taniamarina
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sabato 9 agosto 2008
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un'orrida ironia con sfondo un'italia cinica...
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Nel cinema italiano e internazionale, spesso si percepisce la spasmodica ricerca di conquistare il pubblico con immagini e messaggi cruenti, così da garantire la giusta attenzione e il successo della comunicazione. Ma qui si parla di un maestro che ha ottenuto una rara licenza dagli animalisti già alle prime immagini del lungometraggio, portando pian piano lo spettatore in un incubo dipinto di squisite e ciniche ironie, grigi e fumosi antri della burocrazia tutta italiana, vita reale e cruenta di una città nostrana e un senso dell'orrido che non ha alcuna pietà, imparagonabile con gli splatter che girano da un po' di tempo. Orrore, ironia e cattiveria circolano magicamente in questo film che tutti i giovani dovrebbero vedere e rivedere, facendo un grande occhiolino al neorealismo senza accusare malinconismi e tristezze varie, perché i veri maestri sanno davvero come non cadere in questi orrendi (è il caso di dirlo) cliché che hanno, a mio avviso, stancato e di molto il cinema italiano.
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Nel cinema italiano e internazionale, spesso si percepisce la spasmodica ricerca di conquistare il pubblico con immagini e messaggi cruenti, così da garantire la giusta attenzione e il successo della comunicazione. Ma qui si parla di un maestro che ha ottenuto una rara licenza dagli animalisti già alle prime immagini del lungometraggio, portando pian piano lo spettatore in un incubo dipinto di squisite e ciniche ironie, grigi e fumosi antri della burocrazia tutta italiana, vita reale e cruenta di una città nostrana e un senso dell'orrido che non ha alcuna pietà, imparagonabile con gli splatter che girano da un po' di tempo. Orrore, ironia e cattiveria circolano magicamente in questo film che tutti i giovani dovrebbero vedere e rivedere, facendo un grande occhiolino al neorealismo senza accusare malinconismi e tristezze varie, perché i veri maestri sanno davvero come non cadere in questi orrendi (è il caso di dirlo) cliché che hanno, a mio avviso, stancato e di molto il cinema italiano. Nulla da aggiungere, tranne che è un nostro capolavoro da vantare e da riesumare, assolutamente.
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azaziel l'arcangelo nero
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martedì 29 luglio 2008
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la classe della "vecchia guardia"
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Vidi questo film in prima visione al cinama cittadino ancora adolescente ma a distanza di anni (Tanti anni),lo spessore ,la classe,lo stile recitativo,la regia,sono rimasti intatti.
Spaccato di vita della piccola borghesia italiana di fine anni 70'fotografata magistralmente della sicura regia del maestro Monicelli con Monumentale Alberto Sordi nella sua interpretazione più intensa sofferta e maliconicamente crudele paritaria al personaggio sfortunato di"Detenuto in attesa di giudizio" se pur con alcune differenze.
Non seconda l'interpretazione della bravissima Winters moglie passiva e timorata di Dio nella prima parte del film e paralizzata e menomata psicologicamente nella drammatica seconda,sia Crocitti che Valli sono credibili nel caratterizzare rispettivamente il povero figlio e il singolare capo/ufficio del protagonista
Film di assoluto valore che avrebbe meritato diverse riconoscenze artistiche ma forse ritenuto "scomodo" all'epoca dell'uscita cinematografica (77).
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Vidi questo film in prima visione al cinama cittadino ancora adolescente ma a distanza di anni (Tanti anni),lo spessore ,la classe,lo stile recitativo,la regia,sono rimasti intatti.
Spaccato di vita della piccola borghesia italiana di fine anni 70'fotografata magistralmente della sicura regia del maestro Monicelli con Monumentale Alberto Sordi nella sua interpretazione più intensa sofferta e maliconicamente crudele paritaria al personaggio sfortunato di"Detenuto in attesa di giudizio" se pur con alcune differenze.
Non seconda l'interpretazione della bravissima Winters moglie passiva e timorata di Dio nella prima parte del film e paralizzata e menomata psicologicamente nella drammatica seconda,sia Crocitti che Valli sono credibili nel caratterizzare rispettivamente il povero figlio e il singolare capo/ufficio del protagonista
Film di assoluto valore che avrebbe meritato diverse riconoscenze artistiche ma forse ritenuto "scomodo" all'epoca dell'uscita cinematografica (77)...Da vedere e rivedere ...nuove leve prendete nota!!!!!!
