nicola pice.
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martedì 31 ottobre 2006
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"....fare un film è essere poeti"
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Pasolini è il più esemplare ed evidente esempio di rimozione collettiva operato nel nostro paese.
Un paese cinico, distratto, volgare in cui anche gli operatori culturali sono sempre più smarriti e autoreferenziali (nel caso migliore) oppure pronti a diventare i sacerdoti dell'ortodossia iperliberista, della deriva omologante neofascista, dell'insulso vuoto moderatismo a la pàge (nel caso peggiore).
L'ultimo vero immenso intellettuale italiano.
Con le sue poesie, con i suoi scritti, con i suoi film intrisi di un lirismo raffinatissimo è stato l'unico in grado di analizzare e spiegare la nostra contemporaneità, di rendere chiara la trasformazione profonda della nostra società (da contadina a neo-capitalista), di percepire il conseguente stato di vertigine e la perdita di un senso comune denominatore, di descrivere, persino, la mutazione antropologica dell'homo italicus.
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Pasolini è il più esemplare ed evidente esempio di rimozione collettiva operato nel nostro paese.
Un paese cinico, distratto, volgare in cui anche gli operatori culturali sono sempre più smarriti e autoreferenziali (nel caso migliore) oppure pronti a diventare i sacerdoti dell'ortodossia iperliberista, della deriva omologante neofascista, dell'insulso vuoto moderatismo a la pàge (nel caso peggiore).
L'ultimo vero immenso intellettuale italiano.
Con le sue poesie, con i suoi scritti, con i suoi film intrisi di un lirismo raffinatissimo è stato l'unico in grado di analizzare e spiegare la nostra contemporaneità, di rendere chiara la trasformazione profonda della nostra società (da contadina a neo-capitalista), di percepire il conseguente stato di vertigine e la perdita di un senso comune denominatore, di descrivere, persino, la mutazione antropologica dell'homo italicus.
Non solo questo.
Pier Paolo Pasolini è stato anche un uomo impegnato a dare voce e forza agli umili, agli ultimi con forte passione civile.
Le circostanze della sua morte, ancora oggi avvolte da un punto di vista giudiziario nel mistero, sono certamente da addebitarsi al sopracitato afflato.
Utopista, forse anarcoide nonostante le forti pulsioni ideologiche, aveva capito la violenza autoritaria dei poteri politici, economici e religiosi perchè se "gli uomini sono nati o creati uguali, divengono diseguali in virtù delle istituzioni sociali e politiche, cioè costruite dall'uomo stesso" (Hannah Arendt).
Il vuoto che ha lasciato è immenso ed incolmabile.
Oggi, 31.10.2006, alle ore 2,40, su Rete 4 "Mamma Roma".
Un pugno in una carezza, lirico, appassionato, disperato.
I temi cari al Pasolini degli esordi (cinematografici): j'accuse sulle piccolezze della neo-borghesia, sguardo tenero sul mondo degli ultimi - o, piuttosto, dichiarazione d'amore al (sotto)proletariato(?) - desiderio di riscatto, felicità impossibile.
Un capolavoro che annovera, per di più, un'indimenticabile Anna Magnani ed un uso sapienziale delle musiche: il Concerto in re minore e il Concerto in do maggiore di Vivaldi rendono con il loro fascino melodico la dimensione lirico-struggente della storia.
Alberto Moravia ha detto che nasce un Pasolini ogni due-trecento anni.
Non sono mai stato così d'accordo con il giudizio di qualcuno come in questo caso.
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ziogiafo
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martedì 16 dicembre 2008
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il cinema dell'impegno di... ppp - 2^ parte
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Quando Bruna rivela ad Ettore la vera “identità” di Mamma Roma e il “lavoro” che aveva svolto per anni… allora è la fine, perché questa volta Ettore si metterà seriamente nei guai, andando in prigione. Con delle lunghe carrellate notturne sui vialoni illuminati dove stazionavano di solito le prostitute, Pier Paolo Pasolini fa sfogare Mamma Roma, che con intensa disperazione e le lacrime agli occhi confessa i suoi fallimenti alla collega Biancofiore, e ad altri “amici” di strada, che appaiono al suo fianco in una sorta di “carosello”, per darle conforto. Lei tenta di giustificarsi in mille modi, in fondo che colpa ne poteva avere se è nata così sfortunata… ma non si sente l’unica responsabile, è la società che crea il male… e la povera gente ne subisce le tragiche conseguenze.
