anonimo
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martedì 29 novembre 2005
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musica
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come si chiama la canzone che c'è quando lui va a londra?
[+] ottimo anonimo
(di roberto)
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stranamore
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martedì 1 novembre 2005
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la dura realtà
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E' un film dove, agli occhi di benpensanti (e soprattutto di chi di questo "mondo" non sa assolutamente niente!) pare surreale.
Sembra talmente fuori dalla "realtà" da sconvolgere fin nel profondo. E si sa, scatta la paura. La paura delle cose appunto che non si conoscono. Oddio, non v'è bisogno d'essere entrati neccessariamente da "protagonisti", ma basterebbe non aver i classici paraocchi ed esser un attimo pronti a voler accettare anche eventi, per la stragrande maggioranza delle persone, inacettabili.
Questo film sempra un incubo .... lo è .... è la nuda e cruda verità. E' la realtà di quelle persone che vivono già una situazione di vita pesante, che con l'uso di sostanze peggiora ancor di più, venendo trascinati in un pozzo nero che par senza fine.
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E' un film dove, agli occhi di benpensanti (e soprattutto di chi di questo "mondo" non sa assolutamente niente!) pare surreale.
Sembra talmente fuori dalla "realtà" da sconvolgere fin nel profondo. E si sa, scatta la paura. La paura delle cose appunto che non si conoscono. Oddio, non v'è bisogno d'essere entrati neccessariamente da "protagonisti", ma basterebbe non aver i classici paraocchi ed esser un attimo pronti a voler accettare anche eventi, per la stragrande maggioranza delle persone, inacettabili.
Questo film sempra un incubo .... lo è .... è la nuda e cruda verità. E' la realtà di quelle persone che vivono già una situazione di vita pesante, che con l'uso di sostanze peggiora ancor di più, venendo trascinati in un pozzo nero che par senza fine.
Alla fine del fim una speranza c'è .... come sempre nella vita!
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anonimo
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lunedì 22 agosto 2005
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bella recensione
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ahahah bella la vostra recensione...cos'è, un sermone battista? vedo poi che gli utenti sono tutti d'accordo...
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mr pink
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venerdì 3 giugno 2005
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trainspotting:il capolavoro
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Cari utenti,
ciò che penalizza il capolavoro di Danny Boyle è il fatto che il pubblico non riesca a trovare un messaggio positivo in "Trainspotting". Comincio dicendo che il film andrebbe assolutamente visto anche solo per il monologo iniziale di Ewan McGregor che descrive il classico stereotipo americano|scozzese. Il film tratta la dipendenza dei protagonisti con leggerezza che però va interpretata in un certo modo. Il protagonista ha genitori che prendono le sue azioni con leggerezza e per distogliersi dalla crudezza della realtà quotidiana si abissa in un mondo fatto di siringhe ed eroina. Ciò è importantissimo per capire il messaggio. Trainspotting assomiglia molto al capolavoro del "genio", Arancia meccanica poiché hanno in comune il fatto che i giovani del presente e del futuro hanno bisogno di attenzioni.
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Cari utenti,
ciò che penalizza il capolavoro di Danny Boyle è il fatto che il pubblico non riesca a trovare un messaggio positivo in "Trainspotting". Comincio dicendo che il film andrebbe assolutamente visto anche solo per il monologo iniziale di Ewan McGregor che descrive il classico stereotipo americano|scozzese. Il film tratta la dipendenza dei protagonisti con leggerezza che però va interpretata in un certo modo. Il protagonista ha genitori che prendono le sue azioni con leggerezza e per distogliersi dalla crudezza della realtà quotidiana si abissa in un mondo fatto di siringhe ed eroina. Ciò è importantissimo per capire il messaggio. Trainspotting assomiglia molto al capolavoro del "genio", Arancia meccanica poiché hanno in comune il fatto che i giovani del presente e del futuro hanno bisogno di attenzioni. Il personaggio di Alex nel film di Kubrick viene preso alla leggera dai genitori e perciò ha bisogno di emergere dallo stereotipo con cui il mondo ha intenzione di guardarlo, comincia a picchiare a stuprare ecc...
