nathan
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domenica 11 febbraio 2007
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l'incubo dell'eroe debole:violenza e giustizia
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Questo non è un film,ma un incubo!Gran parte del merito va allo "psicopatico" Robert De Niro,ma soprattutto alla maestria di Scorsese,che ci dipinge un quadro di vita senza speranza.
La storia conta poco,quello che conta è l'universo di violenza,soprusi,solitudine,che viene fuori da questo film.
Una valutazione totalmente negativa della realtà che viene filtrata dalle profondità della psiche di un uomo solo.
Travis rappresenta in fondo l'uomo contemporaneo,nella sua solitudine ed alienazione portata ad un grado estremo,estremo come il suo gesto di ribellione.
In lui coabitano il nichilismo contemporaneo e l'idealismo,quello che muove Travis infatti è il desiderio di giustizia,che però non trova un riscontro nella realtà attorno a lui,così che questo desiderio si trasforma inevitabilmente in violenza.
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Questo non è un film,ma un incubo!Gran parte del merito va allo "psicopatico" Robert De Niro,ma soprattutto alla maestria di Scorsese,che ci dipinge un quadro di vita senza speranza.
La storia conta poco,quello che conta è l'universo di violenza,soprusi,solitudine,che viene fuori da questo film.
Una valutazione totalmente negativa della realtà che viene filtrata dalle profondità della psiche di un uomo solo.
Travis rappresenta in fondo l'uomo contemporaneo,nella sua solitudine ed alienazione portata ad un grado estremo,estremo come il suo gesto di ribellione.
In lui coabitano il nichilismo contemporaneo e l'idealismo,quello che muove Travis infatti è il desiderio di giustizia,che però non trova un riscontro nella realtà attorno a lui,così che questo desiderio si trasforma inevitabilmente in violenza.
Dal male che il taxi driver vede attorno a lui nasce il male dentro di lui;ed il bene dentro di lui,il desiderio di giustizia,non può che esprimersi in una forma malvagia.
Il mondo di Travis,il nostro mondo,è un mondo che non vuole il bene.
Se Travis non fosse così stato sensibile ai problemi sociali attorno a lui,se non fosse stato così sensibile nei confronti della sorte di Iris,avrebbe forse potuto vivere una vita tranquilla,come gli suggerisce Wizard.
Ma quello che muove Travis è una scintilla per il bene,egli è l'eroe debole dei deboli;nonostante sia solo ed alienato,non è indifferente alla realtà attorno a lui.
Ma nel mondo vero di Scorsese i buoni perdono sempre,e per Travis,anche dopo aver portato a termine la sua missione,non resta che la solitudine o il partecipare alla stessa violenza e malvagità che vede attorno.
Difficilmente dopo aver visto Taxi Driver riusciremo a svegliarci da quest'incubo,che non è un sogno,ma una realtà affrontata in maniera estrema.
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kobayashi
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giovedì 31 luglio 2008
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assenza di scopi e vuoto esistenziale
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Travis Bickle, reduce dal Vietnam, ci prova ad uscire dal suo stato di emarginazione e di alienazione che lo pervade. Travis Bickle, un asciutto e giovanissimo Robert de Niro, ha 26 anni e non dorme la notte, guarda "i pornofilm", soffre, ma si cerca un lavoro. Dice al reclutatore di tassisti da cui si presenta - : "visto che giro in metropolitana tutta la notte, ho pensato, beh.. almeno lascia che mi faccia pagare". Travis è intelligente, ma assente e perso nel mare magnum della sua vita. Ha bisogno di uno scopo, dice. Il lavoro, primo possibile passo verso una sua normalizzazione va' bene, ma poi incontra una donna, Betsy, e le cose cominciano a girare storte. Lui, come se nulla fosse, ritenendola una cosa normale, porta la giovane e intellettualmente impegnata ragazza in un cinema Hard e, nemmeno a dirlo, viene piantato su due piedi.