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Quando Bruna rivela ad Ettore la vera “identità” di Mamma Roma e il “lavoro” che aveva svolto per anni… allora è la fine, perché questa volta Ettore si metterà seriamente nei guai, andando in prigione. Con delle lunghe carrellate notturne sui vialoni illuminati dove stazionavano di solito le prostitute, Pier Paolo Pasolini fa sfogare Mamma Roma, che con intensa disperazione e le lacrime agli occhi confessa i suoi fallimenti alla collega Biancofiore, e ad altri “amici” di strada, che appaiono al suo fianco in una sorta di “carosello”, per darle conforto. Lei tenta di giustificarsi in mille modi, in fondo che colpa ne poteva avere se è nata così sfortunata… ma non si sente l’unica responsabile, è la società che crea il male… e la povera gente ne subisce le tragiche conseguenze. Ettore già malato, in preda ad una crisi di nervi subisce in carcere un’ulteriore violenza, viene legato e messo in cella d’isolamento, dove delirante, invoca la madre, ritornando più volte con la mente al passato a quando era piccolo e viveva in quel paesino di provincia. Ettore muore dopo una lunga agonia. Sul finale… la drammatica corsa di Mamma Roma verso “l’ignoto”… verso quella finestra di casa che affacciava sulla nuova speranza, sta per diventare l’orribile scenario del suo suicidio, se non fosse per il tempestivo intervento dei conoscenti che la bloccano in tempo prima del disperato gesto. Attraverso la straordinaria interpretazione di Anna Magnani, nei panni di Mamma Roma, Pasolini carica di responsabilità il giusto senso del faticoso ruolo di una madre che si occupa accuratamente dei propri figli, mentre fa rilevare che in uno stato sociale ostile non si concedono agevolazioni a chi se ne occupa in modo superficiale. Bella la colonna sonora con le musiche di Vivaldi. Il Cinema dell’impegno di… Pier Paolo Pasolini. Cordialmente, ziogiafo.
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ziogiafo
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martedì 16 dicembre 2008
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il cinema dell’impegno di… ppp - 1^ parte
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ziogiafo – Mamma Roma, Italia 1962 - «Mamma Roma», racconta la struggente storia di un ex prostituta (Anna Magnani) che spera di realizzare finalmente il suo unico sogno - dopo un’esistenza difficile e sfortunata – quello di cambiare vita… per un’impellente esigenza di “riscatto sociale”. Mamma Roma è tormentata da un triste destino, che sin da bambina, purtroppo, ha ereditato dal suo ceppo familiare che nulla le ha insegnato, in quello squallido vivere privo di amore e sentimenti. La madre, le seppe solo consigliare la strada del raggiro per “sistemarsi”, e quella dell’arrangiarsi per andare avanti, rendendola ancora più arida e diffidente. Ma adesso Mamma Roma ha detto basta, come prima cosa corre a riprendersi il figlio sedicenne Ettore - affidato ad una famiglia che abitava in provincia - e lo porta a vivere con lei in una panoramica casa di un quartiere piccolo-borghese di Roma.
