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misterper
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lunedì 2 aprile 2007
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taxi driver - parte seconda
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Le luci abbaglianti dei locali notturni di New York si riflettono sugli specchietti del taxi sul volto attento e nervoso di Travis,che prosegue lentamente la sua odissea nel cuore di tenebra della città.Contemporaneamente,durante il giorno,Travis frequenta una ragazza,Betsy,che lavora per l'organizzazione della campagna elettorale del senatore Palantine.In Betsy Travis vede una possibilità di redenzione,una possibilità di fuggire dalla solitudine,ma i suoi tentativi di approccio finiscono nel ridicolo.Travis è e resterà sempre un emarginato,per lui non c'è altra possibilità che la follia.Il taxi driver è però fondamentalmente un giusto,vuole fare del bene,vuole essere utile agli altri,e soprattutto,ha un grande senso della giustizia che lo porta a prendersi attenzione di Iris,prostituta tredicenne interpretata dall'esordiente e bravissima Jodie Foster.
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Le luci abbaglianti dei locali notturni di New York si riflettono sugli specchietti del taxi sul volto attento e nervoso di Travis,che prosegue lentamente la sua odissea nel cuore di tenebra della città.Contemporaneamente,durante il giorno,Travis frequenta una ragazza,Betsy,che lavora per l'organizzazione della campagna elettorale del senatore Palantine.In Betsy Travis vede una possibilità di redenzione,una possibilità di fuggire dalla solitudine,ma i suoi tentativi di approccio finiscono nel ridicolo.Travis è e resterà sempre un emarginato,per lui non c'è altra possibilità che la follia.Il taxi driver è però fondamentalmente un giusto,vuole fare del bene,vuole essere utile agli altri,e soprattutto,ha un grande senso della giustizia che lo porta a prendersi attenzione di Iris,prostituta tredicenne interpretata dall'esordiente e bravissima Jodie Foster.Contemporaneamente Betsy si allontanerà definitivamente da lui;emblematica la scena in cui Travis tenta di scusarsi al telefono con la ragazza per averla portata in un cinema porno la sera prima (nel ridicolo tentativo di conquistarla!),dove,mentre De Niro continua a parlare,la macchina da presa si sposta sul corridoio che dà sulla strada.Quello è il destino dell'emarginato Travis,la strada sarà la sua unica possibilità,quella strada dove tutta la notte è in contatto con pazzi,assassini,drogati,prostitute,tutti emarginati come lui.Dall'incontro con Iris la vita di Travis cambierà radicalmente,da lì in poi si sentirà chiamato per una sorta di missione.La storia tra Travis e Iris è una favola,entrambi sono due emarginati,due perdenti,e per uscire dalla loro situazione non ci sarà che il ricorso alla violenza.E qui veniamo alla terza parte del film,la parte della celebre scena di De Niro allucinato che si guarda allo specchio:"Dici a me?Ma dici a me?"
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mister
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lunedì 2 aprile 2007
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taxi driver - parte terza
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La musica inquietante di Bernard Herrman ci porta così nel vivo dell'azione.Travis ha guardato abbastanza,è oltre il livello di saturazione,si mette in testa di uccidere colui che per egli è la causa delle sue disavventure,il senatore Palantine che,come Betsy,rappresenta il simbolo della società che lo ha emarginato,così si prepara con esercizi ginnici,acquista un arsenale,costruisce fondine per coltelli,uccide un ladro al supermercato,ma nonostante ciò rimane sempre solo.Travis è come uno di noi,destinato ad una vita mediocre davanti alla televisione.Ma Travis non ci sta;distrugge la sua televisione,continua a prepararsi,riesce a contattare Iris e tenta di convincerla a fuggire da quell'inferno.