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Travis Bickle, reduce dal Vietnam, ci prova ad uscire dal suo stato di emarginazione e di alienazione che lo pervade. Travis Bickle, un asciutto e giovanissimo Robert de Niro, ha 26 anni e non dorme la notte, guarda "i pornofilm", soffre, ma si cerca un lavoro. Dice al reclutatore di tassisti da cui si presenta - : "visto che giro in metropolitana tutta la notte, ho pensato, beh.. almeno lascia che mi faccia pagare". Travis è intelligente, ma assente e perso nel mare magnum della sua vita. Ha bisogno di uno scopo, dice. Il lavoro, primo possibile passo verso una sua normalizzazione va' bene, ma poi incontra una donna, Betsy, e le cose cominciano a girare storte. Lui, come se nulla fosse, ritenendola una cosa normale, porta la giovane e intellettualmente impegnata ragazza in un cinema Hard e, nemmeno a dirlo, viene piantato su due piedi. E' allora la svolta: quella che per il Taxista newyorkese era solo una sensazione di abbandono che strisciava sottopelle diventa un muro visibile di solitudine e di consapevolezza che, qualsiasi mossa per lui "naturale", non può risolvere il sordo disagio che si porta nell'anima. Diavolo, lui ha ha provato, si è trovato un lavoro, stava cercando di avere una ragazza, ma la solitudine lo reinghiotte, questa volta peggio di prima. Lo sguardo del tassista, già allora velato di una sfuggevolezza che è angoscia esistenziale, diventa ancora più cupo. Gli occhi si fanno rossi. Quel "bisogno di uno scopo" lenito dal lavoro e dalla frequentazione ormai finita di Betsy torna a farsi presente. Travis decide, su due piedi, che il suo scopo è di uccidere il candidato alla presidenza Palantine. Compra armi, molte armi, fra cui una 44 Magnum. Si fa paladino della pulizia morale di New York e, lui, in aperta contraddizione con la sua confusione interiore, vorrebbe ergersi a vendicatore delle menzogne di questo mondo. E' la follia. Travis si allena, costruisce marchingegni da guerra, Travis si rade la testa: lo sguardo da sfuggente diventa allucinato. Il vuoto esistenziale lo demolisce nella mente, spingendolo a un passo dall'attentato al futuro possibile Presidente e ad un progetto strampalato di salvataggio di una giovane prostituta minorenne (Jodie Foster) dalle mani di un magnaccia di un quartiere malfamato (Harvey Keitel), che, però, ha successo. La ragazzina torna dai genitori e Travis, ormai completamente matto, ferito durante le operazioni di salvataggio della giovane, viene osannato dai media come un grande salvatore. Si fa ricrescere i capelli e torna sul suo taxi, come se niente fosse. Tutto è inquietante in Taxi Driver, a cominciare dall'accento posto sulla sporcizia del mondo e sull'alienazione dell'uomo comune, l'ansia di darsi uno scopo, l'ansia di arrivare, i problemi che sorgono quando ci si lascia irretire troppo dai lati oscuri della mente e l'esistenza diventa un immenso vuoto in cui tutto è nero e perde di significato. Anche la colonna sonora è un cult, cupa, profonda, come cupa è l'immagine di un taxi sporcato dallo smog, come cupa e sexy è l'immagine di Travis (de Niro) Bickle, che ti catapulta nei tuoi meandri tristi e ti fa ripensare a quando non valevi un cazzo e ce l'avevi con tutti. Un viaggio interiore fra i propri cattivi pensieri presenti e passati. Un capolavoro del cinema difficilmente sintetizzabile a parole.
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marco
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sabato 11 ottobre 2008
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che de niro! ...ma oggi chi c'è?
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Interpretazione di De Niro di una bravura immensa,credo una delle sue migliori(e le sue performance grandiose sono tante).Penso che qualsiasi attore "normale" sognerebbe di recitare con questa maestria,ma solo alcuni ci riescono! Purtroppo per noi amanti del cinema sembra finita l'era dei migliori Pacino e De Niro! Speriamo che i vari Di Caprio,Deep,Norton,Farrell e Damon riescano a fare almeno la metà di quello fatto dai mostri Al e Robert!
