f.vassia 81
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giovedì 12 agosto 2010
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un discreto ritorno
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Il film della serie che segna il primo ritorno di Connery ha solo nella seconda parte un buon livello di tensione, ritmo e coinvolgimento;tra le buone scene d'azione, da segnalare un gagliardo combattimento in ascensore tra Bond e un trafficante di diamanti, davvero molto ben girato. Non pochi, comunque, i momenti divertenti, anche grazie a un'inedita coppia di cattivi velatamente omosessuali.
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paolo 67
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sabato 29 ottobre 2011
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il ritorno di bond alle stelle
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Dopo il deludente risultato di "Al servizio segreto si sua Maestà" i produttori Saltzman e Broccoli sono corsi ai ripari richiamando Sean Connery e ricreando il clima del Bond di maggior successo: Ecco quindi il ritorno di Ken Adam con delle scenografie capolavoro, stilizzate e metafisiche, la fotografia di Ted Moore, mai così brillante in un film così attento alla seduzione e alla sensualità anche uditiva da avere una nomination all'Oscar per il suono (la musica come sempre nel Bond migliore è di John Barry, qui particolarmente suggestiva e coinvolgente, come nella stupenda title-track). Connery spinge sul pedale dell'ironia, ma quello che c'è di straordinario è che il film riesce a rinverdire, a ricreare in più momenti quell'affascinante smemoramento, quell'elettricità propria dei primi e migliori film della serie, anche se forse non c'è altrettanta freschezza.
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Dopo il deludente risultato di "Al servizio segreto si sua Maestà" i produttori Saltzman e Broccoli sono corsi ai ripari richiamando Sean Connery e ricreando il clima del Bond di maggior successo: Ecco quindi il ritorno di Ken Adam con delle scenografie capolavoro, stilizzate e metafisiche, la fotografia di Ted Moore, mai così brillante in un film così attento alla seduzione e alla sensualità anche uditiva da avere una nomination all'Oscar per il suono (la musica come sempre nel Bond migliore è di John Barry, qui particolarmente suggestiva e coinvolgente, come nella stupenda title-track). Connery spinge sul pedale dell'ironia, ma quello che c'è di straordinario è che il film riesce a rinverdire, a ricreare in più momenti quell'affascinante smemoramento, quell'elettricità propria dei primi e migliori film della serie, anche se forse non c'è altrettanta freschezza. Guy Hamilton torna dopo "Goldfinger" a mettere a frutto esperienze e realizzare idee dirigendo un film la cui tenuta spettacolare regge alla distanza abbastanza bene. Molto divertente la coppia dei cattivi. Il primo 007 ambientato negli USA in quella città artificiale costruita nel deserto che è Las Vegas che si presta molto bene a un film di Bond.
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gipinna
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mercoledì 7 novembre 2012
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bolso ed insipido
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sicuramente Sean Connery non vide l'ottimo 'Al servizio segreto di sua maestà', e il film ne risente moltissimo. Abbandonata l'ida di fare uno 007 intimista ed umano, lo spione Sean, tornato a furore di dollari, la mette sull'ironia...senza nascondere l'invecchiamento e l'appesantimento degli anni. Ne esce fuori un pastiche tremendo che si salva solo grazie a qualche trovata di sceneggiatura (i killer gay, il nascondiglio di Blofeld che si ispira ad Howard Hughes, il satellite fatto coi diamanti) e ad una certa tenuta, poco spettacolare, più simile a un film con Burt Reynolds (che fu considerato per il ruolo, insieme ad Adam West) che ad uno di 007. Charles Gray è pessimo come Blofeld, Jill st.
