nick castle
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martedì 27 luglio 2010
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bel film di denuncia...
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Pellicola interessante questa. Ken Loach questa volta lascia (e non del tutto) la crisi economica, per concentrarsi su altri temi, come appunto le guerre del centro america. Per non dire la trama, arrivo subito al nocciolo, le denuncie maggiori sono sempre agli stati uniti, principali colpevoli di queste guerre, forse un po' per dimostrare di poter ancora far cadere un paese, a differenza di cosa successe in Vietnam. La denuncia comunque rimane perlopiù verbale nel film. Nella sostanza poi lo si accomuna a "Salvador" di Oliver Stone, film con cui condivide davvero tanto, stesso stile, stessa fotografia, stesso ritmo, stessa regia. In ogni caso un buon film. Sicuramente da vedere.
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Pellicola interessante questa. Ken Loach questa volta lascia (e non del tutto) la crisi economica, per concentrarsi su altri temi, come appunto le guerre del centro america. Per non dire la trama, arrivo subito al nocciolo, le denuncie maggiori sono sempre agli stati uniti, principali colpevoli di queste guerre, forse un po' per dimostrare di poter ancora far cadere un paese, a differenza di cosa successe in Vietnam. La denuncia comunque rimane perlopiù verbale nel film. Nella sostanza poi lo si accomuna a "Salvador" di Oliver Stone, film con cui condivide davvero tanto, stesso stile, stessa fotografia, stesso ritmo, stessa regia. In ogni caso un buon film. Sicuramente da vedere.
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paolp78
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venerdì 9 settembre 2022
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retorico e schierato
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Il regista inglese Ken Loach accantona per una volta i problemi della classe operaia britannica per dedicarsi a quelli del terzo mondo ed in particolare del Nicaragua di fine anni ’80, paese in cui era in corso la guerra civile tra il regime nazionalista, socialista ed antimperialista nato dalla rivoluzione sandinista di fine anni ’70 e i Contras finanziati dagli Stati Uniti d’America.
La pellicola è schierata in modo nettissimo a favore dei sandinisti; il fanatismo e la violenza vengono perpetrate solo dai cattivi Contras, sobillati dalla perfida CIA che è ovviamente la madre di ogni male; i sandinisti viceversa sono pacifici, cantano e vivono allegramente in pace salvo che ricorrere alla autodifesa contro i cattivi aggressori.
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Il regista inglese Ken Loach accantona per una volta i problemi della classe operaia britannica per dedicarsi a quelli del terzo mondo ed in particolare del Nicaragua di fine anni ’80, paese in cui era in corso la guerra civile tra il regime nazionalista, socialista ed antimperialista nato dalla rivoluzione sandinista di fine anni ’70 e i Contras finanziati dagli Stati Uniti d’America.
La pellicola è schierata in modo nettissimo a favore dei sandinisti; il fanatismo e la violenza vengono perpetrate solo dai cattivi Contras, sobillati dalla perfida CIA che è ovviamente la madre di ogni male; i sandinisti viceversa sono pacifici, cantano e vivono allegramente in pace salvo che ricorrere alla autodifesa contro i cattivi aggressori.
La sceneggiatura prevede due parti distinte: la prima si svolge a Glasgow, abitata dai soliti improbabili eroi del proletariato urbano, altruisti, comprensivi e generosi come solo nei film di Loach si possono trovare; la seconda in Nicaragua tra guerriglia e combattimenti; entrambi i luoghi fanno da scenario ai complicati rapporti sentimentali che tormentano la coppia protagonista.
La sceneggiatura pecca un po’ di faciloneria, ma la storia strampalata ed ai limiti del verosimile non poteva essere arrangiata in modo molto migliore.
Buona la regia di Loach che dà abbastanza ritmo alla narrazione, mantenendo vivace la pellicola, nonostante le tematiche di forte impegno sociale che spesso rischiano di appesantire le opere cinematografiche.
La parte del protagonista è ricoperta dal bravo Robert Carlyle, alla sua seconda collaborazione con Loach; nel ruolo della protagonista femminile c’è invece la nicaraguense Oyanka Cabezas, mai vista prima sul grande schermo, né dopo. Il cast è completato da Scott Glenn che compare nella parte ambientata in Nicaragua e Gary Lewis presente invece in quella girata a Glasgow.
Nonostante gli evidenti sforzi, la pellicola non riesce ad essere particolarmente toccante ed intensa, forse a causa dell’eccessiva retorica progressista che indebolisce la parte sentimentale dell’opera e la rende poco genuina.
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