Il messaggio di Trainspotting è che drogarsi è sbagliato. Il modo in cui il protagonista si disintossica definitivamente ci viene descritto come un'andata dall'inferno al paradiso accompagnato da strane visioni (vedi il bambino). E proprio il bambino ci mostra la crudezza delle azioni che persone in euforia possono provocare. La fine del film ci mostra che una via di fuga esiste... che tutto può essere sconfitto: la dipendenza dalla droga e persino l'abbraccio fraterno degli amici. Bisogna fare dei sacrifici come quello di tradire i propri amici: essi ostacolano il flusso bellissimo della vita, che non va buttata negli ospedali a soffrire, ma nelle strade per essere vissuta.
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[+] no alla censura
(di rents)
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cate
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martedì 17 maggio 2005
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è difficile capire il disagio per chi non lo prova
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Welsh propone una vita diversa dal comune tran tran di tutti i giorni,ed è drammatico nel descriverla.Riesce a far pensare a cosa è normale,a cosa siamo destinati e a cosa sia giusto o sbagliato.E' geniale nel descrivere la vita di Mark e compagni,nell'evidenziare il loro disagio,nel far vedere il mondo che loro stessi hanno creato,la fine è imprevedibile,oppure è prevedbile proprio per la sua imprevedibilità,e ci lascia un pò l'amaro in bocca per quel nostro amico drogato che ancora una volta ci ha deluso.Ottimo film ed anche il libro è stupendo,da consigliare.
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betty
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sabato 12 febbraio 2005
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la genialità di boyle
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Un film a dire poco stupendo,dove, oserei dire non c'è nulla di sbagliato.Boyle descrive senza eufemismi la vita di un comunissimo drogato... Ebbene si "comunissimo" in quanto non ci rendiamo conto di quanto questa realtà cosi dolorosa, dall'esterno anche squallida possa esserci vicina. Il pregio del regista sta proprio in quella divina abilità,tanto criticata,di riuscire a rappresentare la tossicodipendenza come una cosa normale,che è tra noi, perchè tale mondo è realmente cosi vicino a noi anche se non ce ne rendiamo conto e tentiamo di rifiutarlo.Magari per noi un film sulla vita di 4uomini d'affari sarebbe stato piu consono e meno scadaloso ma non è cosi perchè la reltà della droga probabilmente ci è ancor più vicina,allora perchè non raccontarla in modo anche crudo, sottolineandone anche la ricchezza di significato.
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Un film a dire poco stupendo,dove, oserei dire non c'è nulla di sbagliato.Boyle descrive senza eufemismi la vita di un comunissimo drogato... Ebbene si "comunissimo" in quanto non ci rendiamo conto di quanto questa realtà cosi dolorosa, dall'esterno anche squallida possa esserci vicina. Il pregio del regista sta proprio in quella divina abilità,tanto criticata,di riuscire a rappresentare la tossicodipendenza come una cosa normale,che è tra noi, perchè tale mondo è realmente cosi vicino a noi anche se non ce ne rendiamo conto e tentiamo di rifiutarlo.Magari per noi un film sulla vita di 4uomini d'affari sarebbe stato piu consono e meno scadaloso ma non è cosi perchè la reltà della droga probabilmente ci è ancor più vicina,allora perchè non raccontarla in modo anche crudo, sottolineandone anche la ricchezza di significato.Boyle porta a termine un'impresa estremamente ardua ossia spiegare perchè uno di noi dovrebbe aver fatto,fare o farà uso di eroina.Non è una cosa facile,neanche lo stesso Renton,eroinomane,riesce alla fin fine a capirlo, cosi Boyle con estremo metodo lo guida verso questa meta. Boyle descrive la realtà tristissima:la tossicodipendenza, come unica via d'uscita o rifugio da una realtà ancor peggiore:la nostra. Infatti Renton afferma"quando hai l'eroina hai una sola preoccupazione:farti,quando non ce l'hai devi subito preoccuparti di un sacco di cose...". Carattere debole?Forse... Fatto sta che l'eroina per Renton&co. costituisce l'unica via di fuga da una realtà che è delusione. Ed è questa la genialità di Boyle,saper entrare nella mente di un drogato ed estrafolare questo concetto che è fondamentalmente alla base della tossicodipendenza. Ecco che Boyle, come solo lui poteva fare, ci fa vedere l'eroina come Leopardi ci descrive il vago e l'indefinito.Nessuno prima d'ora aveva mai trattato un problema sociale cosi,senza discriminare, ma spiegando perchè si fa questo passo, come dice Renton, un lato positivo deve pur esserci non si puo mica esser stupidi fino a questo punto.
