dandy
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mercoledì 9 febbraio 2011
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sia maledetta la censura!!!!!!
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Quello che poteva essere uno degli esempi più rimarchevoli e strabilianti di cinema horror/gotico britannico si ritrova invece,nonostante la meritatissima fama di cult attribuitagli nel corso degli anni,un'opera mutilata.Quanti anni sono passati dico io:38!Di acqua sotto i ponti ne è passata a torrenti.Sarebbe un indicibile atto di barbarie darsi oggi un pochettino da fare per riesumare quella fantasmagorica copia originale di cui tanto si vocifera?Un film del genere rieditato come si deve,oltre a fare l'immensa gioia dei collezionisti seri come il sottoscritto,sarebbe anche l'ennesima occasione per distributori e co di mettersi in tasca un bel pò di quattrini.
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Quello che poteva essere uno degli esempi più rimarchevoli e strabilianti di cinema horror/gotico britannico si ritrova invece,nonostante la meritatissima fama di cult attribuitagli nel corso degli anni,un'opera mutilata.Quanti anni sono passati dico io:38!Di acqua sotto i ponti ne è passata a torrenti.Sarebbe un indicibile atto di barbarie darsi oggi un pochettino da fare per riesumare quella fantasmagorica copia originale di cui tanto si vocifera?Un film del genere rieditato come si deve,oltre a fare l'immensa gioia dei collezionisti seri come il sottoscritto,sarebbe anche l'ennesima occasione per distributori e co di mettersi in tasca un bel pò di quattrini.Speravo che l'uscita del remake del 2006 con Nicolas Cage(remake per modo di dire:è indegno anche di lucidargli le scarpe!)avrebbe fatto sì che il miracolo si compisse.Invano.Ma questa è storia vecchia.Di film rovinati ce ne sono tanti quanti sono i granelli di zucchero nella confezione,la maggiorparte dei quali resterà rovinata.Forse in questo caso,si può ancora sperare....Ad ogni modo anche quello che ne è restato è un vero saggio da manuale sulla fascinazione del paganesimo e del culto della fertilità nella traizione britannica(lo sceneggiatore Antony Shaffer si documentò a fondo in proposito).Un mondo solare e crudelmente sensuale,nonchè un attacco feroce alla morale rigida e borghese inglese incarnata dal protagonista,poliziotto vergine e bigotto.Il regista,qui al suo esordio( purtroppo scomparso),sa manipolare abilmente le regole dei film di genere,e la suspence non ha momenti di stanca. La prima parte è venata di un sottile humor nero,per poi lasciar spazio a un erotismo sinuoso e perturbante,merito anche delle splendide musiche di Paul Giovanni che accompagnano due scene memorabili:l'iniziazione al sesso del ragazzo subito dopo il pernottamento di Howie,e la danza nuda di Willow(aimè controfigurata di spalle).Quest'ultima,fece non poco scalpore,e ancora oggi,se si è appassionati del cinema vero,non lascia indifferenti.Il finale cupo e pessimista ribalta abilmente le aspettative dello spettatore,che dava già per scontata la soluzione dopo la prima mezz'ora.Grande la prova di Woodward.Lee,pur restando in disparte il più del tempo(almeno nelle versioni correnti),è ottimo anche lui.Il supplizio finale da il titolo al film(" L'uomo di vimini").Nonostante le mie affannose ricerche,non sono riuscito a procurarmi il director's cut di 103 minuti dall'estero.Da noi ne circolano due versioni a quanto ne so:88 e 99 minuti.Scegliete il male minore.Il risultato vi apparirà squilibrato e dolorosamente rovinato,ma è un film che deve essere visto.
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[+] grande
(di pollo scatenato)
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carlo vecchiarelli
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mercoledì 23 gennaio 2013
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melodie pagane
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Ci sono film che prevaricano la sensazione del già visto e portano a un differente approccio mentale fin dalle prime inquadrature, sgretolando le riserve preconcettuali con un segno indelebile che intacca i tabù più remoti dello spettatore. Il panteismo gotico che si respira in “The wicker man” di R.Hardy quanto meno accarezza queste potenzialità; l’atmosfera conturbante, che fa da filo conduttore all’indagine su una ragazzina scomparsa, fu un vero e proprio shock per la Gran Bretagna del 1973. Non c’è da stupirsi quindi, che l’aura mitica che circonda la fase di produzione contribuì a farne un cult: girato in inverno pur essendo ambientato in estate, senza reali finanziamenti – C.Lee lavorò gratis – e con la scure della censura che si abbattè inesorabile, riducendo il film a 84’ – ora è reperibile nel director’s cut sottotitolato di 99’ su Youtube -.
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Ci sono film che prevaricano la sensazione del già visto e portano a un differente approccio mentale fin dalle prime inquadrature, sgretolando le riserve preconcettuali con un segno indelebile che intacca i tabù più remoti dello spettatore. Il panteismo gotico che si respira in “The wicker man” di R.Hardy quanto meno accarezza queste potenzialità; l’atmosfera conturbante, che fa da filo conduttore all’indagine su una ragazzina scomparsa, fu un vero e proprio shock per la Gran Bretagna del 1973. Non c’è da stupirsi quindi, che l’aura mitica che circonda la fase di produzione contribuì a farne un cult: girato in inverno pur essendo ambientato in estate, senza reali finanziamenti – C.Lee lavorò gratis – e con la scure della censura che si abbattè inesorabile, riducendo il film a 84’ – ora è reperibile nel director’s cut sottotitolato di 99’ su Youtube -.
Il sergente Howie, a seguito di una denuncia anonima, plana su una sperduta isola inglese per indagare sulla scomparsa di un’adolescente, ma si troverà ben presto invischiato nelle strane abitudini di una comunità pastorale che fa riferimento all’enigmatico Lord Summerisle, interpretato da C.Lee. La rigida moralità del tutore della legge, incarna la borghesia cattolica britannica, bigotta al punto da sventolare la verginità prematrimoniale come un vessillo. Una visione di valori che si scontra con quella agli antipodi degli abitanti dell’isola, animati da un paganesimo a sfondo rurale, sensuale e vitalistico, dove il culto delle forze naturali si mescola a riti lussuriosi e oscuri, secondo regole e scadenze a cui tutti sembrano sottostare per il bene della felicità comune. Ma nell’ultimo anno il raccolto, solitamente così benevolo e abbondante, è andato perso, e il sergente – l’ispiratissimo E.Woodward - districandosi nel connubio di omertà e reticenza che ne intralcia le indagini, arriva a sospettare che la scomparsa della ragazzina vi sia correlata.
E’ una realtà in una dimensione senza tempo, immersa nell’atmosfera sognante dettata dalle musiche e i canti corali di Paul Giovanni, surreali al limite della blasfemia, in cui l’albero del Maggio, così come la pannocchia o la fiamma, assurgono a simbolo fallico: una realtà soggiogata dalla fascinazione del paganesimo e dal culto della fertilità, e dove i segreti devono rimanere tali. L’esordio alla regia di R.Hardy rimarrà praticamente l’unica opera nell’arco di una vita, ma resterà legata alla storia del cinema per l’uso incredibilmente originale del mezzo narrativo, che riesce a dare equilibrio ad un pastiche di generi utilizzato per sferrare un feroce attacco alla morale benpensante inglese del periodo pre-tatcheriano, il cui tradizionalismo è preso in mezzo tra lo humor nero e l’erotismo più misterioso.
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