figliounico
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venerdì 23 agosto 2024
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il posto fisso
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Sordi nel suo secondo film drammatico diretto da Monicelli e tratto dal romanzo esordio di Vincenzo Cerami, dopo la prova de’ La grande guerra del’59 conferma di non essere soltanto un guitto, uno dei quattro mostri sacri della commedia all’italiana, ma un attore a tutto tondo capace di interpretare tutti i generi. Un commedia nera che sintetizza in chiave tragicomica le disavventure di un padre fantozziano, che per sistemare il figlio è disposto a fare qualsiasi cosa, e la satira di costume alla società dell’epoca in cui Monicelli già si era cimentato con Vogliamo i colonnelli del 1973. Il soggetto può essere considerato il capostipite originale del fortunato filone del revenge movie, film prodotti soprattutto oltreoceano con plot molto simili, anche se l’antesignano nobile dei film basati sulla vendetta familiare resta La fontana della vergine di Ingmar Bergman.
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Sordi nel suo secondo film drammatico diretto da Monicelli e tratto dal romanzo esordio di Vincenzo Cerami, dopo la prova de’ La grande guerra del’59 conferma di non essere soltanto un guitto, uno dei quattro mostri sacri della commedia all’italiana, ma un attore a tutto tondo capace di interpretare tutti i generi. Un commedia nera che sintetizza in chiave tragicomica le disavventure di un padre fantozziano, che per sistemare il figlio è disposto a fare qualsiasi cosa, e la satira di costume alla società dell’epoca in cui Monicelli già si era cimentato con Vogliamo i colonnelli del 1973. Il soggetto può essere considerato il capostipite originale del fortunato filone del revenge movie, film prodotti soprattutto oltreoceano con plot molto simili, anche se l’antesignano nobile dei film basati sulla vendetta familiare resta La fontana della vergine di Ingmar Bergman. Nel cast in un ruolo secondario figura uno dei più grandi attori teatrali del novecento, Romolo Valli, in una delle sue ultime apparizioni cinematografiche.
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giomo891
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venerdì 16 settembre 2022
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l''ambizione di ''sistemare" un figlio giomo891
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"Un borghese piccolo piccolo" il film più drammatico di Sordi-1977-(anche se qualche risata Albertone ce la strappa).
Un impiegato al ministero ha un figlio ragioniere e una moglie casalinga. C'è un concorso i cui vincitori verranno assunti al ministero, però saranno uno su cinquanta. Allora l'impiegato le prova tutte, arriva persino a farsi massone (scoprendo che quasi tutti i suoi colleghi erano iscritti alla loggia). Pare abbia trovato la strada buona, riuscendo ad avere il titolo del tema del concorso, tramite riti massonici veri , anche se risibili Ma il film assume tutt’altro andamento, molto drammatico ed, addirittura, cruento, quando il giorno dell'esame, il figlio viene ucciso da un rapinatore.
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"Un borghese piccolo piccolo" il film più drammatico di Sordi-1977-(anche se qualche risata Albertone ce la strappa).
Un impiegato al ministero ha un figlio ragioniere e una moglie casalinga. C'è un concorso i cui vincitori verranno assunti al ministero, però saranno uno su cinquanta. Allora l'impiegato le prova tutte, arriva persino a farsi massone (scoprendo che quasi tutti i suoi colleghi erano iscritti alla loggia). Pare abbia trovato la strada buona, riuscendo ad avere il titolo del tema del concorso, tramite riti massonici veri , anche se risibili Ma il film assume tutt’altro andamento, molto drammatico ed, addirittura, cruento, quando il giorno dell'esame, il figlio viene ucciso da un rapinatore. Il padre riesce a trovare l'assassino, lo lega a una sedia con un fil di ferro e lo tortura giorno dopo giorno, finché quello muore, davanti agli occhi della povera moglie di Sordi (una superba Shelley Winters), che nell'apprendere la notizia della morte del figlio dalla televisione, ha subito un ictus che la costringe su una sedia a rotelle. Cerami autore di una sceneggiatura efficace ed attuale e Monicelli, che accentua anche più del necessario la drammaticità degli eventi.
È un film triste e crudele dove la nota abilità di Monicelli nella narrazione fin troppo realistica e cruda arriva a trasfigurare il povero Albertone nel peggiore degli aguzzini, che finisce (rimasto solo senza figlio e moglie), abbandonato dalla società civile, diventa uno spietato giustiziere.
Il film ebbe il consenso della critica, ma non del tutto del pubblico, non abituato a vedere il nostro Albertone nel ruolo di uno spietato vendicatore.
