Non l'ho capito. Cioè, non capisco perchè metterla sul ridere per tutto il film, dove neanche i nazisti riescono a far paura, e poi lasciar spazio alla meditazione per gli ultimi 30 secondi. Il dramma delle deportazioni, il dolore della morte prima morale e poi fisica, lo sterminio di massa, la persecuzione: niente. Solo questa comunità ebraica un po' bislacca, che segue le dritte di un matto, e si fa beffe dei tedeschi fino alla fine. Ho recepito sì la lezione della possibile convivenza tra individui diversi e ideologie opposte: vedi la festa tra ebrei e zingari e la giovane comunità giudaico-comunista. Ed ho interpretato il finale come la favola che il povero deportato si racconta per non impazzire nella follia del lager. Ma non è molto per poter essere un degno film di denuncia come io pretendo che sia quando si parla della shoah.
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luna
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mercoledì 31 ottobre 2007
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film spettacolare
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Caro gianpaolo secondo me davvero questo film non l'hai proprio capito;sai riuscire a fare un po'di ironia in una situazione come quella e soprattutto lanciare dei messaggi positivi dove sembra non possa esserci felicità, è stata un'impresa eroica, ma, direi, perfettamente riuscita. Cerca di essere un po'più ottimista, non c'è bisogno di vedere la morte e la distruzione per poter riflettere.
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emanuele
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domenica 27 gennaio 2008
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x gianpaolo
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Il punto sta proprio nella tua frase finale "Come tu pretendi che sia": c'è un atto di coraggio incredibile dietro a questo stupendo film: il fatto di parlare della shoah "in maniera leggera": lo stesso regista ha dichiarato che è un modo per far capire ai sopravvissuti gerarchi nazisti disseminati qua e là nel mondo, che il popolo ebraico si è risollevato e che non è morto all'interno di quei lager. Io credo che Train de vie sia un capolavoro: è incredibile come uno spettatore possa sorridere, divertirsi(perché no?), sperare per tutto il film e, alla fine, con un'unica immagine, soffrire per aver partecipato assieme ai protagonisti al sogno di libertà.Il fatto è che tu sei partito "prevenuto"(senza offesa, giuro) nei confronti del film: e la tua pretesa non è stata soddisfatta perché Train de vie si differenzia completamente dal filone della shoah, ma non per questo va considerato come meno intenso, anzi.
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Il punto sta proprio nella tua frase finale "Come tu pretendi che sia": c'è un atto di coraggio incredibile dietro a questo stupendo film: il fatto di parlare della shoah "in maniera leggera": lo stesso regista ha dichiarato che è un modo per far capire ai sopravvissuti gerarchi nazisti disseminati qua e là nel mondo, che il popolo ebraico si è risollevato e che non è morto all'interno di quei lager. Io credo che Train de vie sia un capolavoro: è incredibile come uno spettatore possa sorridere, divertirsi(perché no?), sperare per tutto il film e, alla fine, con un'unica immagine, soffrire per aver partecipato assieme ai protagonisti al sogno di libertà.Il fatto è che tu sei partito "prevenuto"(senza offesa, giuro) nei confronti del film: e la tua pretesa non è stata soddisfatta perché Train de vie si differenzia completamente dal filone della shoah, ma non per questo va considerato come meno intenso, anzi...
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cecilia
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domenica 27 gennaio 2008
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mio modesto parere
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Rispondo qui anche al commento che hai lasciato dopo. Il finale è a mio avviso una doccia fredda, ma necessaria. L'invito a ricordare è racchiuso in questo finale così crudo nella sua semplicità. Perchè pensare che non sia mai successo (il negazionismo esiste), immaginare la farsa, fare ironia, non cambia la realtà.Non credo che allo spettatore sia rimesso di inquadrare la storia ne giusto contesto: la storia è già inquadrata, e sottolinea in maniera sublime come l'ortodossia ideologica porti alla divisione. E' i gioco delle parti, ognuno entra nel personaggio quasi fosse reale: i marxisti, i nazisti. E quelli veri, che sposano una causa illogica, sono dipinti come privi di acume. Grande esempio invece il rabbino, che con grande pragmatismo non vuole lasciare indietro nessuno, e accetta anche i maiali nel treno perché "Dio capirà".
