eugen
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mercoledì 27 settembre 2023
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grande pasolini, grande magnani
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"Mama Roma"(1962)testimonaia la grande di Pasolini, qui al suo secondo film, sia a livello di costurzione formale(grande film degli anni Sixties, dove l'omaggio a Roberto Longhi, suo prof.a Vologna, non 'ecerto questione "formale", se si intende l'aggettivo in senso deteriore)sia dal punto di vista dei significait, dove il grande poeta-scrittore-regista prende di petto, qui, il sogno piccolo-borghese e consumisittico di quell'epoca(e poi di di ogni tempo, ovviamente) da parte del sottoproletariato e anche la ricerca linguistica(sul romanesco, segnatamente)e¿un altro esempio della"quete inachve'e"pasoliniana, della sua ricerca , nel cinneaa come, come con altri mezzi, nel teatro, nella poesia, nel romanzo, nei saggi, , di un"altro"totalmente da costruire rispetto a quanto c'era prima.
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"Mama Roma"(1962)testimonaia la grande di Pasolini, qui al suo secondo film, sia a livello di costurzione formale(grande film degli anni Sixties, dove l'omaggio a Roberto Longhi, suo prof.a Vologna, non 'ecerto questione "formale", se si intende l'aggettivo in senso deteriore)sia dal punto di vista dei significait, dove il grande poeta-scrittore-regista prende di petto, qui, il sogno piccolo-borghese e consumisittico di quell'epoca(e poi di di ogni tempo, ovviamente) da parte del sottoproletariato e anche la ricerca linguistica(sul romanesco, segnatamente)e¿un altro esempio della"quete inachve'e"pasoliniana, della sua ricerca , nel cinneaa come, come con altri mezzi, nel teatro, nella poesia, nel romanzo, nei saggi, , di un"altro"totalmente da costruire rispetto a quanto c'era prima. Grande empatia e grande commoizione(completamente antireotrica, propriio contro il cinema larmoyant di quegli anni)si manifesta qui, in questo straordinario film, dove l'essenzialita' e'assoluta. Anna Magnani, come Ettore Garofolo , Franco Citti , sono grrandi in un film in cui la musica(ANtonio Vivaldi, qui)non e'mai"corredo", ma parte essenziale del testo filmico, come lo e'il bianco e nero della fotografia di Tonino Delli Colli. . Eugen
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giulio andreetta
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lunedì 17 agosto 2020
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poesia per immagini
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E' questo il film di Pasolini che più amo. E' senz'altro una pellicola che suscita una sensazione, nello spettatore, di innocenza e di tenerezza inarrivabili. Le disavventure del protagonista vengono raccontate con uno sguardo partecipe, attento, materno. Una meravigliosa protagonista, Anna Magnani, qui ai vertici della sua arte offre un'interpretazione estremamente raffinata, e allo stesso tempo commovente e realistica. Ma tutti gli attori nei film di Pasolini - tra i quali molti erano scritturati tra i non-professionisti - sono credibili e sinceri: uno dei tanti pregi di questo autore, che almeno agli inizi della sua attività di cineasta, non poteva certamente definirsi un professionista dal momento che si trattava di un uomo divenuto noto grazie alla letteratura e alla poesia.
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E' questo il film di Pasolini che più amo. E' senz'altro una pellicola che suscita una sensazione, nello spettatore, di innocenza e di tenerezza inarrivabili. Le disavventure del protagonista vengono raccontate con uno sguardo partecipe, attento, materno. Una meravigliosa protagonista, Anna Magnani, qui ai vertici della sua arte offre un'interpretazione estremamente raffinata, e allo stesso tempo commovente e realistica. Ma tutti gli attori nei film di Pasolini - tra i quali molti erano scritturati tra i non-professionisti - sono credibili e sinceri: uno dei tanti pregi di questo autore, che almeno agli inizi della sua attività di cineasta, non poteva certamente definirsi un professionista dal momento che si trattava di un uomo divenuto noto grazie alla letteratura e alla poesia. Tuttavia è proprio questo suo sguardo inesperto - e che a volte si traduce in tutta una serie di approssimazioni tecnico-registiche (nella gestione della fotografia ad esempio) - a conferire maggior valore di verità ai suoi film. Se si dovesse valutare questa pellicola sotto il profilo tecnico-esecutivo, dunque, molte sarebbero le riserve che un critico potrebbe avanzare, ma tutte queste considerazioni diventano di rilevanza nulla se paragonate alla potenza espressiva del film. Per tutte queste ragioni non sarà difficile assegnare le 5 stelline del capolavoro.
