domenico rizzi
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martedì 15 gennaio 2013
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la tragedia di una bianca rapita dagli apache
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Che Theodore V. Olsen non fosse troppo filo-indiano lo si sapeva dopo avere letto il suo romanzo "Arrow in the Sun", da cui Ralph Nelson ricavò il film "Soldato Blu", diametralmente opposto nelle conclusioni rispetto all'opera dell'autore. Tuttavia, "The Stalking Moon" (La notte dell'agguato) non è affatto, come ha ritenuto certa critica prevenuta quanto storicamente impreparata, una pellicola anti-pellerossa, ma semplicemente una realistica proposizione di una delle tantissime vicende che riguardarono le donne rapite da una tribù indiana. Donne che nella realtà si chiamarono Cynthia Parker, Rachel Plummer, Mathilda Lockart, Lucinda Eubanks o Fanny Kelly e che nel film di Mulligan vengono riassunte nella diafana figura di Sara Carver (Eva Marie Saint).
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Che Theodore V. Olsen non fosse troppo filo-indiano lo si sapeva dopo avere letto il suo romanzo "Arrow in the Sun", da cui Ralph Nelson ricavò il film "Soldato Blu", diametralmente opposto nelle conclusioni rispetto all'opera dell'autore. Tuttavia, "The Stalking Moon" (La notte dell'agguato) non è affatto, come ha ritenuto certa critica prevenuta quanto storicamente impreparata, una pellicola anti-pellerossa, ma semplicemente una realistica proposizione di una delle tantissime vicende che riguardarono le donne rapite da una tribù indiana. Donne che nella realtà si chiamarono Cynthia Parker, Rachel Plummer, Mathilda Lockart, Lucinda Eubanks o Fanny Kelly e che nel film di Mulligan vengono riassunte nella diafana figura di Sara Carver (Eva Marie Saint). Donne catturate con la forza, stuprate, spesso da diversi guerrieri, prese in moglie da qualcuno di loro e divenute, loro malgrado, madri di uno o più figli concepiti con la violenza. Sam Varner, un attempato esploratore giunto a fine carriera, è l'uomo solitario che si prende cura della sventurata e del suo bambino; Salvajie - che nella versione italiana diventa, chissà perchè, Kataua - l'irriducibile Apache che intende riprendersi tanto la squaw che il figlio. La caparbia resistenza dello scout riesce alla fine a prevalere, lasciando intendere che - come fa il sergente Hook in un analogo caso narrato in "Schiava degli Apaches" - li terrà nella propria casa come moglie e figlio. In qualche recensione è stata sottolineata l'eccessiva demonizzazione dell'Indiano, che, a ben vedere, avrebbe una parte di ragione nel volersi riprendere i propri "affetti". In realtà la sua è soltanto la feroce reazione di un predone intenzionato a riappropriarsi di qualcosa che ha ottenuto con la forza delle armi, uccidendo la famiglia della donna e abusando di lei fino a metterla incinta contro la sua volontà. Non regge neppure la giustifcazione che i Bianchi gli abbiano portato via la terra, perchè l'usanza di rapire donne e bambini rientrava nel costume dei Pellirosse da millenni: le loro vittime, prima che facessero la loro comparsa gli Europei, erano le squaw di altre tribù nemiche. Mulligan, classificato come regista contro corrente nell'epoca in cui imperava il revisionismo, si dimostra così poco incline ai condizionamenti, distanziandosi nettamente dal conformismo di certi colleghi. "La notte dell'agguato" raffigura il West che il pubblico conosce di meno: quello delle vittime incolpevoli e indifese, che hanno avuto la sfortuna di incappare in un destino avverso. E la sorte di Sara Carver è davvero una delle più tremende che si possano immaginare.
Domenico Rizzi, scrittore
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samanta
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mercoledì 17 aprile 2019
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un thriller western
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E' un ottimo Wstern con venature di thriller, la regia è di Robert Mulligan che come nel celeberrimo Il buio oltre la siepe (ebbe la nomination all'Oscar) con lui sono presenti come produttore il regista (Una squillo per l'ispettore Klute) Alan J Pakula, nonché il protagonista Gregory Peck (Oscar come migliore attore).
Sam Verner (Gregory Peck) da 15 anni guida dell'esercito con un ultima azione cattura prima di lasciare il servizio una banda di Apache con un gruppo di donne e bambini, tra di essi c'é una bianca Sarah (Eve Marie Saint) 10 anni prima gli apache avevano ucciso il marito e i 3 figli e lei era diventata la donna del capo da cui aveva avuto un figlio.
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E' un ottimo Wstern con venature di thriller, la regia è di Robert Mulligan che come nel celeberrimo Il buio oltre la siepe (ebbe la nomination all'Oscar) con lui sono presenti come produttore il regista (Una squillo per l'ispettore Klute) Alan J Pakula, nonché il protagonista Gregory Peck (Oscar come migliore attore).
Sam Verner (Gregory Peck) da 15 anni guida dell'esercito con un ultima azione cattura prima di lasciare il servizio una banda di Apache con un gruppo di donne e bambini, tra di essi c'é una bianca Sarah (Eve Marie Saint) 10 anni prima gli apache avevano ucciso il marito e i 3 figli e lei era diventata la donna del capo da cui aveva avuto un figlio. Non è un'invenzione storica, i pellerosse come d'altra parte tanti popoli nell'antichità consideravano le donne un bene da disporre, nel West questo successe ed è ricordato in altri film come in Sentieri Selvaggi. La donna vuole allontanarsi subito dall'accampamento militare, Sam che lascia il servizio per andare nel suo ranch, dopo qualche esitazione si offre di accompagnarla allla stazione ferroviaria, ma il viaggio è costellato da omicidi commessi dal capo apache Kataua sfuggito alla cattura che vuole riprendersi il figlio. La donna all'inizio non aveva detto questo fatto a Sam, che impietosito anche dal fatto che lei non ha un posto dove andare le offre di andare nel suo ranch con il figlio. Ma anche lì sarà inseguito dall'apache che lascia una scia di sangue uccidendo tutti coloro che incontra nel suo tragitto. Nello scontro finale il pellerossa ucciderà un amico di Sam e un mezzosangue Nick anche lui guida che era venuto a dare l'allarme, ma Sam sebbene ferito riuscirà a uccidere Kataua.
Innanzitutto l'indiano, nell'originale Salvaje "fantasma", per tutto il film è un'ombra che insegue ma non lo si vede se non nel finale e per poco tempo, è una figura inquietante che uccide tutti quelli che incontra anche se non hanno nulla a che fare con il figlio che vuole riprendersi: è un autentico serial killer. Il film ha quindi una notevole tensione ed è avvincente fino alla scena finale, girato in Messico, ci sono prevalenti paesaggi montuosi e foreste più che terre deserte. Il regista dirige con nerbo e senza incertezze una storia inconsueta, la violenza è presente ma non è superflua, c'é anche un momento di tenerezza quando Sarah e Sam si scambiano una fuggevole carezza che fa presagire l'amore. Sull'interpetazione di Peck : poche parole la classe e il mestiere si vedono e qui l'attore si esibisce a un gran livello.Un accenno a Eve Marie Saint che dopo tanta TV e teatro nel 1954 a 30 anni esordisce nel cinema con Fronte del porto conquistando l'Oscar coma migliore a.n.p., in seguito dopo vari film importanti (Un cappello pieno di pioggia, Intrigo Internazionale, Exodus) dimostrando la capacità di ottime interpetazioni in ruoli molto diversi, diradò le sue apparizioni dedicandosi ai figli e al marito con il quale restò sposata per 65 anni.
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