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giulio andreetta
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martedì 8 settembre 2020
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capolavoro drammatico di monicelli e sordi
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Questo è sicuramente un film di spessore, sia per quel che riguarda la regia e la sceneggiatura, che per la qualità della recitazione. Alberto Sordi offre una delle prove migliori della sua carriera, in un ruolo a lui insolito, abbandonando la sua straordinaria vena comica per assumere i contorni di un personaggio tragico che cerca una vendetta spietata, a seguito dell'uccisione del proprio unico figlio. Ma la verità espressiva e la forza drammatica di Alberto Sordi non costituiscono gli unici pregi di questa pellicola, che come ho già detto si basa su un'idea narrativa - del grande sceneggiatore Vincenzo Cerami - piena di originalità e forza comunicativa.
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Questo è sicuramente un film di spessore, sia per quel che riguarda la regia e la sceneggiatura, che per la qualità della recitazione. Alberto Sordi offre una delle prove migliori della sua carriera, in un ruolo a lui insolito, abbandonando la sua straordinaria vena comica per assumere i contorni di un personaggio tragico che cerca una vendetta spietata, a seguito dell'uccisione del proprio unico figlio. Ma la verità espressiva e la forza drammatica di Alberto Sordi non costituiscono gli unici pregi di questa pellicola, che come ho già detto si basa su un'idea narrativa - del grande sceneggiatore Vincenzo Cerami - piena di originalità e forza comunicativa. La direzione della pellicola è invece affidata a Mario Monicelli, il quale distaccandosi dalla abituale vena comico-satirica, qui affronta un tema nettamente più tragico, quello della violenza nella nostra società. La forza delle emozioni che scaturiscono dalla visione del lungometraggio rimane inalterata ancora oggi, a distanza di oltre quarant'anni. Un film certamente da vedere e da rivedere, che merita di essere annoverato tra i capolavori dell'arte cinematografica italiana e non solo. 5 stelline
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fabio57
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martedì 1 dicembre 2015
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memorabile
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Monicelli è grande e qui si supera regalandoci una vera perla.Film asciutto,gelido,brutale che dipinge la nostra società con tutte le sue contraddizioni e i suoi orrori.Emerge un quadro a tinte fosche,di squallore, meschinità,combutte,corruzione ed infine violenza cieca e vendetta.
Alberto Sordi fu attore così versatile da essere credibile in tutti i ruoli che ha interpretato,anche in questo fortemente drammatico, è straordinario e intenso, come lo fu in Detenuto in attesa di giudizio.
Girato negli anni 70,resta di inquietante attualità.
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great steven
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giovedì 22 ottobre 2015
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gelido, crudo e spietato: il dolore regna sovrano.
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UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO (IT, 1977) diretto da MARIO MONICELLI. Interpretato da ALBERTO SORDI, SHELLEY WINTERS, ROMOLO VALLI, VINCENZO CROCITTI, RENZO CARBONI, PAOLO PAOLONI, RENATO SCARPA
Giovani Vivaldi, uomo onesto e lungimirante, lavora come impiegato ministeriale a Roma da più di trent’anni, ed ha come figlio un ragazzo non molto brillante di nome Mario che si è recentemente diplomato ragioniere. Ormai prossimo alla pensione, Giovanni vorrebbe che suo figlio venisse a lavorare con lui al Ministero, e per ottenere una raccomandazione a suo favore si rivolge al suo capoufficio, il dottor Spaziani, che lo annette addirittura nella massoneria pur di fargli conoscere in anticipo i temi che verranno affidati a tutti i giovani che parteciperanno a un concorso il cui scopo conclusivo è proprio l’introduzione agli uffici del Ministero.