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sicuramente Sean Connery non vide l'ottimo 'Al servizio segreto di sua maestà', e il film ne risente moltissimo. Abbandonata l'ida di fare uno 007 intimista ed umano, lo spione Sean, tornato a furore di dollari, la mette sull'ironia...senza nascondere l'invecchiamento e l'appesantimento degli anni. Ne esce fuori un pastiche tremendo che si salva solo grazie a qualche trovata di sceneggiatura (i killer gay, il nascondiglio di Blofeld che si ispira ad Howard Hughes, il satellite fatto coi diamanti) e ad una certa tenuta, poco spettacolare, più simile a un film con Burt Reynolds (che fu considerato per il ruolo, insieme ad Adam West) che ad uno di 007. Charles Gray è pessimo come Blofeld, Jill st. John ha lasciato pochi ricordi come Bond-girl, l'idea di mettere 007 sulle tracce di Blofeld (che qui ha dei cloni) è solo un pretesto per collegare il film al suo predecessore con Lazenby. Sean è stanco, lascerà il rulo al più vivace Roger Moore. C'è una battuta memorabile: " Lo sa che ha ucciso James Bond? ".....'Nessuno è immortale', risponde Connery. Sicuramente l'episodio più stanco dei suoi sei Bond interpretati (escluso l'apocrifo 'Mai dire mai'). Ottima la canzone dei titoli.
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jackpug
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giovedì 13 agosto 2015
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forse tra i film di 007 meno convincenti
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Lazenby, non apprezzato dalla critica, se ne va dopo "Al servizio segreto di Sua Maestà" ed ecco che ritorna Sean Connery ma, purtroppo, con la stessa interpretazione annoiata e non convinta che un pò si notava sin da "Si vive solo due volte".
Con "Una cascata di diamanti" c'è il primo vero collegamento tra due film della saga anche se, vedendo il film, pare davvero ben poco evidente : il rapporto tra 007 e Blofeld ( anche stavolta cambiato ) è proprio poco efficace.
I personaggi non convincono più di tanto : abbiamo una coppia di killer affemminati e due Bond Girls ( Tiffany Case-Jill St. John e Plenty O'Toole-Lana Wood ) poco convincenti e meno affascinanti rispetto ad altre.
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Lazenby, non apprezzato dalla critica, se ne va dopo "Al servizio segreto di Sua Maestà" ed ecco che ritorna Sean Connery ma, purtroppo, con la stessa interpretazione annoiata e non convinta che un pò si notava sin da "Si vive solo due volte".
Con "Una cascata di diamanti" c'è il primo vero collegamento tra due film della saga anche se, vedendo il film, pare davvero ben poco evidente : il rapporto tra 007 e Blofeld ( anche stavolta cambiato ) è proprio poco efficace.
I personaggi non convincono più di tanto : abbiamo una coppia di killer affemminati e due Bond Girls ( Tiffany Case-Jill St. John e Plenty O'Toole-Lana Wood ) poco convincenti e meno affascinanti rispetto ad altre.
Evidentemente il film ha sofferto anche a causa della poca chimica tra il Bond di Connery e la Tiffany di Jill St. John e anzi soprattutto a causa della notevole quantità di situazioni che sfociano nel ridicolo : non solo la sequenza pre-titolo ma anche la scena dell'inseguimento su un veicolo lunare e un altro inseguimento "incasinato" con le auto nel bel mezzo di Las Vegas; il Blofeld di Charles Grey non è male come molti dicono ma sicuramente per l'interpretazione non raggiunge Pleasence o Savalas.
Connery, come accennato prima, risulta annoiato e poco coinvolto in un film che, in effetti, è davvero bizzarro.
Per essere un film divertente è divertente ma solo se si trattasse di una commedia e non di un film spy-story che tra l'altro fa parte di una delle saghe cinematografiche più maestose di sempre.
Il meno convincente tra quelli con Sean Connery.
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attiliocoppa
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lunedì 25 gennaio 2016
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addio vecchia inghilterra
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Dopo l'insuccesso del film con Lazenby i produttori dovettero correre ai ripari. Indisponibile Young essi scritturarono il regista di "Goldfinger" Guy Hamilton che si sentiva pronto per affrontare un nuovo 007 e cercarono di riunire gli artefici dei più grandi successi della serie. A Connery, che si era lamentato della avarizia dei produttori, fu offerta una somma di denaro astronomica (che diede in gran parte in beneficenza) più il finanziamento di un film a sua scelta. Egli è insuperabile nel ruolo cui contribuisce con molta ironia, chiave giusta per un film in tutti sappiamo che si sta giocando. I tempi da "Goldfinger" erano cambiati. L'era della "Swinging London" si era conclusa e il clima degli anni '70 cominciava a farsi sentire, senza però condizionare però il film come i successivi.