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dario
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venerdì 26 agosto 2016
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fastidioso
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E' una dimostrazione di cone non si dovrebbe fare un film: narrazione lenta e compiaciuta, direzione degli attori sottozero (ovviamente, poi, il che è peggio, tranne la Magnani, gli attori sono raccattati per strada, more solito di un Pasolini ottenebrato dall'ossessione dell'opus magnum). Mi sembra vergognoso da parte della critica paludata - notoriamnte lontana dalla realtà del marciapiede - di rifiutare l'analisi e prendere per oro colato una storiaccia raccontata con la bava alla bocca. Ci si prostra di fronte al nome di Pasolini, un malato, capace di esternare, con tentativi poetici asfittici, un suo mondo immaginato, grondante di efferatezze delle quali vorrebbe e non vorrebbe fare parte.
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E' una dimostrazione di cone non si dovrebbe fare un film: narrazione lenta e compiaciuta, direzione degli attori sottozero (ovviamente, poi, il che è peggio, tranne la Magnani, gli attori sono raccattati per strada, more solito di un Pasolini ottenebrato dall'ossessione dell'opus magnum). Mi sembra vergognoso da parte della critica paludata - notoriamnte lontana dalla realtà del marciapiede - di rifiutare l'analisi e prendere per oro colato una storiaccia raccontata con la bava alla bocca. Ci si prostra di fronte al nome di Pasolini, un malato, capace di esternare, con tentativi poetici asfittici, un suo mondo immaginato, grondante di efferatezze delle quali vorrebbe e non vorrebbe fare parte. Così, ridicola anche una Magnani spiritata e tragica in modo insopportabile, falso.
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(di luanaa)
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onufrio
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sabato 7 novembre 2015
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straziante
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Pasolini ci racconta dietro la macchina da presa il tormentato rapporto fra una madre e un figlio. Mamma Roma abbandona il marciapiede, cambia vita dedicandosi ad un lavoro onesto, tutto per dare un futuro migliore al figlio Ettore, ma Ettore è un fannullone, va a zonzo con gli amici, preferisce rubare piuttosto che lavorare e quando il passato della madre verrà allo scoperto Ettore reagirà in maniera autodistruttiva arrivando ad un finale davvero toccante.
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maria antonietta tomassetti
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venerdì 6 novembre 2015
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sullo svantaggio iniziale...
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Film molto intenso, profondo, diretto, toccante e triste in quanto sembra non ci possa essere possibilità di recupero qualora le condizioni di vita da cui si parte siano particolarmente svantaggiate. Non c'è possibilità per mamma roma di dare una svolta alla sua vita e a quella del figlio perchè anche se lei ha chiuso la porta dietro al suo passato il suo passato non l'ha chiusa con lei e in modo preponderante ritorna e la sommerge. Lei cerca di manipolare gli eventi, di controllarli affinchè prendano la piega da lei desiderarta ossia un futuro migliore per sè e per il proprio figlio ma ciò nonostante i suoi immani sforzi non si verifica, sembra che il loro destino sia scritto e nulla lo potrà cambiare.
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Film molto intenso, profondo, diretto, toccante e triste in quanto sembra non ci possa essere possibilità di recupero qualora le condizioni di vita da cui si parte siano particolarmente svantaggiate. Non c'è possibilità per mamma roma di dare una svolta alla sua vita e a quella del figlio perchè anche se lei ha chiuso la porta dietro al suo passato il suo passato non l'ha chiusa con lei e in modo preponderante ritorna e la sommerge. Lei cerca di manipolare gli eventi, di controllarli affinchè prendano la piega da lei desiderarta ossia un futuro migliore per sè e per il proprio figlio ma ciò nonostante i suoi immani sforzi non si verifica, sembra che il loro destino sia scritto e nulla lo potrà cambiare. Bella la fotografia che rispecchia la solitudine e desolazione interiore dei personaggi del film che sono inevitabilmente dei vinti. Indimenticabile la scena finale in cui dalla finestra si vede il centro della città che sembra quasi un miraggio nel deserto tanto è lontana dalle possibilità di mamma roma.