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ziogiafo – Mamma Roma, Italia 1962 - «Mamma Roma», racconta la struggente storia di un ex prostituta (Anna Magnani) che spera di realizzare finalmente il suo unico sogno - dopo un’esistenza difficile e sfortunata – quello di cambiare vita… per un’impellente esigenza di “riscatto sociale”. Mamma Roma è tormentata da un triste destino, che sin da bambina, purtroppo, ha ereditato dal suo ceppo familiare che nulla le ha insegnato, in quello squallido vivere privo di amore e sentimenti. La madre, le seppe solo consigliare la strada del raggiro per “sistemarsi”, e quella dell’arrangiarsi per andare avanti, rendendola ancora più arida e diffidente. Ma adesso Mamma Roma ha detto basta, come prima cosa corre a riprendersi il figlio sedicenne Ettore - affidato ad una famiglia che abitava in provincia - e lo porta a vivere con lei in una panoramica casa di un quartiere piccolo-borghese di Roma. In questa faticosa lotta al reintegro sociale, la tenace Mamma Roma, incomincia a lavorare sodo con un banco di frutta in un mercatino rionale, trovando (con un ignobile espediente…) - secondo la spietata logica che il fine giustifica i mezzi - un lavoro sicuro anche per il figlio, guardando con speranza a quel futuro positivo che potrà meritarsi solo ricominciando da zero. Purtroppo, ben presto, questo bel progetto di rinascita sarà rovinato dall’ex protettore di Mamma Roma: Carmine, che ritorna alla carica a chiedere soldi, costringendo la disperata donna a riprendere “l’attività” sul marciapiedi per un paio di settimane, per procurargli rapidamente una somma di denaro. Pasolini, muove i personaggi della storia sullo sfondo di una squallida periferia romana, quasi da dopoguerra, dove, da un lato tutto procede in funzione dei grandi sacrifici, mentre dall’altro - specialmente nella realtà giovanile - nulla ha importanza, la vita va avanti “alla giornata” senza un senso, e per sentirsi “uomini” ogni tanto, si mette a segno qualche rapina ai malati di un ospedale nell'ora delle visite. Ettore, ha una grande tristezza dentro, non è bastata la motocicletta avuta in regalo, il lavoro di cameriere e il flirt con Bruna a fargli cambiare atteggiamento verso la vita, una vita vuota che continua a negargli i grandi sentimenti e gli amori, proprio come è successo a sua madre.
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luca scialò
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martedì 31 agosto 2010
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macchie difficili da far sparire
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Mamma Roma è una donna che, sposato un anziano milionario sperando nella sua veloce dipartita che invece non è arrivata, si dà alla prostituzione per cercare l'indipendenza da lui. Ha un figlio, Ettore, che malgrado i tanti problemi, cerca di accudire lontano dalla strada, sempre pronta ad inghiottire la povera gente....
Film intenso, toccante, la cui interpretazione di Anna Magnani, vero fulcro della sceneggiatura, e il finale tragico, fanno guadagnare una stella in più, e fanno annoverare tale film tra i migliori di Pasolini, forse il più completo per storia e tecnica cinematografica.
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great steven
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mercoledì 29 maggio 2013
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poesia del mondo proletario e sensazioni potenti
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MAMMA ROMA (IT, 1962)
Diretto da PIER PAOLO PASOLINI. Interpretato da ANNA MAGNANI – ETTORE GAROFOLO – FRANCO CITTI – SILVANA CORSINI – LAMBERTO MAGGIORANI – PAOLO VOLPONI – LUISA LOIANO
Mamma Roma è un'anziana prostituta che decide di abbandonare il marciapiede per fare la fruttivendola. Spera di trovare coi proventi un lavoro per il figlio diciassettenne Ettore, sostanzialmente buono ma impulsivo e frettoloso di avere un'iniziazione sessuale (e criminale). Ma le cose cominceranno a complicarsi e a precipitare: il protettore della donna, che è anche il padre del ragazzo, la costringe a prostituirsi di nuovo, mentre Ettore, scoperta la professione della madre di cui prima era all'oscuro, lascia la trattoria in cui la madre gli aveva trovato un impiego, si fa trascinare da cattive amicizie in un esperimento furfantesco, viene incarcerato e muore di inedia in prigione.
