elgatoloco
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lunedì 28 dicembre 2015
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hard boiled, very good
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Siamo, con"Detective'Story"("Harper"), 1966, di Jack Smight, "dalle parti"di Dashiel Hammett e di Raymond Chandler, del"Hard boiled"di cui, oltre a Mick Spillane, era esponente di spicco anche questo Ross McDonald, con lo stile secco e disincantato dei personaggi(ma in primis del detective Harper, alias un grande Paul Newman), la visione a tratti"cinica"della realtà, descritta quasi"naturalisticamente"nei suoi aspetti più squallidi(droga, alcol, sesso perverso, per quanto lo permetteva il codice Hayes, of course), senza speranze di redenzione. In ciò, cioè in questo sguardo talora il cinema, basato sulla fotografia(a suo tempo risposta naturalistica alla pittura) riesce spesso meglio della scrittura e uno dei casi è questo"Harper", dal ritmo incessante quanto franto, dalla recitazione di tutti decisamente antiretorica(tra gli altri la Bacall, Robert Wagner, il regista Arhur Hill, Pamela Tiffin, Shelley Winters), dall'individuazione dei"buchi neri"(delle tante spine nella rosa, che però forse non c'è neppure)del reale.
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Siamo, con"Detective'Story"("Harper"), 1966, di Jack Smight, "dalle parti"di Dashiel Hammett e di Raymond Chandler, del"Hard boiled"di cui, oltre a Mick Spillane, era esponente di spicco anche questo Ross McDonald, con lo stile secco e disincantato dei personaggi(ma in primis del detective Harper, alias un grande Paul Newman), la visione a tratti"cinica"della realtà, descritta quasi"naturalisticamente"nei suoi aspetti più squallidi(droga, alcol, sesso perverso, per quanto lo permetteva il codice Hayes, of course), senza speranze di redenzione. In ciò, cioè in questo sguardo talora il cinema, basato sulla fotografia(a suo tempo risposta naturalistica alla pittura) riesce spesso meglio della scrittura e uno dei casi è questo"Harper", dal ritmo incessante quanto franto, dalla recitazione di tutti decisamente antiretorica(tra gli altri la Bacall, Robert Wagner, il regista Arhur Hill, Pamela Tiffin, Shelley Winters), dall'individuazione dei"buchi neri"(delle tante spine nella rosa, che però forse non c'è neppure)del reale. Da vedere, da rivedere, se si vuol avere un'idea di che cos'era il cinema in quegli anni(metà dei Sixties): da un lato"Doctor Zhiwago", dall'altra, appunto, "Harper"... El Gato
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harrysalamon
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venerdì 24 agosto 2018
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un giallo passabile molto datato
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Ho appositamente lasciato passare qualche giorno dalla recente visione, per ripensare alle impressioni, tutto sommato negative, che ho avuto, rivedendolo dopo tanti anni. Le interpretazioni: i caratteristi, punto forte di Hollywood, sono qui di seconda categoria; Newman recita in modo stereotipato; eccellente soltanto la Winters, che rifà se stessa. I dialoghi: banali e prevedibili. La regia: tutto sommato melensa. La sceneggiatura tradisce il racconto di McDonald, che ricordo (però è un ricordo di cinquant'anni fa) secco ben congegnato, come il personaggio di Archer (il nome originale), un "duro" ma con vene di malinconia, scomparse nel film. A tratti mi sono assopito.
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