fedeleto
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martedì 12 novembre 2013
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una vita agra per un tognazzi irresistibile
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Luciano Bianchi,e' stato da poco licenziato come responsabile delle iniziative culturali in una miniera.Non appena incontra una giornalista di sinistra di nome Anna ne viene attratto e i due si frequenteranno per parecchio tempo.Nel frattempo Luciano e' tentato da idee rivoluzionarie,come far saltare in aria il grattacielo di Milano,poiche' la tragedia di uno scoppio in miniera e' dovuta proprio ai padroni che lavorano li,e che volendo risparmiare sulla manutenzione sono complice della sciagura.Ma fatalita' della sorteLuciano verra' assunto proprio in questo edificio che odia ,e riuscira' ad avere un guadagno ottimo diventando un grande ideatore di pubblicita'.
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Luciano Bianchi,e' stato da poco licenziato come responsabile delle iniziative culturali in una miniera.Non appena incontra una giornalista di sinistra di nome Anna ne viene attratto e i due si frequenteranno per parecchio tempo.Nel frattempo Luciano e' tentato da idee rivoluzionarie,come far saltare in aria il grattacielo di Milano,poiche' la tragedia di uno scoppio in miniera e' dovuta proprio ai padroni che lavorano li,e che volendo risparmiare sulla manutenzione sono complice della sciagura.Ma fatalita' della sorteLuciano verra' assunto proprio in questo edificio che odia ,e riuscira' ad avere un guadagno ottimo diventando un grande ideatore di pubblicita'.E il grattacielo che tanto odia?lo illuminera' ,e Anna?del resto Luciano era sposato quindi tornera' all'ovile.Niente idealismo,solo strutturalita' e capitalismo che si sono impossessati di questo paese,corrompendo cio' che e' piu' puro.Carlo Lizzani(cronache di poveri amanti,l'oro di roma,esterina) dirige ancora una volta un film incentrato sull'oppressione.Tratto dal romanzo di Luciano Bianciardi,e sceneggiato da Amidei,Vincenzoni e Lizzani,il film racconta la crisi dell'idealismo e l'avanzamento del capitalismo.Il personaggio di Luciano(interpretato da un ottimo Tognazzi) e' decisamente un uomo pronto a lottare,crede che solo attraverso un atto violento contro i padroni,contro chi sfrutta si potra' tornare alla pace,il suo desiderio e' migliorare la societa'che si sta marcendo.Quest'ultima appunto,appare minacciosa,asfasiante,costruzioni continue,macchine che ostruiscono il passaggio(e che simpaticamente incastrano il seno di una donna che passa dentro al finestrino di un auto),ma tra tutti trionfa sempre quel minaccioso grattacielo,che per arrivarci e chiedere un colloquio si deve addirittura mandare un messaggio cartaceo e parlare con uno schermo,oramai la burocrazia sembra arrivare a livelli incredibili e assurdi.Ma la crisi dell'idealismo e dunque delle purezza,viene macchiata da questo smog metropolitano,che convince Luciano ad adeguarsi alla societa' capitalista,comprandosi una macchina,una casa satellite dove viene tempestato di offerte,e soprattutto a ritornare da sua moglie invece che dalla bella Anna(una splendida Giovanna Ralli) con cui decisamente ha molto di piu' in comune.Rimane dunque solo l'avere e non l'essere,Luciano e' stato svuotato e corrotto,non lotta piu'(quando Anna se ne va lui pova a parlarle ma accetta il fatto,quando prima nei litigi i due si venivano incontre e si riappacificavano)questo accade perche' Anna incontrata nell'occasione dell'idealismo in lotta,ora capisce che Luciano e' un uomo corrotto,con comodita' e indifferenze,forse e' diventato un padrone anche lui,che da' ordini ai suoi dipendenti attraverso un corso di pubblicita'.La novita' e' vedere Tognazzi che discute con la macchina da presa,quasi a sfondo di cronaca giornalistica.Rimane un film amaro sulla caduta della lotta anarchica,e sul trionfo di un mondo sempre piu' capitalista e oppressore(non a caso i discorsi idealisti vengono fatti sempre in stanze o luoghi chiusi,poiche' fuori c'e' sempre confusione e caos).Cosa rimane da fare?lottare?o accettare e seguire questa societa' che ci vuol comprare?Un film ottimo che deve molto a Tognazzi e alla Ralli,una coppia perfetta.
