peppe97
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domenica 6 febbraio 2011
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una pellicola "drammatica a sfondo storico"
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E sì.Penso che il film in questione sia un vero e proprio dramma la cui faccenda è completamente tratta dalla morte di un uomo qualsiasi:Peppino Impastato,una persona coraggiosa e da stimare,che di certo non si meritava quella fine.
Molto corrispondente è sia la scenografia,e sia l'ordine cronologico dei fatti narrati.(Da considerare un film"antimafia").
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luca scialò
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mercoledì 1 giugno 2011
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quel giovane coraggioso che sfidò la mafia
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Storia di Peppino Impastato, giovane cresciuto nella piccola Cinisi, paesino siciliano preda come tutta la regione della prepotenza della Mafia. Peppino cercava di scuotere le coscienze con pochi mezzi, quali il volantinaggio, un giornalino; fino alla costituzione di una radio libera, Radio aut. Oggetto principale delle sue critiche era Gaetano Badalamenti, boss che viveva a soli 100 passi da casa sua.
Ma quest'ultimo cominciò ad esserne infastidito, al punto da ucciderne prima il padre e progettare la sua morte, facendola passare per uno dei tanti tentativi di attentati terroristici dell'epoca. Peppino fu lasciato solo, dalle autorità, ma anche da quel Pci nel quale era politicamente cresciuto e che gli aveva trasmesso la voglia di lottare.
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Storia di Peppino Impastato, giovane cresciuto nella piccola Cinisi, paesino siciliano preda come tutta la regione della prepotenza della Mafia. Peppino cercava di scuotere le coscienze con pochi mezzi, quali il volantinaggio, un giornalino; fino alla costituzione di una radio libera, Radio aut. Oggetto principale delle sue critiche era Gaetano Badalamenti, boss che viveva a soli 100 passi da casa sua.
Ma quest'ultimo cominciò ad esserne infastidito, al punto da ucciderne prima il padre e progettare la sua morte, facendola passare per uno dei tanti tentativi di attentati terroristici dell'epoca. Peppino fu lasciato solo, dalle autorità, ma anche da quel Pci nel quale era politicamente cresciuto e che gli aveva trasmesso la voglia di lottare.
Film toccante, che scuote, ma al contempo deprime.
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han-solo
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giovedì 6 agosto 2015
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un inno alla ribellione
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Sono nato nel 1944, quindi la cronaca di Peppino Impastato l'ho vissuta in diretta. Da vivo e da morto. Anche se sono milanese.
Ricorderò sempre questo film per la felicissima scelta di accompagnare la morte di Peppino con la "Summertime" di Janis Joplin (a mio parere la più bella interpretazione di sempre di questo brano, per l'emozione che tira fuori).
Peppino e zia Janis sono morti quasi coetanei e l'una non c'entra assolutamente nulla con l'altro, hanno vissuto in galassie separate. Ma due cose li accomunano: lo spirito di ribellione e la rabbia, anche se quella di JJ era inarrivabile. Difficilmente riesco ad ascoltare questo brano senza che mi si velino gli occhi.
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Sono nato nel 1944, quindi la cronaca di Peppino Impastato l'ho vissuta in diretta. Da vivo e da morto. Anche se sono milanese.
Ricorderò sempre questo film per la felicissima scelta di accompagnare la morte di Peppino con la "Summertime" di Janis Joplin (a mio parere la più bella interpretazione di sempre di questo brano, per l'emozione che tira fuori).
Peppino e zia Janis sono morti quasi coetanei e l'una non c'entra assolutamente nulla con l'altro, hanno vissuto in galassie separate. Ma due cose li accomunano: lo spirito di ribellione e la rabbia, anche se quella di JJ era inarrivabile. Difficilmente riesco ad ascoltare questo brano senza che mi si velino gli occhi.