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UN BORGHESE PICCOLO PICCOLO (IT, 1977) diretto da MARIO MONICELLI. Interpretato da ALBERTO SORDI, SHELLEY WINTERS, ROMOLO VALLI, VINCENZO CROCITTI, RENZO CARBONI, PAOLO PAOLONI, RENATO SCARPA
Giovani Vivaldi, uomo onesto e lungimirante, lavora come impiegato ministeriale a Roma da più di trent’anni, ed ha come figlio un ragazzo non molto brillante di nome Mario che si è recentemente diplomato ragioniere. Ormai prossimo alla pensione, Giovanni vorrebbe che suo figlio venisse a lavorare con lui al Ministero, e per ottenere una raccomandazione a suo favore si rivolge al suo capoufficio, il dottor Spaziani, che lo annette addirittura nella massoneria pur di fargli conoscere in anticipo i temi che verranno affidati a tutti i giovani che parteciperanno a un concorso il cui scopo conclusivo è proprio l’introduzione agli uffici del Ministero. Sfortuna vuole che, proprio la mattina del concorso, Mario venga ucciso per caso durante una rapina ad un istituto di credito. Appena sa la notizia, Amalia, moglie di Giovanni e madre di Mario, cade in un profondo stato di invalidità che le impedisce di muoversi e comunicare verbalmente. Giovanni, preferendo non ricorrere alle forze di polizia, decide di mettere in atto una lenta, bieca e allucinata vendetta. Individuato il responsabile dell’omicidio del figlio in un giovane malvivente, lo pedina guidando la sua automobile, lo tramortisce con due randellate e lo fa suo prigioniero nel cottage lacustre dove andava a pescare insieme a Mario nelle settimane precedenti il concorso. A furia di perdere sangue, e immobilizzato col fil di ferro, il delinquente muore, e poco dopo fa la stessa fine anche Amalia. Per Giovanni, più disperato e afflitto che mai, giunge finalmente il giorno della pensione, ma il pover’uomo ha ben poco da festeggiare e da stare allegro. Ormai rimasto solo con sé stesso, un giorno si scontra verbalmente con un buzzurro incontrato per strada e, terminato l’alterco, si mette ad andargli dietro con l’autovettura: probabilmente arriverà a tramare vendetta e ad uccidere nuovamente. Ultimo capolavoro di A. Sordi con M. Monicelli e performance che funge da canto del cigno come magistrale bravura attoriale, è un film immensamente triste, di una crudezza e spietatezza incredibili, che analizza in profondità le motivazioni che spingono gli uomini a farsi giustizia da sé in quei casi dove l’estremo dolore viene provocato da un avvenimento improvviso e sconquassatore che distrugge tutte in un colpo le aspettative per un futuro altrimenti florido e roseo. Tratto dal romanzo omonimo di Vincenzo Cerami e sceneggiato dal regista con Sergio Amidei, si avvale di un copione non troppo intenso e che non fa parlare eccessivamente i personaggi, i cui meriti fondamentali risiedono in un’accorta sobrietà e in un sapiente dosaggio che tiene in equilibrio il grottesco col patetico, la freddezza con l’ironia, il pathos con la ricerca della drammaticità senza ricorrere al ricatto emotivo. Idealmente diviso in due parti, che si completano e si integrano come due tessere di un mosaico fatte l’una per l’altra: nella prima c’è la preparazione per gli esami del giovane ragioniere, col padre che si fa addirittura massone (sostenendo tre prove la cui ridicolaggine è emblema dell’enfatica magniloquenza di simili associazioni, costituite più per far sentire forti i suoi appartenenti che per reali motivi pratici) pur di raccattare una sicurezza pragmatica per la buona riuscita del figlio alla prova scritta, mentre nella seconda prevale decisamente l’organizzazione di un piano vendicativo mosso e architettato completamente dal grigiore algido e irrazionale di un uomo che ormai non ha più nulla da perdere e che, come spiega lui stesso ad una moglie che non può più nemmeno rispondergli, intende caparbiamente portare avanti un piano del tutto personale senza affidarsi all’ordine costituito, per il quale comunque ha sempre lavorato ma in cui, sostanzialmente, non crede con tutto se stesso. David di Donatello a Sordi come miglior attore protagonista. Anche la Winters e Crocitti han ricevuto una menzione speciale alla premiazione di quell’anno, per quanto anche uno strepitoso R. Valli con capigliatura scarmigliata e problemi di forfora faccia una figura tutt’altro che magra nella veste piuttosto caricaturale e dissacratoria di un datore di lavoro tanto abile nei sotterfugi quanto preciso e sottile nelle adulazioni specificamente finalizzate. Il maestro Monicelli ha saputo mettere a segno un colpo degno del suo nome forse per l’ultima volta: dopo il 1977, in cui fece toccare a Sordi il suo apice più tragico e cattivo, ben raramente riuscì a replicare, e non solo col suo attore feticcio, un simile connubio di perizia cinematografica ed eccellenza artistica.