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alfiosquillaci
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domenica 25 agosto 2019
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una civiltà visiva superiore
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Rivisto il film su La7 "La vita agra" (1964) di Carlo Lizzani, dal libro di Luciano Bianciardi. Ritrovo la Milano di un decennio prima che ci arrivassi io. È in scena la dialettica "disintegrazione/integrazione" di un intellettuale che approda a Milano dalla provincia. Bianciardi, anarchico toscano, raggiunge la capitale del miracolo economico italiano imbottito di tritolo, mentale esplosivo col quale intende far saltare in aria la Montedison di largo Donegani, ma anche ordigno ideologico intriso di risentimento e di rifiuto della fiorente "civiltà neocapitalistica" (locuzione presente nel dialogato della pellicola). Ma l'integrazione (titolo di un altro libro di Bianciardi fuso nella trama del film) è in agguato con le sue astuzie, inganni, violenza simbolica, seduzioni, e il nostro Bianchi/Tognazzi vi cede diventando un ideatore di slogan di prodotti di largo consumo.
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Rivisto il film su La7 "La vita agra" (1964) di Carlo Lizzani, dal libro di Luciano Bianciardi. Ritrovo la Milano di un decennio prima che ci arrivassi io. È in scena la dialettica "disintegrazione/integrazione" di un intellettuale che approda a Milano dalla provincia. Bianciardi, anarchico toscano, raggiunge la capitale del miracolo economico italiano imbottito di tritolo, mentale esplosivo col quale intende far saltare in aria la Montedison di largo Donegani, ma anche ordigno ideologico intriso di risentimento e di rifiuto della fiorente "civiltà neocapitalistica" (locuzione presente nel dialogato della pellicola). Ma l'integrazione (titolo di un altro libro di Bianciardi fuso nella trama del film) è in agguato con le sue astuzie, inganni, violenza simbolica, seduzioni, e il nostro Bianchi/Tognazzi vi cede diventando un ideatore di slogan di prodotti di largo consumo.
Il film sembra provenire da una civiltà visiva superiore inimmaginabile ai giorni nostri; leggero nei "salsicciotti" (termine col quale gli sceneggiatori italiani - qui i due mostri sacri Vincenzoni e Amidei - indicavano le scenette briose di interludio narrativo) e profondo nei dubbiosi interrogativi con i quali si assedia la descrizione critica di quella che i Nomadi quattro anni dopo avrebbero chiamato (di già) "la nostra stanca civiltà".
Recitazione emozionante, anche solo nella mimica, di Tognazzi, e di una smagliante Giovanna Ralli, l'indimenticabile Elide Catenacci di "C'eravamo tanto amati".
Una Milano nebbiosa e caliginosa resa in un bianco e nero chiaroscurale di intensa e lirica bellezza. Ultima immagine una zoomata sulla Torre Galfa (oggi rimessa a nuovo)..
Bravo il regista Lizzani nel tenere a freno la sua ideologia contrastiva comunista e a lasciar parlare il reale. Un'opera che ti dà l'idea di che grande Paese è stata l'Italia quando cresceva e discuteva su se stessa.
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parsifal
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venerdì 7 aprile 2017
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il boom(?) economico
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IL grande e lungimirante Lizzani si misura con il romanzo di un intellettuale della fine del '900, di grande statura e purtroppo non sempre valutato come merita, ovvero " LA vita agra" di Luciano Bianciardi. Nella suddetta opera ; Bianciardi con l'acume , l'ironia e la grande lungimiranza intellettuale che lo ha sempre contraddistinto, analizzava , passo dopo passo, il periodo dell' allora nascente boom economico, preconizzandone gli effetti , a breve e a lungo termine, sugli individidui e sulla società moderna., con estrema precisione e lucidità. IL protagonista Luciano Bianchi, insegnante di provincia , in carica presso una miniera per effettuare lezioni serali di italiano ai lavoratori, vive un episodio che cambierà il suo animo completamente; l'esplosione di un canale di scavo , all'interno del quale erano presenti un gran numero di operai ( ispirato , tra l'altro , ad un episodio realmente accaduto) .