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Dopo l'insuccesso del film con Lazenby i produttori dovettero correre ai ripari. Indisponibile Young essi scritturarono il regista di "Goldfinger" Guy Hamilton che si sentiva pronto per affrontare un nuovo 007 e cercarono di riunire gli artefici dei più grandi successi della serie. A Connery, che si era lamentato della avarizia dei produttori, fu offerta una somma di denaro astronomica (che diede in gran parte in beneficenza) più il finanziamento di un film a sua scelta. Egli è insuperabile nel ruolo cui contribuisce con molta ironia, chiave giusta per un film in tutti sappiamo che si sta giocando. I tempi da "Goldfinger" erano cambiati. L'era della "Swinging London" si era conclusa e il clima degli anni '70 cominciava a farsi sentire, senza però condizionare però il film come i successivi. Questa è ancora un'opera di transizione. Per aggiornare la serie e renderla più americana affiancarono al fido Maibaum il giovane talentuoso Tom Mankiewicz, figlio del regista Joseph. Ken Adam aggiunge alla sua galleria di capolavori altre scenografie tra le quali si trova forse il suo capolavoro assoluto, non uno dei suoi set giganteschi ma un ascensore (non quello in cui Bond fa a pugni ma quello da cui scende dall'attico di Blofeld - altro set splendido - e nel quale viene narcotizzato prima di essere gettato in un oleodotto). A differenza di Hunt, Hamilton non ha scrupoli realistici: quello che si propone è divertire il pubblico, dargli quello che voleva. Il cast tecnico è ispirato; le trovate sono sorprendenti. Ted Moore ritorna alla fotografia, la più sfavillante insieme a "Goldfinger" di tutta la serie. La trama del romanzo originale di Fleming é completamente stravolta. Il film riporta Bond ai vertici degli incassi planetari. Straordinaria la coppia di Mr. Wint e Mr. Kidd (il bassista jazz Putter Smith che ha dichiarato di essere stato nel film semplicemente se stesso - a parte il lato criminale, si presume -). Tutte le loro scene sono impagabili. La scena iniziale prima dei titoli é una delle migliori dell'intera serie. Charles Gray che aveva avuto una piccola ma simpatica parte in "Si vive solo due volte" interpreta Blofeld (é curioso quanto siano diversi i caratteri del capo della SPECTRE nei film in cui appare). Sembra che il cinismo faccia fare più miracoli che il sentimento per la musica al cinema: la sonorizzazione di questo film ritorna ai vertici di "Goldfinger" a cominciare dalla stupenda canzone "Diamonds are forever" cantata dalla stessa Shirley Bassey di "Goldfinger". Tiffany Case (Jill ST. John) é favolosa, specialmente nella scena del primo incontro con Bond. L'attrice, che incarna l'amoralità e insieme l'euforia della città del peccato forma con lo 007 di Connery una bella coppia. In un piccolo ma di provocante erotismo la prosperosa Lana Wood, sorella di Natalie, la cui morte é uno dei pochi momenti neri nella leggerezza del film. I titoli di testa di Maurice Binder sono splendidi. Il miliardario Willard Whyte, intepretato dal miliardario Jimmy Dean, il "re delle salsicce", é ispirato al miliardario Howard Hughes. Las Vegas sarà anche una città artificiale e del vizio ma i suoi amministratori hanno ragione nel definirla la capitale mondiale dell'intrattenimento. Enjoy.
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angelino67
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martedì 10 maggio 2016
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alle vette della evasione cinematografica
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Per molti versi questo film rappresenta l'antitesi del precedente "Al servizio segreto di Sua Maestà", che doveva finire col matrimonio di Bond e non con la morte di Tracy, che avrebbe dovuto invece aprire questo film. Il regista avrebbe dovuto continuare ad essere, probabilmente per una serie di episodi tutti con Lazenby, Peter Hunt. Ma tutto andò a monte per il rifiuto di George Lazenby di continuare a interpretare il ruolo. I produttori allora cercarono di ricreare le condizioni dei film di maggior successo della serie: indisponibile Terence Young, scritturarono Guy Hamilton, entusiasta di dirigere sette anni dopo "Goldfinger" un nuovo 007; convinsero Connery a tornare offrendogli una somma astronomica (che l'attore diede in beneficenza nella sua amata Scozia, anche uno schiaffo all'avarizia da lui considerata dei produttori Saltzman e Broccoli, che ripeterà, solidale con Kevin MCClory, interpretando "Mai dire mai" in concorrenza alla serie ufficiale); affidarono la stupenda canzone "Diamonds are forever" a Shirley Bassey che aveva cantato "Goldfinger", grande classico.
