brownb
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giovedì 26 febbraio 2009
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sono un chitarrista: è un film magnifico!
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Immediatamente collego questo film al mitico "Crossoroads: the Mississippi adventure", anche se si vede, in questa opera di Allen, una mano registica ben più attenta alle sfumature umane. Non do 5 stelle solo perché Sean Penn imita un po' troppo male sul manico la tecnica chitarristica. Oltre che l'aspetto musicale e culturale (molti dettagli sono veramente ben curati: i contratti con i locali, il suonare in casa di altri musicisti, il contrasto forte tra la povertà "bohemien" e la ricchezza luccicante dell'ambiente jazz del tempo...) è dipinta in primo piano una raffigurazione efficace della tristezza della vita materiale quando sia vissuta lontana dall'amore dell'altro: è la storia di un musicista che la natura ha dotato di geniale talento e di cui egli stesso non conosce il valore: lo vive in maniera bambinesca, immatura.
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Immediatamente collego questo film al mitico "Crossoroads: the Mississippi adventure", anche se si vede, in questa opera di Allen, una mano registica ben più attenta alle sfumature umane. Non do 5 stelle solo perché Sean Penn imita un po' troppo male sul manico la tecnica chitarristica. Oltre che l'aspetto musicale e culturale (molti dettagli sono veramente ben curati: i contratti con i locali, il suonare in casa di altri musicisti, il contrasto forte tra la povertà "bohemien" e la ricchezza luccicante dell'ambiente jazz del tempo...) è dipinta in primo piano una raffigurazione efficace della tristezza della vita materiale quando sia vissuta lontana dall'amore dell'altro: è la storia di un musicista che la natura ha dotato di geniale talento e di cui egli stesso non conosce il valore: lo vive in maniera bambinesca, immatura. L'uomo maturerà solo quando si accorgerà di essere solo, quando capirà che ha bisogno dell'amore dell'altro per essere felice, e che non è il talento o il denaro a procurare questo amore. Solo la sincerità e l'amore donato, lo procurano.
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django
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giovedì 27 gennaio 2011
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un monito a chi si sente troppo"artista".
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Amare se stessi perchè l'amore degli altri fa paura. Un padre che picchiava ed una madre scomparsa. La chitarra come strumento di riconciliazione con il mondo in quanto alto riconoscimento sociale. Questi temi fanno da accompagnamento alla linea melodica del racconto, le tensioni e le cadenze dell'esistenza vengono abbellite dall'improvvisazione della vita stessa, dato un tema sul quale esprimersi. Il film ha il pregio di descrivere la fuga di un uomo in sella alla propria chitarra, senza fermarsi nelle oasi che gli si presentano, ma evitando i rischi emotivi, fino ad accorgersi che "sta sbagliando" e distruggere su un albero la sua chitarra, per rinascere (da quel momento sparisce ma incide i suoi dischi migliori).
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Amare se stessi perchè l'amore degli altri fa paura. Un padre che picchiava ed una madre scomparsa. La chitarra come strumento di riconciliazione con il mondo in quanto alto riconoscimento sociale. Questi temi fanno da accompagnamento alla linea melodica del racconto, le tensioni e le cadenze dell'esistenza vengono abbellite dall'improvvisazione della vita stessa, dato un tema sul quale esprimersi. Il film ha il pregio di descrivere la fuga di un uomo in sella alla propria chitarra, senza fermarsi nelle oasi che gli si presentano, ma evitando i rischi emotivi, fino ad accorgersi che "sta sbagliando" e distruggere su un albero la sua chitarra, per rinascere (da quel momento sparisce ma incide i suoi dischi migliori). Ottimo film da rivedere più volte (dedicato ai musicisti):
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fedeleto
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martedì 23 ottobre 2012
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allen tra accordi e disaccordi
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Emmer Ray e' un chitarrista famoso ma si sente secondo al grande Django Reinhardt,passa la sua vita a suonare in vari locali ma la sua condotta sempre dedita ai piaceri mondani lo rende inaffidabile verso chiunque.Dalla ragazza che egli abbandona e la moglie con cui ci si lascia perche' lo tradisce,fino ad arrivare alla piu' completa solitudine ,Emmet Ray vivra' in solitudine,la sua musica deve essere ascoltata da chi puo' capirlo,come la capiva quella povera ragazza che egli ha lasciato e che ora si e' rifatta una vita.Woody Allen vorrebbe far passare il film per un documentario sulla biografia di un inesistente musicista,riesce comunque ad ogni modo a far uscire una pellicola interessante su parecchi punti di vista.
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Emmer Ray e' un chitarrista famoso ma si sente secondo al grande Django Reinhardt,passa la sua vita a suonare in vari locali ma la sua condotta sempre dedita ai piaceri mondani lo rende inaffidabile verso chiunque.Dalla ragazza che egli abbandona e la moglie con cui ci si lascia perche' lo tradisce,fino ad arrivare alla piu' completa solitudine ,Emmet Ray vivra' in solitudine,la sua musica deve essere ascoltata da chi puo' capirlo,come la capiva quella povera ragazza che egli ha lasciato e che ora si e' rifatta una vita.Woody Allen vorrebbe far passare il film per un documentario sulla biografia di un inesistente musicista,riesce comunque ad ogni modo a far uscire una pellicola interessante su parecchi punti di vista.Emmet Ray e' un musicista che vive la sua vita con l'ossessione del doppio ovvero del suo musicista preferito Django,eterno secondo vive la sua vita con la propria convinzione di artista in solitudine quando capisce che la musica e' niente senza nessuno che possa ascoltarla,l'artista e' colui che e' artista per gli altri.Woody Allen come sempre firma sceneggiatura soggetto e regia e sceglie Sean Penn nel ruolo di Emmet,ad ogni modo Penn e' convincente ,Uma Thurman invece assolutamente non necessaria.Ne esce comunque un film profondo nel suo contenuto ed e' doveroso citare Zhao Fei il direttore della fotografia che svolge un ottimo lavoro( non a caso era il direttore della fotografia di Lanterne Rosse).Senza troppe pretese accontenta quasi tutti i fan di Allen.
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francesco2
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venerdì 27 maggio 2011
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non mi entusiasma
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Un umorismo garbato (Lo sapevamo), un'ironia particolare (Lo sapevamo, anche se chi scrive, ho già scritto, non è un patito di Allen). La chiave sta, forse, nell'atteggiamento di devozione e d invidia che l'eterno secondo prova per l'eterno primo. Da un lato ne parla con ironia, dall'altra farebbe di tutto per incontrarlo. L'inizio promette meglio, almeno quando entra in ballo il personaggio interpretato dalla Morton,fortunatamente senza patetismi di sorta.
Non mancano, a parte l'umorismo (?) sui topi, spunti sulla casualità della vita, l'ironia sulla megalomania degli artisti (La luna finta che cade addosso al protagonista). Ma resta un film un pò ripetitivo, che ha uno dei punti deboli nel pur ben interpretato personaggio della Thurman, donna prevedibile nella sua (Apparente) imprevedibilità.
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