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IL grande e lungimirante Lizzani si misura con il romanzo di un intellettuale della fine del '900, di grande statura e purtroppo non sempre valutato come merita, ovvero " LA vita agra" di Luciano Bianciardi. Nella suddetta opera ; Bianciardi con l'acume , l'ironia e la grande lungimiranza intellettuale che lo ha sempre contraddistinto, analizzava , passo dopo passo, il periodo dell' allora nascente boom economico, preconizzandone gli effetti , a breve e a lungo termine, sugli individidui e sulla società moderna., con estrema precisione e lucidità. IL protagonista Luciano Bianchi, insegnante di provincia , in carica presso una miniera per effettuare lezioni serali di italiano ai lavoratori, vive un episodio che cambierà il suo animo completamente; l'esplosione di un canale di scavo , all'interno del quale erano presenti un gran numero di operai ( ispirato , tra l'altro , ad un episodio realmente accaduto) . Decide di trasferirsi a Milano , capitale morale del boom economico, con il preciso intento di portare a termine un gesto estremo e pericoloso; far saltare il grattacielo della compagnia proprietaria delle miniere. Durante la permanenza meneghina, incontra Anna ( GIovanna Ralli) , avvenente e sanguigna giornalista romana ed attivista politica. Le loro vite si incrociano e si uniscono, nonostante Luciano sia sposato e padre di un bimbo, e vengono scandite dai ritmi della metropoli, il consumismo che prende piede a macchia d'olio, la necessità di guadagnare sempre di più per poter far fronte alle spese che il carovita impone ai cittadini. Tentata la via di traduttore , con un'empasse iniziale e poi un discreto successo, Luciano dopo aver frequentato un corso sul ruolo della pubblicità nel mercato , con conseguenti spiegazioni di psicologia della percezione , strategie di markenting e tecniche di persuasione subliminale, inizia a diventare sempre più parte delll'ingranaggio che voleva scardinare, diventando a sua volta una parte inscindibile dello stesso, coniando slogan per convincere i consumatori all'acquisto e poi , scalando rapidamente quei gradini che inizialmente voleva abbattere. Anna uscirà di scena , dopo aver capito che l'uomo di cui si era innamorata non esiste più ed ha lasciato il posto ad un arrivista integrato , che , sua volta , si ricongiungerà al nucleo familiare preesistente il suo arrivo. Ottima prova , sia per Tognazzi, sia per Lizzani , che hanno saputo dar vita alle parole ed ai concetti di questo intellettuale italiano, che troppo spesso è stato sottovalutato .
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elgatoloco
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martedì 23 luglio 2019
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débacle di un mondo ...
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Questo"La vita agra"di Carlo Lizzani(1964)dal grande romanzo omonimo di Luciano Bianciardi, a parte la modifica della provenienza del protagonista da Grosseto a Guastalla, che però on inficia praticamente nulla della trasposizone del film(Ugo Tognazzi grossetano sarebbe stato poco credibile), rimane un vero gioirello del cinema italiano: è la crisi dell'intellettuale che ricerca la fama a Milano, continuando a meditare un attentato contro un"padrone"proprietario di una miniera, responsabile di uno spaventosa esplosione nella miniera stessa, con 43 morti,, che vuole combattere il consumismo finendo per integrarsi nella stessa, è e rimane un indoddisfatto, mentre/rileva lo straordinario Tognazzi protagonista, che è anche voce fuori campo-.