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filippo catani
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giovedì 18 ottobre 2012
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discesa agli inferi
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Un giovane ragazzo appena congedato dai marines in Vietnam vive in un piccolo appartamento di New York. L'uomo è profondamente solo e soffre di insonnia e decide così di cercarsi un lavoro notturno. Così riuscirà a diventare tassista di notte nella Grande Mela ma le patologie già in atto in lui lo porteranno verso una terribile deriva.
Uno dei massimi capolavori del cinema di Martin Scorsese con il superlativo Robert De Niro che regge meravigliosamente la parte del protagonista quasi assoluto del film riuscendo ad immedesimarsi magnificamente nella parte. Un uomo decisamente alienato che passa le serata al cinema porno e addirittura ci porta una ragazza pensando che la cosa sia assolutamente normale.
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Un giovane ragazzo appena congedato dai marines in Vietnam vive in un piccolo appartamento di New York. L'uomo è profondamente solo e soffre di insonnia e decide così di cercarsi un lavoro notturno. Così riuscirà a diventare tassista di notte nella Grande Mela ma le patologie già in atto in lui lo porteranno verso una terribile deriva.
Uno dei massimi capolavori del cinema di Martin Scorsese con il superlativo Robert De Niro che regge meravigliosamente la parte del protagonista quasi assoluto del film riuscendo ad immedesimarsi magnificamente nella parte. Un uomo decisamente alienato che passa le serata al cinema porno e addirittura ci porta una ragazza pensando che la cosa sia assolutamente normale. Ed è proprio da questo rifiuto della donna che la miscela già pronta a detonare nella mente dell'uomo prende infine fuoco. Così deciderà di prendere delle armi e di assassinare l'uomo politico per cui lavora la ragazza. Poi troverà una nuova missione e cioè quella di salvare una giovanissima ragazza (una altrettanto giovane Jodie Foster) dalle mani dei suoi protettori e quindi dalla prostituzione. Detto della scena cult del dialogo davanti allo specchio anche la sparatoria finale è degna di nota per un film che, seppur non nominandolo mai esplicitamente, mostra non solo i danni inferti dalla guerra alla mente dei soldati ma anche quanto possa vivere un uomo in solitudine con i propri problemi in una città come New York tanto da accusare un candidato al senato della propria situazione o addirittura mandare una lettera ai suoi dove fa credere di essere un agente del governo. Premio a Cannes come miglior film.
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muttley72
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venerdì 9 agosto 2013
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un alienato...contro un mondo (realmente) schifoso
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Questo film narra di un ex-Marine che trova lavoro come "taxi driver" (cioè "conducente di taxi"). Solitario e schivo, egli osserva il Mondo (metropolitano) che si presenta ai suoi occhi (soprattutto durante il lavoro) sopportando sempre in silenzio. Egli prova a rompere la propria solitudine corteggiando in modo sincero (ma goffo) una donna fine (che gli sembra "dai modi garbati"), arrivando ad interessarsi (pur di avvicinarla) al comitato elettorale che promuove la candidatura di un (viscido) politico (....comitato in cui la donna lavora).
Quando la donna (delusa da alcune sue gravi gaffe) lo allontana, svanisce l'ultima speranza per il tassista che decide così di combattere una personale crociata contro tutto ciò che quotidianamente sopportava.
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Questo film narra di un ex-Marine che trova lavoro come "taxi driver" (cioè "conducente di taxi"). Solitario e schivo, egli osserva il Mondo (metropolitano) che si presenta ai suoi occhi (soprattutto durante il lavoro) sopportando sempre in silenzio. Egli prova a rompere la propria solitudine corteggiando in modo sincero (ma goffo) una donna fine (che gli sembra "dai modi garbati"), arrivando ad interessarsi (pur di avvicinarla) al comitato elettorale che promuove la candidatura di un (viscido) politico (....comitato in cui la donna lavora).