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Per molti versi questo film rappresenta l'antitesi del precedente "Al servizio segreto di Sua Maestà", che doveva finire col matrimonio di Bond e non con la morte di Tracy, che avrebbe dovuto invece aprire questo film. Il regista avrebbe dovuto continuare ad essere, probabilmente per una serie di episodi tutti con Lazenby, Peter Hunt. Ma tutto andò a monte per il rifiuto di George Lazenby di continuare a interpretare il ruolo. I produttori allora cercarono di ricreare le condizioni dei film di maggior successo della serie: indisponibile Terence Young, scritturarono Guy Hamilton, entusiasta di dirigere sette anni dopo "Goldfinger" un nuovo 007; convinsero Connery a tornare offrendogli una somma astronomica (che l'attore diede in beneficenza nella sua amata Scozia, anche uno schiaffo all'avarizia da lui considerata dei produttori Saltzman e Broccoli, che ripeterà, solidale con Kevin MCClory, interpretando "Mai dire mai" in concorrenza alla serie ufficiale); affidarono la stupenda canzone "Diamonds are forever" a Shirley Bassey che aveva cantato "Goldfinger", grande classico. Ken Adam alle scenografie crea capolavori di stilizzazione in set geniali, a volte solo lievemente esagerando posti realmente esistenti a Las Vegas. La sceneggiatura del giovane americano Tom Mankiewicz rielabora quella di Richard Maibaum (che prevedeva all'origine il gemello di Goldfinger), rifiutata da Connery (per il ruolo era era stato contattato John Gavin, che fu comunque pagato); una volta riscritta, la giudicò la migliore che avesse mai interpretato di Bond. La coppia di cattivi Mr. Wint e Mr. Kidd (il contrabbassista jazz Putter Smith, che Guy Hamilton, fan di jazz, vide una sera con Thelonious Monk) é molto divertente nonostante la loro crudeltà. Entrambi sono superlativi nella parte. Estremamente sexy i costumi di Jill St John, nei panni della contrabbandiera di gioielli, deliziosamente (poco) vestita nella scena in cui incontra Bond e in altre ancora. Il film, che ha molte idee e trovate geniali, punta molto sul divertimento puro più di ogni altro film precedente della serie. Piccola parte per la prosperosa Lana (sorella di Natalie) Wood, anch'essa deliziosamente (s)vestita, grazie alla raccomandazione dello sceneggiatore. Bei panorami del deserto del Nevada. Molto divertente l'inseguimento in cui Bond fugge a bordo del moon buggy inseguito dalle dune buggy. L'illuminazione di Las Vegas fu sufficiente per girare senza riflettori l'inseguimento nel centro della città. Chi non vorrebbe una suite come quella dello Whyte House? Splendido il fondale creato da Peter e Michael Lamont che riproduce Las Vegas notturna mentre Bond penzola all'esterno del 25° piano dell'albergo. Prima che si sbilanciasse più verso la farsa coi due episodi successivi diretti da Hamilton, questo é un Bond ironico ma ancora credibile. Willard White era ispirato al miliardario Howard Hughes, che viveva in eremitaggio e che fu l'ispirazione, in un sogno di Broccoli, del film. Grazie a lui si poterono girare le scene a Las Vegas. Nella parte Jimmy Dean, star del country americano poi divenuto "il re delle salsicce", che lavorava al "Desert Inn", di proprietà di Hughes, che viveva nell'attico. Stupenda la casa (vera) di Palm Spring dove Bond lotta con Bambi e Tamburino (due atlete vere). Alle sequenze del satellite lavorò Wally Veevers, che aveva collaborato agli effetti speciali di "2001: Odissea nello spazio". Primo Bond realizzato a Hollywood, ebbe una nomination all'Oscar per il suono.