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elgatoloco
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martedì 3 novembre 2015
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pasolini geniale come sempre
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Quando gli States avevano Tim Leary, Allen Ginsberg, Lawrence Ferlinghetti , Gregory Corso e soprattutto William Burroughs e nel cinema Robert Altman, Alfred Hitchcock(Inglese, però), Woody Allen, Dennis Hopper etc., l'Italia aveva Pier Pasolini, che certo non era da meno, anzi. Questo suo primo film da regista è assolutamente eccezionale: "neorealista", nell'impostazione, in quanto descrive gli orrori della periferia sottoproletaria, ma va anche molto al di là: il rapporto tra Mamma Roma, "fanatica"della condizione sociale da migliorare, con un figlio ormai più che adolescente che non ottermpera ai suoi desideri, il difficile rapporto madre-figlio(ma oltre gli equivoci di un'interpretazione freudiana"rigida"), la scoperta del sesso da parte del ragazzo e il rapporto difficile con i coetanei, per lui"Marziano a Roma"in quanto"burino", ancora il dramma di Mamma ROma, ex-prostituta che ora fa la fruttivendola, minacciata però dal suo ex-maquereau, con inquadrature straordinarie, da pittura di altissimo livello, sempre,(ma, come rimarcava Pasolini, senza rifarsi a un solo modello!) con persone ed elementi naturali, con le terribili scene finali della reclusione del ragazzo, che muore in manicomio, assurdamente, con la madre che si dispera, con lui che la invoca, ma tutto in silenzio, con la sola forza delle immagini, dei volti, in un bianco e nero eccelso, con il top assoluto della musica classica, quella del"prete rosso"Antonio Vivaldi.
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Quando gli States avevano Tim Leary, Allen Ginsberg, Lawrence Ferlinghetti , Gregory Corso e soprattutto William Burroughs e nel cinema Robert Altman, Alfred Hitchcock(Inglese, però), Woody Allen, Dennis Hopper etc., l'Italia aveva Pier Pasolini, che certo non era da meno, anzi. Questo suo primo film da regista è assolutamente eccezionale: "neorealista", nell'impostazione, in quanto descrive gli orrori della periferia sottoproletaria, ma va anche molto al di là: il rapporto tra Mamma Roma, "fanatica"della condizione sociale da migliorare, con un figlio ormai più che adolescente che non ottermpera ai suoi desideri, il difficile rapporto madre-figlio(ma oltre gli equivoci di un'interpretazione freudiana"rigida"), la scoperta del sesso da parte del ragazzo e il rapporto difficile con i coetanei, per lui"Marziano a Roma"in quanto"burino", ancora il dramma di Mamma ROma, ex-prostituta che ora fa la fruttivendola, minacciata però dal suo ex-maquereau, con inquadrature straordinarie, da pittura di altissimo livello, sempre,(ma, come rimarcava Pasolini, senza rifarsi a un solo modello!) con persone ed elementi naturali, con le terribili scene finali della reclusione del ragazzo, che muore in manicomio, assurdamente, con la madre che si dispera, con lui che la invoca, ma tutto in silenzio, con la sola forza delle immagini, dei volti, in un bianco e nero eccelso, con il top assoluto della musica classica, quella del"prete rosso"Antonio Vivaldi. Un film che dice tutto senza bisogno di dialoghi interminabili, di improprie citazioni etc.Un vero monumento, da parte di uno scrittore e poeta di altissimo livello, alll'essenzialità filmica. Dire di più sarebbe togliere a chi (eventualmente)leggerà questa noticina il piacere di lasciarsi attrarre-respingere(al tempo stesso)da questo film"atroce e soave"(definizione di p.P.Pasolini riguardo a un altro film , sempre suo) El Gato
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great steven
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mercoledì 29 maggio 2013
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poesia del mondo proletario e sensazioni potenti
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MAMMA ROMA (IT, 1962)
Diretto da PIER PAOLO PASOLINI. Interpretato da ANNA MAGNANI – ETTORE GAROFOLO – FRANCO CITTI – SILVANA CORSINI – LAMBERTO MAGGIORANI – PAOLO VOLPONI – LUISA LOIANO
Mamma Roma è un'anziana prostituta che decide di abbandonare il marciapiede per fare la fruttivendola. Spera di trovare coi proventi un lavoro per il figlio diciassettenne Ettore, sostanzialmente buono ma impulsivo e frettoloso di avere un'iniziazione sessuale (e criminale). Ma le cose cominceranno a complicarsi e a precipitare: il protettore della donna, che è anche il padre del ragazzo, la costringe a prostituirsi di nuovo, mentre Ettore, scoperta la professione della madre di cui prima era all'oscuro, lascia la trattoria in cui la madre gli aveva trovato un impiego, si fa trascinare da cattive amicizie in un esperimento furfantesco, viene incarcerato e muore di inedia in prigione.