Quando la donna (delusa da alcune sue gravi gaffe) lo allontana, svanisce l'ultima speranza per il tassista che decide così di combattere una personale crociata contro tutto ciò che quotidianamente sopportava....stando sempre zitto: finiscono nel mirino il senatore laido e bugiardo e lo sfruttatore di prostitute (che sfrutta una prostituta minorenne e drogata). Il tassista per compiere il proprio piano si arma (procurandosi varie pistole e revolver da un mercante clandestino) e si organizza per l'azione...(è ormai celebre, quasi fosse simbolo del film, il vistoso e "imprudente" taglio di capelli con cresta alla "Moicana" usato dal tassista per le fasi dell'azione). Il piano per l'eliminazione del politco fallisce, mentre riesce la seconda (nobile e violenta) impresa...che si realizza al prezzo di un ("liberatorio") bagno di sangue. Il tassita finirà (ferito) in carcere, ma sarà glorificato come un eroe dalla stampa e ringraziato dai genitori della minorenne (da lui liberata).
Film strepitoso e pieno di significati, film in cui la violenza (....presente in quantità industriale ed in vari tipi e sotto-tipi) non è mai sprecata o "fine a se stessa". Con un M. Scorsese ed un R. De Niro qui ai massimi livelli. Con H. Keitel nei panni dello sfruttatore, una giovanissim J. Foster nei panni della prostituta minorenne, con P. Boyle (già visto in "Frankenstein Junior") nel ruolo di un collega del tassista. Film-denuncia sullo squallore della "jungla urbana" e sull'ipocrisia della politica (fenomeni entrambi altamente ripugnanti), film che però (malgrado il tema trattato) non è mai noioso. Un capolavoro nel suo genere.
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(di muttley72)
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great steven
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martedì 5 gennaio 2016
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grande virata nel precipizio della buia solitudine
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TAXI DRIVER (USA, 1976) diretto da MARTIN SCORSESE. Interpretato da ROBERT DE NIRO, JODIE FOSTER, HARVEY KEITEL, CYBILL SHEPHERD, PETER BOYLE, ALBERT BROOKS, LEONARD HARRIS, MARTIN SCORSESE, STEVEN PRINCE, MURRAY MOSTEN, HARRY NORTHUP, JOE SPINELL
Per rimediare all’insonnia, il reduce dal Vietnam Travis Bickle decide di lavorare come tassista di notte, scarrozzando passeggeri di tutti i tipi (prevalentemente ladri, meretrici, scippatori, spacciatori di droga, mendicanti e altri poveri derelitti) nella Manhattan pericolosa, sporca e virulenta dei quartieri più bui e desolati della metropoli newyorkese. Fin da subito, lo spettatore ha chiaro in testa che Travis è uno psicotico disadattato, le cui uniche passioni sono la pornografia e un’ossessione viva per la violenza, desideroso di un riscatto e sognatore ad occhi aperti per un mondo più giusto dove i suoi confusi desideri politici vagamente anarcoidi possano trovare una sana applicazione.
