johnjack
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domenica 6 marzo 2011
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La trama del film gira intorno alla solitudine di Seymour "Sy" Parrish (chiara citazione al Parrish di Jumanji) interpretato da un ottimo Robin Williams, che lavora in un centro commerciale, nel reparto sviluppo fotografie. Come tutte le persone sole Sy è ossessionato dal suo lavoro, fissato, maniaco. Questa instabilità viene "sfogata" su una famiglia, la Yorkin che porta quotidianamente, come clienti, le foto a sviluppare. Il film è un crescendo di tensione aggrovigliando, inoltre, sempre di più la psicologia del protagonista che arriverà al punto di scoppiare e commettere una nefandezza nei confronti della famiglia, tanto amata - tanto odiata.
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La trama del film gira intorno alla solitudine di Seymour "Sy" Parrish (chiara citazione al Parrish di Jumanji) interpretato da un ottimo Robin Williams, che lavora in un centro commerciale, nel reparto sviluppo fotografie. Come tutte le persone sole Sy è ossessionato dal suo lavoro, fissato, maniaco. Questa instabilità viene "sfogata" su una famiglia, la Yorkin che porta quotidianamente, come clienti, le foto a sviluppare. Il film è un crescendo di tensione aggrovigliando, inoltre, sempre di più la psicologia del protagonista che arriverà al punto di scoppiare e commettere una nefandezza nei confronti della famiglia, tanto amata - tanto odiata. Buona la regia e la sceneggiatura di Mark Romanek che si era fatto vedere con un'altro lungometraggio: Static. Geniale la scena dove Sy si immagina di intrufolarsi in casa degli Yorkin e di essere lo zio di famiglia. Mi sono piaciuti molto gli scambi di colore, specialmente quelli del finale, nell'albergo. La vera chicca del film è come detto pocanzi l'interpretazione di Robin Williams, una spalla sopra a tutti.
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samuele capannolo
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mercoledì 4 settembre 2013
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psicologico e commovente
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Sy Parrish lavora in un negozio di stampa fotografica, passa la maggior parte del tempo in negozio, il lavoro è l'unica cosa che lo rende calmo, inoltre è un uomo molto solo, ammira molto la famiglia York di cui possiede tutte le foto, sa praticamente tutto, ed ha instaurato anche un bel rapporto con la famiglia specialmente con il banbino jake. Ma quando il padre tradisce la fiducia della famiglia Sy impazzisce. Un originale thriller psicologico con un insolito Robin Williams in veste di psicopatico molto sensibile che si libera dalle commedie e si cimenta per la prima volta in questo genere. Il regista riesce benissimo a riprodurre la mente di uno psicopatico e le sue manie. Il film riesce molto bene a tenere il ritmo per tutta l'ora e mezzo, tenendo incollato lo spettatore incollato alla sedia con molta suspance, inoltre riesce anche a commuovere in alcune scene.
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Sy Parrish lavora in un negozio di stampa fotografica, passa la maggior parte del tempo in negozio, il lavoro è l'unica cosa che lo rende calmo, inoltre è un uomo molto solo, ammira molto la famiglia York di cui possiede tutte le foto, sa praticamente tutto, ed ha instaurato anche un bel rapporto con la famiglia specialmente con il banbino jake. Ma quando il padre tradisce la fiducia della famiglia Sy impazzisce. Un originale thriller psicologico con un insolito Robin Williams in veste di psicopatico molto sensibile che si libera dalle commedie e si cimenta per la prima volta in questo genere. Il regista riesce benissimo a riprodurre la mente di uno psicopatico e le sue manie. Il film riesce molto bene a tenere il ritmo per tutta l'ora e mezzo, tenendo incollato lo spettatore incollato alla sedia con molta suspance, inoltre riesce anche a commuovere in alcune scene. In alcune scene bello anche l'utilizzo delle luci che ricorda molto il colore delle foto.
