Lietta Tornabuoni
L'Espresso
Nell’estate del 1957, il grande regista francese‚ Jacques Rivette aveva messo mano a un ciclo di quattro film, intitolato Scene di vita parallela e formato da quattro opere di genere diverso: Duelle (un film fantastico), Noiroit (un western), una commedia musicale e Marie et Julien (una storia d’amore). Terminati i primi due, cominciò a lavorare all’ultimo, interpretato da Albert Finney e Leslie Caron, a partire da una scena in esterni molto complessa, un paesaggio urbano con un caffè all’aperto e la metropolitana. Racconta il regista a “Le Monde“: «Abbiamo passato una giornata a preparare la scena, una giornata a girarla. La mattina del terzo giorno sono arrivato sul set incapace di fare qualsiasi cosa. Depressione nervosa classica». La malattia condannò il film di Rivette, che tanto tempo dopo si è trasformato nell’archeologo di se stesso e della propria opera: Histoire de Marie et Julien narrazione tra le più cupe e sconcertanti dell’autore, rinasce al cinema come in cerca dì redenzione, con i nuovi protagonisti Emmanuelle Béart e Jerzy Radziwillowicz che tentano di ridare vita a un loro amore del passato. Julien, orologiaio che non lavora più e vive chiuso in una casa tetra, fa cantare una misteriosa madame e incontra la sublime Marie, alla quale lo lega una storia d’amore vecchia ma non logora. Tutti e due sono reduci da una diversa avventura sentimentale. Lei se ne va promettendo di rivederlo. Eccoli insieme nella lugubre casa di lui, dove la situazione diventa inquietante, Discorsi sul funzionamento delle pendole (o delle scadenze del Tempo), un gatto di nome Nevermore, ardenti strette carnali, la rivelazione che Marie è morta, si è da tempo uccisa: per assumere la definitiva forma letale, dove riconquistare l’amore di Julien. La vena fantastica alla Nerval lascia sospettare una metafora tanto del cinema quanto del desiderio, le possibilità di riassumere la vicenda sono insicure, la seconda occasione offerta alla storia attraverso il tempo è struggente, confusa. Il grande Rivette ha 75 anni, adesso: il fascino del suo cinema, di questo film strano e bello, rimane inalterato.
Da L’Espresso, 19 agosto 2004
di Lietta Tornabuoni, 19 agosto 2004