"Satyricon" è un film che non può non rimanere in mente. Il grande Fellini ha colpito ancora: in ogni opera del regista riminese, piaccia o no, non può passare inosservato il suo stile inconfondibile. Anche qui è così, il primo impatto visivo di questa pellicola trasmette subito originalità, atmosfere sognanti e storicamente fantastiche (o fantascientifiche fate voi). Il maestro stavolta usa la storia (il film è ispirato, se pur in maniera parziale, all'opera di Petronio Arbitro) come ambiente narrativo ove far prendere forma alla sua classica e strepitosa ispirazione onirica: non si può non essere rapiti dalla splendida fotografia di Giuseppe Rotunno, ma anche da scene di una grande inusualità visiva dove vige la legge dello stupire rompendo gli schemi attraverso una alta e sofisticata rappresentazione del "vizio". Insomma, dal punto di vista estetico "Fellini Satyricon"(questo il titolo originale) è certamente un capolavoro, diretto magistralmente (il numero delle comparse e dei cambi di ambiente è veramente notevole), ben interpretato, quasi un kolossal.
Purtroppo però per chi, come me, ha visto ed amato film leggendari come "8 1/2" e "Amarcord", entusiasmandosi per il loro contenuto profondo e per la loro capacità di penetrare nell'anima attraverso temi importanti e comuni dell'esperienza di vita non può rimanere, non dico deluso, ma con un velato senso di vuoto dopo aver visto questo film. Infatti nei capolavori che ho citato si rimaneva sì impressionati dall'estetica sognante e affascinante che Fellini esprimeva e che pochi altri registi al mondo hanno saputo regalarci, ma sullo sfondo regnava inoltre un contenuto morale forte ed una ricerca nell'intricato mondo dell'esperienza del vivere molto profonda: qui obiettivamente ciò non si nota molto chiaramente.
Col passare dei minuti infatti l'impressione visiva nell'interesse dello spettatore va scemandosi, lasciando posto ad una trama slegata che non regala molti spunti di riflessione, eccezion fatta per qualche bella citazione a proposito del rapporto tra arte e vita e nella sequenza finale dove risalta una riflessione sulla morte (anche attraverso l'atto di cannibalismo in cui il poeta Eumolpo viene mangiato, scena chiaramente simbolica). Complessivamente un film che mi ha molto impressionato dal punto di vista del "bello" e del forte impatto estetico (anche dal punto di vista erotico) ma che rivela la sua debolezza nel contenuto e che alla lunga trascina un po' nella noia.
Tengo comunque a sottolineare che questa non è un' opera minore di Fellini, è anzi dal punto di vista tecnico una delle più riuscite, ma dal mito Fellini non ci si aspetta solo la tecnica... |
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