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MAMMA ROMA (IT, 1962)
Diretto da PIER PAOLO PASOLINI. Interpretato da ANNA MAGNANI – ETTORE GAROFOLO – FRANCO CITTI – SILVANA CORSINI – LAMBERTO MAGGIORANI – PAOLO VOLPONI – LUISA LOIANO
Mamma Roma è un'anziana prostituta che decide di abbandonare il marciapiede per fare la fruttivendola. Spera di trovare coi proventi un lavoro per il figlio diciassettenne Ettore, sostanzialmente buono ma impulsivo e frettoloso di avere un'iniziazione sessuale (e criminale). Ma le cose cominceranno a complicarsi e a precipitare: il protettore della donna, che è anche il padre del ragazzo, la costringe a prostituirsi di nuovo, mentre Ettore, scoperta la professione della madre di cui prima era all'oscuro, lascia la trattoria in cui la madre gli aveva trovato un impiego, si fa trascinare da cattive amicizie in un esperimento furfantesco, viene incarcerato e muore di inedia in prigione. Il 2° film di Pasolini appartiene per 3/4 a lui per il superbo splendore figurativo e una regia attenta e robusta che valorizza, senza impreziosirla, una sceneggiatura ben scritta, e per 1/4 alla Magnani, eccezionale nel dipingere la forza d'animo, l'emotività e la tenacia del suo personaggio. Le invenzioni stilistiche, nate dal connubio tra la fotografia del bravissimo Tonino Delli Colli e la scenografia di Flavio Mogherini, sbalordiscono sul piano grafico ed emozionale: i risultati più felici sono il matrimonio (insieme rustico e lussuoso) di F. Citti, il breve viaggio per le strade di Roma sulla motocicletta e il ragazzo legato al letto di contenzione che, colpito dalla febbre, delira in fin di vita con lo sguardo stralunato. La poesia del quotidiano di questo film – non troppo distante dal neorealismo ma non includibile nella categoria – traspare limpida e fresca come il mare all'aurora, e rimanda alla produzione letteraria di un Pasolini allora già famoso come poeta e romanziere e cineasta agli esordi, e in particolare alla meravigliosa poesia Desiderio di ricchezza del sottoproletariato romano. Per l'appunto, nel film spicca una lucida analisi delle condizioni di vita di un proletariato sognatore benché ancorato a forti radici popolari, unito a un rapporto madre-figlio efficacemente recitato. Girato a Casal Bertone, nel quartiere popolare Quadraro e nel Parco degli Acquedotti (esterni).
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maria antonietta tomassetti
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venerdì 6 novembre 2015
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sullo svantaggio iniziale...
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Film molto intenso, profondo, diretto, toccante e triste in quanto sembra non ci possa essere possibilità di recupero qualora le condizioni di vita da cui si parte siano particolarmente svantaggiate. Non c'è possibilità per mamma roma di dare una svolta alla sua vita e a quella del figlio perchè anche se lei ha chiuso la porta dietro al suo passato il suo passato non l'ha chiusa con lei e in modo preponderante ritorna e la sommerge. Lei cerca di manipolare gli eventi, di controllarli affinchè prendano la piega da lei desiderarta ossia un futuro migliore per sè e per il proprio figlio ma ciò nonostante i suoi immani sforzi non si verifica, sembra che il loro destino sia scritto e nulla lo potrà cambiare.
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Film molto intenso, profondo, diretto, toccante e triste in quanto sembra non ci possa essere possibilità di recupero qualora le condizioni di vita da cui si parte siano particolarmente svantaggiate. Non c'è possibilità per mamma roma di dare una svolta alla sua vita e a quella del figlio perchè anche se lei ha chiuso la porta dietro al suo passato il suo passato non l'ha chiusa con lei e in modo preponderante ritorna e la sommerge. Lei cerca di manipolare gli eventi, di controllarli affinchè prendano la piega da lei desiderarta ossia un futuro migliore per sè e per il proprio figlio ma ciò nonostante i suoi immani sforzi non si verifica, sembra che il loro destino sia scritto e nulla lo potrà cambiare. Bella la fotografia che rispecchia la solitudine e desolazione interiore dei personaggi del film che sono inevitabilmente dei vinti. Indimenticabile la scena finale in cui dalla finestra si vede il centro della città che sembra quasi un miraggio nel deserto tanto è lontana dalle possibilità di mamma roma.