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fabio57
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martedì 22 dicembre 2015
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bella prova
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Opera importante e istruttivo.Film di mafia ne sono stati fatti tanti e non tutti brillanti,ma questo ha qualcosa in più.Innanzitutto racconta la vera storia di Peppino Impastato,gli ultimi anni di vita di un vero eroe dei nostri tempi oscuri e lo fa con spiazzante semplicità ,poi scava in maniera efficacissima i rapporti umani che il protagonista aveva con chi gli stava intorno amici e nemici e racconta con stile disarmante e toccante il contesto in cui egli si muoveva.Corre obbligo ricordare che per le locali autorità,quella morte fu un suicidio o un maldestro tentativo di attentato terroristico,la pista mafiosa non fu all'epoca presa minimamente in considerazione.
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Opera importante e istruttivo.Film di mafia ne sono stati fatti tanti e non tutti brillanti,ma questo ha qualcosa in più.Innanzitutto racconta la vera storia di Peppino Impastato,gli ultimi anni di vita di un vero eroe dei nostri tempi oscuri e lo fa con spiazzante semplicità ,poi scava in maniera efficacissima i rapporti umani che il protagonista aveva con chi gli stava intorno amici e nemici e racconta con stile disarmante e toccante il contesto in cui egli si muoveva.Corre obbligo ricordare che per le locali autorità,quella morte fu un suicidio o un maldestro tentativo di attentato terroristico,la pista mafiosa non fu all'epoca presa minimamente in considerazione.Il tempo è talvolta galantuomo e ci ha restituito un pò di verità.
Da vedere e far vedere.
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great steven
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lunedì 15 marzo 2021
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la morte di un pensatore che comunicava coi fatti.
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I CENTO PASSI (IT, 2000) di MARCO TULLIO GIORDANA. Con LUIGI LO CASCIO, LUIGI MARIA BURRUANO, LUCIA SARDO, PAOLO BRIGUGLIA, TONY SPERANDEO, CLAUDIO GIOè, NINNI BRUSCHETTA, ANDREA TIDONA, PAOLA PACE A Cinisi (PA) 100 passi separano l’abitazione del giovane Peppino Impastato da quella di Gaetano Badalamenti, il boss mafioso più temuto del territorio. Figlio di Luigi, affiliato subalterno alla mafia che si umiliò di fronte a Badalamenti per chiedergli un lavoro e protezione per la sua famiglia, cresciuto nell’atmosfera sessantottina e dotato di un carattere particolarmente incline alle provocazioni, Peppino si ribella al padre, all’autorità costituita e alla DC locale collusa con l’organizzazione malavitosa, fondando con gli amici “Radio Aut”, emittente di provincia che sbeffeggia Badalamenti e i suoi scagnozzi, i cui crimini vengono alacremente denunciati nel tentativo di restituire dignità e giustizia agli abitanti del paesino siciliano.
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I CENTO PASSI (IT, 2000) di MARCO TULLIO GIORDANA. Con LUIGI LO CASCIO, LUIGI MARIA BURRUANO, LUCIA SARDO, PAOLO BRIGUGLIA, TONY SPERANDEO, CLAUDIO GIOè, NINNI BRUSCHETTA, ANDREA TIDONA, PAOLA PACE A Cinisi (PA) 100 passi separano l’abitazione del giovane Peppino Impastato da quella di Gaetano Badalamenti, il boss mafioso più temuto del territorio. Figlio di Luigi, affiliato subalterno alla mafia che si umiliò di fronte a Badalamenti per chiedergli un lavoro e protezione per la sua famiglia, cresciuto nell’atmosfera sessantottina e dotato di un carattere particolarmente incline alle provocazioni, Peppino si ribella al padre, all’autorità costituita e alla DC locale collusa con l’organizzazione malavitosa, fondando con gli amici “Radio Aut”, emittente di provincia che sbeffeggia Badalamenti e i suoi scagnozzi, i cui crimini vengono alacremente denunciati nel tentativo di restituire dignità e giustizia agli abitanti del paesino siciliano. In breve il giovane, allievo ideologico del pittore comunista Stefano Venuti (con