gimmy
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giovedì 9 agosto 2007
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il comunista che mangiava i bambini
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Evilenko si presenta come un film dall'approccio strano: non ha mai scene violente eppure riesce a turbare con il potere dell'immaginifico. Chi meglio dell'Alex di Arancia Meccanica, poteva impersonare un altro personaggio violento e isolato, paranoico e desideroso di fuggire? La recitazione di McDowell, con il suo viso un po' deformato dalla vecchiaia che gli conferisce ancora di più uno sguardo ipnotico, è quantomai azzeccata. Evilenko gioca con le parole (come suggerisce il titolo), ma anche con le immagini, laddove la sequenza dell'interrogatorio finale è forse la parte più forte del film, e provoca un riuscito ribrezzo nello spettatore. Grieco riesce a narrare una storia senza dare giudizi affrettati o stereotipati, e anzi non condanna nè scusa mai apertamente il killer, lasciando che sia il pubblico ad emettere il suo giudizio: di chi è la colpa? Del malato sistema comunista sovietico, della mente umana, o della società in generale? La risposta non è mai chiara.
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Evilenko si presenta come un film dall'approccio strano: non ha mai scene violente eppure riesce a turbare con il potere dell'immaginifico. Chi meglio dell'Alex di Arancia Meccanica, poteva impersonare un altro personaggio violento e isolato, paranoico e desideroso di fuggire? La recitazione di McDowell, con il suo viso un po' deformato dalla vecchiaia che gli conferisce ancora di più uno sguardo ipnotico, è quantomai azzeccata. Evilenko gioca con le parole (come suggerisce il titolo), ma anche con le immagini, laddove la sequenza dell'interrogatorio finale è forse la parte più forte del film, e provoca un riuscito ribrezzo nello spettatore. Grieco riesce a narrare una storia senza dare giudizi affrettati o stereotipati, e anzi non condanna nè scusa mai apertamente il killer, lasciando che sia il pubblico ad emettere il suo giudizio: di chi è la colpa? Del malato sistema comunista sovietico, della mente umana, o della società in generale? La risposta non è mai chiara.
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labilu
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mercoledì 21 aprile 2004
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la poesia di un assassino
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Attraverso il film si può entrare nella mente di un pedofilo malato assassino, provarne ribrezzo e pena allo stesso tempo.
E' un film penetrante, che ti entra dentro come un tarlo e non ti lascia.. non è un incubo, purtroppo è la realtà.
La grandezza di questo Capolavoro del Cinema è di riuscire a parlare di un argomento così crudele senza cadere nella tentazione trasformarlo in un volgare macello di sangue e violenza.
E' molto interessante scoprire via via gli innumerevoli punti di vista che il film offre x una spiegazione dei perchè. E' un film che fa pensare ed offre molti spunti, non necessariamente delle soluzioni; lascia libertà di interpretazione. Molto bello!!!
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(di kappa)
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frenky 90
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giovedì 14 gennaio 2010
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un pugno...negli ideali
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Il peggior uomo del mondo deve avere le seguenti caratteristiche: dev’essere cattivo, perverso, violento, sadico e deve prendersela con i bambini. Questo era Andrej Romanovic Cikatilo, nel film ribattezzato Evilenko (quasi sicuramente da “evil”- “diabolico”) probabilmente il peggiore individuo che abbia mai messo piede sulla faccia della terra. Via il dente via il dolore: fra il 1978 ed il 1990 ne uccise 56 fra donne e bambini di età compresa dai 7 anni in su. La quasi totalità delle vittime veniva prima stuprata, poi mutilata ed infine mangiata. Riprendetevi dallo shock e capite da soli che fare un film che ha come protagonista un personaggio del genere, peraltro tristemente “vero”, sia impresa abbastanza coraggiosa e forse fin troppo temeraria.