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MAMMA ROMA (IT, 1962)
Diretto da PIER PAOLO PASOLINI. Interpretato da ANNA MAGNANI – ETTORE GAROFOLO – FRANCO CITTI – SILVANA CORSINI – LAMBERTO MAGGIORANI – PAOLO VOLPONI – LUISA LOIANO
Mamma Roma è un'anziana prostituta che decide di abbandonare il marciapiede per fare la fruttivendola. Spera di trovare coi proventi un lavoro per il figlio diciassettenne Ettore, sostanzialmente buono ma impulsivo e frettoloso di avere un'iniziazione sessuale (e criminale). Ma le cose cominceranno a complicarsi e a precipitare: il protettore della donna, che è anche il padre del ragazzo, la costringe a prostituirsi di nuovo, mentre Ettore, scoperta la professione della madre di cui prima era all'oscuro, lascia la trattoria in cui la madre gli aveva trovato un impiego, si fa trascinare da cattive amicizie in un esperimento furfantesco, viene incarcerato e muore di inedia in prigione. Il 2° film di Pasolini appartiene per 3/4 a lui per il superbo splendore figurativo e una regia attenta e robusta che valorizza, senza impreziosirla, una sceneggiatura ben scritta, e per 1/4 alla Magnani, eccezionale nel dipingere la forza d'animo, l'emotività e la tenacia del suo personaggio. Le invenzioni stilistiche, nate dal connubio tra la fotografia del bravissimo Tonino Delli Colli e la scenografia di Flavio Mogherini, sbalordiscono sul piano grafico ed emozionale: i risultati più felici sono il matrimonio (insieme rustico e lussuoso) di F. Citti, il breve viaggio per le strade di Roma sulla motocicletta e il ragazzo legato al letto di contenzione che, colpito dalla febbre, delira in fin di vita con lo sguardo stralunato. La poesia del quotidiano di questo film – non troppo distante dal neorealismo ma non includibile nella categoria – traspare limpida e fresca come il mare all'aurora, e rimanda alla produzione letteraria di un Pasolini allora già famoso come poeta e romanziere e cineasta agli esordi, e in particolare alla meravigliosa poesia Desiderio di ricchezza del sottoproletariato romano. Per l'appunto, nel film spicca una lucida analisi delle condizioni di vita di un proletariato sognatore benché ancorato a forti radici popolari, unito a un rapporto madre-figlio efficacemente recitato. Girato a Casal Bertone, nel quartiere popolare Quadraro e nel Parco degli Acquedotti (esterni).
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claude laurent
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mercoledì 8 dicembre 2010
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il volto oscuro della "civilta' moderna"
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Da questo film traspare tutto l'avido materialismo e la povertà interiore della gente comune, nonchè lo squallore estetico che fa da contorno alla vita dell'uomo "moderno", "incivilito", oramai alienato, snaturato, un uomo che insegue gli aspetti più prosaici e degradanti della vita, un uomo senza valori che è un lupo tra lupi affamati quanto lui. La vita dei protagonisti non può che finire male, tragicamente, in quanto sono risucchiati dalla loro stessa spirale di "nichilismo materialista" in cui si trovavano da sempre: gli eventi si complicano fino a trascinare via come una corrente inmpetuosa la sorte (amara) dei due protagonisti, che quindi possono assurgere a paradigma dell'uomo comune, cioè un uomo materialista e senza valori che arriva a distruggersi con le sue stesse mani.
