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opidum
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domenica 24 febbraio 2013
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chi non l'ha visto lo veda
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un capolavoro che a 36 anni dalla sua uscita resta attuale.
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francesco2
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sabato 23 febbraio 2013
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cinefili animalisti
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Nella "Commedia di Dio "(1995), il portoghese Monteiro inquadra il primo piano una testa di pesce sul banco del mercato, in attesa di venire tagliata con un coltellaccio. Ciò vuole fornire, con ogni probabilità, quello stesso senso di vuoto e/o disagio già presente in "Ricordi della casa gialla"(1989). Anche Monicelli, in questa sua fatica che ha preceduto la "commedia" di quasi vent'anni, ci fornisce lo strazio di un pesce pescato e finito a pietrate dal padre "Sordi", nella primissima scena del film, cui seguirà, molto successivamente, quello di una malcapitata mosca. Può sembrare, all'inizio, un pò diverso: forse il regista toscano, senza criminalizzare Vivaldi padre, intendeva dire che era piccolo in tutti i sensi: un uomo della (molto)media borghesia romana, o italiana, anche nel senso di gioie molto piccine che cerca in un giorno di festa, estraniandosi dal tugurio dove vive(?) la sua famiglia.
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Nella "Commedia di Dio "(1995), il portoghese Monteiro inquadra il primo piano una testa di pesce sul banco del mercato, in attesa di venire tagliata con un coltellaccio. Ciò vuole fornire, con ogni probabilità, quello stesso senso di vuoto e/o disagio già presente in "Ricordi della casa gialla"(1989). Anche Monicelli, in questa sua fatica che ha preceduto la "commedia" di quasi vent'anni, ci fornisce lo strazio di un pesce pescato e finito a pietrate dal padre "Sordi", nella primissima scena del film, cui seguirà, molto successivamente, quello di una malcapitata mosca. Può sembrare, all'inizio, un pò diverso: forse il regista toscano, senza criminalizzare Vivaldi padre, intendeva dire che era piccolo in tutti i sensi: un uomo della (molto)media borghesia romana, o italiana, anche nel senso di gioie molto piccine che cerca in un giorno di festa, estraniandosi dal tugurio dove vive(?) la sua famiglia.
Ma un ulteriore tassello della maturità artistica di Monicelli sono le inquadrature in cui la macchina viene vista allontanarsi piano, in maniera sfumata, forse accompagnata dalla "lieve" e tristissima musica del film: qui, ha preceduto un cineasta come Kiarostamì, ma anche il "Film parlato" di De Oliveira, con la nave che all'inizio si allontana dalla riva in un atmosfera funerariamente affettuosa(I parenti, mi pare, sventolano i fazzoletti).
Il resto d l film, però alterna un umorismo amaro, talora davvero
commovente, ad una serie di bozzetti non sempre convincenti, con un "Quasi" finale ed un finale il cui determinismo appena accennato, forse finalizzato anche ad una conclusione "Aperta", non convince del tutto.
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filippo catani
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sabato 19 gennaio 2013
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un padre distrutto
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Roma. Un piccolo funzionario del ministero cerca di ottenere un aiuto per fare entrare il figlio appena diplomato in ragioneria. Ottenute le tracce del concorso, l'uomo accompagna il figlio che rimane però ucciso nel corso di una rapina.
Amarissimo ritratto di Monicelli lontano anni luce dalla leggerezza di altre pellicole come Brancaleone. Il film non solo intende indagare sul fenomeno costante della raccomandazione in Italia (fortissimo il ritratto del dirigente che si sforfora in ufficio). In questo caso a chiedere è un piccolo funzionario per il suo figlio non particolarmente sveglio. L'uomo però è assolutamente felice e orgoglioso della sua famiglia e del suo lavoro e per questo rimarrà strtolato dagli eventi una volta morto il figlio e con la moglie gravemente inferma.
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Roma. Un piccolo funzionario del ministero cerca di ottenere un aiuto per fare entrare il figlio appena diplomato in ragioneria. Ottenute le tracce del concorso, l'uomo accompagna il figlio che rimane però ucciso nel corso di una rapina.
Amarissimo ritratto di Monicelli lontano anni luce dalla leggerezza di altre pellicole come Brancaleone. Il film non solo intende indagare sul fenomeno costante della raccomandazione in Italia (fortissimo il ritratto del dirigente che si sforfora in ufficio). In questo caso a chiedere è un piccolo funzionario per il suo figlio non particolarmente sveglio. L'uomo però è assolutamente felice e orgoglioso della sua famiglia e del suo lavoro e per questo rimarrà strtolato dagli eventi una volta morto il figlio e con la moglie gravemente inferma. Solo la vendetta potrà (forse) ridare un senso alla sua esistenza. Splendida interpretazione di Sordi che rivela in questo film la sua grande duttilità di attore in quanto in questa pellicola è chiamato ad un ruolo estremamente drammatico. Un film triste e cupo che risente anche del momento storico che attraversa l'Italia e che Monicelli decise di fotografare in questa pellicola.
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francesco di benedetto
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martedì 17 luglio 2012
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politonale, ironico, nerissimo
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Pastiche fra i più sperimentali e spregiudicati del cinema di Mario Monicelli, commistione di registri espressivi altalenanti e opposti fra di loro: il patetico, l'apocalittico, il grottesco più clinico e impietoso, il farsesco, l'orrido, il surreale...
Una tragedia assoluta e allegorica, d'impianto più politico-civile che intimistico, pervasa capillarmente da un umorismo sottile... Sadico, nerissimo, ghignante... Oltraggio eversivo ai tabù del lutto e della morte che sconfina volutamente nel delirio.
Capolavoro!