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Il peggior uomo del mondo deve avere le seguenti caratteristiche: dev’essere cattivo, perverso, violento, sadico e deve prendersela con i bambini. Questo era Andrej Romanovic Cikatilo, nel film ribattezzato Evilenko (quasi sicuramente da “evil”- “diabolico”) probabilmente il peggiore individuo che abbia mai messo piede sulla faccia della terra. Via il dente via il dolore: fra il 1978 ed il 1990 ne uccise 56 fra donne e bambini di età compresa dai 7 anni in su. La quasi totalità delle vittime veniva prima stuprata, poi mutilata ed infine mangiata. Riprendetevi dallo shock e capite da soli che fare un film che ha come protagonista un personaggio del genere, peraltro tristemente “vero”, sia impresa abbastanza coraggiosa e forse fin troppo temeraria. Ma il regista e sceneggiatore esordiente dell’opera asserisce che il vero protagonista non sia lui ma il suo ideale, il comunismo che nel film il personaggio Evilenko strenuamente difende, ormai moribondo nella società russa pre-caduta del Muro di Berlino. David Grieco, figlio di Ruggero fra i fondatori del PCI (ma tu guarda a volte le coincidenze!) imposta la trasposizione cinematografica del proprio romanzo “Il comunista che mangiava i bambini” (gran titolo, Berlusconi approverebbe) come una panoramica sul fallimento di un’ideologia che va a morire, come un ritratto dei cittadini delusi che si affidano per disperazione conformista alla Perestrojka di Gorbaciov, fra i quali non c’è Romanovic, da un lato specchio di chi non vuole arrendersi ostinandosi a chiamare “compagno” chiunque incontri nella vana speranza di una risposta promettente e dall’altro incarnazione di quanto di peggio il regime ha creato con la sua reazione estrema ed indifendibile allo sfascio del “modello rosso” di società del suo tempo. L’operazione, riuscita solo in parte, ha il dono di rendere la storia scorrevole e finanche quasi godibile, sia pure con le dovute precauzioni che la natura della storia stessa impone nell’utilizzo di questo termine. Aiutano le scelte di non concentrarsi tanto sulla furia omicida del personaggio quanto sulla sua psicologia, sempre una manna se si vuole evitare di scadere nell’horror splatter di serie b, e le due grandi interpretazioni degli attori protagonisti: Marton Csokas e Malcolm McDowell, rispettivamente Vladimir Timurovic Lesiev (ovviamente il buono) ed Evilenko (ovviamente il cattivo). Il primo interpreta il detective che gli si mette alle calcagna partendo da zero e che alla fine riesce ad estirpargli la maxi-confessione in una memorabile scena. Su McDowell, invece, occorre spendere una parola di più. Solo l’ex drugo Alex di Arancia Meccanica poteva incarnare con tanta maestria questo malefico personaggio, per mezzo di un ritratto controllato quasi mai sopra le righe, disumano nella sua calma, inquietante nelle sue azioni. L’attore britannico sveste i panni del teppistello del romanzo di Burgess per forgiarsi della fragile armatura amorale di un folle riuscendo nell’impresa di non concedergli neanche un momento di riscatto e regalandoci così, finalmente a sessant’anni, un’altra grande prova d’attore che fa il paio con quelle giovanili in “Se...” di Lindsay Anderson e nel già citato capolavoro di Kubrickiana fattura.
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brucemyhero
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giovedì 18 agosto 2011
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evilenko
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Abituati a film stereotipati in 'materia', si resta profondamente colpiti da questo lavoro. Ciò che ci raggiunge da subito è che grazie alla perfezione delle interpretazioni, all'assenza di uscite ad effetto, alla regia impeccabile ed a fattori che sembrano sfuggire ad un'analisi posteriore, tutto appare tremendamente reale. Vissuto nel presente. Ribattezzato Evilenko, il film, ci trasporta là dove nessuno può pensare esista vita, e dove si comprende quanto la Giustizia sia unicamente in mano all'uomo. Perchè a padroneggiare è Andrej Romanovic e la sua follia, in una terrificante parabola decadente, che sonda in modo impareggiabile i 'non limiti' della psiche, sullo sfondo di una Unione Sovietica in pieno fermento.
