Giuseppe Marotta
La notte di luglio sta morendo in fretta, di sincope, nella sterminata campagna russa. Il piccolo Jegor Jegòruska, dorme e sogna che la nonna gli porta un dolcetto; ma la nonna è defunta e la giornata che raspa agli usci del villaggio sarà angosciosa, fatidica per lui. Deve partire. Lo zio materno, Ivan Kuzmiciov, lo ha iscritto al ginnasio di una lontana città, dove lo condurrà lui stesso. Ecco, entra la mamma. Svegliati, Jegòruska, imprimiti dentro le raccomandazioni di lei, ma soprattutto guardati intorno: queste pareti e questi oggetti non li rivedrai tanto presto, o, quando li rivedrai, non saranno più come oggi. [...]
di Giuseppe Marotta, articolo completo (8719 caratteri spazi inclusi) su 1965