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giorgio
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martedì 24 giugno 2008
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sordi grande "umiliato ed offeso"
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"Borghese piccolo piccolo" è film per un "uomo solo", ossia Alberto Sordi. Ciò non toglie, però, che il film riesca con grande ed inusitata efficacia a rendere, si direbbe nella sua NUDITA', lo SQUALLORE di un'esistenza: non solo la vita individuale del personaggio di Sordi, ma anche dell'ambiente in cui lui si è sempre mosso, fatto di servilismo.
Non c'è che dire: nel film c'è una capacità descrittive ad un tempo morale, psicologica ed ambientale che non può non ricordare i grandi scrittori russi (Dostoevskij, ma anche Gogol) dell'Ottocento, quando descrivevano lo squallore e la miseria (morale e materiale) degli impiegatucci "umiliati ed offesi" di PietroBurgo.
A prescindere comunque dai russi e dai precedenti letterari, qui si verifica il miracolo del cinema: lo squallore dell'ambiente lo tocchi (quasi lo odori) nella baracca di Sordi che dovrebbe fungere da casa delle vacanze, nella brutta casa con una sala da pranzo che fa da camera da letto, nei papponi lassativi della moglie di Sorsi (la Winters), nella mediocrità dell'atrio della loggia massonica (o sedicente tale) in cui è scritto "vietato sputare"! (a cosa serve una simile raccomandazione?), nelle polveri addensate nelle pratiche non lavorate accumulate al Ministero, nella pioggia che accompagna Sordi nel momento che pedina l'assassino di suo figlio.
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"Borghese piccolo piccolo" è film per un "uomo solo", ossia Alberto Sordi. Ciò non toglie, però, che il film riesca con grande ed inusitata efficacia a rendere, si direbbe nella sua NUDITA', lo SQUALLORE di un'esistenza: non solo la vita individuale del personaggio di Sordi, ma anche dell'ambiente in cui lui si è sempre mosso, fatto di servilismo.
Non c'è che dire: nel film c'è una capacità descrittive ad un tempo morale, psicologica ed ambientale che non può non ricordare i grandi scrittori russi (Dostoevskij, ma anche Gogol) dell'Ottocento, quando descrivevano lo squallore e la miseria (morale e materiale) degli impiegatucci "umiliati ed offesi" di PietroBurgo.
A prescindere comunque dai russi e dai precedenti letterari, qui si verifica il miracolo del cinema: lo squallore dell'ambiente lo tocchi (quasi lo odori) nella baracca di Sordi che dovrebbe fungere da casa delle vacanze, nella brutta casa con una sala da pranzo che fa da camera da letto, nei papponi lassativi della moglie di Sorsi (la Winters), nella mediocrità dell'atrio della loggia massonica (o sedicente tale) in cui è scritto "vietato sputare"! (a cosa serve una simile raccomandazione?), nelle polveri addensate nelle pratiche non lavorate accumulate al Ministero, nella pioggia che accompagna Sordi nel momento che pedina l'assassino di suo figlio.
A margine, mi permetto di notare che qui Sordi è inconfondibilmente "gigione", come gli capita nella vecchiaia. Solitamente, questo è un difetto. Invece, questo difetto di Sordi è essenziale per caratterizzare la cialtroneria del protagonista, vero "umuliato ed offeso".
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gianfranco
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giovedì 1 maggio 2008
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un borghese grande grande
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La musica con la quale si apre questo film ha il suono di un dramma già annunciato.
Un dramma che appartiene da sempre a questo mondo e che divide gli esseri umani in due categorie:coloro i quali posseggono nella loro anima quell'innata predisposizione a perdonare anche le più orribili efferatezze e coloro i quali invece non riescono nè a andare al di là del male,nè a giustificarlo.
Ebbene,il tema di questo film concerne proprio questo e il regista mette lo spettatore nella condizione di porsi la suddetta domanda:riusciresti tu a perdonare qualcuno,anche se questo stesso qualcuno giungesse a uccidere tuo figlio con così tanta crudelta?
Al protagonista del film,spetterà porsi questa terribile domanda.
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La musica con la quale si apre questo film ha il suono di un dramma già annunciato.
Un dramma che appartiene da sempre a questo mondo e che divide gli esseri umani in due categorie:coloro i quali posseggono nella loro anima quell'innata predisposizione a perdonare anche le più orribili efferatezze e coloro i quali invece non riescono nè a andare al di là del male,nè a giustificarlo.