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reservoir dogs
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venerdì 25 febbraio 2011
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un secondo diluvio universale
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Giovanni Vivaldi (Sordi) è un impiegato del ministero prossimo alla pensione, l'uomo è disposto ad ogni cosa per far raccomandare il figlio Mario (Crocitti), neodiplomato in ragioneria, persino iscriversi ad una loggia massonica.
Il giorno della prova al ministero, Mario muore coinvolto in una sparatoria durante una rapina davanti agli occhi del padre inerme; è l'inizio di una caduta in picchiata per Giovanni.
Mentre molti criticano il film di violenza gratuita per altri invece é considerato l'elevazione più alta della commedia all'italiana; quella che nella sua critica sociale diventa grottesca e talmente amara da non riuscire ad essere digerita (la sequenza del cimitero dove le bare vengono accatastate e stufe dell'attesa si autoesplodono).
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Giovanni Vivaldi (Sordi) è un impiegato del ministero prossimo alla pensione, l'uomo è disposto ad ogni cosa per far raccomandare il figlio Mario (Crocitti), neodiplomato in ragioneria, persino iscriversi ad una loggia massonica.
Il giorno della prova al ministero, Mario muore coinvolto in una sparatoria durante una rapina davanti agli occhi del padre inerme; è l'inizio di una caduta in picchiata per Giovanni.
Mentre molti criticano il film di violenza gratuita per altri invece é considerato l'elevazione più alta della commedia all'italiana; quella che nella sua critica sociale diventa grottesca e talmente amara da non riuscire ad essere digerita (la sequenza del cimitero dove le bare vengono accatastate e stufe dell'attesa si autoesplodono).
Raccomandazioni, preghiere, iscrizioni a logge, niente ferma il Fato beffardo che si prende continuamente gioco; l'unica soluzione sembra essere un secondo diluvio universale (come dice il prete).
Monicelli ci mostra attraverso un inconsueto e "sgradevole" Sordi, un uomo cinico, maschilista, egoista e qualunquista: un borghese che viene schiacciato da quell'incertezza che la società del periodo stava sempre più iniettando in ogni essere coscente.
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mirror
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lunedì 6 dicembre 2010
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bello e terribile
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“Il tipico asociale, il campione più aperto dell’anticristianesimo” così il grande Monicelli definiva il protagonista di questo film interpretato da un Sordi magistrale. rivederlo serve a pensare a quando il cinema era davvero qualcosa di sacro. Un film per riflettere sulla meschinità dell'essere umano e magari per reagire e cercare qualcosa di più alto che una sistemazione borghese della propria vita... imperdibile
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tizianastanzani
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martedì 6 aprile 2010
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forfora e polvere
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“Un borghese piccolo piccolo” è una vera perla di celluloide; il dipendente statale Vivaldi, annichilito dai paraocchi del sistema, si presenta violento e represso fin dalle prime battute: si sporca subito le mani di sangue, del sangue di quel luccio che ha appena pescato e al quale spaccherà la testa prima di essere fritto e mangiato, nella sua fatiscente catapecchia, in compagnia del figlio Mario. Un figlio invero un po’ imbranato, che difficilmente se la potrà cavare da solo una volta uscito dal nido familiare. L’ottimo Sordi è molto orgoglioso di lui, e lo vuole “sistemare” nell’ingranaggio al più presto, cosciente che non c’è posto per lui nella società senza l’aiuto di papà.
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“Un borghese piccolo piccolo” è una vera perla di celluloide; il dipendente statale Vivaldi, annichilito dai paraocchi del sistema, si presenta violento e represso fin dalle prime battute: si sporca subito le mani di sangue, del sangue di quel luccio che ha appena pescato e al quale spaccherà la testa prima di essere fritto e mangiato, nella sua fatiscente catapecchia, in compagnia del figlio Mario. Un figlio invero un po’ imbranato, che difficilmente se la potrà cavare da solo una volta uscito dal nido familiare. L’ottimo Sordi è molto orgoglioso di lui, e lo vuole “sistemare” nell’ingranaggio al più presto, cosciente che non c’è posto per lui nella società senza l’aiuto di papà. La famiglia cattolica, bacchettona e superstiziosa, verrà punita dal destino, perché quel figlio che si appresta alla vita aduta, tirato su a suon di qualunquismo e di dogmi superstiziosi, verrà ucciso per strada da un malfattore, proprio il giorno dell’esame di quel concorso statale comprato da papà in cambio di favori. Il film denuncia il fallimento delle istituzioni, impastate con la P2, della burocrazia, impacchettata in pigne di pratiche non evase, della religione di Stato che tradisce la fede, della famiglia che si autodistrugge il giorno stesso del pensionamento. Infine, della democrazia. “Un borghese piccolo piccolo”, dopo aver raccontato del marcio italiano e della giustizia fai da te, ci lascia con un amaro in bocca talmente scomodo (ora come allora) che non verrà più voglia a nessuno di parlare di giustizia per molto tempo, tanto è il dolore represso nella rabbia, tanto si resta schifati dalla forfora e dagli scaffali polverosi... E ci lascia ancora oggi disarmati di fronte all’attualità del suo strepitoso soggetto.
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emanuele
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venerdì 27 febbraio 2009
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capolavoro
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Bellissima storia scritta da Vincenzo Cerami e diretta da Mario Monicelli
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l'intenditore
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mercoledì 18 febbraio 2009
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meravigliosamente cinema.
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Adesso c'è eccome,edito da Filmauro/Aurelio De Laurentiis,e figura bello nuovo e luccicante nella mia videoteca.Inoltre acquistabile ad un prezzo più che accessibile,10,90! ;)
Grande Monicelli.
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