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La musica inquietante di Bernard Herrman ci porta così nel vivo dell'azione.Travis ha guardato abbastanza,è oltre il livello di saturazione,si mette in testa di uccidere colui che per egli è la causa delle sue disavventure,il senatore Palantine che,come Betsy,rappresenta il simbolo della società che lo ha emarginato,così si prepara con esercizi ginnici,acquista un arsenale,costruisce fondine per coltelli,uccide un ladro al supermercato,ma nonostante ciò rimane sempre solo.Travis è come uno di noi,destinato ad una vita mediocre davanti alla televisione.Ma Travis non ci sta;distrugge la sua televisione,continua a prepararsi,riesce a contattare Iris e tenta di convincerla a fuggire da quell'inferno.Non più la candida Betsy dal vestito bianco,ma la prostituta bambina,sarà per Travis l'emblema della castità,la possibilità della redenzione.Nel frattempo la sua mente cade nel labirinto della follia:fa credere a tutti di essere un agente dei servizi segreti in missione per il governo,mentre in realtà il suo unico desiderio è quello di uccidere Palantine.Il tentativo però fallisce,così non gli resta altro che recarsi nello squallido appartamento di Iris per liberarla.Qui ha luogo la carneficina,l'inevitabile finale drammatico della storia di Travis,una storia che mantiene comunque una certa ironia anche nel momento più tragico;stanco e disgustato,Travis vuole uccidersi,ma non ha più colpi in canna!Non gli resta che mimare il gesto con la mano.Quello che accade dopo può essere anche una fantasia dello stesso Travis in punto di morte:la guarigione dal coma,la gloria per l'uccisione del mafioso e la liberazione di Iris,l'ultimo romantico incontro con Iris.O forse è stato tutto vero.Ma se così fosse,dopo la parentesi di sangue e gloria,la vita di Travis è destinata a tornare nell'alienazione e nella solitudine.Il finale,quando,dopo che Travis si è allontanato da Betsy,De Niro dà un'occhiata veloce e nevrotica allo specchietto,lascia presagire questo.E chi starà attento ed avrà la pazienza di guardarsi interamente i titoli di coda di questo capolavoro,coglierà al termine un'altro lampo velocissimo sugli occhi inquietanti di De Niro,che rimangono sul taxi della solitudine dell'uomo.La morale della favola di Scorsese è che non esiste morale,o meglio esiste solo il male.Travis è l'ultimo eroe buono,un eroe fragile,un eroe sconfitto.Taxi Driver è il pessimismo della realtà,una realtà che Travis vive come un incubo.Ma Taxi Driver è anche l'America con tutte le sue contraddizioni morali,l'America della netta divisione tra buoni e cattivi,tra ricchi e poveri,l'America del Vietnam e l'America delle armi a buon mercato.L'America che stiamo diventando anche noi.
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[+] grande mister
(di patrizio-direktor)
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nicolò
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lunedì 9 luglio 2007
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<>, il capolavoro di martin scorsese
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"In ogni strada di ogni città di questo paese c'è un <> che sogna di diventare qualcuno. E' un uomo disperato e solitario che deve disperatamente provare di essere vivo": questo lo slogan impresso sulla locandina di "Taxi Driver", il capolavoro assoluto di Martin Scorsese, il cui pathos di violenza e morte riassume al meglio la filosofia del maestro. E', nel bene e nel male, un viaggio notturno per le strade dell'America degli anni settanta: dai quartieri alti alle periferie, durante le corse di un tassista solo e disperato, Travis Bickle (Robert De Niro), un reduce del '68 che per insonnia accetta di fare il tassista, può succedere veramente di tutto. E infatti il nostro protagonista ne vede di cotte e di crude: puttane, spacciatori, guerre fra bande rivali.
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"In ogni strada di ogni città di questo paese c'è un <> che sogna di diventare qualcuno. E' un uomo disperato e solitario che deve disperatamente provare di essere vivo": questo lo slogan impresso sulla locandina di "Taxi Driver", il capolavoro assoluto di Martin Scorsese, il cui pathos di violenza e morte riassume al meglio la filosofia del maestro. E', nel bene e nel male, un viaggio notturno per le strade dell'America degli anni settanta: dai quartieri alti alle periferie, durante le corse di un tassista solo e disperato, Travis Bickle (Robert De Niro), un reduce del '68 che per insonnia accetta di fare il tassista, può succedere veramente di tutto. E infatti il nostro protagonista ne vede di cotte e di crude: puttane, spacciatori, guerre fra bande rivali. Si mette perfino a cuore una povera ragazza, Iris (Jodie Foster), costretta a battere da un magnaccia (Harvey Keitel) che, seppur pazzo di lei, non può fare a meno di sfruttarla. Al limite della follia, Travis, deluso anche da una tentata relazione sentimentale con una bella donna (Cybill Shepherd) che era troppo per lui, decide di