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Abituati a film stereotipati in 'materia', si resta profondamente colpiti da questo lavoro. Ciò che ci raggiunge da subito è che grazie alla perfezione delle interpretazioni, all'assenza di uscite ad effetto, alla regia impeccabile ed a fattori che sembrano sfuggire ad un'analisi posteriore, tutto appare tremendamente reale. Vissuto nel presente. Ribattezzato Evilenko, il film, ci trasporta là dove nessuno può pensare esista vita, e dove si comprende quanto la Giustizia sia unicamente in mano all'uomo. Perchè a padroneggiare è Andrej Romanovic e la sua follia, in una terrificante parabola decadente, che sonda in modo impareggiabile i 'non limiti' della psiche, sullo sfondo di una Unione Sovietica in pieno fermento. Le atmosfere restituiscono grande drammaticità eventi, che qui sono soltanto accennati, ma che trovano sfogo e alimentano il 'prodotto difettoso'. Romanovic è un 'compagno', che diviene col progredire del 'cambiamento', sempre più atroce. La massima espressione malefica, del connubio patologia-ideologia. Straordinaria, superlativa interpretazione di McDowell, che permettetemi, sarebbe stato offensivo premiare con un oscar. Semplice, luccicante statuetta, che appartiene ad un mondo di lustri, e che ne avrebbe deturpato la grandezza. Un giudizio opinabile, ma guardatelo, poi mi direte. 'Il silenzio degli innocenti', film che tra l'altro apprezzai molto, appare una sciocchezzuola al confronto...
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ultimoboyscout
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sabato 16 giugno 2012
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mcdowell, il divoratore di bambini.
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Il regista David Grieco riuscì ad incontrarlo da vivo, scrisse un libro, "Il comunista che mangiava i bambini", dal quale ha poi tratto questo film. Narra del serial killer più malvagio e spregiudicato del secolo appana passato, uccise e si cibò di 55 bambini. Purtroppo il film non riesce ad inviare il messaggio che avrebbe voluto o dovuto palesare: si regge sulla magnifica interpretazione di Malcolm McDowell, uno con la faccia giusta per interpretare quel ruolo, imbrigliandolo però nell'impossibilità di mostrare la sua ferocia, coperto da immagini in cui la violenza si può solo immaginare, intuire, capire ma non vedere, e che solo quello sguardo inquietante può far comprendere.
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Il regista David Grieco riuscì ad incontrarlo da vivo, scrisse un libro, "Il comunista che mangiava i bambini", dal quale ha poi tratto questo film. Narra del serial killer più malvagio e spregiudicato del secolo appana passato, uccise e si cibò di 55 bambini. Purtroppo il film non riesce ad inviare il messaggio che avrebbe voluto o dovuto palesare: si regge sulla magnifica interpretazione di Malcolm McDowell, uno con la faccia giusta per interpretare quel ruolo, imbrigliandolo però nell'impossibilità di mostrare la sua ferocia, coperto da immagini in cui la violenza si può solo immaginare, intuire, capire ma non vedere, e che solo quello sguardo inquietante può far comprendere. Tra l'altro sarebbero serviti dialoghi ben più incisivi rispetto a quelli scolastici del film. Evilenko è il famigerato mostro di Rostov, (forse) giustiziato nel 1994 dopo essere stato giudicato sano di mente e la tesi enunciata in maniera piuttosto rozza dalla pellicola è che il crollo di un sistema totalitario produce quasi obbligatoriamente mostri. Tutto è piuttosto ambiguo, a volte ridicolo e patetico altre volgare, lo sviluppo è fragile e mediocre tra luoghi comuni e il voler shockare ad ogni scena, col culmine del detective che arriva a denudarsi (per spogliare dentro il suo avversario) al cospetto del serial killer, masturbandolo, per farlo confessare. Restano le indubbiamente buone interpretazioni di McDowell e del sorprendente Marton Csokas nel ruolo del poliziotto e la fastosa scenografia di morte del regista, dotata di ottima resa visiva, considerando che Grieco è un debuttante alla regia. Pellicola ambiziosa, che non vuole solo parafrasare la storia di un serial killer spaventoso e le conseguenze psicopolitiche della Perestrojka, ma che non ha il coraggio di argomentare la propria tesi con fatti ma solo di enunciarla a parole. E che quando, nel finale, dovrebbe far esplodere i picchi di tensione, la allenta facendo dimenticare il poco di buono evidenziato precedentemente.