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giulio andreetta
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lunedì 17 agosto 2020
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poesia per immagini
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E' questo il film di Pasolini che più amo. E' senz'altro una pellicola che suscita una sensazione, nello spettatore, di innocenza e di tenerezza inarrivabili. Le disavventure del protagonista vengono raccontate con uno sguardo partecipe, attento, materno. Una meravigliosa protagonista, Anna Magnani, qui ai vertici della sua arte offre un'interpretazione estremamente raffinata, e allo stesso tempo commovente e realistica. Ma tutti gli attori nei film di Pasolini - tra i quali molti erano scritturati tra i non-professionisti - sono credibili e sinceri: uno dei tanti pregi di questo autore, che almeno agli inizi della sua attività di cineasta, non poteva certamente definirsi un professionista dal momento che si trattava di un uomo divenuto noto grazie alla letteratura e alla poesia.
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E' questo il film di Pasolini che più amo. E' senz'altro una pellicola che suscita una sensazione, nello spettatore, di innocenza e di tenerezza inarrivabili. Le disavventure del protagonista vengono raccontate con uno sguardo partecipe, attento, materno. Una meravigliosa protagonista, Anna Magnani, qui ai vertici della sua arte offre un'interpretazione estremamente raffinata, e allo stesso tempo commovente e realistica. Ma tutti gli attori nei film di Pasolini - tra i quali molti erano scritturati tra i non-professionisti - sono credibili e sinceri: uno dei tanti pregi di questo autore, che almeno agli inizi della sua attività di cineasta, non poteva certamente definirsi un professionista dal momento che si trattava di un uomo divenuto noto grazie alla letteratura e alla poesia. Tuttavia è proprio questo suo sguardo inesperto - e che a volte si traduce in tutta una serie di approssimazioni tecnico-registiche (nella gestione della fotografia ad esempio) - a conferire maggior valore di verità ai suoi film. Se si dovesse valutare questa pellicola sotto il profilo tecnico-esecutivo, dunque, molte sarebbero le riserve che un critico potrebbe avanzare, ma tutte queste considerazioni diventano di rilevanza nulla se paragonate alla potenza espressiva del film. Per tutte queste ragioni non sarà difficile assegnare le 5 stelline del capolavoro.
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elgatoloco
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martedì 3 novembre 2015
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pasolini geniale come sempre
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Quando gli States avevano Tim Leary, Allen Ginsberg, Lawrence Ferlinghetti , Gregory Corso e soprattutto William Burroughs e nel cinema Robert Altman, Alfred Hitchcock(Inglese, però), Woody Allen, Dennis Hopper etc., l'Italia aveva Pier Pasolini, che certo non era da meno, anzi. Questo suo primo film da regista è assolutamente eccezionale: "neorealista", nell'impostazione, in quanto descrive gli orrori della periferia sottoproletaria, ma va anche molto al di là: il rapporto tra Mamma Roma, "fanatica"della condizione sociale da migliorare, con un figlio ormai più che adolescente che non ottermpera ai suoi desideri, il difficile rapporto madre-figlio(ma oltre gli equivoci di un'interpretazione freudiana"rigida"), la scoperta del sesso da parte del ragazzo e il rapporto difficile con i coetanei, per lui"Marziano a Roma"in quanto"burino", ancora il dramma di Mamma ROma, ex-prostituta che ora fa la fruttivendola, minacciata però dal suo ex-maquereau, con inquadrature straordinarie, da pittura di altissimo livello, sempre,(ma, come rimarcava Pasolini, senza rifarsi a un solo modello!) con persone ed elementi naturali, con le terribili scene finali della reclusione del ragazzo, che muore in manicomio, assurdamente, con la madre che si dispera, con lui che la invoca, ma tutto in silenzio, con la sola forza delle immagini, dei volti, in un bianco e nero eccelso, con il top assoluto della musica classica, quella del"prete rosso"Antonio Vivaldi.
