laurence316
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martedì 1 novembre 2016
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il capolavoro di woo, complesso e memorabile
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Dalla genesi travagliata (è lo stesso Woo ad istituire il parallelo con Apocalypse Now di Coppola), Bullet in the Head è il miglior film del regista (con The Killer) che, come in precedenza, sotto la scorza del film d'azione nasconde molto di più.
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Dalla genesi travagliata (è lo stesso Woo ad istituire il parallelo con Apocalypse Now di Coppola), Bullet in the Head è il miglior film del regista (con The Killer) che, come in precedenza, sotto la scorza del film d'azione nasconde molto di più.
Tetro, cupo e disperato, è il racconto di un'amicizia (tema caro al regista), ma abbandona i toni astratti di The Killer per approcciarsi ad una narrazione ancora più realistica e spietata (evidenti i riferimenti agli eventi occorsi a piazza Tiananmen nel giugno 1989). Prende spunto da Il Cacciatore nella struttura e anche nella scena (terribile) della roulette russa che, rispetto all'esempio americano, si sviluppa in modi molto più agghiaccianti e imprevedibili.
Da molti considerato perfino migliore di The Killer, Bullet in the Head è però un film molto diverso e pertanto non facilmente paragonabile, sicuramente più radicale e violento, dalla trama più complessa e ricco di scene memorabili, in particolare quelle d'azione, come sempre di eccezionale fattura, del tutto trascinanti, le quali non lasciano un attimo di tregua né agli spettatori né ai personaggi.
Può risultare un po’ ostico ad una prima visione, ma Bullet in the Head rimane un film da vedere, che riuscirà a farsi apprezzare anche dagli spettatori più esigenti. Prodotto, scritto (con J. Chun e P.Leung), montato (con D.Wu) e diretto da Woo, come The Killer non ottiene un immediato successo, ma riesce comunque a recuperare il budget.
Il primo montaggio aveva una durata di oltre tre ore e venne sottoposto ad una prima sforbiciatura per renderlo più facilmente commercializzabile, ma anche i distributori (per motivi di censura) hanno contribuito a tagliare ulteriori fette del film (fino ad assurdi di oltre 40 minuti), producendo così un numero infinito di versioni alternative di Bullet in the Head, la cui più completa finora rimane quella di 136'.
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tomdoniphon
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mercoledì 16 luglio 2014
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quando il cinema di hong kong era grande
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Nel 1967 tre giovani lasciano Hong Kong per tentare di fare fortuna a Saigon, ma lì troveranno l'inferno. Dopo molteplici vicende ne usciranno tutti (ed in diverso modo) distrutti. Gli anni '90 si aprono e si chiudono con due capolavori del cinema di Hong Kong ("Bullet in the head" di John Woo e "In the mood for love" di Wong Kar Wai, entrambi come attore protagonista Tony Leung). "Bullet in the head" è il più alto risultato del cinema di Woo, il regista che, alla fine degli anni '80, seppe rinnovare i moduli espressivi del cinema d'azione, contaminando la lezione americana di Siegel e Peckinpah con quella europea di Melville e Leone.
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Nel 1967 tre giovani lasciano Hong Kong per tentare di fare fortuna a Saigon, ma lì troveranno l'inferno. Dopo molteplici vicende ne usciranno tutti (ed in diverso modo) distrutti. Gli anni '90 si aprono e si chiudono con due capolavori del cinema di Hong Kong ("Bullet in the head" di John Woo e "In the mood for love" di Wong Kar Wai, entrambi come attore protagonista Tony Leung). "Bullet in the head" è il più alto risultato del cinema di Woo, il regista che, alla fine degli anni '80, seppe rinnovare i moduli espressivi del cinema d'azione, contaminando la lezione americana di Siegel e Peckinpah con quella europea di Melville e Leone. Al centro di questo straordinario melodramma sull'amicizia (tema in passato caro a Peckinpah), vi è l'impressionante rappresentazione di un mondo (quello della caduta degli imperi coloniali) dove regnano soltanto violenza e morte. Woo è insuperabile nella capacità di rappresentare l'atmosfera che si respirava nella Hong Kong degli anni '60 e nel rievocare (sia pure con riferimento ad una diversa epoca storica) i massacri di piazza Tienanmen, ben impressi nella memoria degli spettatori hongkongolesi; e lo fa con un senso del ritmo da fare invidia a qualsiasi film americano del periodo. Il film regge il confronto con "Il cacciatore" di Cimino, di cui riprende la struttura e la scena della roulette russa. Woo fa un uso più limitato delle sparatorie iperrealistiche che avevano caratterizzato i suoi film precedenti (come "A better tomorrow" e The killer"). Anche per questo, "Bullet in the head" risulta più accessibile allo spettatore occidentale, al quale è soltanto richiesto di comprendere la diversa sensibilità orientale, evidente in particolare in alcune sequenze del film.
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elvis shot jfk
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giovedì 4 giugno 2009
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delusione
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mi aspettavo qualcosa di meglio
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(di dandy)
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barbagianni
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sabato 31 maggio 2008
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imperdibile!!!
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La vicenda è quella di tre giovani amici di Hong Kong che decidono di andare in Vietnam dove però entreranno in contatto con una realtà sociale decisamente terribile e violenta. Così inizieranno a cambiare anche loro adeguandovisi, tanto da tentare di liberare una loro connazionale dalle grinfie di un malavitoso, predandolo anche del suo oro. Nell'impresa si assocerà un quarto amico. Purtroppo per loro, tutto questo avviene nel 1967, anno in cui scoppia la guerra locale (nella quale interverranno anche gli americani) e nella quale si troveranno inevitabilmente coinvolti come prigionieri dei vietcong! Tutto questo li segnerà profondamente ed anche irreparabilmente, sottraendoli a quella iniziale spensieratezza della gioventù.
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La vicenda è quella di tre giovani amici di Hong Kong che decidono di andare in Vietnam dove però entreranno in contatto con una realtà sociale decisamente terribile e violenta. Così inizieranno a cambiare anche loro adeguandovisi, tanto da tentare di liberare una loro connazionale dalle grinfie di un malavitoso, predandolo anche del suo oro. Nell'impresa si assocerà un quarto amico. Purtroppo per loro, tutto questo avviene nel 1967, anno in cui scoppia la guerra locale (nella quale interverranno anche gli americani) e nella quale si troveranno inevitabilmente coinvolti come prigionieri dei vietcong! Tutto questo li segnerà profondamente ed anche irreparabilmente, sottraendoli a quella iniziale spensieratezza della gioventù. Alla fine ci sarà anche una resa dei conti. Il film, si diversifica dal solito modello di Woo semplicemente per la precisa circostanza storica in cui è stato ambientato, rendendo il tutto, oltre che spettacolare e pirotecnico, come in genere sono i suoi film, anche tetro e cupo! Quasi un "Il Cacciatore" in versione oriente, altrettanto solido, ritmato ed inesorabile nella conclusione finale e sulla terribile natura umana comune.
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