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Rispondo qui anche al commento che hai lasciato dopo. Il finale è a mio avviso una doccia fredda, ma necessaria. L'invito a ricordare è racchiuso in questo finale così crudo nella sua semplicità. Perchè pensare che non sia mai successo (il negazionismo esiste), immaginare la farsa, fare ironia, non cambia la realtà.Non credo che allo spettatore sia rimesso di inquadrare la storia ne giusto contesto: la storia è già inquadrata, e sottolinea in maniera sublime come l'ortodossia ideologica porti alla divisione. E' i gioco delle parti, ognuno entra nel personaggio quasi fosse reale: i marxisti, i nazisti. E quelli veri, che sposano una causa illogica, sono dipinti come privi di acume. Grande esempio invece il rabbino, che con grande pragmatismo non vuole lasciare indietro nessuno, e accetta anche i maiali nel treno perché "Dio capirà". Un film stupendo.
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la parda flora
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lunedì 28 gennaio 2008
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forse...
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...si voleva evitare, pur lanciando un messaggio molto chiaro e forte, l'ovvietà di un happy end più degno di altro genere di produzioni?Così, alla fine della visione, c'è un motivo in più per riflettere sulle risorse che può avere un essere umnano, in un lager nazista, ma non solo, credo: in fondo, dai campi di sterminio, che non sono solo nazisti e del Novecento, pur se segnato a vita, c'è anche chi è tornato. Chi può sapere quali storie si è raccontato per sopravvivere?Forse questo film, in una celebrazione della vita contro la sua distruzione, ce lo vuol cercaredi far capire. Così non fosse, credo che tutti questi film dedicati al ricordo servirebbero solo a cullare il dolore dei superstiti, ma non insegnerebbero nulla ai loro eredi.
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bakkius
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giovedì 11 febbraio 2010
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ti spiego io
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se volevi un film come kapo' o schlinder's list dovevi riguardarti uno di questi perchè train de vie non nasce come racconto della shoah ma si basa sull'umorismo ebraico:per gli ebrei la risata spiega tutto della vita; fa affrontare la vita,è la vita. In questa prospettiva il matto non è uno che da le dritte, è un uomo che con la fantasia e l'immaginazione sogna un finale diverso, improbabile ma possibile, per il suo popolo. Ci sono varie implicazioni storiche, anche se sottili (il sogno della palestina come terra promessa) bisogna conoscere tutto bene del periodo per capirlo. E' un film che esalta le differenze etniche, linguistiche, culturali, ivece di denunciare, come dici tu, dipinge un quadro di speranza, ed è su quello che devi riflettere.
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se volevi un film come kapo' o schlinder's list dovevi riguardarti uno di questi perchè train de vie non nasce come racconto della shoah ma si basa sull'umorismo ebraico:per gli ebrei la risata spiega tutto della vita; fa affrontare la vita,è la vita. In questa prospettiva il matto non è uno che da le dritte, è un uomo che con la fantasia e l'immaginazione sogna un finale diverso, improbabile ma possibile, per il suo popolo. Ci sono varie implicazioni storiche, anche se sottili (il sogno della palestina come terra promessa) bisogna conoscere tutto bene del periodo per capirlo. E' un film che esalta le differenze etniche, linguistiche, culturali, ivece di denunciare, come dici tu, dipinge un quadro di speranza, ed è su quello che devi riflettere. Invece di parlarti di come si è tradotto nei fatti l'antisemitismo ti avvicina al mondo ebraico, alla sua essenza e alla sua cultura. Vai a guardare uno spettacolo di Moni Ovadia e poi riguarda il film, ti piacerà.
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