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TAXI DRIVER (USA, 1976) diretto da MARTIN SCORSESE. Interpretato da ROBERT DE NIRO, JODIE FOSTER, HARVEY KEITEL, CYBILL SHEPHERD, PETER BOYLE, ALBERT BROOKS, LEONARD HARRIS, MARTIN SCORSESE, STEVEN PRINCE, MURRAY MOSTEN, HARRY NORTHUP, JOE SPINELL
Per rimediare all’insonnia, il reduce dal Vietnam Travis Bickle decide di lavorare come tassista di notte, scarrozzando passeggeri di tutti i tipi (prevalentemente ladri, meretrici, scippatori, spacciatori di droga, mendicanti e altri poveri derelitti) nella Manhattan pericolosa, sporca e virulenta dei quartieri più bui e desolati della metropoli newyorkese. Fin da subito, lo spettatore ha chiaro in testa che Travis è uno psicotico disadattato, le cui uniche passioni sono la pornografia e un’ossessione viva per la violenza, desideroso di un riscatto e sognatore ad occhi aperti per un mondo più giusto dove i suoi confusi desideri politici vagamente anarcoidi possano trovare una sana applicazione. Nel corso dei suoi viaggi notturni, l’uomo si finge sostenitore di Charles Palantine, candidato democratico alle primarie che in un secondo momento tenta senza successo di assassinare, invita una giornalista prima a pranzo in una tavola calda e poi in un cinema a luci rosse, ottenendo una secca risposta di rifiuto e disgusto, fa amicizia con colleghi puttanieri e beoni, acquista alcune pistole di diverso calibro per trasformarsi in una sorta di difensore misconosciuto della giustizia e, cosa più importante, salva una baby prostituta tredicenne dalle grinfie di un magnaccia sfruttatore e malvagio. Uno dei più inquietanti, intensi e paranoidi thriller che la fucina cinematografica USA (uscita dal conflitto vietnamita, impoverita dallo scandalo del Watergate e sulla scia della conclusione dei movimenti hippies e studenteschi) degli anni 1970 abbia saputo sfornare senza forzare i canoni del genere ma anche rinnovandolo profondamente con un’attenzione introspettiva così precisa e forse leggermente esagerata che però gli fece soltanto un bene dell’anima. Scorsese si consacra definitivamente con Taxi Driver come un autore che ha saputo celebrare il culto della sua personalità facendosi un nome ben riconoscibile e ritagliandosi un posto d’onore nell’Olimpo dei registi d’oltreoceano capaci di districarsi fra tutte le tipologie filmiche prediligendone però alcune. E nel caso del buon vecchio Martin la predilezione va decisamente a favore delle commedie drammatiche o, come nel film in questione, del romanzo avventuroso moderno e metropolitano avente come protagonista uno spaventoso, tormentato, irritante e plurisfaccettato antieroe, la cui sociopatia si riflette nelle sue azioni, le quali rimangono sempre con l’inseguire la giustizia e operare per il suo mantenimento, ma al tempo stesso se ne allontanano per l’approccio cattivo, egoistico e tagliente che contraddistingue i suoi gesti dettati da impulsi primordiali, quasi animaleschi. Sono diventate celebri e praticamente da antologia la sequenza dello specchio, dove Travis mima un attacco con arma da fuoco parlando con sé stesso, e l’esplosione della violenza nel finale, dove la tensione accumulata nei cento minuti precedenti di durata si dipana e scoppia diabolicamente per mostrare il significato intimamente dirompente e dissacrante di un’opera che annovera fra i suoi meriti principali il fatto di aver spiegato brillantemente il bisogno dell’illegalità per la presenza della giustizia, nonché la povertà disperata non tanto a livello materiale e pratico, quanto sul piano morale e interiore, di un gruppo di perdenti che soffrono, sgobbano e piangono intrappolati in un mare di cemento che nemmeno la pioggia dal cielo, tanto elogiata da Travis nelle scene introduttive, riesce a ripulire dalla sozzura che sembra attaccata ad esso come due animali in simbiosi. Oltre ad uno straordinario De Niro che, forse più qui che ne Il padrino – Parte II, avrebbe meritato l’Oscar (ma i giudizi sulle due interpretazioni sono naturalmente opinabili e aperti ad ogni sorta di disquisizione), si distinguono: una giovanissima J. Foster agli esordi nei panni di Iris, la ragazzina costretta alla prostituzione da un laido e crudele protettore, un H. Keitel anch’egli alle prime armi in un ruolo così inconsueto per le sue corde abituali e che infatti mai più gli capitò di rivestire; una C. Shepherd graziosa e spiritosa nel ruolo della reporter che vuole provare nuove esperienze amorose e divertirsi maliziosamente alle spalle degli uomini; P. Boyle, che fa con brio e autoironia Wizard, l’impiegato della sede giornalistica tutto sommato innocuo e che si dà arie spavalde di sicurezza di sé; e infine anche A. Brooks nelle vesti del becero e ruvido Tom, tassista amico di Travis e quello che più si prende a cuore i suoi malumori e le sue irrequietudini. Scritto da un Paul Schrader più in forma che mai, in forma nel senso che traduce in una scrittura limpida e cristallina la sua viscerale veracità tipicamente statunitense e il suo humour caustico da buontempone sarcastico e ragionevole. Ultima colonna sonora del maestro Bernard Herrmann (1911-1975), scomparso pochi mesi prima dell’uscita della pellicola, e ancora una volta abbiamo a che fare con musiche cupe e truci che si amalgamano perfettamente al clima e alla trama dell’opera. Il compositore viene sensibilmente ricordato nei titoli di coda.
