Un borghese piccolo piccolo |
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Un film di Mario Monicelli.
Con Shelley Winters, Alberto Sordi, Vincenzo Crocitti, Romolo Valli, Pietro Tordi.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 122 min.
- Italia 1977.
MYMONETRO
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sulla commedia all'italiana
di Francesco Di BenedettoFeedback: 0 |
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domenica 2 aprile 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Cosa più caratterizza una commedia all'italiana? Dal mio parziale punto di vista uno stile di fare cinema che comporti una forte presa sulla realtà del pubblico e che al tempo stesso agisca aggredendo, deformando brutalmente, denudando. Alla base forse, fra le altre cose, un'estremizzazione malevola e disturbante delle situazioni e dei personaggi, colti o portati sull'orlo della crisi e della rovina, e un forte sentimento di rabbia o di disperazione. Un valido esempio può essere per me fornito dal film Un borghese piccolo piccolo. Situazioni e personaggio principale sono dipinti con un gusto per l'estremo. Il punto di partenza è quello di un borghese marginale dalle irrealizzabili aspirazioni di rivalsa sociale, dall'affetto possessivo e ossessivo nei confronti del figlio proprio; questa tensione ideale e emotiva del protagonista, queste circostanze individuali, già esse estreme, dolenti quanto (a voler essere spietati) risibili, a metà del film vengono ribaltate (o se si preferisce portate al livello della rottura, della rovina), con una violenza fulminea pari a un colpo di mitra: e il film precipita in un baratro di malessere e di orrore non risolti, che contagiano uno spettatore partecipe della vicenda; il senso del grottesco, dell'estremizzazione, della deformazione del reale (vedi l'ironia spietata della sorte quanto la relativa spropositata reazione dell'individuo) si cementa così saldamente con una tragedia potenzialmente celata dietro lo scorrere placido della nostra quotidianità, da essere avvertito come una necessità che ci brucia dall'interno. Scoverchiare dunque la tragedia, l'orrore dal quotidiano, dalla nostra normalità, renderli, al limite, una necessità, attecchendo con brutale lucidità sulle nostre più intime brutture e fragilità al di là di ogni facile conferma e esaltazione, questo mi sembra forse il fine ultimo della commedia all'italiana, specie di quella di Monicelli
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