trasformarsi in uno spietato giustiziere. Il suo allenamento è scandito da immagini forti, ma la scena più memorabile agli occhi dello spettatore è quella in cui il protagonista, guardandosi allo specchio, urla contro se stesso <> segno di una voglia di gridare al mondo la sua esistenza. Eppure Travis, un'anti-eroe che fa pure pena, nel suo patetismo, riesce a diventare quello che vuole. Una persona famosa. Finisce sui giornali. Mentre è a letto e si riposa dalle ferite, legga una lettera, dei genitori di Iris. Che lo ringraziano fortemente per quello che lui ha fatto per la povera ragazza. Eppure Travis, trasformato dai media immediatamente in un esempio, non lo è certo per lo spettatore: rozzo, tendente alla violenza, pure razzista. Non può che suscitare, nel pubblico, una malinconia infinita, anche quando perde l'amata Cybill Shepherd dopo averla ignaramente portata in un cinema a luci rosse. Momenti che Scorsese filma con una dolente intensità, e le immagini, accompagnate dalla splendida colonna musicale di Bernard Herrmann, mostrano con chiarezza persino l'antro più oscuro della New York notturna. <> dice saggiamente il protagonista. Anche i politici, rappresentati dalla figura del personaggio di Leonard Harris. Ebbene, la sequenza in cui Travis con la cresta tenta di ucciderlo costò uno o più Oscar in meno al film successivo di Scorsese, "Toro scatenato". Perché la sequenza di "Taxi Driver" era una sorta di rivolta contro l'attuale presidente in carica negli USA. Assurdo. Come fece l'associazione degli Academy Award a ignorare questo straordinario capolavoro resta un assoluto mistero. Ma l'opera, che oggi resta come la più intensa e incisiva di Scorsese, riuscì almeno ad aggiudicarsi una meritatissima Palma d'oro al Festival di Cannes.
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sary
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domenica 19 agosto 2007
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un giustiziere o un esibizionista?
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probabilmente neanche robert de niro capì la mole del film che di lì a poco avrebbe girato con scorsese.è l'emblema di una società,il malessere d un popolo,l'asciutta visione d un uomo in bilico tra vita e morte,notte e giorno,giustizia ed esibizionismo.un confine lieve e alle volta quasi inesistente.quando decide d riprendere forma fisica...tutto sembra esagerato:i muscoli scaldati sul fuoco.forgiati.il taglio,le armi...un non-protagonista della sua vita e della società...goffo nell'approccio con sybil sheperd,goffo persino con la dodicenne jodie foster e non riesce neanche ad un uccidere il candidato palantine...solo alla fine trova il riscatto:diviene un giustiziere,sensibile e ormai degno d attenzione.
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probabilmente neanche robert de niro capì la mole del film che di lì a poco avrebbe girato con scorsese.è l'emblema di una società,il malessere d un popolo,l'asciutta visione d un uomo in bilico tra vita e morte,notte e giorno,giustizia ed esibizionismo.un confine lieve e alle volta quasi inesistente.quando decide d riprendere forma fisica...tutto sembra esagerato:i muscoli scaldati sul fuoco.forgiati.il taglio,le armi...un non-protagonista della sua vita e della società...goffo nell'approccio con sybil sheperd,goffo persino con la dodicenne jodie foster e non riesce neanche ad un uccidere il candidato palantine...solo alla fine trova il riscatto:diviene un giustiziere,sensibile e ormai degno d attenzione.chissà se tornerà mai da colei che gli fece il gran rifiuto per poi pentirsi alla fine del film...mah,secondo me no.per me il nostro travis è di nuovo per le strade d new york nel suo taxi giallo accompagnato dal sassofono d bernard hermann che guarda dai suoi finestrini un mondo fatto d prostitute,magnacci,dogati e spacciatori.e cerca una nuova dodicenne da proteggere.ah!quasi dimenticavo:harvey keitel al meglio...lui le sue zeppe e i suoi capelli.
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pjmix
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lunedì 7 novembre 2011
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allora..
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vedo questo film 35 anni dopo che è uscito nelle sale cinematografiche e ovviamente la mia valutazione non può che essere snaturata; un po' perchè fatta in un contesto decisamente diverso da una New York post vietnamita, un po' perchè ho visto diversi altri film di Scorsese e un po' perchè la storia cinematografica generale si è decisamente evoluta con gli anni. Innanzitutto devo dire che mi aspettavo di più: forse tutta la fama di questo film ha un po' pompato le mie aspettative, ma devo dire che mi è parso un po' troppo particolare. Non mi è piaciuto il fatto che il film si divida quasi in 2 parti: la prima, dove Travis conosce la donna di cui si innamora, e la seconda, dove Travis si mette nelle vesti di una sorta di "giustiziere della notte" e cerca di salvare la vita di una acerba Jodie Foster.