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biso 93
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domenica 1 maggio 2016
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inquietante
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Taxi Driver e' un classico della storia del cinema, diretto dal grande Martin Scorsese ed interpretato dal grande Robert De Niro. Cio' che rende Taxi Driver un film cosi speciale, e' la sua notevole capacita' di trasmettere numerose chiavi di lettura, rendendo ogni visione un'esperiemza sempre diversa. Si perche' dopo la visione di questo film ti senti spossato, frastornato e dubbioso, perche' il film parla di solitudine, frustrazione, ego, megalomania, guerra e dei falsi miti. Grazie a De Niro poi, l'immedesimazione con il protagonista e' notevole in certe situazioni, cosi tanto che la prossima volta che ci specchieremo, non sara' piu la solita cosa( ahah ).
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Taxi Driver e' un classico della storia del cinema, diretto dal grande Martin Scorsese ed interpretato dal grande Robert De Niro. Cio' che rende Taxi Driver un film cosi speciale, e' la sua notevole capacita' di trasmettere numerose chiavi di lettura, rendendo ogni visione un'esperiemza sempre diversa. Si perche' dopo la visione di questo film ti senti spossato, frastornato e dubbioso, perche' il film parla di solitudine, frustrazione, ego, megalomania, guerra e dei falsi miti. Grazie a De Niro poi, l'immedesimazione con il protagonista e' notevole in certe situazioni, cosi tanto che la prossima volta che ci specchieremo, non sara' piu la solita cosa( ahah ). Oltre cio' Taxi Driver sara' l'inizio di un grande sodalizio artistico, fonte di ispirazione per molti film a venire ed una tappa fondamentale per ogni amante del cinema.
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inesperto
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venerdì 28 agosto 2020
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romanzo su pellicola
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Il realismo a stelle e strisce si sprigiona prepotentemente da questo film di Scorsese, ormai divenuto un cult del cinema moderno. Molto intimista ed a tratti persino onirico, l'intreccio viene sostenuto quasi del tutto da uno smilzo Robert De Niro. Anni d'oro per il nostro, quelli, considerando che un paio d'anni prima di questo lavoro vinse l'Oscar per Il Padrino - Parte II. La profonda introspezione che attraversa il personaggio principale viene immersa in un contesto urbano fatiscente e pullulante di elementi devianti, marginali e poco raccomandabili; l'amalgama risultante da un tale soggetto inserito in un tale ambiente è il capolavoro che tutti possiamo ammirare.
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marcello fittipaldi
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giovedì 13 novembre 2003
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dici a me?!
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Percorrendo le strade di una misteriosa e affascinante New York, Travis Bickle (Robert De Niro) riempe l’uggiosità della sua esistenza di motivazioni, sempre più corpose, che diano un senso alla sua vita. Incarnazione della solitudine, Travis viene relegato a reduce dal Vietnam e a simbolo dell’atteggiamento statunitense riguardo all’ardua ripresa dallo sterminio della guerra. Incapace ad adattarsi alla cruenta quotidianeità newyorkese, Travis Bickle cercherà di svincolarsi dal peso della continua minaccia del male, dapprima confidando nell’amore della bella Cybill Shepherd, donna ancorata alle radici del quieto vivere “borghese”, per approdare poi, all’esternazione dell’odio mirata alla salvezza del mondo.