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urbano78
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lunedì 11 luglio 2016
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this fun is forever
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Uno dei film più divertenti della serie, nonostante alcuni errori nel montaggio e una sceneggiatura un po' farraginosa, ma diretto dal regista forse tecnicamente migliore dei primi 20 film di 007, che non ha scrupoli realistici e dirige un grande spettacolo in grado di soddisfare, se non tutti, certo molti. Connery fu convinto a tornare (ma "Never again" prima di interpretare Bond di nuovo in concorrenza con la serie di Broccoli con il quale aveva avuto da lamentarsi per questioni di denaro) da un'enorme cifra offerta dai produttori e, anche se un po' appesantito, si dimostra più che mai puntuale nel mettersi in sintonia con il Bond come doveva essere, non più da "vecchia Inghilterra", dei primi anni '70.
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Uno dei film più divertenti della serie, nonostante alcuni errori nel montaggio e una sceneggiatura un po' farraginosa, ma diretto dal regista forse tecnicamente migliore dei primi 20 film di 007, che non ha scrupoli realistici e dirige un grande spettacolo in grado di soddisfare, se non tutti, certo molti. Connery fu convinto a tornare (ma "Never again" prima di interpretare Bond di nuovo in concorrenza con la serie di Broccoli con il quale aveva avuto da lamentarsi per questioni di denaro) da un'enorme cifra offerta dai produttori e, anche se un po' appesantito, si dimostra più che mai puntuale nel mettersi in sintonia con il Bond come doveva essere, non più da "vecchia Inghilterra", dei primi anni '70. Il film evita la mera celebrazione nostalgica e trova la giusta chiave affidandosi molto all'ironia e alle trovate (007 è sempre stato molto democratico nell'accogliere le idee da chiunque provenissero tra tutti i collaboratori, questo è uno dei suoi segreti), in un film che è spettacolo puro, intrigante e molto gratificante. L'introduzione, che presenta di nuovo Connery, è una rapida sintesi delle precedenti e dei film precedenti, e la sequenza dei titoli di testa che ne segue è uno dei capolavori di Maurice Binder con la stupenda canzone "Diamonds are forever" cantata da Shirley Bassey. Ancora una volta John Barry inventa dei temi musicali meravigliosi, perfettamente aderenti alle immagini. Tiffany Case è uno di quei personaggi che esistono solo nella fantasia, nel desiderio (e quindi perfetti per il cinema). Molto sexy il cameo della prosperosa Lana Wood, sorella di Natalie. I set di Ken Adam - il cui contributo ai film di 007 è inestimabile - non sono solo fiammeggianti e sontuosi; sono lussuriosi. Del resto a Las Vegas, non poteva essere altrimenti. La coppia dei cattivi interpretata dal jazzista Putter Smith (che ha dichiarato di essere solo stato se stesso, omicidi a parte s'intende) e da Maurice Glover è una delizia, se si può usare questo termine per due sadici assassini. Un film poco fedele allo spirito di Fleming, ma son pronto a scommettere che farà sempre una audience migliore di quelli che invece hanno cercato di tenersi strettamente fedeli a esso come il precedente o i film con Timothy Dalton. L'ambientazione a Las Vegas, che è una città artificiale, si addiceva proprio alla costruzione di questo Bond "dolcevitaiolo", dove l'artificio e l'eccesso (regola di sempre per il Bond di successo), e diciamo pure il cinismo, giocano un ruolo importante per il divertimento di questa smagliante pellicola. Molti i momenti magici nel film come l'introduzione, la fuga di Bond in Moonbuggy, le scene nell'hotel "The Whyte House", tutte le scene con Mr. Wint & Mr. Kidd, e anche quelle con Jill St. John. Se desiderate una completa e totale evasione, questo film fa molto per voi. Se invece volete profondità di sentimento, compassione generale, comprensione delle ragioni anche dei personaggi più infami, autocritica dei "buoni" e rifiuto della superficialità (anche se, come diceva Oscar Wilde, superficialità è un'accusa da superficiali) e della stupidità, e non vi piace la violenza come intrattenimento, guardate un altro film meno pupazzesco, infantile e reazionario di questo e di (quasi) tutti gli altri della serie.