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Questo"La vita agra"di Carlo Lizzani(1964)dal grande romanzo omonimo di Luciano Bianciardi, a parte la modifica della provenienza del protagonista da Grosseto a Guastalla, che però on inficia praticamente nulla della trasposizone del film(Ugo Tognazzi grossetano sarebbe stato poco credibile), rimane un vero gioirello del cinema italiano: è la crisi dell'intellettuale che ricerca la fama a Milano, continuando a meditare un attentato contro un"padrone"proprietario di una miniera, responsabile di uno spaventosa esplosione nella miniera stessa, con 43 morti,, che vuole combattere il consumismo finendo per integrarsi nella stessa, è e rimane un indoddisfatto, mentre/rileva lo straordinario Tognazzi protagonista, che è anche voce fuori campo-.narratore)il boom economico è in recessione, invece la sua situazione finanziaria personale migliora... Acre e"agra"riflessione su un potere-quello capitalistico- sempre più capace di nascondersi e di mascherarsi con modalità impensate e impensabili, è particolarmente efficace sempre: dalla visita al megapalazzo che ospita il presidente("megafirettore galattico"sarù poi in Paolo Villaggio, che un "lapsus"di Evtuschenko appellerà poi, presente attonito Alberto Moravia, "il più grande scrittore italiano"), "La vita agra"è un film criticamente e sonoramente amaro, dove i "siprarietti comici"(gli svizzeri tedeschi dirimpettai in casa etc.)sono comunque carichi di amarezza in quanto preparano e precorrono il confronto duro con il potere, che invece sa offrirsi ben diversamente da come ci si potrebbe aspettare. Film forse non particolarmente ricordato(ed è una colpa di chi non lo ricorda abbastanza) nella notevolissima fimografia di Lizzani, un autore filmico da recuperare a 360 gradi, "La vita agra"merita l'inclusione nel"top"del cinema non solo italiano, dove anche l'uso del bianco e nero è straordinario. Tognazzi, ma anche Giovanna Ralli , quale sua compagna-amante e capace di discussioni politiche con il protagonista. bellissima e bravissima. Giampiero Albertini quale suo amico-compagno politicamente ben più convintamente"radicale"e altri ancora, con un"cameo"dello stesso scrittore. El Gato
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figliounico
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venerdì 23 settembre 2022
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un reperto da riscoprire
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Cerebrale, didascalica, fredda satira di costume senza anima contro il velleitarismo degli intellettuali rivoluzionari da salotto che, negli anni ‘60 dell’italietta piccolo borghese del boom economico, stilavano acute analisi socio economiche, marxiste-freudiane, della nascente società capitalistica, auspicandone la distruzione a chiacchiere, ma perseguendo come tutti nei fatti danaro e successo. Il film pur avendo il merito di rappresentare uno spaccato della società dell’epoca, anticipando le contraddizioni in cui sarebbe caduta la sinistra italiana, si avvolge e si contorce su se stesso, preso nel vortice degli opposti stati d’animo che vorrebbe rappresentare, contrapponendo il senso della tragedia dei morti in miniera alla comicità che suscita la vita da travet del protagonista, che forse ispirò Villaggio per il suo primo Fantozzi.
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Cerebrale, didascalica, fredda satira di costume senza anima contro il velleitarismo degli intellettuali rivoluzionari da salotto che, negli anni ‘60 dell’italietta piccolo borghese del boom economico, stilavano acute analisi socio economiche, marxiste-freudiane, della nascente società capitalistica, auspicandone la distruzione a chiacchiere, ma perseguendo come tutti nei fatti danaro e successo. Il film pur avendo il merito di rappresentare uno spaccato della società dell’epoca, anticipando le contraddizioni in cui sarebbe caduta la sinistra italiana, si avvolge e si contorce su se stesso, preso nel vortice degli opposti stati d’animo che vorrebbe rappresentare, contrapponendo il senso della tragedia dei morti in miniera alla comicità che suscita la vita da travet del protagonista, che forse ispirò Villaggio per il suo primo Fantozzi. Tognazzi è la maschera di sempre, il suo personaggio ne rimane annichilito. La Ralli non va oltre il ruolo dell’amante stereotipata della commedia all’italiana. Lizzani ha fatto di meglio, sebbene l’opera risulti un’interessante reperto storico per l’approccio ancora idealistico e disinteressato al mezzo, quel cinema impegnato, inteso ingenuamente come strumento per illuminare le coscienze, cosa ormai defunta da tempo.
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