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Quando gli States avevano Tim Leary, Allen Ginsberg, Lawrence Ferlinghetti , Gregory Corso e soprattutto William Burroughs e nel cinema Robert Altman, Alfred Hitchcock(Inglese, però), Woody Allen, Dennis Hopper etc., l'Italia aveva Pier Pasolini, che certo non era da meno, anzi. Questo suo primo film da regista è assolutamente eccezionale: "neorealista", nell'impostazione, in quanto descrive gli orrori della periferia sottoproletaria, ma va anche molto al di là: il rapporto tra Mamma Roma, "fanatica"della condizione sociale da migliorare, con un figlio ormai più che adolescente che non ottermpera ai suoi desideri, il difficile rapporto madre-figlio(ma oltre gli equivoci di un'interpretazione freudiana"rigida"), la scoperta del sesso da parte del ragazzo e il rapporto difficile con i coetanei, per lui"Marziano a Roma"in quanto"burino", ancora il dramma di Mamma ROma, ex-prostituta che ora fa la fruttivendola, minacciata però dal suo ex-maquereau, con inquadrature straordinarie, da pittura di altissimo livello, sempre,(ma, come rimarcava Pasolini, senza rifarsi a un solo modello!) con persone ed elementi naturali, con le terribili scene finali della reclusione del ragazzo, che muore in manicomio, assurdamente, con la madre che si dispera, con lui che la invoca, ma tutto in silenzio, con la sola forza delle immagini, dei volti, in un bianco e nero eccelso, con il top assoluto della musica classica, quella del"prete rosso"Antonio Vivaldi. Un film che dice tutto senza bisogno di dialoghi interminabili, di improprie citazioni etc.Un vero monumento, da parte di uno scrittore e poeta di altissimo livello, alll'essenzialità filmica. Dire di più sarebbe togliere a chi (eventualmente)leggerà questa noticina il piacere di lasciarsi attrarre-respingere(al tempo stesso)da questo film"atroce e soave"(definizione di p.P.Pasolini riguardo a un altro film , sempre suo) El Gato
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claude laurent
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mercoledì 8 dicembre 2010
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il volto oscuro della "civilta' moderna"
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Da questo film traspare tutto l'avido materialismo e la povertà interiore della gente comune, nonchè lo squallore estetico che fa da contorno alla vita dell'uomo "moderno", "incivilito", oramai alienato, snaturato, un uomo che insegue gli aspetti più prosaici e degradanti della vita, un uomo senza valori che è un lupo tra lupi affamati quanto lui. La vita dei protagonisti non può che finire male, tragicamente, in quanto sono risucchiati dalla loro stessa spirale di "nichilismo materialista" in cui si trovavano da sempre: gli eventi si complicano fino a trascinare via come una corrente inmpetuosa la sorte (amara) dei due protagonisti, che quindi possono assurgere a paradigma dell'uomo comune, cioè un uomo materialista e senza valori che arriva a distruggersi con le sue stesse mani.
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Da questo film traspare tutto l'avido materialismo e la povertà interiore della gente comune, nonchè lo squallore estetico che fa da contorno alla vita dell'uomo "moderno", "incivilito", oramai alienato, snaturato, un uomo che insegue gli aspetti più prosaici e degradanti della vita, un uomo senza valori che è un lupo tra lupi affamati quanto lui. La vita dei protagonisti non può che finire male, tragicamente, in quanto sono risucchiati dalla loro stessa spirale di "nichilismo materialista" in cui si trovavano da sempre: gli eventi si complicano fino a trascinare via come una corrente inmpetuosa la sorte (amara) dei due protagonisti, che quindi possono assurgere a paradigma dell'uomo comune, cioè un uomo materialista e senza valori che arriva a distruggersi con le sue stesse mani. Un uomo peggiore dell'animale.
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