La pelle dell'orso |
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Un film di Marco Segato.
Con Marco Paolini, Leonardo Mason, Lucia Mascino, Paolo Pierobon.
continua»
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 92 min.
- Italia 2016.
- Parthénos
uscita giovedì 3 novembre 2016.
MYMONETRO
La pelle dell'orso
valutazione media:
3,40
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il traumatico passaggio all'età adultadi EugenioFeedback: 34563 | altri commenti e recensioni di Eugenio |
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mercoledì 16 novembre 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Quando il film raggiunge un livello pari a quello del libro, non solo l’intento dell’autore è stato centrato in pieno in fase di sceneggiatura ma l’animo dello spettatore al termine della pellicola si sente appagato, contento e finalmente soddisfatto. Nel film La pelle dell’orso c’è tutto questo. C’è un riferimento letterario, il bel romanzo di formazione del (prof.) Matteo Righetto, c’è la natura con i suoi paesaggi incantati e lugubri dell’alto Veneto (Dolomiti Bellunesi), c’è l’attenzione al documentario, l’irrequietezza propria dell’adolescente, la comunità chiusa e avulsa da mondo e la scommessa vinta di un cast di attori con Marco Paolini (originario di quelle zone, chi meglio di lui?), Anna Paiato e Paolo Pierobon in testa di grande spessore teatrale. E’ il romanzo di una caccia ad una Bestia (con la B maiuscola) tanto reale quanto dal profondo significato simbolico, El Diaol, filtrata dagli occhi di un ragazzino, Domenico, timido e introverso, dall’animo sognatore amante della pesca (per certi versi un Tom Sawyer) ma profondamente legato ai lavori di casa e alla scuola, là in Val Fiorentino nella splendida cornice delle Dolomiti bellunesi, e di suo padre Pietro Sieff (Marco Paolini nel film), rozzo quanto burbero e silenzioso col figlio, segnato da un evento luttuoso, la morte della moglie. Nasce tutto in un’osteria per una scommessa, troppi bicchieri di vino per riscaldare spirito e corpo martoriati dal freddo, una pesante parola culminata nella promessa di uccidere l’orso, bestia “malvagia” quanto indomabile colpevole di numerose razzie sull’altipiano. Nel conseguente peregrinaggio tra i boschi di padre e figlio, negli appostamenti al freddo, nelle soste con solitari personaggi che vivono a oltre duemila metri di quota (Pepi Zelber) si legge il terribile ed estenuante rito i iniziazione di un giovane adolescente al male inteso come avvicinamento, contatto e scontro con il doloroso mondo adulto, personificato dall’entità “mostruosa”. La pelle dell’orso non è una favola o un romanzo per ragazzini edificante e positivo; non è nemmeno una parabola eroica, ma rappresenta una sorta di “fiaba nera” torbida e poco consolante, dal velato sostrato biblico sulle colpe dei padri inevitabilmente cadute sui figli, cuccioli inconsapevoli. E’ un romanzo di riscoperta tra padre e figlio perchè Domenico, nell’affannosa ricerca dell’orso, siscontra e si riappacifica col padre, dal carattere burbero solo in superficie, riuscendo finalmente a comprendere i sentimenti (il dialogo tra i due di notte senza vedersi è stupendo) che parevano sopiti dentro quella scorza d’uomo che era diventato. E’ un romanzo, La pelle dell’orso, infine, che pur nella sua brevità e nelle sue frasi incisive, è necessario per comprendere un territorio, l’alto Veneto, smarrito nella sua identità sociale del secondo dopoguerra (quella che traspare nella seconda parte nel terribile disastro del Vajont), tra quelle montagne in cui ogni cosa si ripete uguale proprio perché senza tempo. Come il romanzo veicolava con facilità il suo messaggio grazie a periodi brevi, un punto di vista “basso” quello del ragazzino che permetteva una facile immedesimazione, così il film, raggelato nella sua atmosfera di silenzi, evidenzia un concetto tanto caro alla letteratura di ogni tempo, la lotta tra bene e male in cui non esiste vero vincitore ma solo uno sconfitto l’uomo, che non potrà far altro che accettare mai rassegnato, la consapevolezza del male: El diaol,il diavolo, semplicemente.
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