Ebbene,il tema di questo film concerne proprio questo e il regista mette lo spettatore nella condizione di porsi la suddetta domanda:riusciresti tu a perdonare qualcuno,anche se questo stesso qualcuno giungesse a uccidere tuo figlio con così tanta crudelta?
Al protagonista del film,spetterà porsi questa terribile domanda.Egli ha una vita felice e serena(seppur alquanto monotona),ma soprattutto un figlio diplomato in ragioneria verso il quale proietta tutte le sue ambizioni e le sue speranze.Speranze e ambizioni che non per costui non hanno prezzo,ma che sono talmente forti da indurlo a scenedere a qualsiasi compromesso pur di vedere nel figlio quelle che in realtà altro non sono se non le sue stesse ambizioni e speranze.
Ambizioni e speranze che purtroppo il protagonista del film vedrà cadere letteralmente in pezzi ,quando un rapinatore ucciderà a sangue freddo il suo tanto amato quanto insostituibile figlio.E da quì, la vita per l'uomo non sarà mai più la stessa,ma diverrà un vero e proprio dramma borghese che assumerà le tinte sempre più sottili e perverse di quella violenza che in realtà è anche dentro di lui.Una violenza che scaturisce dalla triste consapevolezza di vivere in un mondo cudele e imperfetto e proprio perchè imperfetto pieno di meccanismi perversi,come appunto quello in cui cadrà il protagonista.Luomo,avendo perduto il suo bene più prezioso(ossia il figlio),si sostituirà alla stessa giustizia,trasformandosi a sua volta da vittima di quello stesso mondo corrotto a spietato carnefice.
Un carnefice che non troverà pace,sino a quando non avrà appaggato la sua sete di vendetta.Una vendetta che altro non lo porterà se non a un punto di non ritorno.
Nel finale,c'è un prete che dice"Se fosse per me,potrebbe anche venire il diluvio universale,ma io non sono Dio e quindi dovete affidarvi solo alla sua benevolenza".
Credo che in realtà il messaggio contenuto in queste parole racchiuda perfettamente quello che il regista intende esprimere.
Il protagonista,si lascia accecare dall'odio e dalla rabbia,divenendone vittima e rimandendone perversamente e forse volutamente affascinato.
E questo rende il film ancora più inquietante,ma al tempo stesso credibile.
L'amore e l'odio sono due sentimenti molto simili,che inducono l'essere umano a compiere grandi gesti o persino grandi efferatezze.
E il confine che lì separa è almente sottile,da accecarci completamente.
Ed è proprio ciò che accade al protagonista di questo film e che il regista ha molto ben saputo rappresentare in chiave drammatica.
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tony
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domenica 13 aprile 2008
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grandissimo momento di vita vera
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un film che ho visto, un film che mi ha colpito ENORMEMENTE, un film che è un momento di vita, che se ce ne fossero di più di questi momenti, ci sarebbew meno delinquenza, oppure di sicuro, meno delinquenti.
GRZIE ALBERTONE, sei sempre tra noi.
Tony.
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micio
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domenica 30 marzo 2008
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???
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paky
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giovedì 28 febbraio 2008
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sordi bravissimo
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Quattro stelle , più che al film , che comunque è bello, a Sordi che si impegna in modo magistrale nell'interpretazione. Bello, forse il migliore di Sordi.
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oryory
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mercoledì 14 novembre 2007
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il piu' bel film che abbia mai visto
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è un capolavoro, è l'italia, l'italietta di sempre, quella della "gente normale", che fa un lavoro normale, che normalmente entra nella massoneria per raccomandare un figlio, che tratta normalmente male la propria metà fino a che si accorge (con la sua morte)che non aveva nessaun altro nella vita, che normalmente un giorno perde la testa, è la borghesia mediocre e piccola che è sempre esistita e sempre esisterà fino alla completa autodistruzione.
SORDI IMPAGABILE!!!
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michel
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lunedì 29 ottobre 2007
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fantozzik colpisce ancora
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Un modesto impiegato si batte come un leone per l'avvenire di suo figlio. Ma il giovane muore per caso nel corso di una rapina e il padre si trasforma in un odioso vendicatore. Ritratto di un’Italia burocratizzata e incattivita, sgradevole fino al masochismo, il film si fa compiaciuto solo quando non riesce più ad intingere le sue frecce nell’ironia. La sequenza del camposanto è una pietra miliare del cinema grottesco. Alto professionismo e un grande Sordi.
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piero
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martedì 7 agosto 2007
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un borghese
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un capolavoro.da non perdere ,assolutamente.
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