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elgatoloco
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mercoledì 21 gennaio 2015
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penultimi canti del cigno di un grande cinema
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Ultimi, anzi meglio penultimi canti del cigno e bagliori di un grande cinema italiano(quello di Monicelli, spesso fautore e creatore di una commedia acre e quasi"apocalittica", anche se il regista, ateo, avrebbe forse rifiutato la definizione)che sapeva mettere alla berlina i vizi, con risate amare e comunque sempre"nere". La storia, ideata da Vincenzo Cerami e scritta da Monicelli con l'ausilio di un suo co-sceneggiatore di fiducia, è raccontata con toni acri ma giullareschi nella prima parte(strafottenza di Sordi-Vivaldi, iniziazione massonica), mentre poi il registro tragico, ma prevalentemente drammatico(non si fa tragedia con eroi borghesi, lo sappiamo da fine 1700)prevale decisamente, con la durezza di un manifesto anti-Bronson(qui il"giustiziere"è solo chi si accanisce brutalmente)e anti-yankee/cinema.
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Ultimi, anzi meglio penultimi canti del cigno e bagliori di un grande cinema italiano(quello di Monicelli, spesso fautore e creatore di una commedia acre e quasi"apocalittica", anche se il regista, ateo, avrebbe forse rifiutato la definizione)che sapeva mettere alla berlina i vizi, con risate amare e comunque sempre"nere". La storia, ideata da Vincenzo Cerami e scritta da Monicelli con l'ausilio di un suo co-sceneggiatore di fiducia, è raccontata con toni acri ma giullareschi nella prima parte(strafottenza di Sordi-Vivaldi, iniziazione massonica), mentre poi il registro tragico, ma prevalentemente drammatico(non si fa tragedia con eroi borghesi, lo sappiamo da fine 1700)prevale decisamente, con la durezza di un manifesto anti-Bronson(qui il"giustiziere"è solo chi si accanisce brutalmente)e anti-yankee/cinema. Monicelli grandissimo in tutto il film, nelle riprese dell'Urbe all'alba come nel"caravanserraglio cimiteriale"(torna la nota grottesca), nella penosa scena dei festeggiamenti di Sordi/Vivaldi pensionato etc. Sordi, alternando magistralmente lazzo, commedia e tragedia, è superlativo, come lo è Shelley WInters, mentre Romolo Valli ci dà un"cameo"tra i più preziosi della sua carriera filmica, Vincenzo Crocitti è senz'altro valido, come Enzo Beruschi, in un ruolo inconsueto e altri interpreti-caratteristi non sono da trascurare(cfr.sopra, però, per la valutazione generale). Monicelli c'ha dato altre prove importanti, dopo, come"La rosa del deserto", da Tobino e ancora altro, ma questo, che è più di un semplice"episodio", è un film assolutamente epocale, da ricordare veramente forever. El Gato
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luca scial�
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giovedì 19 dicembre 2013
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film sull'ingiustizia della legge e della vita
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Giovanni Vivaldi è un impiegato al Ministero con ormai 30 anni di carriera. Spera di far vincere il concorso al figlio Mario fresco diplomato, al punto di iscriversi alla Massoneria per farlo aiutare all'esame. Ma proprio il giorno del concorso viene ucciso durante una sparatoria tra ladri e polizia. La madre, appresa la tragedia dalla tv, diventa un vegetale dal duro colpo e così Giovanni deve fare i conti anche con il suo stato. Riconosce però chi gli ha ucciso il figlio e così decide di farsi giustizia da solo.
Commedia all'italiana dal crescente e spiazzante risvolto drammatico. Mario Monicelli traspone un romanzo di Vincenzo Cerami per farne una tagliente e amara critica all'Italia di quegli anni, che in fondo, è ancora quella di oggi: la pochezza della giustizia; la Massoneria; il sistema delle raccomandazioni che mette radici ovunque, perfino per un posto al cimitero; l'ipocrisia dei colleghi.
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Giovanni Vivaldi è un impiegato al Ministero con ormai 30 anni di carriera. Spera di far vincere il concorso al figlio Mario fresco diplomato, al punto di iscriversi alla Massoneria per farlo aiutare all'esame. Ma proprio il giorno del concorso viene ucciso durante una sparatoria tra ladri e polizia. La madre, appresa la tragedia dalla tv, diventa un vegetale dal duro colpo e così Giovanni deve fare i conti anche con il suo stato. Riconosce però chi gli ha ucciso il figlio e così decide di farsi giustizia da solo.