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vedo questo film 35 anni dopo che è uscito nelle sale cinematografiche e ovviamente la mia valutazione non può che essere snaturata; un po' perchè fatta in un contesto decisamente diverso da una New York post vietnamita, un po' perchè ho visto diversi altri film di Scorsese e un po' perchè la storia cinematografica generale si è decisamente evoluta con gli anni. Innanzitutto devo dire che mi aspettavo di più: forse tutta la fama di questo film ha un po' pompato le mie aspettative, ma devo dire che mi è parso un po' troppo particolare. Non mi è piaciuto il fatto che il film si divida quasi in 2 parti: la prima, dove Travis conosce la donna di cui si innamora, e la seconda, dove Travis si mette nelle vesti di una sorta di "giustiziere della notte" e cerca di salvare la vita di una acerba Jodie Foster. Trovo che tra queste 2 parti ci sia troppa discontinuità, che il filo che le lega sia debole; ciò che invece mi è piaciuto è il fatto che Scorsese sia un esperto nell'indagare e nel descrivere la mente umana: complice anche un'ottima interpretazione di De Niro, si vede bene la "pazzia", la "follia" che alberga la mente di quest'uomo, soprattutto nelle piccole cose; follia che è però sopita, almeno fino a quando Travis non decide di recuperare qualche pistola per "difesa". Inizia così un progressivo declino, un ritorno al Vietnam che è però tra le righe, senza venire esplicitato. C'è tutta una serie di viaggi mentali che Travis intraprende tra sè e sè davanti allo specchio ("stai parlando con me?")in cui lui è ora senza paura di vivere una vita che non gli appartiene; ha una pistola e quella gli conferisce potere; potere che gli permette di decidere sulla vita altrui, come in guerra. Questa è sicuramente la parte migliore del film, come il finale, dove finalmente le parti del film sembrano ricongiungersi. Non mi riesce di definirlo un capolavoro, proprio perchè lo stesso Scorsese ha dimostrato di saper fare di meglio.. ma sicuramente ai tempi dev'essere stato un'altra cosa.
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piernelweb
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lunedì 2 aprile 2007
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il giustiziere della notte
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Un lungo taxi giallo scivola silenzioso nella notte; al suo volante c'è Travis taciturno e solitario reduce del Vietnam che macinando chilometri di asfalto osserva il mondo che lo circonda. Attraverso lo specchietto retrovisore studia le persone, è testimone di tutte le bassezze sociali e della miriade di piccole tragedie che si compiono sui marciapiedi nella notte newyorkese. E così parallelamente ad una crescente sensazione di insoddisfazione, continuamente alimentata da nuovi insuccessi personali, sale il desiderio di trovare un riscatto e la voglia di fare giustizia per conto proprio. Scorsese crea una New York cupa, selvaggia e iperdegradata, superbamente illuminata dalle luci al neon della moltitudine di locali e luoghi dove la legge non manifesta la sua presenza.
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Un lungo taxi giallo scivola silenzioso nella notte; al suo volante c'è Travis taciturno e solitario reduce del Vietnam che macinando chilometri di asfalto osserva il mondo che lo circonda. Attraverso lo specchietto retrovisore studia le persone, è testimone di tutte le bassezze sociali e della miriade di piccole tragedie che si compiono sui marciapiedi nella notte newyorkese. E così parallelamente ad una crescente sensazione di insoddisfazione, continuamente alimentata da nuovi insuccessi personali, sale il desiderio di trovare un riscatto e la voglia di fare giustizia per conto proprio. Scorsese crea una New York cupa, selvaggia e iperdegradata, superbamente illuminata dalle luci al neon della moltitudine di locali e luoghi dove la legge non manifesta la sua presenza. La fotografia è superba così come l'escalation delirante del protagonista (De Niro da Oscar) fino all'iperviolento e sanguinario epilogo. Meno riuscita la critica sociale complice della crescente follia del protagonista (Travis è sì un reduce ma appare più una vittima di sé stesso che del sistema: la sua pochezza intellettuale e la scarsa conoscenza del mondo compromettono la possibilità di avere la donna e il lavoro dei suoi sogni), l'approfondimento degli altri personaggi (Betsy è dipinta come una perbenista conforme al sistema, ma la sua cultura è evidentemente incompatibile con la grettezza di Travis; il legame morboso e criminale tra Iris e Sport non è sufficientemente chiarito) e l'improbabile controfinale con Betsy che torna da Travis. E' invece acuta e significativa la critica all'opinione pubblica e mass mediatica pronta a trasformare un omicida in un eroe.