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paolino77
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mercoledì 17 agosto 2016
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divertimento assicurato per tutti
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Non esiste una serie longeva al cinema come quella di Bond. I motivi sono molti, molti buoni, altri meno, ma in generale si può affermare che 007 è la celebrazione al cinema della civilità occidentale con le sue pluralità fino alla contraddizione, le sue radici eterogenee specialmente se ci riferisce all'America, come fa per la prima volta in maniera assoluta questo episodio della serie, che rimette Bond al vertice degli incassi dopo aver convinto con una offerta di soldi astronomica Connery al ritorno e contando su un cast artistico e tecnico ancora al livello (spesso gli stessi) degli insuperabili film dei primi anni Sessanta. Antitesi del Bond "realista" (si tratta semrpe di un personaggio della mente) del precedente episodio, il film che segna il ritorno alla regia dell'eccellente Guy Hamilton (già regista di "Goldfinger") punta molto sulla spettacolarità coerente con l'ambientazione a una delle città più artificiali del mondo, Las Vegas, cui l'amicizia di Broccoli con l'eccentrico potente miliardario Howard Hughes, che allora viveva recluso in un piano di uno degli alberghi della città, rese possibile fare il film come si voleva farlo, almeno per le riprese nella città.
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Non esiste una serie longeva al cinema come quella di Bond. I motivi sono molti, molti buoni, altri meno, ma in generale si può affermare che 007 è la celebrazione al cinema della civilità occidentale con le sue pluralità fino alla contraddizione, le sue radici eterogenee specialmente se ci riferisce all'America, come fa per la prima volta in maniera assoluta questo episodio della serie, che rimette Bond al vertice degli incassi dopo aver convinto con una offerta di soldi astronomica Connery al ritorno e contando su un cast artistico e tecnico ancora al livello (spesso gli stessi) degli insuperabili film dei primi anni Sessanta. Antitesi del Bond "realista" (si tratta semrpe di un personaggio della mente) del precedente episodio, il film che segna il ritorno alla regia dell'eccellente Guy Hamilton (già regista di "Goldfinger") punta molto sulla spettacolarità coerente con l'ambientazione a una delle città più artificiali del mondo, Las Vegas, cui l'amicizia di Broccoli con l'eccentrico potente miliardario Howard Hughes, che allora viveva recluso in un piano di uno degli alberghi della città, rese possibile fare il film come si voleva farlo, almeno per le riprese nella città. Per soddisfare il bisogno di aggiornamento, venne chiamato il giovane talentuoso Tom Mankievicz , filgio del regista Joseph, che riscrisse molto quella originaria di Richard Maibaum, mentre Ted Moore alla fotografia raggiunge l'apice della sua immagine cristallina, chiara e limpida e insieme gravida di colore, di uno splendore che non sarà più eguagliato nella serie. Il geniale Ken Adam sperimenta e inventa creando dei capolavori assoluti di stilizzazione, come l'ascensore di Blofeld. Dicevamo dell'irrealismo: Tiffany Case è un personaggio di fantasia (come lo erano già alcuni fin dal primo film della serie) reso credibile dalla bellissima intepretazione di Jill St. John. Connery non ha la forma fisica dei primi film, ma compensa con una buona dose di ironia, un'altra delle armi vincenti del film. Eccezionale la coppia Mr. Wint - Mr. Kidd, a suo modo divertentissima nonostante (o forse bisognerebbe dire a causa de) la loro perversa cattiveria. Tutte le loro sequenze sono una delle magie di questo film straordinario. La colonna sonora di John Barry (a comnciare dalla stupenda canzone dei meravigliosi titoli di testa di Maurice Binder) è al suo solito livello, vale a dire altissimo, con una rara capacità di esaltare ogni sequenza. Si tratta di un Bond cinico sul modello di "Goldfinger", ma più temperato dall'ironia, prima che si sbilanci anche troppo sul versante della farsa e del baracconesco.
