Il disprezzo |
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Un film di Jean-Luc Godard.
Con Brigitte Bardot, Michel Piccoli, Jack Palance, Fritz Lang, Giorgia Moll.
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Titolo originale Le mépris.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 103 min.
- Francia 1963.
- Cineteca di Bologna
uscita lunedì 6 febbraio 2017.
MYMONETRO
Il disprezzo
valutazione media:
3,76
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Amore, cinema e amore per il cinemadi igor74Feedback: 1100 | altri commenti e recensioni di igor74 |
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martedì 23 agosto 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Questo non è un film per tutti, ma coloro a cui piacerà lo troveranno entusiasmante, una delle prove più alte di un grandissimo regista, del quale è difficile scegliere un film che possa dirsi migliore di un altro. Si è più godardiani che amanti di un singolo film di Godard. Ma se dovessi sceglierne uno, consiglierei questo, davvero eccezionale, un tentativo di unione tra estrema autorialità e grande produzione (cosa che è riuscita, se è riuscita solo ai più grandi del cinema), che aveva compreso la grandezza di questo ex critico dei "Cahiers du cinéma". Il tentativo di fare un film insieme intellettuale e popolare è raramente coronato da successo nel cinema. Il produttore Carlo Ponti rimaneggiò il film originale per la versione italiana, che Godard non riconobbe. Anche se più commerciale, questa versione sacrifica, stampandolo in maniera diversa, un'interessantissimo studio sul colore (Renè Prédal scomoda Matisse), nonché sostituisce la musica classica di Georges Delerue, tenera e romantica, con il jazz di Piero Piccioni. Il film dichiara tutto l'amore per il cinema del suo autore, che affida una parte nientemeno che a Fritz Lang, che amerà il film, uno dei maestri assoluti della settima arte, tanto ammirato dai nazisti che essi gli offrirono la direzione del cinema tedesco (che lui rifiutò abbandonando la moglie - nazista entusiasta- e la Germania per gli Stati Uniti) disposti a fare una eccezione - del resto tipica degli autoritarismi - per quanto riguarda la sua origine ebraica. "il disprezzo" è tragedia, ma narrata come un fumetto pop. Solo Godard - che continuerà a provocare, dividere, scandalizzare - poteva osare tanto (ma, ripeto, la versione da non perdere è quella originale francese). Le scene a Capri sono state girate a Villa Malaparte. Con l'aiuto del maestro Lang, Godard, tenta, poco più che trentenne, un viaggio verso porti della saggezza, con una meditazione sulla coppia, che in primo piano nel romanzo di Moravia da cui è tratto il film viene spinta sullo sfondo privilegiando il cinema nel cinema, una riflessione sulle sue possibilità espressive, con molte citazioni da Rossellini a John Wayne. Il film confronta la classicità con la modernità, e usa la Bardot (di cui non mancano scene di nudo) rispettando ironicamente gli stilemi della star. La Bardot qui è quello che è esattamente nel cinema: candida e audace, innocente e spudorata, indifferente e naturale. Palance è eccellente nei panni del volgare e brutale produttore mentre Piccoli è come sempre impeccabile nel suo senso della misura, nella sua naturalezza nell'incarnare un personaggio normale, comune, alle prese con la difficoltà di mantenere il rigore morale con le scelte cui porta la vita.
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