Katyn

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di minnie


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sabato 28 marzo 2015

27 marzo 2015, Bari - E' un film che fa male a vedersi,  Katyn, con la sua atroce testimonianza dell'orrore del secolo scorso. Andrzej Wajda, a Bari per il Bifest, festival internazionale del cinema, ideato e diretto da Felice Laudadio alla sua sesta edizione, intervistato dalla giornalista Grazyna Torbika, alla fine della proiezione, spiega il motivo di quel lungo buio prima dei titoli di coda: "Volevo salutare in questo modo le vittime della strage, rendere un tributo di silenzio e di buio appunto a quelle povere persone". Fra cui suo padre, ufficiale dell'esercito polacco che la madre cercò per mesi, non immaginando, come nessuno poteva all'epoca, che fosse finito fucilato dai suoi stessi compatrioti, sia pure sotto comando russo. Una strage che ha comparato gli assassini stalinisti a quelli nazisti, uno dei tanti orrori degli anni Trenta-Quaranta del secolo scorso. Che emozione vedere a Bari un grande maestro come Wajda: ha accettato volentieri l'invito, è venuto nella città di una regina polacca che per matrimonio venne proprio a Bari in secoli lontani, Bona Sforza, si chiamava, un personaggio molto amato da baresi e varsaviani.Non c'è più nessuno della vecchia scuola polacca del cinema, la scuola segnata dalla guerra: c'è lui, Wajda, ancora attivo, ancora pieno di ideee, anche se cammina con difficoltà e del resto ha 89 anni. Che forza il suo Walesa, "in cui l'attrice, Maria Rosaria Omaggio che interpreta Oriana Fallaci, mi sembrava proprio lei, la giornalista con cui Walesa, di cui sono rimasto amico, faceva il pavone, come gli capita sempre con le donne". Quasi coetaneo della Fipresci, l'associazione dei critici cinematografici che compie quest'anno 90 anni, presieduta dal critico tedesco Klaus Eder (che ha intervistato  Edgar Reitz), Wajda ricorda l'apporto fondamentale dell'associazione nella diffusione delle sue opere, censurate all'epoca del regime comunista più oppressivo, "che si fondava sulla menzogna, su un presunto patto fra operai e contadini che in realtà non erano rappresentati dal governo". La menzogna si praticava soprattutto con la censura, con l'ignorare l'uscita dei film dei dissidenti. "Avevo un film, "Cenere di amanti"che sui giornali venne riportato senza titolo, così pochi andarono a vederlo; riuscii a far esportare una copia a Venezia e lì venne dato in un piccolo cinema. Allora abitava sulla laguna Rubinstein, il grande pianista polacco che conosceva tutti : andò a vedere il film, gli piacque, lo si vide anche alla Mostra del cinema e così raggiunsi il successo, ne parlarono tutti, fu davvero un evento". Che lanciò anche una moda, tutti volevano vestirsi in Polonia come l'attore protagonista, in  quel caso "fu lui a imporsi e io fui bravo regista a lasciarlo esprimere anche con l'abbigliamento. Addirittura recentemente un giorno da casa mia, a Varsavia, ho visto un murale su un palazzo vicino con la figura di Zidurski, quindi ancor oggi quel giovane del film ha qualcosa da dire ai suoi coetanei, è molto significativo del potere del cinema" . Wajda, autore di grandi affreschi storici, si pensi solo a Danton con un formidabile Depardieu, si sofferma sull'epopea di Solidarnosc, quando lui nel 1980 andò a visitare i cantieri e un lavoratore gli disse, quasi come una sfida, di fare un film su di loro. "Era un film su commissione, "L'uomo di ferro" ma non me ne pento, anzi". Premiato con l'Oscar alla carriera, palma d'oro a Cannes, Orso a Berlino, i premi non si contano e giustamente perché Wajda è l'interprete non solo della Polonia ma dell'Europa tutta ed è fiero (e noi  con lui, fortunati nell'averlo nella nostra epoca) del suo lavoro: "Non cambierei la mia vita con nulla. Durante la guerra ho fatto il fattorino, il fabbro, di tutto, ma ero scontento, ho studiato arte a Cracovia (il mio Oscar, così dorato come una statua mi è parso giusto darlo all'Università di Cracovia)  e allora ho fatto un film su un artista ma ho deciso subito dopo di passare alla fiction, alla narrazione, abbiamo sempre camminato sulle nostre gambe. Walesa era l'unico in grado di dialogare con i generali alla Jaruzelski e ha fatto una rivoluzione senza spargimento di sangue. Di ciò non si può che essergliene grati: la Polonia è parte integrante dell'Europa. E' stato bello e ora tocca ai giovani ma se ne ho l'occasione, certo che lo giro un altro film!" Sorprendente, immenso Wajda!

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