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Percorrendo le strade di una misteriosa e affascinante New York, Travis Bickle (Robert De Niro) riempe l’uggiosità della sua esistenza di motivazioni, sempre più corpose, che diano un senso alla sua vita. Incarnazione della solitudine, Travis viene relegato a reduce dal Vietnam e a simbolo dell’atteggiamento statunitense riguardo all’ardua ripresa dallo sterminio della guerra. Incapace ad adattarsi alla cruenta quotidianeità newyorkese, Travis Bickle cercherà di svincolarsi dal peso della continua minaccia del male, dapprima confidando nell’amore della bella Cybill Shepherd, donna ancorata alle radici del quieto vivere “borghese”, per approdare poi, all’esternazione dell’odio mirata alla salvezza del mondo.
Da tassista a giustiziere dunque, Martin Scorsese guida un esilarante Robert De Niro lungo un delirante declino solitario in cui ognuno di noi riesce a trapelare una parte di sè stesso. Universalizzare la solitudine sembra essere dunque l’obiettivo di questa narrazione che racchiude tutti gli elementi di una storia come tante altre che, in quanto tale, è unica. Scorsese ci offre un film destinato a rimanere per sempre tra quelli “culto”, ma anche una visione - la sua visione - della strada e di come la macchina da presa possa trarne ispirazione. Potremmo infatti annoverare Martin Scorsese tra i maestri del cinema mondiale proprio a partire da Taxi Driver, superba messa in scena dell’Io contemporaneo su uno sfondo metropolitano in cui luci, colori, suoni, parole, gestualità, tempi e costumi immergono lo spettatore in una dimensione così realisticamente crudele da renderla assoluta, totale, difficile da dimenticare.
Lo spessore della storia va attribuito naturalmente al bravissimo sceneggiatore Paul Schrader che, insieme ad un regista incredibilmente intuitivo come Scorsese, ha dato vita ad un’avventura al limite tra il gangster-movie e la commedia drammatica americana, tra sguardi languidi e occhi carichi di rabbia. Resti indelebile il ricordo di almeno un'immagine (per quanto risulti possibile in una pellicola piena di riprese da manuale del film): l’inquadratura sugli occhi del protagonista Travis Bickle che, guidando il suo taxi, guarda la strada dallo specchietto retrovisore.
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[+] fratello
(di anonimo)
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asterisco
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sabato 28 luglio 2007
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bellissimo film
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de niro è il piu grande attore del cinema ,ma adesso è vero sta facendo dei film mediocri medal of honor uscito nel 2000.ma non si puo compromettere la carriera di un attore solo perchè da un po di tempo non fa piu film belli.lui ha dato il meglio di sè in film come taxi driver ,toro scatenato in cui diede un interpretazione di un pugile con un fisico al top ,e poi di un pugile ingrassato di 30 chili è un attore che senza di lui probabilmente molti film gangster come c'era una volta in america ,bronx ,sleepers non avrebbero avuto la fama che hanno avuto.è un attore che ha avuto il coraggio di farsi limare i denti avendo seri problemi nella vita pur di fare al meglio nei minimi dettagli imposti da scorsese nel "promontorio della paura".
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de niro è il piu grande attore del cinema ,ma adesso è vero sta facendo dei film mediocri medal of honor uscito nel 2000.ma non si puo compromettere la carriera di un attore solo perchè da un po di tempo non fa piu film belli.lui ha dato il meglio di sè in film come taxi driver ,toro scatenato in cui diede un interpretazione di un pugile con un fisico al top ,e poi di un pugile ingrassato di 30 chili è un attore che senza di lui probabilmente molti film gangster come c'era una volta in america ,bronx ,sleepers non avrebbero avuto la fama che hanno avuto.è un attore che ha avuto il coraggio di farsi limare i denti avendo seri problemi nella vita pur di fare al meglio nei minimi dettagli imposti da scorsese nel "promontorio della paura".molti critici dicono che fa la stessa parte da 30 anni e grazie a questa parte è diventato un mito nel cinema .allora vorrà dire che è pur sempre una parte che sa fare benissimo e solo lui che è un bravissimo attore puo saperla fare altrimenti chiunque saprebbe farla e diventare un mito.
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