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noonename
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giovedì 22 agosto 2013
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costruendo ricordi
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Sy Parrish è un solitario impiegato di uno studio di sviluppo rapido di fotografie. Non avendo famiglia, né amici, lui vive mediante gli scatti che giornalmente i suoi clienti gli portano. Le istantanee che però colpiscono maggiormente la sua fantasia sono quelle degli Yorkin: Will, il padre, Nina, la madre e Jack, il figlio. Sy erige un universo sorretto dall’idealità di questa famiglia, arrivando ad immaginare persino di appartenervi, nei panni di un benvoluto zio. Tuttavia il velo d’ipocrisia che viene strappato (il tradimento di Will verso la moglie) ed il licenziamento, portano al collasso il suo mondo patinato, risucchiandolo in una spirale di collera e violenza.
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Sy Parrish è un solitario impiegato di uno studio di sviluppo rapido di fotografie. Non avendo famiglia, né amici, lui vive mediante gli scatti che giornalmente i suoi clienti gli portano. Le istantanee che però colpiscono maggiormente la sua fantasia sono quelle degli Yorkin: Will, il padre, Nina, la madre e Jack, il figlio. Sy erige un universo sorretto dall’idealità di questa famiglia, arrivando ad immaginare persino di appartenervi, nei panni di un benvoluto zio. Tuttavia il velo d’ipocrisia che viene strappato (il tradimento di Will verso la moglie) ed il licenziamento, portano al collasso il suo mondo patinato, risucchiandolo in una spirale di collera e violenza.
Il cattivo di questa storia non fa paura, non si riesce nemmeno a biasimarlo, merito specialmente di un immenso Robin Williams che riesce a muoverci un’inevitabile simpatia per il suo personaggio. L’immagine che ci restituisce è di un omino sbiadito che si aggira come un fantasma nei corridoi bianchi dei grandi magazzini e tra i muri smunti del suo appartamento vuoto. Sy è più credibile nei panni del bambino confuso e respinto che non in quelli del maniaco assassino. Mark Romanek ce lo fa capire anche attraverso dei parallelismi tra il bambino Jack, e l’adulto problematico Sy (le analogie tra le fotografie dei due raffiguranti le “piccole cose”, i pensieri di Jack su Sy visto come un bambino senza amici e deriso a scuola), muovendoci più pietà che disappunto.
Anche nel picco più alto della sua follia, rapportandosi con il sesso, Sy lo fa in maniera impacciata, affettata, dimostrando di idealizzare la sessualità (le pose quasi da manichini che Will e la sua amante sono costretti ad assumere per assecondarlo) così come aveva fatto per l’idea di famiglia.
Un film magistralmente diretto, con una solida sceneggiatura che dà la possibilità a Robin Williams di scendere negli antri più bui della psicologia disturbata di un adulto-bambino, mostrando l’altra faccia di personaggi come Peter Pan (Hook) o Alan Parrish (Jumanji). Una fotografia ed una scenografia che lavorano in sinergia perfetta. Questo film ha tutta la sottile intelligenza ed equilibrio che ne fanno un piccolo capolavoro, rimanendo di una coerenza e unità rara a vedersi.
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stefano bruzzone
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domenica 4 gennaio 2015
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imperdibile
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Un fantastico thriller psicologico con il compianto Williams da Oscar nei panni di un dipendente addetto allo sviluppo fotografie in un centro commerciale. Personaggio cupo e misterioso quello interpretato da Williams e a tratti commovente che al fine di proteggere una sua affezionatissima cliente finirà nei pasticci. Finale non del tutto scontato come potrebbe sembrare durante lo svolgimento della storia. da vedere assolutamente.
Voto: 7.5
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elgatoloco
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mercoledì 24 gennaio 2018
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mark romanek e robin wlliams coppia efficacissima
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"One hour photo"di Mark Romanek(2002)è certamente uno dei film più interessanti del primo decennio degli anni 2000, oltre che una prova straordinaria d'interprete di Robin Williams, qui in sua intepretazione negativa o meglio di uno "psiciopatico ossessivo", per dilra in termini psichiatrici, che , aderendo completamente a una certa apparenza di "happy family", poi identificandosi con la stessa,quando il "gocattolo"gli viene distrutto, ossia quando il padre del bambino e marito della madre si rivela un adultero, mette in atto una sua vendetta... Romanek gestisce in modo straordinario i tempi del climax, che culminano appunto in una vendetta"atipica", Williams(morto tragicamente qualche anno fa, come noto)alterna, sempre in un crescendo assolutamente efficace, espressioni facciali che poi convergono nella costruzione del"mostro", che poi, dal suo punto di vista, rimane un buon"good boy", un"lonely man"certo pieno di bisogni di autorealizzazione, che si realizzano in forma paradossale quando al fotografo o meglio specialista nello sviluppare le"one hour photos", le foto dallo sviluppo breve(in un'epoca, 2002, in cui la fotografia digitale, esplicitamente citata nel film, era già una realtà)cade il castello di carte-o di sabbia-della"Happy Family", appunto.