cui ha anche condiviso alcune giornate di carcere), diventa inviso agli alti vertici di Cosa Nostra che impongono a Luigi di rimediare al più presto. Il pover’uomo, proprietario di una pizzeria, cerca di dissuadere il figlio dall’impegno contestatario, anche provando a recuperarne la fiducia, ma Peppino non cede e si intestardisce a continuare, finché suo padre non fa una brutta fine. Ora che Luigi è morto, Peppino corre un pericolo ancor maggiore di essere eliminato dai mafiosi, eppure rincara la dose e si candida alle elezioni comunali con Democrazia Proletaria. Viene ucciso dai sicari di Tano Badalamenti la notte del 9 maggio 1978, mentre a Roma viene ritrovato il cadavere di Aldo Moro. Gli ascoltatori della radio e i suoi amici non si dimenticheranno di lui. Quinto lungometraggio di M. T. Giordana (1950), autore anche della sceneggiatura insieme a Claudio Fava e Monica Zappelli. Forte di una scrittura intensa e intelligente e di una struttura narrativa che concede non pochi momenti alla coralità pur mantenendo sempre al centro dell’attenzione la parabola di uno straordinario e controverso protagonista, è un film generazionale: la dimensione della memoria riveste con assoluta certezza un significato particolare per chi, come Giordana, Fava e lo stesso Impastato, fu giovane negli anni ’70 (lontananza tra padre e figli, cura degli interni familiari, radio libere, contestazione studentesca, sinistra divisa), in quanto non è solamente nostalgica e privata, ma trova un piazzamento definitivo dentro una realtà politico-sociale più ampia e complessa. Ne sono una chiara dimostrazione i genitori di Peppino (L. M. Burruano sanguigno e memorabile, con accanto una L. Sardo dalla recitazione sotto le righe quanto mai ammirevole), disegnati con un rilievo appassionante che tiene conto della loro sofferenza. È come se, strizzando l’occhio a Pasolini, Giordana coniugasse la lezione del cinema politico italiano dei ’60 (Le mani sulla città esplicitamente citato) con quella hollywoodiana de Il padrino. Non a caso il film inizia con un Peppino ancora in tenera età che assiste al rimpatrio del cugino emigrato negli USA. Le ragioni che spiegano il suo successo sono da ricercare nel mix di passione, ricordo, impegno, ideali e valori che in qualche modo fanno pure precipitare il finale nell’alta retorica, quando, in bianco e nero, sulle note di “A Whiter Shade of Pale” dei Procol Harum, vediamo i funerali del personaggio principale: l’unico punto debole di una storia vera per il resto narrata con la testa sulle spalle. Premio per la sceneggiatura a Venezia, Nastro d’Argento 2001 alla medesima e David di Donatello al miglior attore (Lo Cascio) e al miglior attore non protagonista (T. Sperandeo).
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_nameless_
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lunedì 1 giugno 2009
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un film toccante e al tempo stesso molto ambizioso
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Storie che vengono e storie che vanno. Al mondo esistono storie che vengono raccontate ed altre che restano nell’ombra. Una di queste è stata, per un certo periodo, quella di Peppino Impastato. Figlio di mafia, vicino alla mafia, contro la mafia.
Nato a Cinisi nel 1948, Peppino Impastato è un giovane ragazzo che decide di dedicare la propria vita alla lotta contro le ingiustizie e l’omertà che schiavizza il suo paese, è un ragazzo intelligente e coraggioso, e riesce, con l’aiuto di un gruppo di amici, a muovere una forte protesta contro tutti gli uomini d’onore del suo paesino.
Rinnegato dal padre, peppino trova il modo di protestare in modo autonomo e senza restrizioni, riesce a far forti le sue idee senza violenza o manifestazioni cittadine: fonda una radio.
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Storie che vengono e storie che vanno. Al mondo esistono storie che vengono raccontate ed altre che restano nell’ombra. Una di queste è stata, per un certo periodo, quella di Peppino Impastato. Figlio di mafia, vicino alla mafia, contro la mafia.