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andyflash77
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sabato 28 luglio 2012
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il mostro della "striscia di bosco"
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TRAMA: Fine Anni '80 - l'ex Unione Sovietica è sconvolta dal "Mostro della Striscia di Bosco" o "Mostro di Rostov", il misterioso e disumano psicopatico reo di aver violentato, ucciso e divorato più di cinquanta ragazzini. Il caso viene affidato al giovane magistrato Vadim Timurovic Lesiev (Marton Csokas): a lui l'incarico di stanare il Mostro, Andrej Romanovic (Malcolm McDowell) alias Evilenko, insegnante di Storia Russa in un orfanotrofio di Mosca...
CRITICAa cura di Gianni Merlin: L'obiettivo dell'opera prima di David Grieco consiste in un appassionato e riuscito tentativo di porre i fanali accesi sul sempre più attuale problema della pedofilia, attraverso la rievocazione del cosiddetto da noi in Italia "Mostro di Rostov", che dalle recenti interviste sembra aver stregato Grieco, più per l’aspetto della curiosità di conoscenza che per quello della comprensione.
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TRAMA: Fine Anni '80 - l'ex Unione Sovietica è sconvolta dal "Mostro della Striscia di Bosco" o "Mostro di Rostov", il misterioso e disumano psicopatico reo di aver violentato, ucciso e divorato più di cinquanta ragazzini. Il caso viene affidato al giovane magistrato Vadim Timurovic Lesiev (Marton Csokas): a lui l'incarico di stanare il Mostro, Andrej Romanovic (Malcolm McDowell) alias Evilenko, insegnante di Storia Russa in un orfanotrofio di Mosca...
CRITICAa cura di Gianni Merlin: L'obiettivo dell'opera prima di David Grieco consiste in un appassionato e riuscito tentativo di porre i fanali accesi sul sempre più attuale problema della pedofilia, attraverso la rievocazione del cosiddetto da noi in Italia "Mostro di Rostov", che dalle recenti interviste sembra aver stregato Grieco, più per l’aspetto della curiosità di conoscenza che per quello della comprensione. Proprio lo scomodo e difficile argomento trattato presumiamo (purtroppo) allontani dai riflettori della ribalta questo bel film, che certo scava dentro le psicosi e i folli gesti di questo anziano russo degli Anni '80, ma senza mostrare le efferatezze, lasciando spesso intuire o intravedere, e soprattutto gestendo l’iter narrativo in modo intelligente, introducendo toni da detective story con l'incedere del racconto. In effetti, meriterebbe il successo e la visione di un pubblico molto ampio una pellicola che racconta tra l'altro un pezzo della storia moderna, già dimenticata, della fine del comunismo e del concetto di malattia all'interno del regime sovietico, dove la mancanza di trasparenza e di diffusione di informazioni rese difficile l’opera di individuazione del pluriomicida. Al di là quindi dei meriti di Grieco legati all'impostazione della pellicola, altri due elementi contribuiscono alla buona riuscita del film. Il primo è senza dubbio la magica interpretazione di Malcolm McDowell nei panni del serial killer: il signor Evilenko che ne esce è quanto di più malato e torbido, ripugnante e allo stesso tempo intenso possa essere conglobato all'interno di un unico corpo umano, le cui fattezze peraltro vengono ben mostrate nella pellicola. McDowell va al di là di una mera immedesimazione peraltro improbabile del ruolo, ma lo "interpreta", con i gesti a volte dolci, a volte disperati e con gli sguardi, allucinati e ipnotici, delineando nello spettatore in modo convincente l'idea della malattia di cui era affetto, quindi facendo emergere la possibilità di considerareEvilenko un caso patologico da studiare, più che mostro da odiare (questo, a ben vedere, è il desiderio di Grieco). L'altro aspetto cruciale per cui vale la pena vedere (ascoltare) il film sono le musiche di Angelo Badalamenti, anche queste ipnotiche e avvolgenti: il tema, se mai ne esiste uno, si ripete all'infinito, con sonorità molto affini a quelle oramai famosissime di "Twin Peaks", ma proprio l'iterazione di questi suoni bassi e continui crea dimensioni di volta in volta sempre più di angoscia e rappresentano, al di là delle immagini, forse l'aspetto che incute il più alto senso di paura di tutto il film.
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