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anonimo
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mercoledì 9 giugno 2004
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orgasmico!!!
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Secondo me Trainspotting è un cult movie. Girato come una sorta di spot televisivo ci porta nella dimensione di un gruppo di tossicomani con le loro storie comico-drammatiche di proletari scozzesi alle prese con l'eroina e tutto ciò che ne consegue. Ma il film parla anche della società moderna consumistica e del sistema che di per sè è già una droga. Forte anche il libro.
Da non perdere.
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vedelia
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domenica 23 novembre 2003
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un paradiso infernale
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Per denunciare la grave piaga umana della droga Danny Boyle ci conduce in un "viaggio" allucinante e allucinato, ci fa conoscere boudeleriani paradisi infernali, ci fa diventare visionari attraverso le visioni dei suoi personaggi.
La splendida colonna sonora scandisce i ritmi forsennati del film; gli interpreti sono incisivi quanto basta; atroce la scena della morte della bimba,inconsapevole e innocente vittima dell'adulto male di vivere.
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eve
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domenica 28 settembre 2003
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apprezzare significa capire
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Nel film ci viene mostrato il degradato mondo della droga, ma non è giusto assumere un atteggiamento perbenista non sforzandosi neanche di capire il significato profondo dell'intera opera. credo sia giusto tener conto che non è l'eroina a rappresentare un motivo di scelta (come erroneamente viene indicato nella scheda), ma il protagonista sceglie la vita per tutti quei quotidiani, banali, ordinari e scontati motivi che la rendono degna di essere vissuta. Anyway.
Ottima l'interpretazione, dialoghi brilanti, soggetto originale, costo basso e regia che lascia senza fiato.
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luigi di marco
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unico nel bene e nel male
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“Trainspotting” è un film davvero unico, nel bene e nel male.
Mai nessun regista si era spinto tanto in là, oltre quello che è il comune senso del consentito, nemmeno il Kubrik di “Arancia Meccanica” raggiunge le vette provocatorie di Danny Boyle.
È la storia di un gruppo di ragazzi alle prese con grossi problemi di droga, che si fanno praticamente di tutto; a narrare le loro vicende la voce fuori campo di uno di loro l’unico che cerca di ribellarsi, in qualche modo, al proprio stato.
Danny Boyle, con provocazione assoluta, racconta la droga come davvero la sente chi se la inietta: “meglio di un orgasmo…” e così la cinepresa entra nella siringa, nelle vene di chi si è appena fatto, per mostrarci di che colore è davvero l’eroina; ma poi c’è il rovescio della medaglia ed ecco la dipendenza, le allucinazioni, le crisi, l’overdose, lo spettro della galera, la morte.
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“Trainspotting” è un film davvero unico, nel bene e nel male.
Mai nessun regista si era spinto tanto in là, oltre quello che è il comune senso del consentito, nemmeno il Kubrik di “Arancia Meccanica” raggiunge le vette provocatorie di Danny Boyle.
È la storia di un gruppo di ragazzi alle prese con grossi problemi di droga, che si fanno praticamente di tutto; a narrare le loro vicende la voce fuori campo di uno di loro l’unico che cerca di ribellarsi, in qualche modo, al proprio stato.
Danny Boyle, con provocazione assoluta, racconta la droga come davvero la sente chi se la inietta: “meglio di un orgasmo…” e così la cinepresa entra nella siringa, nelle vene di chi si è appena fatto, per mostrarci di che colore è davvero l’eroina; ma poi c’è il rovescio della medaglia ed ecco la dipendenza, le allucinazioni, le crisi, l’overdose, lo spettro della galera, la morte.
Alcune sequenze del film sono perfino divertenti, altre paradossali, alcune davvero tristissime; un’opera composita dunque, difficile da digerire e da approvare a meno che non ci si disponga nella giusta maniera alla sua visione: accettare il film per quello che è, per quello che mostra.
C’è chi ha criticato aspramente la pellicola perché la ritiene un inno alla droga, chi dice che è di cattivo esempio; molto più semplicemente noi riteniamo “Trainspotting” un documentario, che apre gli occhi a chi non conosce assolutamente nulla del vero mondo dell’eroina, che spalanca una finestra sulla realtà degli eroinomani e sul loro triste modo di sopravvivere.
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