Nato a Cinisi nel 1948, Peppino Impastato è un giovane ragazzo che decide di dedicare la propria vita alla lotta contro le ingiustizie e l’omertà che schiavizza il suo paese, è un ragazzo intelligente e coraggioso, e riesce, con l’aiuto di un gruppo di amici, a muovere una forte protesta contro tutti gli uomini d’onore del suo paesino.
Rinnegato dal padre, peppino trova il modo di protestare in modo autonomo e senza restrizioni, riesce a far forti le sue idee senza violenza o manifestazioni cittadine: fonda una radio. Una radio aperta, libera, fatta di satira e cruda verità, un portale per riuscire a risvegliare finalmente gli animi della gente.
Un film toccante e al tempo stesso molto ambizioso. Retto da una sceneggiatura solida, plagia la visione su di un percorso narrativo a scapito della riflessione, infatti, esso ricalca l’intera vita di Peppino impastato dalla nascita alla tragica fine, senza spettacolarità o inutili sfarzi come i film hollywoodiani ci hanno abituato a vedere, ma mostrando allo spettatore la cruda verità. Quest’aspetto dell’opera si nota in parte anche dalle scelte del regista, che non si avventura nell’uso di tecniche innovative o originali, ma si limita (seguendo gli standard), a raccontare i fatti come stanno, centrando l’idea di “drammaticità” dell’opera, senza cadere nel tipico cliscé del “solito” film di mafia. La sensazione che si prova a fine proiezione, è di “aver appreso qualcosa, aver conosciuto una storia, quella di peppino impastato”, cosa importante non c’è dubbio, ma l’unica critica che mi sento in dovere di fare, è che, a mio parere, alcuni aspetti (la critica alla mafia, il rinnegare la figura del padre), siano stati posti troppo in secondo piano, sia per la poca presenza scenica, che per la sopracitata focalizzazione narrativa. L’impastato di Giordana è un ragazzo raggiante, pieno di vita, pronto ad affrontare chiunque, ma per rendere davvero “forte” queste idee, sarebbe stato più incisivo, far conoscere meglio allo spettatore chi è veramente il nemico. La figura di Gaetano Badalamenti, rappresentata da Tony Sperandeo, è quella di un personaggio cupo, schivo, freddo (lineamenti sicuramente molto azzeccati per una figura del genere), tuttavia, durante la visione, non è possibile comprendere “a pieno”, la vera natura di questo personaggio: troppi momenti di silenzio, troppe parole dette di sfuggita, chi è davvero Don Tano? Difficile a dirsi… E’ anche per questo motivo che durante il monologo finale, durante il quale Sperandeo si giustifica per il suo comportamento, viene quasi da pensare <>, segno di una mancata caratterizzazione del personaggio, cosa che per la qualità finale dell’opera può anche dirsi trascurabile, ma che vale lo stesso la pena citare.
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ubik
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mercoledì 21 novembre 2001
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una speranza nel buio della sicilia
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Buon film italiano di denuncia sulla piaga della mafia.
In alcuni momenti il film denota delle pesantezze di sceneggiatura, anche se nel complesso il prodotto è buono.
Da tener presente la prova di Lo Cascio, attore molto promettente.
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nicola puccini
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mercoledì 7 marzo 2001
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tra dramma politico e commedia proletaria.
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Passo in avanti di Giordana con questo film alla Ken Loach. Tra dramma politico, commedia proletaria e qualche scivolata nel kitsch. Ma il risultato complessivo è davvero soddisfacente.
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(di coso)
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ric gamba
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martedì 4 dicembre 2001
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le bandiere rosse
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Un finale commovente che riabilita un film noioso, il finale ci fa sentire uniti (destroidi e sinistroidi) contro la mafia. Se l'end-point del regista era quello lo ha pienamente centrato. Per la prima volta pugni chiusi e bandiere rosse non mi hanno dato fastidio. Buon Film.
[+] concordo con chi mi ha preceduto !!!
(di alexscorpio)
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