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"One hour photo"di Mark Romanek(2002)è certamente uno dei film più interessanti del primo decennio degli anni 2000, oltre che una prova straordinaria d'interprete di Robin Williams, qui in sua intepretazione negativa o meglio di uno "psiciopatico ossessivo", per dilra in termini psichiatrici, che , aderendo completamente a una certa apparenza di "happy family", poi identificandosi con la stessa,quando il "gocattolo"gli viene distrutto, ossia quando il padre del bambino e marito della madre si rivela un adultero, mette in atto una sua vendetta... Romanek gestisce in modo straordinario i tempi del climax, che culminano appunto in una vendetta"atipica", Williams(morto tragicamente qualche anno fa, come noto)alterna, sempre in un crescendo assolutamente efficace, espressioni facciali che poi convergono nella costruzione del"mostro", che poi, dal suo punto di vista, rimane un buon"good boy", un"lonely man"certo pieno di bisogni di autorealizzazione, che si realizzano in forma paradossale quando al fotografo o meglio specialista nello sviluppare le"one hour photos", le foto dallo sviluppo breve(in un'epoca, 2002, in cui la fotografia digitale, esplicitamente citata nel film, era già una realtà)cade il castello di carte-o di sabbia-della"Happy Family", appunto. Il film è anche una"inquisition"ontologica sulla fotografia, certo ben diversa da"Blow-up"di Michelangelo Antonioni-che peraltro risale ormai a più di mezzo secolo fa-ossia è un'eccezione rara in questa filmografia d'inizio Millennio che non riesce sempre ad andare a fondo alle cose... Gli altri/le altre interpreti sono certamente efficaci, ma Williams aveva segnato una delle sue grandi interpretazioni, a livello delle sue migliori in assoluto. El Gato
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luca scialo
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venerdì 27 novembre 2020
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classico thriller sulla solitudine
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Sy Parrish lavora da anni in un laboratorio di sviluppo di rullini in un centro commerciale. Solitario, finisce per fantasticare su una famigliola cliente assidua. Finendo pure per conservare maniacalmente diverse loro foto. Fingendo di essere uno di famiglia, una sorta di zio. Questa mania però, finisce per fargli perdere il posto, visto che stampa per sé molte foto non fatturate. Una batosta per chi vive del solo lavoro, abbinata alla scoperta dei tradimenti del capo di quella famigliola che tanto stimava.. Si innesca in lui una voglia di vendetta, alla quale si aggiunge un desiderio di giustizia per tutte le foto perverse che è stato costretto a stampare. Film d'esordio per Mark Romanek, regista molto interessante che lo scrive e dirige.
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Sy Parrish lavora da anni in un laboratorio di sviluppo di rullini in un centro commerciale. Solitario, finisce per fantasticare su una famigliola cliente assidua. Finendo pure per conservare maniacalmente diverse loro foto. Fingendo di essere uno di famiglia, una sorta di zio. Questa mania però, finisce per fargli perdere il posto, visto che stampa per sé molte foto non fatturate. Una batosta per chi vive del solo lavoro, abbinata alla scoperta dei tradimenti del capo di quella famigliola che tanto stimava.. Si innesca in lui una voglia di vendetta, alla quale si aggiunge un desiderio di giustizia per tutte le foto perverse che è stato costretto a stampare. Film d'esordio per Mark Romanek, regista molto interessante che lo scrive e dirige. Un thriller interessante, sulla solitudine e l'invidia per la felicità altrui che genera mostri. La pellicola però si perde a metà racconto, e a primeggiare è ovviamente Robin Williams.
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