arnaco
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martedì 15 dicembre 2015
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attualità
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Solo un commento. Come altri hanno già detto il film è molto attuale; vale a dire che la politica è così sporca almeno dagli anni quaranta e sicuramente da molto prima. Il film ci spiega in modo molto comprensibile cosa succederebbe se un uomo politico si mettesse in mente di fare la persona onesta, anche se è un'eventualità molto remota o, se vogliamo essere ottimisti, rara. Il lieto fine è solo apparentemente tale perchè ci mostra che nemmeno con uno sforzo titanico (come parlare per ore di seguito) si riesce a vincere la corruzione: occorre che il politico corrotto si penta e si autodenunci; cosa che, a parte qualche film tra cui questo, non mi risulta che sia mai successa e probabilmente non succederà mai.
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darkglobe
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lunedì 9 febbraio 2015
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film populista fino all’osso
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Mister Smith va a Washington può senza alcun dubbio essere definito uno dei più famosi film di Frank Capra.
Protagonista del racconto è un giovane leader dei boy scout, Jeff Smith (James Stewart), scelto, data la sua indole bonaria, per sostituire un senatore deceduto dal governatore Hopper (Guy Kibbee), dal pessimo editore Jim Taylor (Edward Arnold) e dal corrotto senatore Paine (un Claude Rains ai massimi livelli) che hanno in testa di manipolarlo come un burattino per favorire i loro loschi interessi. Ma Smith, contrariamente alle aspettative, cerca di ricoprire adeguatamente il suo ruolo, dandosi da fare e e tirando addirittura fuori dal cilindro una legge a favore dei boy scout.
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Mister Smith va a Washington può senza alcun dubbio essere definito uno dei più famosi film di Frank Capra.
Protagonista del racconto è un giovane leader dei boy scout, Jeff Smith (James Stewart), scelto, data la sua indole bonaria, per sostituire un senatore deceduto dal governatore Hopper (Guy Kibbee), dal pessimo editore Jim Taylor (Edward Arnold) e dal corrotto senatore Paine (un Claude Rains ai massimi livelli) che hanno in testa di manipolarlo come un burattino per favorire i loro loschi interessi. Ma Smith, contrariamente alle aspettative, cerca di ricoprire adeguatamente il suo ruolo, dandosi da fare e e tirando addirittura fuori dal cilindro una legge a favore dei boy scout. Peccato che il terreno da lui individuato per costruire un campeggio estivo sia lo stesso luogo su cui Paine e Taylor intendano realizzare una speculazione immobiliare, comprando la terra a poco prezzo per rivenderla a peso d’oro al governo per la costruzione di una diga. Nasce lo scontro: gli speculatori tentano dapprima di corrompere Smith, supportato costantemente dai buoni consigli della sua fedele segretaria Clarissa Saunders (fenomenale la recitazione di Jean Arthur); poi passano alle maniere forti discreditandolo in una seduta del Senato per richiederne l’espulsione. Ma Smith in questa epica seduta riesce a prendere parola e parla per 23 ore di seguito agli astanti e alla nazione intera, fino a quando crolla spossato: quando dunque tutto sembra ormai perduto, la cattiva coscienza di Paine si sgretola, e quest’ultimo confessa tutto tentando il suicidio.
Film populista fino all’osso, inteso come veemente critica alla borghesia affarista ed intellettualista, oltre che allo strapotere mediatico, in favore piuttosto dell’anti-burocrazia, specchio di un comune sentimento dal basso di cui Capra si fa interprete. In questo contesto la vera regina dell’azione di Smith è una donna, quasi un suggeritore costante che lo guida rafforzandone i lati buoni e cementando il reciproco sentimento di vicinanza che crescerà lungo il percorso politico del suo assistito. Manca di sicuro la cupezza morale di Arriva John Doe, ma ci si è incamminati verso quella direzione.
In Mister Smith va a Washington si sublima il rapporto di Capra con il grande direttore della fotografia Joseph Walker, un genio della presa, capace di inventarsi d’istinto soluzioni pratiche in qualsiasi situazione di difficoltà. Qui viene per la prima volta gestita, in maniera assolutamente innovativa, una ripresa in simultanea, con tre camere, che nella celeberrima ed animata sequenza dello scontro in Senato, dà tutto il senso dello storico braccio di ferro tra i due senatori Jeff Smith ed il corrotto Paine.
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il befe
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lunedì 2 febbraio 2015
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capolavoro
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paolp78
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mercoledì 6 agosto 2014
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finale in crescendo rossiniano
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Film del 1939 ma sempre attualissimo.
Frank Capra denuncia con il suo inconfondibile tocco lieve, la corruzione, l'ipocrisia e le mille storture di cui sono afflitte le più nobili istituzioni democratiche.
Il ruolo fondamentale della stampa nella formazione dell'opinione pubblica, gli intrighi di palazzo, la supremazia del potere economico.
Capra ci ricorda con una deliziosa rappresentazione scenica che ancora oggi (nell'America del '39, come in qualsiasi paese occidentale moderno) la legge del più forte (il più ricco, il più potente) resta l'unica legge che conta realmente, a dispetto di tutte le norme, i regolamenti e le garanzie costituzionali.
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Film del 1939 ma sempre attualissimo.
Frank Capra denuncia con il suo inconfondibile tocco lieve, la corruzione, l'ipocrisia e le mille storture di cui sono afflitte le più nobili istituzioni democratiche.
Il ruolo fondamentale della stampa nella formazione dell'opinione pubblica, gli intrighi di palazzo, la supremazia del potere economico.
Capra ci ricorda con una deliziosa rappresentazione scenica che ancora oggi (nell'America del '39, come in qualsiasi paese occidentale moderno) la legge del più forte (il più ricco, il più potente) resta l'unica legge che conta realmente, a dispetto di tutte le norme, i regolamenti e le garanzie costituzionali.
Claude Rains è perfetto nel ruolo del vecchio senatore ormai piegato alle logiche di palazzo; James Stewart è un impareggiabile mattatore che tiene la scena con maestria assoluta; si ricordano inoltre la riuscita caratterizzazione del buffo governatore e la bella interpretazione dell'austero (ma buono) Presidente del Senato a cui Capra affida con sapienza narrativa il fondamentale compito didascalico di far conoscere allo spettatore le regole del gioco.
L'ultima parte del film, quella con lo scontro in aula senza sosta, è avvincente!
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gordongekko
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mercoledì 25 agosto 2010
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che filmone!!!
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uno dei classici grandi capolavori del Capra, uno dei più tosti, impegnato, volutamente forzato, profondamente buono, che Stewart!
impossibile staccarsi durante la prima visione
imprescindibile
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zipo
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mercoledì 16 maggio 2007
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hurray per mr. smith
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Perfetto esempio della tipica commedia "deliziosa" alla Frank Capra...in disaccordo con il parere di Andrea di Forlì questo film vale più di cento commedie dei giorni nostri ed è ancora più prezioso in quanto lucido esempio di moralità e buoni sentimenti. Immortale.
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alex
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sabato 1 aprile 2006
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mitico...
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Un film meraviglioso con un giovanissimo e resistentissimo James Stewart.
L'unica pecca il finale da immaginare.
Assolutamente da vedere.
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andrea
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giovedì 16 maggio 2002
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è scaduto ...
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il buonismo non regge al passo dei tempi,
non mi sembra lusinghiero e Capra ha fatto di meglio e di più pungente.
Ottima la resistenza del protagonista, positiva.
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