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frdb82
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domenica 8 maggio 2005
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martin scorsese
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Pensando all'intera carriera del cineasta, ciò che dal mio umile punto di vista infastidisce spesso, è il virtuosismo dal lato della regia, il voler far sentire a forza la propria presenza dietro la macchina da presa, l'esercizio di stile (freddo?) più o meno gratuito, ora aggraziato (la dolcezza e la delicatezza delle immagini e del bianco e nero in Toro scatenato in opposizione alla brutalità caratteriale del protagonista), ora caricato e apertamente solipsista (la visione volutamente "accecante", "assoluta" di Taxi Driver, atta ad incidere con mano pesante e indelebilmente le impressioni sulla metropoli nella testa dello spettatore, ma talmente voluta e sovraccarica di stimoli cromatici luminosi da risultare poco convincente e spesso tediosa), ora ossessionato e disturbante (la mobilità ininterrotta della macchina da presa ma anche i tagli di montaggio secchi e inaspettati, la narrazione per accumulazione fino ad esplosione ritardata (Ghezzi) in Quei bravi ragazzi); un esercizio di stile che viene ad interporsi come filtro alla vicenda da raccontare, allontanando la concretezza della storia e delle emozioni dei personaggi o comunque rendendone più difficile l'assimilazione.
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Pensando all'intera carriera del cineasta, ciò che dal mio umile punto di vista infastidisce spesso, è il virtuosismo dal lato della regia, il voler far sentire a forza la propria presenza dietro la macchina da presa, l'esercizio di stile (freddo?) più o meno gratuito, ora aggraziato (la dolcezza e la delicatezza delle immagini e del bianco e nero in Toro scatenato in opposizione alla brutalità caratteriale del protagonista), ora caricato e apertamente solipsista (la visione volutamente "accecante", "assoluta" di Taxi Driver, atta ad incidere con mano pesante e indelebilmente le impressioni sulla metropoli nella testa dello spettatore, ma talmente voluta e sovraccarica di stimoli cromatici luminosi da risultare poco convincente e spesso tediosa), ora ossessionato e disturbante (la mobilità ininterrotta della macchina da presa ma anche i tagli di montaggio secchi e inaspettati, la narrazione per accumulazione fino ad esplosione ritardata (Ghezzi) in Quei bravi ragazzi); un esercizio di stile che viene ad interporsi come filtro alla vicenda da raccontare, allontanando la concretezza della storia e delle emozioni dei personaggi o comunque rendendone più difficile l'assimilazione. Mi sarebbe ad esempio piaciuto che la regia in Taxi Driver puntasse più verso il basso, rendendoci più vicino l'umile ed alienato protagonista, anzi che perdersi (e perderlo) vezzosamente nel tratteggiare l'inferno metropolitano.
Lo stile ancora grezzo e incompiuto di Mean Streets volto a cogliere attimo dopo attimo i momenti, il calore e la fisicità dei personaggi (l'impressione a pelle è quella dell'improvvisazione, anche se sicuramente dietro ci sarà stato un lavoro formale pensato, che però qui per fortuna non viene fatto pesare) mi sembra molto lontano dall'artificiosità delle opere successive più celebrate. Anche in Casinò il taglio documentaristico, volutamente gelido e crudele, rende l'elaborazione formale (superba) e il relativo distacco più giustificati
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[+] ma ke film hai visto?
(di sempre travis)
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[+] decisamente no
(di coch_98)
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francesco di benedetto
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martedì 14 ottobre 2003
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le ragioni del cult
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Un film non tanto sulla solitudine e la violenza quanto invece sulla paranoia e lo straniamento da se stessi. Fragilità emotiva e relazioni personali (mancate) sono la premessa, insieme al Vietnam, poi contano poco. Dopo la prima mezz'ora mi annoia.
Sarà che il film non l'ho capito, che son passati 25 anni ma De Niro è un tassista elefante e dietro la macchina da presa si sente la mano del trentenne che vuole dire le cose serie e importanti. Apprezzato l'impegno a Cannes ma forse è diventato un Cult-movie per altri motivi
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