Commedia all'italiana dal crescente e spiazzante risvolto drammatico. Mario Monicelli traspone un romanzo di Vincenzo Cerami per farne una tagliente e amara critica all'Italia di quegli anni, che in fondo, è ancora quella di oggi: la pochezza della giustizia; la Massoneria; il sistema delle raccomandazioni che mette radici ovunque, perfino per un posto al cimitero; l'ipocrisia dei colleghi. Uno straordinario Alberto Sordi nei panni dell'italiano medio pronto a togliersi il cappello davanti al superiore, ma che sa prendersi le sue vendette quando serve. Alcune scene sono ad alto impatto, come quella delle bare poste alla rinfusa come fossero oggetti qualunque, o quelle che vedono lo stesso Sordi accudire la moglie ormai resa in uno stato vegetativo, interpretata da una grande Shelley Winters.
Ma non mancano anche scene ironiche, atte a ridicolizzare rituali e caratteristiche della nostra Italia. Del resto solo grandi come Monicelli e Sordi sanno essere drammatici e comici in una stessa pellicola.
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toty bottalla
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venerdì 19 luglio 2013
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il grande sordi e monicelli sul romanzo di cerami!
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Basandosi sul romanzo di vincenzo cerami, monicelli dirige come meglio non si potrebbe un film particolare interpretato dall'immenso sordi che, come sempre, immortala l'italiano medio nella sua realtà inconfondibile, i colleghi che chiedono il discorso che poi non ascoltano sa di vuota e triste ipocrisia, la parte più drammatica del film ci riporta ai giorni nostri, dove chi squarta un bambino e una madre viene chiamato dalla stampa "fidanzatino" dove chi brucia viva una persona paga come per un furto, dove chi affonda una nave diventa divo, beh! in questo caso ci ha pensato albertone a sistemare le cose. Saluti.
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opidum
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domenica 24 febbraio 2013
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chi non l'ha visto lo veda
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un capolavoro che a 36 anni dalla sua uscita resta attuale.
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francesco2
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sabato 23 febbraio 2013
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cinefili animalisti
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Nella "Commedia di Dio "(1995), il portoghese Monteiro inquadra il primo piano una testa di pesce sul banco del mercato, in attesa di venire tagliata con un coltellaccio. Ciò vuole fornire, con ogni probabilità, quello stesso senso di vuoto e/o disagio già presente in "Ricordi della casa gialla"(1989). Anche Monicelli, in questa sua fatica che ha preceduto la "commedia" di quasi vent'anni, ci fornisce lo strazio di un pesce pescato e finito a pietrate dal padre "Sordi", nella primissima scena del film, cui seguirà, molto successivamente, quello di una malcapitata mosca. Può sembrare, all'inizio, un pò diverso: forse il regista toscano, senza criminalizzare Vivaldi padre, intendeva dire che era piccolo in tutti i sensi: un uomo della (molto)media borghesia romana, o italiana, anche nel senso di gioie molto piccine che cerca in un giorno di festa, estraniandosi dal tugurio dove vive(?) la sua famiglia.
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Nella "Commedia di Dio "(1995), il portoghese Monteiro inquadra il primo piano una testa di pesce sul banco del mercato, in attesa di venire tagliata con un coltellaccio. Ciò vuole fornire, con ogni probabilità, quello stesso senso di vuoto e/o disagio già presente in "Ricordi della casa gialla"(1989). Anche Monicelli, in questa sua fatica che ha preceduto la "commedia" di quasi vent'anni, ci fornisce lo strazio di un pesce pescato e finito a pietrate dal padre "Sordi", nella primissima scena del film, cui seguirà, molto successivamente, quello di una malcapitata mosca. Può sembrare, all'inizio, un pò diverso: forse il regista toscano, senza criminalizzare Vivaldi padre, intendeva dire che era piccolo in tutti i sensi: un uomo della (molto)media borghesia romana, o italiana, anche nel senso di gioie molto piccine che cerca in un giorno di festa, estraniandosi dal tugurio dove vive(?) la sua famiglia.
Ma un ulteriore tassello della maturità artistica di Monicelli sono le inquadrature in cui la macchina viene vista allontanarsi piano, in maniera sfumata, forse accompagnata dalla "lieve" e tristissima musica del film: qui, ha preceduto un cineasta come Kiarostamì, ma anche il "Film parlato" di De Oliveira, con la nave che all'inizio si allontana dalla riva in un atmosfera funerariamente affettuosa(I parenti, mi pare, sventolano i fazzoletti).
Il resto d l film, però alterna un umorismo amaro, talora davvero
commovente, ad una serie di bozzetti non sempre convincenti, con un "Quasi" finale ed un finale il cui determinismo appena accennato, forse finalizzato anche ad una conclusione "Aperta", non convince del tutto.
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