"In ogni strada di ogni città di questo paese c'è un <> che sogna di diventare qualcuno. E' un uomo disperato e solitario che deve disperatamente provare di essere vivo": questo lo slogan impresso sulla locandina di "Taxi Driver", il capolavoro assoluto di Martin Scorsese, il cui pathos di violenza e morte riassume al meglio la filosofia del maestro. E', nel bene e nel male, un viaggio notturno per le strade dell'America degli anni settanta: dai quartieri alti alle periferie, durante le corse di un tassista solo e disperato, Travis Bickle (Robert De Niro), un reduce del '68 che per insonnia accetta di fare il tassista, può succedere veramente di tutto. E infatti il nostro protagonista ne vede di cotte e di crude: puttane, spacciatori, guerre fra bande rivali. Si mette perfino a cuore una povera ragazza, Iris (Jodie Foster), costretta a battere da un magnaccia (Harvey Keitel) che, seppur pazzo di lei, non può fare a meno di sfruttarla. Al limite della follia, Travis, deluso anche da una tentata relazione sentimentale con una bella donna (Cybill Shepherd) che era troppo per lui, decide di trasformarsi in uno spietato giustiziere. Il suo allenamento è scandito da immagini forti, ma la scena più memorabile agli occhi dello spettatore è quella in cui il protagonista, guardandosi allo specchio, urla contro se stesso <> segno di una voglia di gridare al mondo la sua esistenza. Eppure Travis, un'anti-eroe che fa pure pena, nel suo patetismo, riesce a diventare quello che vuole. Una persona famosa. Finisce sui giornali. Mentre è a letto e si riposa dalle ferite, legga una lettera, dei genitori di Iris. Che lo ringraziano fortemente per quello che lui ha fatto per la povera ragazza. Eppure Travis, trasformato dai media immediatamente in un esempio, non lo è certo per lo spettatore: rozzo, tendente alla violenza, pure razzista. Non può che suscitare, nel pubblico, una malinconia infinita, anche quando perde l'amata Cybill Shepherd dopo averla ignaramente portata in un cinema a luci rosse. Momenti che Scorsese filma con una dolente intensità, e le immagini, accompagnate dalla splendida colonna musicale di Bernard Herrmann, mostrano con chiarezza persino l'antro più oscuro della New York notturna. <> dice saggiamente il protagonista. Anche i politici, rappresentati dalla figura del personaggio di Leonard Harris. Ebbene, la sequenza in cui Travis con la cresta tenta di ucciderlo costò uno o più Oscar in meno al film successivo di Scorsese, "Toro scatenato". Perché la sequenza di "Taxi Driver" era una sorta di rivolta contro l'attuale presidente in carica negli USA. Assurdo. Come fece l'associazione degli Academy Award a ignorare questo straordinario capolavoro resta un assoluto mistero. Ma l'opera, che oggi resta come la più intensa e incisiva di Scorsese, riuscì almeno ad aggiudicarsi una meritatissima Palma d'oro al Festival di Cannes.
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