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fedeleto
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lunedì 19 giugno 2017
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il ritorno di connery bond
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James Bond ha il compito di scoprire che cosa si nasconde dietro un traffico illecito di diamanti.Scoprirà che il perfido Blofeld ha bisogno di quei diamanti per creare un laser che potrebbe far scoppiare intere città.Fermarlo non sarà facile, ma per Bond nulla è impossibile.Dopo l'ottimo Bond di Al servizio segreto di sua maestà, dopo Lazemby ritorna l'eterno Bond Sean Connery.La regia stavolta è di Guy Hamilton (che diresse l'ottimo capitolo di Goldfinger) alla sua seconda regia nella serie.Tratto dal romanzo di Fleming, e sceneggiato da Maibaum e Mankiewicz, la storia non brilla certo di originalità, ma sicuramente conferma quell'avventura dal marchio "bondiano" cui il pubblico si è abituato.
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James Bond ha il compito di scoprire che cosa si nasconde dietro un traffico illecito di diamanti.Scoprirà che il perfido Blofeld ha bisogno di quei diamanti per creare un laser che potrebbe far scoppiare intere città.Fermarlo non sarà facile, ma per Bond nulla è impossibile.Dopo l'ottimo Bond di Al servizio segreto di sua maestà, dopo Lazemby ritorna l'eterno Bond Sean Connery.La regia stavolta è di Guy Hamilton (che diresse l'ottimo capitolo di Goldfinger) alla sua seconda regia nella serie.Tratto dal romanzo di Fleming, e sceneggiato da Maibaum e Mankiewicz, la storia non brilla certo di originalità, ma sicuramente conferma quell'avventura dal marchio "bondiano" cui il pubblico si è abituato. Le scene buone non mancano (la lotta dentro l'ascensore, la scena della pseudo cremazione, ) ma nonostante tutto sembra sempre tutto già visto e Connery anche se ha segnato la serie si vede che si è stancato.Un capitolo che sicuramente non rimane tra i più indelebili come i suoi predecessori, e anche la colonna sonora appena finito di vedere il film già viene scordata.Gli anni settanta sono entrati e Bond ha bisogno di qualche rinnovo, che in questo capitolo forse manca, consigliato solo agli appassionati della serie.
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pacittipaolo
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lunedì 30 dicembre 2019
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il massimo divertimento ancora una volta con 007
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Il settimo film di James Bond possiede uno splendore cromatico (forse superiore a ogni altro della serie), musicale e di sceneggiatura che rinnova e se possibile per certi aspetti migliora quello di Goldfinger. Personaggi indovinati (come la coppia Mr. Wint - Mr. Kidd), una stupenda canzone dei titoli di testa, i set fiammeggianti di Ken Adam: il film non si preoccupa di mostrare la costruzione - come aveva fatto il precedente - ma punta al divertimento puro, e in alcuni momenti raggiunge, anche se diseguale, se non la freschezza, l'elettricità dei primi 4 film della serie. Evasione, abbandono, fusione in alcuni momenti magica tra suono, immagine, contesto: 007 quando vuole raggiunge l'apice - se non della cinematografia in assoluto - del cinema di spettacolo puro, che trae godimento e divertimento da ogni situazione.
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Il settimo film di James Bond possiede uno splendore cromatico (forse superiore a ogni altro della serie), musicale e di sceneggiatura che rinnova e se possibile per certi aspetti migliora quello di Goldfinger. Personaggi indovinati (come la coppia Mr. Wint - Mr. Kidd), una stupenda canzone dei titoli di testa, i set fiammeggianti di Ken Adam: il film non si preoccupa di mostrare la costruzione - come aveva fatto il precedente - ma punta al divertimento puro, e in alcuni momenti raggiunge, anche se diseguale, se non la freschezza, l'elettricità dei primi 4 film della serie. Evasione, abbandono, fusione in alcuni momenti magica tra suono, immagine, contesto: 007 quando vuole raggiunge l'apice - se non della cinematografia in assoluto - del cinema di spettacolo puro, che trae godimento e divertimento da ogni situazione. L'addio di Connery - che compensa con l'ironia la minore forma fisica dei suoi film precedenti della serie - è dignitosissimo. Alcuni ritengono questo film il migliore della serie, ma questo si può dire per non pochi film di James Bond: giudicate secondo il vostro gusto.
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