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Da questo film traspare tutto l'avido materialismo e la povertà interiore della gente comune, nonchè lo squallore estetico che fa da contorno alla vita dell'uomo "moderno", "incivilito", oramai alienato, snaturato, un uomo che insegue gli aspetti più prosaici e degradanti della vita, un uomo senza valori che è un lupo tra lupi affamati quanto lui. La vita dei protagonisti non può che finire male, tragicamente, in quanto sono risucchiati dalla loro stessa spirale di "nichilismo materialista" in cui si trovavano da sempre: gli eventi si complicano fino a trascinare via come una corrente inmpetuosa la sorte (amara) dei due protagonisti, che quindi possono assurgere a paradigma dell'uomo comune, cioè un uomo materialista e senza valori che arriva a distruggersi con le sue stesse mani. Un uomo peggiore dell'animale.
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luca scialò
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martedì 31 agosto 2010
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macchie difficili da far sparire
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Mamma Roma è una donna che, sposato un anziano milionario sperando nella sua veloce dipartita che invece non è arrivata, si dà alla prostituzione per cercare l'indipendenza da lui. Ha un figlio, Ettore, che malgrado i tanti problemi, cerca di accudire lontano dalla strada, sempre pronta ad inghiottire la povera gente....
Film intenso, toccante, la cui interpretazione di Anna Magnani, vero fulcro della sceneggiatura, e il finale tragico, fanno guadagnare una stella in più, e fanno annoverare tale film tra i migliori di Pasolini, forse il più completo per storia e tecnica cinematografica.
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paolo ciarpaglini
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domenica 23 agosto 2009
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mamma roma.
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Potremmo riassumere 'il tutto', semplicemente citando 'Mamma Roma'. Poichè la Magnani, anche se a volte straripa, è da sola la pura incarnazione (senza bisogno di apporto alcuno da parte dei registi), della gente 'comune'. Il contesto in cui Pasolini la proietta, è ovviamente filtrato attraverso la viione personale del regista. Ovvero, una proiezione su schermo dell'inesorabile e sempre presente, a volte oltremodo, di un mal di vivere, a volte condivisibile altre no, dell'autore. Ho trovato le musiche assolutamente fuori dal coro, e dal contesto. Non ho compreso infatti cosa c'entrino 'note' ottocentesche, con il tema trattato. Un vero cavolo a merenda. Un ultima osservazione: il film è buono, realista, vero almeno fino alla tre quarti.
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Potremmo riassumere 'il tutto', semplicemente citando 'Mamma Roma'. Poichè la Magnani, anche se a volte straripa, è da sola la pura incarnazione (senza bisogno di apporto alcuno da parte dei registi), della gente 'comune'. Il contesto in cui Pasolini la proietta, è ovviamente filtrato attraverso la viione personale del regista. Ovvero, una proiezione su schermo dell'inesorabile e sempre presente, a volte oltremodo, di un mal di vivere, a volte condivisibile altre no, dell'autore. Ho trovato le musiche assolutamente fuori dal coro, e dal contesto. Non ho compreso infatti cosa c'entrino 'note' ottocentesche, con il tema trattato. Un vero cavolo a merenda. Un ultima osservazione: il film è buono, realista, vero almeno fino alla tre quarti. Per poi scadere, a mio avviso, in una morte che rappresenta tirata via, la crocefissione. E poi quel '..poero fio mio.., poero fio mio...', è un po poco. Il finale avrebbe sicuramente meritato ben altro impegno, giovando così, e non sottraendo invece all'opera, ciò che di buono si era fatto. Sula Magnani c'è poco da dire; è un marchio di fabbrica. Bella e straordinariamente brava. Pasolini.., un buon pensatore, ma oltremodo sofferto e afflitto dalle proprie paranoie. Ermetico?, non direi. Piuttosto e a modo suo, molto comunicativo.
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