incompreso "Terra di confine",o all'epico "I cavalieri dalle lunghe ombre"o a "Silverado",il regista ambienta una vicenda di rancore,caccia e vendetta,senza insistere sulle ragioni o i tratti morali dei protagonisti,ma limitandosi a scolpire una cronaca attenta più agli aspetti umanamente emotivi,che alle ragioni politiche o sociali che motivano i fatti.
"Caccia spietata" è diretto con gli ingredienti di classici quali "Lo sperone nudo",di Anthony Mann,"Nessuna pietà per Ulzana",di Robert Aldrich,o il più recente "Il texano dagli occhi di ghiaccio",a sua volta recheggiante delle eco di "Sentieri selvaggi",di John Ford,ove la caccia all'uomo riassume il significato dell'intera narrazione.
In "Caccia spietata",le immense distese innevate non fanno rimpiangere lo splendido "Corvo Rosso non avrai il mio scalpo"(1972),icona western di Pollack e l'occhio si appaga di una spettacolare fotografia di John Toll ("Gone Baby Gone","L'ultimo samurai","Tropic Thunder","The Burning Plain",Oscar per "Vento di passioni" e "Braveheart").
I lunghi silenzi sono più riconducibili a "Uomo Bianco,va' col tuo Dio"di Sarafian,(1971),probabilmente uno dei western con meno dialoghi in assoluto,che alle pause di Sergio Leone.
.Brosnan lascia appeso nell'armadio l'abito di Armani,si appesantisce sui fianchi quel tanto che basta per non interessare più a James Bond e ci convince ancora che è capace istrione.
Neeson,anch'egli Irlandese,che sia Rob Roy,o un nemico di Batman,viva a New York all'inizio del secolo scorso o sia Padre Liam,piace anche quando non sorride mai.
David Von Ancken,regista e cosceneggiatore del film,ha alle spalle una fitta esperienza in campo televisivo,con a suo attivo serie come "Oz","The Shields","Numb3rs","Cold Case" e confeziona,come sua prima esperienza sul grande schermo, un prodotto di smalto,a suo maggior merito,affrontando la difficoltà di una sfida che gli chiede di proporre e far apprezzare una pellicola di un genere oggi poco metabolizzato.
Dario Carta
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zen
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mercoledì 18 febbraio 2009
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affascinante ma schematico
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La sceneggiatura, ispirata ad un paio di lavori di Hellman, alla lunga finisce per apparire ripetitiva e schematica. Ma gli attori sono convincenti e l'apparato visivo è davvero notevole.
Ma la bellezza della fotografia e la felice scelta delle locations naturali non bastano ad assolvere pienamente questo western.
Curiosi (ma puerili) gli squarci surreali nel finale.
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montecristo
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domenica 25 gennaio 2009
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assolutamente da vedere
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Meraviglioso. Per gli amanti del western crepuscolare un film da non perdere.
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liuk
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domenica 11 gennaio 2009
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sono dubbioso
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Fino a 15 minuti dalla fine ero immerso in un film decisamente ben fatto, iniziato come un Tranquillo weekend di paura, continuato in un Rambo e mi aspettavo un finale alla Pulp Fiction, insomma qualcosa di eccessivo e definitivo. E invece? Cosa mi significa quel finale? Lynch? Kubrick? qualche metafora che non ho intuito??
Mettiamola così: consiglio vivamente a tutti questo film a patto che al minuto 100 si spenga il lettore dvd e si immagini il finale, altrimenti si rimane delusi di brutto.
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vorxio
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domenica 4 gennaio 2009
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c'è di meglio ...
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Diciamo che come Western non è paragonabile ad altre produzioni recenti come:
***** Quel Treno per Yuma (2007)
***** L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford (2007)
Molto più avvincenti e coinvolgenti (e meglio recitati) !!!!
Salvabili l'ambientazione e i paesaggi.
Discreta l'interpretazione di Neeson, meno convincente quella di Brosnan.
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